Una lucertola con la pelle di donna
Il sogno si mescola alla realtà, creando un groviglio inestricabile in cui è praticamente impossibile capire cosa sia veramente accaduto in casa Durer, sopratutto che ruolo abbia avuto Carol Hammond nella vicenda, una donna elegante, bella e sensuale. Lo scenario è una Londra inusuale, così come sono inusuali i personaggi di questo film: atmosfera di sospetto, pazzia, perversione, sembrano avvolgere i personaggi, rendendoli più simili a casi psichiatrici che a persone normali, quelle persone con una vita normale, con una famiglia normale e con un lavoro che li attende la mattina.

Florinda Bolkan è Carol, Anita Strindberg è Julie
Ma Carol, Julia, Jean e gli altri non sembrano affatto normali: o forse lo sono, ma in una dimensione diversa da quella che noi conosciamo.
Carol Hammond, bella e affascinante, si reca da uno psichiatra, il dottor Kerr e gli racconta delle sue strani visioni; la notte è tormentata da sogni onirici, i cui vede la vicina di casa, la bellissima e disinibita Julie Durer, impegnata con lei in strani giochi erotici, che culminano con un rituale assassinio finale, in cui Carol, armata di coltello, uccide la donna.
Frammenti di sogno?
Per lo psichiatra la soluzione è nel complesso rapporto di invidia/gelosia che Carol prova verso la donna, e liquida il tutto come un normalissimo e banale gesto liberatorio, in cui Carol sfoga solo virtualmente con la violenza il suo istinto latente.
Ma le cose non sono affatto così semplici, e difatti qualche giorno dopo la bella Julie viene trovata uccisa proprio con le modalità indicate da Carol nel sogno. E’ lei l’assassina?
Per l’ispettore Corvin non ci sono dubbi: la presenza sullo scenario del delitto di una pelliccia e di un fermacarte che appartengono a Carol sono elementi sufficienti per indicare nella donna l’autrice del delitto. Ma durante le indagini, subito dopo l’incriminazione di Carol, ecco comparire vari personaggi che in qualche modo potrebbero essere coinvolti nell’omicidio e che potrebbero aver avuto un valido movente per compiere il delitto accusando Carol del crimine.
C’è suo marito, Frank, che ha una relazione adulterina, c’è Deborah, l’amante di Frank, c’è Joan la figlia di Frank quindi la figliastra di Carol, che ha uno strano legame con degli hippy che sembrano essere stati testimoni dell’omicidio, c’è il padre di Carol…..
Tutti, in qualche modo, sembrano avere delle motivazioni che potrebbero aver portato uno di loro a compiere l’omicidio.
Per quanto poco persuaso dal racconto di Carol, l’ispettore Corvin prosegue le sue indagini, non tralasciando alcuna pista.
Pazientemente, Corvin ricostruisce tutti i tasselli della vicenda, e alla fine conferma l’ipotesi iniziale: a uccidere Julie è stata proprio Carol, legata da un morboso e torbido rapporto alla donna.
La stessa Carol ha costruito abilmente il sogno, le varie combinazioni che si susseguono nel film, anticipando una difesa difficilmente smontabile, non fosse stato per l’arguzia dell’ispettore.
Il film di Fulci, girato nel 1971, mette tanta carne al fuoco, probabilmente troppa.Però va detto subito che l’impianto narrativo è di prim’ordine, anche se si fa fatica a capire il simbolismo di molte scene, in cui la realtà finisce per assomigliare al sogno, in cui verità e menzogna si mescolano in un groviglio in cui appare impossibile orientarsi.
Il fascino del film è sostanzialmente questo: sappiamo come avviene l’omicidio, vediamo Carol commetterlo, ma prendiamo per buono il racconto della donna allo psichiatra e iniziamo a sospettare di tutti.
Anita Strindberg
Invece, alla fine,la verità è banale, ed era sotto gli occhi di tutti.
Nessun intuito paranormale, nessuna visione premonitrice, ma la banalità assoluta di una mente deviata che organizza diabolicamente un omicidio che ha un solo punto debole, che alla fine farà crollare miseramente tutto il piano
Se il film ha dei punti deboli strutturali, Fulci, con il suo grande mestiere, riesce a mascherarli, unendo alcune situazioni presenti nei nuovi canoni del thriller all’italiana ( sesso morboso, scene splatter come quella dei cani) alla potenza delle immagini sia reali che sognate, rendendo in pratica impossibile il distinguere una strada vera e univoca della storia.
Scena memorabile quella del laboratorio con i cani squartati e legati, con il cuore in prima vista, scoperti da Carol; un trucco magnifico che costò a Fulci la denuncia per maltrattamenti su animali.
Pubblicità gratuita per l’inventore delle scene, il grande Rambaldi, che iniziò così a diventare famoso come creatore di particolari effetti speciali.
Il cast se la cava con diligenza; bene la Bolkan nel ruolo dell’imperscrutabile Carol, bene Anita Strindberg in quello di Julie.
Il quadro delle presenze femminili è completato da altre due splendide donne, l’altera Silvia Monti nel ruolo di Deborah e l’esile e acerba Ely Galleani in quello di Joan
Cast maschile di secondo piano, sia rispetto alla storia narrata sia all’effettivo valore della recitazione;asciutto e compassato Stanley Baker nel ruolo dell’ispettore Corvin, inapuuntabile Jean Sorel nel rulo di Frank.
Una lucertola con la pelle di donna. Un film di Lucio Fulci. Con Florinda Bolkan, Leo Genn, Jean Sorel, Stanley Baker, Franco Balducci.Georges Rigaud, Gaetano Imbrò, Ezio Marano, Silvia Monti, Anita Strindberg,Ely Galleani
Titolo inglese; Lizard in a woman’s skin Giallo, durata 91 min. – Italia 1971.

Florinda Bolkan … Carol Hammond
Stanley Baker … Ispettore Corvin
Jean Sorel … Frank Hammond
Silvia Monti … Deborah
Alberto de Mendoza … Sergente . Brandon
Penny Brown … Jenny (ragazza hippy)
Mike Kennedy … Hubert (ragazzo hippy)
Ely Galleani … Joan Hammond
George Rigaud … Dr. Kerr
Ezio Marano … Lowell (Uomo della scientifica)
Franco Balducci … McKenna
Luigi Antonio Guerra … Poliziotto
Erzsi Paál … Signora Gordon
Gaetano Imbró … Poliziotto
Leo Genn … Edmond Brighton
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci, Roberto Gianviti
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Roberto Gianviti, José Luis Martinez Molla, André Tranché
Produttore: Edmondo Amati
Produttore esecutivo: Renato Jaboni
Casa di produzione: Apollo Films, Atlantida Films, Les Films Corona
Fotografia: Luigi Kuveiller
Montaggio: Jorge Serralonga, Vincenzo Tomassi (supervisione)
Effetti speciali: Carlo Rambaldi, Eugenio Ascani
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Román Calatayud, Nedo Azzini, Maurizio Chiari
Costumi: Maurizio Chiari
Trucco: Franco Di Girolamo, Gloria Fava
Il comune senso del pudore
Il comune senso del pudore è un film del 1975, diretto da Alberto Sordi, strutturato in 4 episodi.
Nel 1° episodio, protagonista lo stesso Sordi, Giacinto, un operaio, decide di andare a cinema con sua moglie; attirato da un titolo ambiguo, finisce per capitare su una pellicola a luci rosse, con grosso imbarazzo della moglie. Nonostante vaghi con la stessa alla ricerca di un film decente, si imbatterà solo in pellicole sexy se non hard; tuttavia, in qualche modo, la moglie di Giacinto ne subirà il perverso fascino.
Philippe Noiret
Il 2° episodio un giovane intellettuale idealista viene assunto in qualità di direttore di una rivista pornografica; la cosa gli porterà indubbi vantaggi, ma anche un mandato di cattura per una serie di reati contro la morale. Tutto sommato la cosa non gli dispiacerà, essendo fortemente convinto di svolgere un ruolo di paladino della libertà di costume.

La sequenza divertente della fuga dal set di Dagmar Lassander
Nel 3° episodio la moglie di un feroce nemico della stampa porno, un pretore tutto d’un pezzo, ma fondamentalmente ipocrita, scoprirà proprio nelle letture porno qualcosa che le servirà per riattivare il rapporto con il marito.
Il 4° episodio vede protagonista un’attrice, pluri premiata, che sul set di un film rifiuta categoricamente una scena ardita, mettendo in crisi sia la produzione, sia il produttore stesso, che nel film ha puntato anche soldi che non aveva. L’intervento di una serie di persone, un sacerdote, uno psicologo e altri, riporterà il tutto a posto.
Alberto Sordi e Rossana Di Lorenzo
Florinda Bolkan e Cochi Ponzoni
I quattro episodi, tutti legati al tema sesso, al comune senso del pudore, come cita il titolo, vorrebbero essere nelle intenzioni dell’attore romano una messa alla berlina di situazioni e morale predominanti nella società; il tutto commentato e illustrato con ironia e a volte con sarcasmo. In realtà alla fine vien fuori un prodotto molto modesto, illuminato solo a tratti dalla presenza dei volenterosi attori presenti, Philippe Noiret, Claudia Cardinale, Silvia Dionisio, Dagmar Lassander. Troppo fragili gli episodi, troppo poco approfondita la parte di denuncia, a tutto scapito della profondità del film, che appare più un assieme di macchiette e di gag che una fustigazione del costume.
Gli episodi non sono nemmeno male; gradevole per esempio quello con protagonista Sordi e l’inseparabile moglie cinematografica, Rossana Di Lorenzo, alle prese con una serie di pellicole dal chiaro sapore osceno. Divertente, per esempio, la parte ambientata in un cinema durante la visione di una pellicola in cui la protagonista sta per esibirsi in uno spettacolo osceno con un cavallo. Gradevole anche l’episodio con protagonista la Lassander e Noiret, mentre gli altri due soffrono delle incertezze della sceneggiatura. Sordi è sicuramente stato un grandissimo attore, spesso a disagio però nelle vesti di regista, per una certa tendenza alla superficialità, per l’innato senso del satirico veloce, poco approfondito.
Claudia Cardinale
Il comune senso del pudore, un film di Alberto Sordi. Con Claudia Cardinale, Alberto Sordi, Florinda Bolkan, Philippe Noiret, Cochi Ponzoni,Michele Malaspina, Giacomo Furia, Renzo Marignano, Gisela Hahn, Ugo Gregoretti, Dagmar Lassander, Silvia Dionisio, David Warbeck
durata 130 (123) min. – Italia 1976.
Alberto Sordi: Giacinto Colonna
Cochi Ponzoni: Ottavio Caramessa
Florinda Bolkan: Loredana Davoli
Claudia Cardinale: Armida Ballarin
Philippe Noiret: Giuseppe Costanzo
Rossana Di Lorenzo: Erminia Colonna
Silvia Dionisio: Orchidea
Giò Stajano: fotografo di moda
Renzo Marignano: regista del film Lady Chatterley
Giacomo Furia: direttore di produzione del film Lady Chatterley
Dagmar Lassander: Ingrid Streissberg
Pino Colizzi: Tiziano Ballarin
Ugo Gregoretti: primo critico
Giulio Cesare Castello: secondo critico
Marina Cicogna: una consulente
Gisela Hahn: Ursula Kerr
Horst Weinert: direttore dell’hotel
Manfred Freyberger: marito di Ingrid
David Warbeck: Mellors (nel film Lady Chatterley)
Franca Scagnetti: cameriera trattoria
Jimmy il Fenomeno: sé stesso
Enrico Marciani: direttore cinema Jolly
Macha Magall: la contessa
Regia Alberto Sordi
Soggetto Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Sceneggiatura Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Produttore Fausto Saraceni
Fotografia Luigi Kuveiller, Giuseppe Ruzzolini
Montaggio Tatiana Casini Morigi
Musiche Piero Piccioni
Scenografia Francesco Bronzi, Piero Poletto, Luciano Puccini
Costumi Bruna Parmesan
L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com
Filmetto senza picchi, un po’ tirato via, qua e là prolisso. La cosa più sorprendente sono le scene piuttosto spinte che Sordi e la moglie vedono nei vari cinema. La ragazza che (qualcosa si vede, qualcosa si intuisce) è protagonista dell’ippofilo film “La cavalcata” (che non esiste) è Macha Magall, che ha fatto il vero La Bestia in calore, con Salvatore Bàccaro. Resta il dubbio se lo stesso Sordi abbia diretto questa scena (e pure quella dell’altro ipotetico film, “Il romanzo di una novizia”).
L’opinione di Ryo dal sito http://www.filmtv.it
Purtroppo in questo film, come in molti altri di Sordi regista, c’è tutta la mediocrità di un attore che è stato un importante strumento d’indagine della società dei suoi tempi in mano a registi di grande calibro e che ha avuto la presunzione di proseguire questa grandiosa opera di satira e di analisi da solo. Ma quale abisso tra il prima e il dopo. L’ampiezza di respiro di certi suoi film come “Il Medico della Mutua”, dove attraverso Sordi venivano analizzate le viscere della società post-industriale e come i cambiamenti politici, economici e tecnologici interagissero con le pulsioni profonde del popolo italiano, è soppiantata da una banalizzazione di fenomeni che avevano una ragione d’essere (in questo caso, la liberazione sessuale, i mutamenti post ’68, etc) e che li rende grotteschi. In questo modo, come con Sordi regista accadrà in seguito, Il film, specie il primo episodio, è peggiore degli aspetti peggiori della società che critica, perchè non riesce a trovare una ragione d’essere, perchè tutto sembra avvolto in una nube di irrazionalità e inspiegabilità, perchè critica svolte ragionevoli e sembra accettare (forse nel tentativo di bilanciare) autentici errori epocali, perchè l’analisi si ferma talmente in superficie che i grandi quadri d’insieme, le visioni macroscopiche dei suoi film da attore, appaiono nostalgicamente lontani. Peccato.
L’opinione Il Dandy dal sito http://www.davinotti.com
Forse è l’ultimo film in cui il Sordi regista ha ancora veramente qualcosa da dire e il suo “qualunquismo” (deboluccio l’episodio del Cochi Ponzoni scrittore) non è ancora squalificato dallo scarto generazionale che lo relegherà nella nostalgia: qui è contemporaneo e ancora graffiante (spassosissimo l’episodio con Philippe Noiret produttore, mentre quello con la Cardinale moglie di un giudice censore vale soprattutto come documento d’epoca). Il meglio è ovviamente l’episodio con Sordi attore: “Allora noi ve salutamo, annamo ar cinema”…
Flavia la monaca musulmana
Siamo in pieno medioevo, durante le invasioni dei saraceni sulle coste pugliesi. Flavia, una bellissima giovinetta, assiste alla morte di un cavaliere saraceno che le aveva salvato la vita; l’uomo verrà decapitato. Qualche anno dopo la giovane Flavia è costretta ad entrar in convento per volontà del padre, e con lei, come consigliere spirituale, ci sarà un giovane ebreo, Abhram.
La costrizione, il susseguirsi delle punizioni inflitte alle religiose per reprimerne la sessualità, lo stato di evidente sudditanza in cui versano coloro che hanno dovuto in molti casi non fare, ma subire una scelta, provocano nella giovane Flavia un odio latente contro ciò che il cristianesimo rappresenta. Quando a giungere sulle coste pugliesi sarà un capitano saraceno, Akmed, Flavia si ribellerà alla sua condizione, e si concederà all’uomo, violando i suoi voti. Lo aiuterà ad espugnare la città, mostrandogli un passaggio segreto, cosa che provocherà uno spaventoso massacro.
Durante la battaglia Akmed viene ucciso e la religiosa, colpita duramente, cadrà svenuta. Al risveglio, troverà un’armata cristiana, e per Flavia, divenuta assolutamente estranea e insensibile a tutto, ci sarà il supplizio.
Film di notevole interesse, Flavia la monaca musulmana tocca vari temi, spesso senza approfondirli e usando come espressione la violenza delle immagini.
Uno dei temi portanti è lo stato di costrizione totale delle donne nel medioevo, stato a cui si ribella la giovane Flavia, che in un punto del film fa una tirata proprio contro la situazione sociale delle donne. Altro tema è la religione, mostrata come coercitiva, fanatica, responsabile degli orrori che si scateneranno poi sullo schermo. Basta per esempio guardare le sequenze della giovane monaca che viene orrendamente immersa nel piombo fuso solo per aver ballato la danza delle tarantolate, oppure quelle della violenza su alcune suorine, stuprate senza ritegno sul letame.
Proprio la violenza delle immagini è la caratteristica fondante del film; non viene risparmiato nulla, nel tentativo palese, da parte di Mingozzi, il regista, di stigmatizzare la violenza stessa dei protagonisti. Cristiani o musulmani, vittime o carnefici, alla fine hanno un alternanza di ruoli in cui ognuna delle parti passa indifferentemente dall’una o dall’altra parte. Se il musulmano uccide e strupra, il cristiano si comporta nello stesso modo.
Che differenza passa, alla fine, tra coloro che obbligano in nome di Dio le giovani ragazze all’obbligo della fede, alla rinuncia alla sessualità e coloro che uccidono in nome di un altro Dio?
Il contrasto stridente fra le varie tematiche, l’eccesso visivo delle torture, impalamenti e sevizie varie finiscono per essere più in limite del film che un suo pregio. La narrazione diventa cruda, cruenta, attraverso passaggi narrativi esplicitati proprio attraverso la violenza. Un film con molte ambizioni quindi, ma che risente di molti limiti, in primis quello della scarsa profondità data al contesto storico, visto in un ottica eccessivamente negativa. Il medioevo fu un secolo con molti lati oscuri, ma anche con molte luci.
Se è vero che ci fuono le crociate, la lotta senza quartiere tra Islam e occidente, ci furono anche molti tentativi di integrazione tra le due culture, che nel caso del film vengono completamente dimenticate a tutto vantaggio della brutalità delle immagini. E in qualche momeno affiora il sospetto che le scene di nudo e brutalità sessuale siano state inserite a bella posta, quasi per cercare, creare ad ogni costo lo scandalo. Il risultato ovvio fu una pesante mutilazione del film, che in qualche momento in virtù di questo perde la sua feroce carica visiva.Bene la Bolkan, spesso impenetrabile, come nella scena finale del martirio.
L’attrice ormai al massimo della maturità recita in un ruolo difficile, scabroso, con sobrietà ed eleganza. Nel cast si segnalano Claudio Cassinelli e la bravissima Maria Casares

Flavia la monaca musulmana, un film di Gianfranco Mingozzi. Con Florinda Bolkan, Claudio Cassinelli, Maria Casarés, Guido Celano,Ciro Ippolito, Jole Silvani, Spiros Focas, Carla Mancini, Anthony Corlan
Drammatico, durata 100 min. – Italia 1974.

Florinda Bolkan: Flavia Gaetani
María Casares: sorella Agata
Claudio Cassinelli: Abraham

Regia Gianfranco Mingozzi
Soggetto Raniero Di Giovanbattista, Sergio Tau, Francesco Vietri
Sceneggiatura Gianfranco Mingozzi, Fabrizio Onofri, Sergio Tau
Fotografia Alfio Contini
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Nicola Piovani
Scenografia Guido Josia
Florinda Bolkan

Attrice brasiliana, nata a Uruburetama, un piccolo centro con meno di 20.000 abitanti, nello stato del Ceara, nel 1941. E’ arrivata al cinema relativamente tardi, a 27 anni, quando lavorava come hostess sulle linee aeree del suo paese; venne notata da Marina Cicogna,una produttrice cinematografica molto importante, che la volle con se per introdurla nel mondo del cinema. L’occasione arrivò immediatamente; il regista Luchino Visconti, che stava per girare La caduta degli dei, la volle nel cast del film, anche se con una piccola parte, quella di Olga.
La caduta degli dei

Florinda Bolkan in Una stagione all’inferno
Nel frattempo lavora con il regista italiano Giuliano Montaldo, che la portò nel cast di Gli intoccabili, nel quale l’attrice brasiliana intepreta il ruolo di Joni Adamo; è un film importante, con un cast di alto livello, nel quale spiccano gli attori Cassavetes e Falk, oltre a Gena Rowlands e Britt Ekland. Nel 1969 arriva il personaggio di Nina nel film di Giuseppe Patroni Griffi Metti una sera a cena;

La Bolkan nel film di Patroni Griffi Metti una sera a cena
Florinda è bellissima nel ruolo di Nina, moglie dello scrittore Michele, che avrà una torbida relazione con Max, da quale si separerà prima di avviare un menage a trois con il marito e l’amante. La bravura e la bellezza della Bolkan non passano di certo inosservate.
E dopo due lavori minori come Il ladro di crimini e Un detective, arriva Una stagione all’inferno, film diretto da Nelo Risi, nel quale Florinda interpreta il ruolo di Gennet,amore totale dello scrittore maledetto Rimbaud. Nel 1970 arriva la consacrazione a star di livello; dopo il buon E venne il giorno dei limoni neri, interpreta Augusta Terzi nel pluri premiato Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, d Elio Petri. E’ accanto ad un gigantesco Gian Maria Volontè, che nel film la uccide, prima di disseminare prove sul suo omicidio per vedere se il potere che rappresenta è davvero al di sopra di tutto.

Due fotogrammi con la Bolkan nel film Una ragazza piuttosto complicata
Arriva anche il successo di critica e di pubblico di Anonimo Veneziano, diretto da Enrico Maria Salerno, nuovamente al fianco di Toni Musante; questa volta il ruolo è da protagonista assoluta.
E’ Valeria, l’ex moglie di Enrico, che sta per provare, per la prima volta,la composizione Anonimo veneziano, il suo canto del cigno prima della morte. Un film molto bello, struggente, che la porta ad avere numerosi consensi per la bravura con cui recita nel ruolo drammatico di Valeria; la Bolkan sembra lanciatissima, e nel 1971 lavora in Incontro, del regista Piero Schivazappa, al fianco di Massimo Ranieri.
Una lucertola con la pelle di donna
Nello stesso anno è la protagonista assoluta di Una lucertola con la pelle di donna, di Lucio Fulci, nel quale è Carol; un film giallo con forti connotazioni erotiche. L’anno successivo lavora ancora con Fulci, nell’ottimo Non si sevizia così un paperino, nel quale è la Maciara, vittima innocente della superstizione della gente del posto. Seguono Un uomo da rispettare, al fianco di Kirk Douglas, un film mediocre diretto da Michele Lupo e Una breve vacanza, nel quale è Clara, una donna con tre figli da sfamare è una malattia polmonare.
Immagine tratta dal film Flavia, la monaca musulmana
La regia è di De Sica, al suo penultimo film dietro la macchina da presa. Il talento drammatico di Florinda, quel suo volto impassibile, capace però di grande espressività e istintivamente simpatico si esalta nel successivo Cari genitori, film sulla crisi generazionale diretto da Enrico Maria Salerno, prima di interpretare il mediocre Il montone infuriato.
La Bolkan in Non si sevizia così un paperino, nel ruolo della Maciara
Nel 1974 è Flavia Gaetani in Flavia la monaca musulmana, una donna costretta a prendere i voti e che dopo l’assedio di Otranto si trova a simpatizzare per gli arabi che hanno massacrato settecento abitanti della cittadina pugliese. Arriva anche un piccolo gioiello, passato purtroppo quasi inosservato; si tratta di Le orme, film diretto da Luigi Bazzoni. Florinda è Alice, una traduttrice ossessionata da visioni notturne di frammenti di fantascienza.

Una rara immagine tratta dal film cult Le orme
Nel 1976 gira Il comune senso del pudore, debole film diretto da Sordi, e l’ottimo thriller La settima donna, di Franco prosperi, nel quale è ancora una volta una religiosa, stuprata da tre delinquenti. Poi, per cinque anni, non gira nulla; comparirà in Legati da tenera amicizia e in Acqua e sapone di Carlo Verdone, prima di approdare al serial Tv La piovra. Nel 1985 gira La gabbia, tornando a lavorare con Patroni Griffi, al fianco di una Laura Antonelli in declino; poi ancora un lungo black out, interrotto dalla partecipazione ad alcuni serial televisivi.
La Bolkan nell’ottimo La settima donna
Non lavora più in film di spessore, tant’è vero che i suoi film successivi si chiamano Portaritratto per signora, Miliardi, Delitto passionale, La strana storia di Olga O. La sua ultima apparizione cinematografica è del 2003,nel film Cattive inclinazioni di Pierfrancesco Campanella.

Nel film Quel rosso mattino di giugno
Ultimamente la Bolkan è stata ospite del programma tv I migliori anni della nostra vita, nel corso del quale ha ricordato gli esordi in Italia, paese che in pratica la ha adottata, e verso il quale sente di avere un grosso debito di riconoscenza.
Una carriera, quella di Florinda Bolkan,di ottimo livello, in cui ha mostrato un talento drammatico notevole; ancora oggi è ricordata con affetto dagli appassionati del cinema anni settanta, in cui ha dato sicuramente il meglio di se stessa.
Royal flash
Io non conoscevo tututu
Il diritto d’amare

Anonimo veneziano
Il comune senso del pudore
E venne il giorno dei limoni neri
Candy
Breve incontro
Indagine su un cittadino…..
Bela donna
Affari di famiglia
Una stagione all’inferno
La piovra
Una breve vacanza
Acqua e sapone
Il montone infuriato
La notte breve
La piovra 2
Tod im november
Delitto passionale
Ucciso in novembre
* Una ragazza piuttosto complicata 1968
* Gli intoccabili 1968
* Candy e il suo pazzo mondo (Candy) 1968
* Metti, una sera a cena 1969
* Il ladro di crimini (Le voleur de crimes) (1969)
* Un detective (1969)
* La caduta degli dei (1969)
* Una stagione all’inferno (1970)
* E venne il giorno dei limoni neri (1970)
* Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
* Anonimo veneziano (1970)
* L’ultima valle (1970)
* Incontro (1971)
* Una lucertola con la pelle di donna (1971)
* Non si sevizia un paperino (1972)
* Un uomo da rispettare (1972)
* Una breve vacanza (1973)
* Cari genitori (1973)
* Il montone infuriato (Le mouton enragé) (1973)
* Flavia la monaca musulmana (1974)
* Le orme (1975)
* Royal Flash – L’eroico fifone (Royal Flash) (1975)
* Quel rosso mattino di giugno (1975)
* Il comune senso del pudore (1976)
* La settima donna 1978
* Legati da tenera amicizia (1983)
* Acqua e sapone (1983)
* La Piovra (1984) – miniserie TV
* La Piovra 2 (1985) – miniserie TV
* La gabbia (1985)
* Affari di famiglia (1986) – film TV
* La formula mancata (1989) – miniserie TV
* Portaritratto per signora (1989)
* Miliardi (1991)
* Missione d’amore (1992) – miniserie TV
* Delitti imperfetti (1993) – film TV
* Delitto passionale (1994)
* La Piovra 7 (1994) – miniserie TV
* La strana storia di Olga O. (1995)
* L’ombra abitata (1995) – film TV
* Un bacio nel buio (1999) – film TV
* Ombre (1999) – miniserie TV
* Eu Não Conhecia Tururu (2000) – anche produzione, regia e sceneggiatura (inedito in Italia)
* Incantesimo 5 (2002) – serie TV
* Cattive inclinazioni (2003)
* La notte breve (2006) – film TV
La settima donna
La vita di un gruppo di ragazze, di una donna di servizio e di una suora, intente a provare la recitazione di un testo di Shakespeare per la recita di fine anno,tranquilla e pacifica, viene brutalmente sconvolta dall’arrivo di tre spietati banditi, schakal, come li chiamerà la versione tedesca del film;
i tre delinquenti, reduci da una sanguinosa rapina in banca, come primo atto di violenza massacrano la donna di servizio con un ferro da stiro. Subito dopo iniziano a torturare sia psicologicamente che fisicamente il gruppo di ragazze.

Florinda Bolkan è Suor Cristina
In due violentano contemporaneamente una di esse, mentre uno dei banditi è truccato vistosamente da donna. La ragazza farà una brutta fine, verrà impalata senza pietà.
Poi tocca a suor Cristina subire l’oltraggio della violenza carnale. Un’altra ragazza viene brutalmente violentata, e il suo carnefice, l’indomani, al rifiuto della ragazza di portargli un fumetto, la colpisce al volto senza pietà con una pedata. Le efferatezze continuano, mentre suor Cristina e le ragazze superstiti, terrorizzate, subiscono.
Ma la violenza subita provoca la reazione della religiosa, che, sciogliendo i suoi voti, dapprima avvelena uno dei banditi, uccide l’altro con la pistola e dopo un drammatico confronto, riesce a far cadere in trappola l’ultimo superstite e lo abbandona alla violenza delle ragazze, che lo uccidono a bastonate.
La settima donna, conosciuto in America come Terror venne girato da Franco Prosperi nel 1978, con una splendida e intensa Florinda Bolkan nel ruolo di suor Cristina. Un film che si discosta dalla produzione horror thriller non solo per la trama, ma per la sobrietà della recitazione e per l’intensità della violenza utilizzata, che però non sfocia mai nell’esagerazione. Belle le musiche e la fotografia, per un film sicuramente da riscoprire.
La settima donna, un film di Franco Prosperi, con Florinda Bolkan, Ray Lovelock, Flavio Andreini, Laura Trotter,Sherry Buchanan
Giallo, durata 93 min. – Italia 1978.
Florinda Bolkan … Suor Cristina
Ray Lovelock … Aldo
Flavio Andreini … Walter
Sherry Buchanan Lisa
Stefano Cedrati … Nino
Laura Tanziani
Laura Trotter
Karina Verlier
Luisa Maneri … Matilde
Regia di : Franco Prosperi
Sceneggiatura: Ettore Sanzò
Screenplay: Romano Migliorini,Gianbattista Mussetto
Produzione: Pino Buricchi .
Musiche: Roberto Pregadio
Film editing: Francesco Malvestito
Costumi: Dario Micheli
Citazioni:
“Meglio una ragazza violentata che una vergine morta“
“Io le conosco quelle come te: moquette, doppi servizi, marito con l’ulcera, figli programmati… Credo che quando tutto questo sarà finito mi rimpiangerai“
Metti una sera a cena
Michele e Nina, marito e moglie, si incontrano a casa di Max e Giovanna per cenare,bere e discutere di tutto,in particolare di amore e sesso; Michele è uno scrittore in crisi, Max un attore, Giovanna una donna affascinante e ricca.
Tra il gruppo si sviluppa un complesso gioco delle parti; Giovanna è innamorata di Michele, mentre Max ha una relazione non si sa quanto clandestina proprio con la moglie di Michele, Nina. I quattro appartenenti alla borghesia agiata, continuano ad incontrarsi in serate sempre più vuote, in cui fa capolino la noia e l’evidente mancanza di problemi seri; Max decide di dare nuova linfa al suo rapporto con l’amante e la convince ad accettare rapporti con Ric, un giovane all’apparenza contestatore, in pratica solo un gigolo che vive alle spalle della borghesia facendosi pagare le proprie prestazioni sessuali. E con Nina il rapporto, almeno all’inizio, sembra andare sul binario canonico di una serie di incontri solo sessuali.
Ma in seguito Ric si accorge di essersi innamorato di Nina e dopo averglielo confessato va a vivere con lei; ma Nina, che accetta solo perchè dopo averlo respinto una prima volta ha visto Ric tentare il suicidio,dopo una breve convivenza decide di comune accordo di separarsi da Ric. Il giovane infatti è deluso dal rapporto e decide di riportare la donna da Michele, suo marito. Il quale, innamorato della moglie, decide di ammettere il giovane alle riunioni serali,che d’ora in poi avranno nuova linfa.

Florinda Bolkan e Lino Capolicchio
Un’atmosfera piccolo borghese che mostra la vacuità della classe stessa, un’amoralità di fondo, la mancanza di valori. Giuseppe Patroni Griffi riduce per lo schermo una piece teatrale, che era stata portata in scena un paio di anni prima. Per il film sceglie un cast bene assortito,con Florinda Bolkan, esordiente in un ruolo da protagonista ad interpretare Nina, con Tony Musante nel ruolo dell’attore Max,con un biondo Lino Capolicchio nel ruolo del giovane Ric (curiosa la scena in cui Nina si avvolge in una bandiera nazista) e con Annie Girardot nel ruolo della ricca Giovanna.
Grande successo cinematografico,in virtù anche di qualche casta scena di erotismo e per qualche seno e nudo integrale della Bolkan. Il film si avvaleva della sceneggiatura di un giovanissimo Dario Argento e delle musiche, splendide,di Ennio Morricone. Anche la fotografia,soffusa e delicata di Tonino Delli Colli contribuì al grande successo di pubblico del film.
Metti una sera a cena, un film di Giuseppe Patroni Griffi. Con Florinda Bolkan, Jean-Louis Trintignant, Annie Girardot, Tony Musante, Lino Capolicchio, Nora Ricci, Adriana Asti, Silvia Monti, Mariano Rigillo. Genere Drammatico, colore 122 minuti. – Produzione Italia 1969.
Florinda Bolkan: Nina
Tony Musante: Max
Jean-Louis Trintignant: Michele
Annie Girardot: Giovanna
Lino Capolicchio: Ric
Adriana Asti: figliastra
Mariano Rigillo: comico
Milly: cantante
Silvia Monti: attrice alla conferenza stampa
Nora Ricci: prima attrice
Regia Giuseppe Patroni Griffi
Soggetto Giuseppe Patroni Griffi, dal lavoro teatrale omonimo
Sceneggiatura Giuseppe Patroni Griffi, Carlo Carunchio, Dario Argento
Produttore Marina Cicogna, Giovanni Bertolucci
Casa di produzione Red Films, San Marco Film
Distribuzione (Italia) Euro International Film
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Franco Arcalli
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Giulio Coltellacci
Anonimo veneziano
Due vite distanti,separate dalla vita. Lui,un musicista d’oboe,che voleva diventare direttore d’orchestra e che sta per dirigere finalmente la sua prima opera,lei è la sua ex moglie,che da lui ha avuto un figlio e che va a Venezia a trovarlo,dopo sette anni. Due destini che si incontrano per l’ultima volta,perchè lui è ormai in fin di vita per un cancro alla testa.
Sullo sfondo di una Venezia crepuscolare e romantica,lui e lei consumano gli ultimi giorni,entità ormai estranee,anche se ancora legate da un filo invisibile.
Lui sa che deve morire,ha anche scritto una lettera alla moglie,che non ha mai spedito,nella quale racconta la decisione di farla finita,per paura della sofferenza e della decadenza fisica. Un film romantico e disperato,una storia di destini paralleli,una storia di parole,a volte crudeli, dette ma in fondo non sentite.
Perchè l’amore è anche dolore,non sempre gioia.
Tratto dal romanzo di Berto,e ottimamente diretto da Enrico Maria Salerno,un film molto bello e intenso,ben recitato da Musante e da un’affascinante Florinda Bolkan,con musiche davvero struggenti di Stelvio Cipriani.Segnalazione, ovviamente, per la fotografia, che illumina di una luce romantica una Venezia quasi sospesa nel tempo; la città lagunare ben si presta a fare da cornice ad amori di tutti i tipi,ed Enrico Maria Salerno ne rende l’atmosfera con sincera malinconia, quasi ad incastonare la storia d’amore, tragica ed immensa, ma allo stesso tempo piccola e privata, dei due coniugi.
Due parole sulla Bolkan; è al suo primo ruolo importante, e rende il suo personaggio delicato e struggente, grazie anche all’estrema espressività del volto e alla sua bellezza quasi irreale, che ben si incastona nella Venezia decadente e romantica su descritta.
Anonimo veneziano
Un film di Enrico Maria Salerno. Con Florinda Bolkan, Tony Musante, Toti Dal Monte, Brizio Montinaro, Giuseppe Bella. Genere Drammatico, colore 94 minuti. – Produzione Italia 1970.
Florinda Bolkan: Valeria
Tony Musante: Enrico
Toti Dal Monte: donna che mostra la casa a Enrico e Valeria
Regia Enrico Maria Salerno
Soggetto Enrico Maria Salerno, Giuseppe Berto
Produttore Turi Vasile per Ultra Film
Distribuzione (Italia) INTERFILM (1970)
Fotografia Marcello Gatti
Montaggio Mario Morra
Musiche Stelvio Cipriani
Scenografia Luigi Scaccianoce































































































































































































































































































