Contratto carnale
Nella città di Accra, in Ghana, converge un gruppo di persone inviate da Franco Donati, un industriale italiano; sono là per eliminare la concorrenza di Wilkinson, un altro industriale interessato ad una fornitura di legname.
Il gruppo è composto dall’ ingegnere James McDougal, da sua moglie Eva,da Antonio di Borgoparuta e da Silvia che è anche l’amante di Franco Donati; quest’ultima ha il compito di sedurre con le sue grazie Kofi, industriale ghanese al centro dell’intrigo.
Quando Kofi scopre che Donati non si è degnato di venire personalmente in Ghana per trattare l’affare, decide di approfittare di un banale equivoco per spacciarsi per Ruma, un dirigente della società di export.
Silvia, che dovrebbe sedurre Kofi, finisce per innamorarsi dell’uomo suscitando contemporaneamente il risentimento di Eva, che ha a cuore la conclusione dell’affare.
Contemporaneamente Antonio di Borgoparuta fa picchiare Ruma mentre James McDougal tenta di corromperlo con una grossa somma per favorire l’industriale inglese Wilkinson.
L’arrivo di Donati in Ghana costringe Kofi a scoprirsi; l’uomo confessa la sua vera identità scoperchiando il vaso colmo di inganni di cui si sono resi protagonisti i dipendenti di Donati.
Kofi così chiude ugualmente il contratto con l’italiano, spuntando però condizioni nettamente migliori; in quanto a Silvia, l’uomo la rispedisce con il suo amante in Italia.
Film non inquadrabile in un genere specifico,questo Contratto carnale, diretto da Giorgio Bontempi nel 1973; un film con un andamento drammatico venato di giallo,con un ambientazione esotica che ricalca quello delle pellicole Bora Bora di Liberatore o La ragazza dalla pelle di luna di Scattini.
Questa volta il centro dell’azione è il Ghana, in cui si svolge la storia di un gruppo di bianchi sempre pronti a usare le armi della furbizia nei confronti della locale gente di colore con però una variante finale in cui, per citare un classico proverbio, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Bontempi crea un film di buona atmosfera, in cui le sordide manovre dei bianchi vengono stigmatizzate senza alcun furore, anzi, con una sottile vena di umorismo nero che diventa più esplicito nel finale, quando il buon Kofi farà fare una figura barbina agli eredi dei colonizzatori, dimostrando di aver ben compreso la lezione impartita purtroppo dai precedenti dominatori.
Il film mantiene un buon equilibrio, grazie al mestiere di Bontempi qui al suo secondo e penultimo lavoro alla regia; un vero peccato che questo valido regista non abbia poi trovato spazio perchè Contratto carnale è un buon film, che miscela sapientemente la tensione ad un minimo di discorso storico sulla colonizzazione dell’Africa.
Il tutto condito da un filo di erotismo mai sopra le righe.
Il cast è davvero buono e comprende le solite sicurezze rappresentate da George Hilton e Enrico Maria Salerno mentre le due star femminili sono Anita Strindberg e Yanti Somer.
La stessa Strindberg era entusiasta della pellicola.Ecco cosa dichiarò proprio nel 1973:
E’ un’opera abbastanza impegnata. Anche se priva di quei fumismi intellettuali che affliggono il cinema cosiddetto d’autore. Insomma, è un film che vedi con piacere, ti interessa, e al tempo stesso ti mette in testa delle idee, ti fa pensare. Proprio come dovrebbe sempre fare il cinema, secondo me, ma come invece tende a fare sempre più di rado. Perché la regola madre oggi è l’evasione. La trama, comunque, immagina che un grosso uomo d’affari bianco debba concludere un vantaggioso contratto con un altro grosso affarista negro in una nazione africana. Pur di realizzare questo colpo a lui vitale, l’uomo d’affari bianco non esita a ricorrere ad ogni sorta di espedienti, tra cui quello di gettare con assoluta indifferenza la sua donna tra le braccia della controparte, sperando che a letto certe cose si impostino meglio…” mentre a proposito di Bontempi dichiarò:
“Bontempi sa come trattare gli attori. Insomma, non ti fa sentire giusto una rotellina in un misterioso, quasi incomprensibile ingranaggio che solo lui ha nella testa. No, assolutamente. Invece ti aiuta, ti assiste, ti lascia anche quel giusto margine di libertà nel quale puoi apportare il tuo contributo alla strutturazione del personaggio. Insomma, a me pare che questo sia il modo ideale di lavorare, almeno dal punto di vista dell’attore. E infatti credo di avere risposto alla fiducia concessami con un’interpretazione che è senz’altro la più riuscita della mia pur breve carriera. Anzi, forse questo ruolo costituirà proprio una sorpresa per quelli che mi hanno sempre ritenuta giusto un corpo e basta.”
Contratto carnale è un film di difficilissima se non impossibile reperibilità.
Non ho nemmeno segnalazione di suoi passaggi televisivi mentre in rete manca qualsiasi riduzione da VHS o da DVD.
Contratto carnale
Un film di Giorgio Bontempi. Con Enrico Maria Salerno, George Hilton, Anita Strindberg, Franco Giornelli, Calvin Lockhart, Yanti Somer Drammatico, durata 90 min. – Italia 1973
George Hilton … James McDougall
Calvin Lockhart … Ruma / Kofi
Anita Strindberg … Eva McDougall
Yanti Somer … Silvia
Franco Giornelli … Antonio di Borgoparuta
Enrico Maria Salerno … Franco Donati
Regia: Giorgio Bontempi
Sceneggiatura: Giorgio Bontempi ,Marino Onorati
Produzione: Alfredo Ascalone,Guy Luongo
Musiche: Riz Ortolani
Fotografia: Erico Menczer
Montaggio:Franco Fraticelli
Taxi girl
La giovane e bella Marcella per sbarcare il lunario lavora come tassista con l’auto che ha ereditato dal padre.
Le cose non vanno benissimo e Marcella tra l’altro si trova a dover piantare anche il suo spasimante Ramon quando scopre che l’uomo non è affatto single, ma sposato ad una rozza e manesca donna che le spara contro il taxi un giorno che Marcella si apparta in un boschetto con il suo amante.
Le disavventure di Marcella proseguono, mentre la ragazza deve svicolarsi dalle attenzioni di Alvaro e da quelle di un agente di polizia che ha conosciuto dopo la fine del suo legame con Ramon; Marcella infatti rischia di finire dapprima nell’harem di uno sceicco incapricciatosi di lei e in seguito dalle grinfie di un mafioso che tra l’altro traffica anche in droga.
Marcella però permetterà al commissario della sua città di arrestare il pericoloso trafficante dopo un inseguimento rocambolesco…
Taxi girl, film del 1977 vede ricostruirsi la coppia Edwige Fenech/Michele Massimo Tarantini, regista di questo film: i due avevano già lavorato assieme nel fortunato La poliziotta fa carriera (1976), uno dei film più visti di quell’annata.
La miscela è praticamente identica, con la bella Fenech a interpretare la simpatica Marcella in una serie di gag costruite attorno alla sua prorompente bellezza.
Non è uno dei film nei quali la Fenech abbonda in docce o in nudi, e il regista romano prova a cucirle addosso un ruolo comico scegliendo anche una sceneggiatura ricca di gag.
Alla fine si assiste ad un prodotto non sgradevole, grazie anche all’uso sapiente del regista dei migliori caratteristi della commedia sexy come Alvaro Vitali, Aldo Maccione, Gianfranco D’Angelo ed Enzo Cannavale che fanno il loro dovere con professionalità.
Il ritmo nella pellicola c’è e c’è anche qualche gag gustosa come l’agguato teso dalla moglie di Ramon (un simpaticissimo George Hilton, effeminato e chic) mentre Marcella e Ramon sono appartati in una strada di campagna nel taxi della ragazza.
I limiti sono ovviamente i soliti del genere, ovvero una sceneggiatura ridotta all’osso per una commedia destinata a strappare solo qualche sorriso e null’altro.
Ma come evidenziato più volte, la commedia sexy in realtà non si proponeva alcun risultato ambizioso e nello stretto ambito delle commedie di genere Taxi girl non sfigura.
Michele Massimo Tarantini del resto è stato regista molto prolifico nel genere della commedia sexy: suoi sono film come La dottoressa ci sta col colonnello, L’insegnante al mare con tutta la classe, La moglie in bianco… L’amante al pepe,La dottoressa preferisce i marinai, ovvero alcune tra le commedie sexy più fortunata degli anni settanta.
La Fenech è nel momento di massimo splendore fisico e la cosa non può non balzare agli occhi nelle scene di nudo (molto castigate) che compongono una delle strutture portanti del film. L’attrice nata a Bona era, all’epoca del film, sulle soglie dei 30 anni ed era ormai diventata un punto fermo di questo genere di pellicole.
In Taxi girl troviamo anche altri caratteristi utilizzati spessissimo nelle commedie di genere come il valido Michele Gammino e Rossana Di Lorenzo che da vita ad un personaggio rozzo (ma efficacissimo), quello della moglie ricca di Ramon, costretto dalla consorte a dover chinare sempre il capo in cambio di una vita da saprofita.
Un film tutto sommato gradevole, senza picchi e senza grosse lacune, un prodotto medio della commedia sexy.
Taxi Girl,un film di Michele Massimo Tarantini. Con George Hilton, Enzo Cannavale, Edwige Fenech, Aldo Maccione, Adriana Facchetti,Enzo Liberti, Gastone Pescucci, Giacomo Rizzo, Gianfranco D’Angelo, Alvaro Vitali, Franco Diogene, Michele Gammino
Commedia, durata 100 min. – Italia 1977
Edwige Fenech … Marcella
Aldo Maccione … Il gangster Adone Adonis
Michele Gammino … Walter
Alvaro Vitali …. Alvaro
George Hilton …. Ramon
Rossana Di Lorenzo … Ornella , moglie di Ramon
Enzo Cannavale … il Commissario Angelini
Franco Diogene … Lo sceicco Abdul Lala
Regia Michele Massimo Tarantini
Soggetto Francesco Milizia, Luciano Martino
Sceneggiatura Michele Massimo Tarantini, Francesco Milizia
Casa di produzione Dania
Distribuzione (Italia) Titanus – Creazioni Home Video
Fotografia Giancarlo Ferrando
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche I Pulsar Music Ltd.
La coda dello scorpione
Kurt Baumer, un uomo d’affari, muore in un incidente aereo; il velivolo su cui viaggia esplode mentre è in volo.
Sua moglie Lisa, mentre tutto ciò accade, è a letto con con il suo amante Philip; riceve una telefonata che la informa della triste notizia, così, qualche giorno dopo, viene convocata dalla compagnia di assicurazioni con la quale Kurt Baumer ha stipulato un’assicurazione sulla vita, con un premio di 1.000.000 di dollari.
La donna quindi si reca ad Atene, presso l’agenzia della capitale greca, nella quale è disponibile la somma che le spetta, tallonata da Peter Lync, un agente della compagnia incaricato di verificare l’estraneità della donna nella morte del marito.
Ad Atene, Lisa viene contattata da Lara Florakis, un’amante di suo marito, che le chiede di dividere la somma che la donna ha riscosso, ricevendone in cambio un fermo diniego.
Inspiegabilmente, Lisa chiede di riscuotere l’intera cifra in contanti, ma la cosa le diventerà fatale, perchè mentre è in albergo, viene barbaramente uccisa, mentre il denaro scompare.
Anita Strindberg
Janine Reynaud
Da quel momento gli avvenimenti prendono un ritmo incalzante: Peter viene avvicinato da Cleo Dupont, una bella e affascinante giornalista alla ricerca di scoop, e ben presto i due diventano amanti.
Nel frattempo muore assassinata Lara Florakis, mentre la polizia insegue il fantomatico assassino, che sembra un’ombra inafferrabile.
Anche l’Interpool si muove, e mette sulle tracce di Peter e più in generale, su quelle dell’assassino di Lisa un suo agente, che ben presto si convince che in realtà Baumer non è morto, ma ha simulato l’incidente per riscuotere l’assicurazione.
George Hilton
L’agente Interpool e il commissario greco Stavros, però, seguono anche Peter, che a loro giudizio è coinvolto in qualche modo nei vari omicidi; così tra vari colpi di scena si arriva alla soluzione finale.
La coda dello scorpione, diretto da Sergio Martino nel 1971, è un buon thriller, caratterizzato da una trama ben congegnata e arricchita da colpi di scena, sopratutto nel finale quando la matassa si dipana.
Se la storia non è propriamente originale, Martino supplisce a questa mancanza con tanto mestiere, avvalendosi anche di un buon cast, nel quale figurano George Hilton, l’investigatore della compagnia di assicurazioni ambiguo e dongiovanni, Evelyn Stewart, che interpreta Lisa Baumer con sufficiente bravura, la bella e affascinante Anita Strindberg,
che interpreta Cleo, che alla fine sarà l’unica a salvarsi giustamente la pelle; bene anche gli attori di contorno, con la solita sicurezza di Luigi Pistilli, il commissario Stavros e di Janine Reynaud nella parte di Lara Florakis.
Ottimo anche Alberto de Mendoza nel ruolo di John Stanley.
Film scorrevole, nel quale Martino sceglie non a caso di puntare più sulla trama e sul suo sviluppo piuttosto che sui soliti elementi di contorno, come gli effetti splatter o le solite scene gratuite di sesso.
Difatti nel film mancano sia i primi che le seconde; di sangue non se ne vede, se non nei vari omicidi, e di sesso non c’è nemmeno l’ombra, fatti salvi due momenti in cui la Stewart e la Strindberg sono in intimità con i rispettivi compagni.
Ma sono davvero scene da educande.
Segnalo la bella sequenza in cui Janine Reynaud viene inseguita in casa e uccisa davanti alla finestra,carica di tensione; ricorda moltissimo quella successiva girata da Dario Argento nel suo Profondo rosso, in cui la sensitiva viene uccisa dal suo assassino e muore con la gola tagliata dai vetri della finestra.
Qui manca l’elemento dei vetri in frantumi, ma in pratica la scena è presso che uguale.
Impeccabile il commento sonoro di Bruno Nicolai, impeccabile la fotografia, impreziosita dalla location greca.
Il finale, a sorpresa ma non più di tanto, è forse l’unica nota stonata del film; l’inseguimento tra le rocce appare poco coinvolgente, così come la soluzione dell’enigma.
Ma davvero era pretendere troppo da un prodotto senza ambizioni particolari e che invece si traduce in una lieta sorpresa.
Il film è disponibile in una splendida riduzione divx all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=wkT8WIEZnBw
La coda dello scorpione, un film di Sergio Martino. Con Luigi Pistilli, George Hilton, Evelyn Stewart, Anita Strindberg Giallo, durata 92 min. – Italia 1971.
George Hilton … Peter Lynch
Anita Strindberg … Cléo Dupont
Alberto de Mendoza … John Stanley
Ida Galli … Lisa Baumer (come Evelyn Stewart)
Janine Reynaud … Lara Florakis
Luigi Pistilli … Commissario Stavros
Tom Felleghy … Mr. Brenton
Luis Barboo … Sharif
Lisa Leonardi … Hostess (come Annalisa Nardi)
Tomás Picó … George Barnet
Piccolo gioiello del “giallo” italiano, girato con eleganza e stile, caratteristiche -queste- riscontrabili nel Martino “touch”. Il film, pur subendo l’influenza del giallo (come titolo allude) alla “Dario Argento”, si distingue per una narrazione ibrida: c’è il noir, c’è l’erotismo tipico del Lenzi “paranoico” e ci sono interpreti che offrono, con rara intensità, performance indimenticabili (Hilton, Strindberg, Pistilli e la Stewart). Né mancano una buona dose di cinema estremo (l’omicidio con bottiglia) e una bella soundtrack.
Altro buonissimo lavoro di Sergio Martino, che compensa l’incolmabile lacuna della defezione di Edwige (ma le signore presenti sono di gran classe) con la consueta accuratezza della messa in scena. L’ambientazione greca fa scattare nei veterani sceneggiatori (in anticipo sul Davinotti) il gioco delle associazioni, in particolare con i nostri thriller spionistici degli anni ’60 spesso ivi ambientati (tout se tient). La trama si incasina un po’, ma poco male. Ottimo Hilton. Eccellente riuscita
Discreto cast, discreta sceneggiatura, risultato, un discreto giallo, senza particolari pretese, con un considerevole numero di ammazzamenti (praticamente, una strage per un malloppo, giustificata solo in parte con la classica frase della vittima “Sei pazzo!”). Le uccisioni sono piuttosto cruente e anche realistiche (taglio della gola, coltellata nello stomaco, coccio di bottiglia nell’occhio…) e la colonna sonora è decente (la cosa più interessante e riuscita è la credo corda di violino pizzicata prima dell’uccisione). Un’occhiata la merita, ma non va al di là del prodotto ben presentato.
L’intricato plot gastaldiano si dispiega su una struttura narrativa simile a Psyco, nella quale l’abile mano registica di Martino inscena feroci omicidi di derivazione argentiana non estranei pure all’estetica di Bava; ad Argento si allude, quasi ironicamente, anche con il riferimento al famoso “particolare rivelatore”. Il cast è buono e Hilton, specie nel finale, riserva una delle sue prove migliori; Pistilli è un commissario amante dei puzzle e la Strindberg occupa degnamente il trono lasciato vacante della Fenech.
Martino dirige un ottimo giallo di stampo argentiano, con bravura innata. La confezione è ottima (basta citare solo la musica di Bruno Nicolai) e il regista può contare su un cast di eccelenti attori specialisti del genere (Strindberg, Hilton, De Mendoza, Pistilli, ma anche i bravi Janine Reynaud, Ida Galli e Luis Barboo). Una volta tanto la soluzione finale funziona alla perfezione con un movente solido (i soldi). Una vera e propria prova di regia l’omicidio della Reynaud. Tom Felleghy è un notaio.
Martino è forse colui che ha sfornato i gialli migliori negli Anni Settanta: storie semplici, comprensibili, girate divinamente, con un estremo gusto per l’inquadratura e sottili omaggi-citazioni. Prova ne è questo giallo esotico a metà strada tra Bava e Argento, ma che passa anche attraverso snodi narrativi colti, come l’ingrandimento fotografico preso da Blow Up di Antonioni. È un giallo quasi spionistico (con echi di 007!) che pare un’avventura di Diabolik, iconicamente evocato nella figura dell’assassino.
Buonissimo giallo che parte leggermente in sordina per poi salire sempre più di ritmo, con una notevole mezz’ora finale. Interpretato piuttosto bene, vede la presenza di un cast di tutto riguardo, con un George Hilton veramente strepitoso. Locations suggestive.
Mio caro assassino
Nelle vicinanze di uno stagno si consuma un orribile delitto; un uomo viene agganciato da una benna per la testa, e viene orribilmente decapitato. Sul posto, per indagare su quella che sembra una sciagura colposa, ad opera del manovratore della benna stessa, arriva l’ispettore Luca Peretti (George Hilton) , che sin dall’inizio sembra titubante.
Quando viene rintracciato il corpo del manovratore, trovato impiccato ad una trave, Peretti ha la conferma che si tratta di un duplice omicidio; la messa in scena del finto suicidio viene immediatamente svelata dall’intuizione dell’inquirente. Indagando sul passato della prima vittima, Paradisi, un ex investigatore di assicurazioni, Peretti si imbatte nella compagna dell’uomo ( una bellissima Helga Linè), che trova, all’interno di una giacca, delle chiavi di una cassetta postale. La donna si reca, dietro consiglio dell’ispettore, a controllarne il contenuto, ma all’interno dell’ufficio postale viene assassinata dal misterioso killer.
Monica Randall
Che però commette un errore fatale; riesce a strappare solo un brandello della busta che la povera donna stringeva tra le mani. Grazie all’analisi della busta, che contiene un foglio di quaderno con un disegno, Pieretti arriva a collegare i delitti ad una brutta storia avvenuta anni prima, quella del rapimento di Stefania, figlia di un facoltoso industriale, scomparsa con il padre dopo il pagamento del riscatto e rinvenuta morta con lo stesso in un bunker su una collina. Con l’aiuto della signorina Rossi ( Patty Shepard), insegnante della bambina, Luca Pieretti ricostruisce il ruolo del Paradisi nella vicenda; ma il misterioso kller torna in azione e la povera signorina Rossi viene brutalmente fatta a pezzi con una fresatrice, unica scena splatter del film.
Marilu Tolo e George Hilton
Pieretti, che ha un legame tormentato con la dottoressa Borgese ( una splendida e affascinante Marilu Tolo), sacrifica anche la sua vita privata pur di assicurare il killer alla giustizia; si dedica anima e corpo alle indagini, coadiuvato al fido maresciallo Marò (Salvo Randone); scopre così che il Paradisi aveva scoperto qualcosa sul rapimento, e che ricattava i componenti della famiglia di Alessandra, i Moroni, della quale fanno parte la moglie del defunto, Eleonora ( Diana Ghia), la cognata Carla (Monica Randall), Oliviero, il fratello (Tullio Valli), Giorgio Canavese (William Berger). A poco a poco l’ispettore, nonostante il kller elimini ogni volta tutte le tracce dell’accaduto, riesce a ricostruire l’accaduto, e durante un drammatico interrogatorio collettivo, a smascherare l’insospettabile colpevole.
Lara Wendel
Più che un thriller, il film di Tonino Valerii, girato nel 1972, è un noir, con i tempi tipici del film di genere; grande attenzione viene data ai dettagli, e la trama sembra reggere bene, congegnata com’è attorno al rapimento di Alessandra ,una giovanissima Lara Wendel; niente sangue a profusione, se non nella scena gore dell’assassinio della maestra Rossi, fatta a pezzi con una fresatrice; il resto è solo atmosfera, con l’inseguimento implacabile di Pieretti, sulle tracce dell’inafferrabile killer. C’è nel film una scena assolutamente fuori luogo, e che oggi sarebbe impensabile; durante l’interrogatorio di uno dei componenti della famiglia, c’è un nudo di una bambina di dieci- undici anni, spacciato per quello di una modella in erba. Una scena e una scelta assolutamente discutibile.
Helga Linè
Un film bello, intenso, tutta atmosfera, ben diretto da Valerii, e assolutamente ben recitato da tutti i protagonisti. Bella la Tolo, intensa, nel breve ruolo della compagna di Pieretti. Credo che Mio caro assassino possa essere considerato come una delle produzioni migliori dell’intero decennio settanta e che ancora oggi possa essere visto con interesse.
Un film di Tonino Valerii. Con George Hilton, Marilù Tolo, Dante Maggio, William Berger.
Salvo Randone, Enzo Fiermonte, Piero Lulli, Andrea Scotti, Elisa Mainardi, Alfredo Mayo, Helga Liné, Corrado Gaipa, Monica Randall, Dana Ghia, Pietro Ceccarelli, Patty Shepard
Giallo, durata 92 min. – Italia 1972.
George Hilton: Ispettore Peretti
Salvo Randone: Marò
William Berger: Giorgio Canavese
Manuel Zarzo (aka Manolo Zarzo): Brigadier Bozzi
Patty Shepard: la mestra Paola Rossi
Piero Lulli: Alessandro Moroni
Helga Linè: compagna di Paradisi
Dante Maggio: Mattia Guardapelle
Alfredo Mayo: Beniamino
Corrado Gaipa: capo dell’agenzia assicurativa
* Marilù Tolo: Dottoressa Anna Borgese
Tullio Valli: Oliviero Moroni
Dana Ghia: Eleonora Moroni
Monica Randall: Carla Moroni
Lara Wendel (aka Daniela Rachele Barnes): Stefania Moroni
Lola Gaos: Adele
Regia Tonino Valerii
Soggetto Franco Bucceri, Roberto Leoni
Sceneggiatura Franco Bucceri, Roberto Leoni, José Gutiérrez Maesso, Tonino Valerii
Produttore Roberto Cocco
Fotografia Manuel Rojas
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Claudio Cinini, Francesco Canet
Costumi Fiorenzo Senese
Trucco Vittorio Biseo
Lo strano vizio della signora Wardh
Diretto da Sergio Martino nel 1971, Lo strano vizio della signora Wardh ebbe un lusinghiero successo di pubblico, facendo da apri pista al genere thriller all’italiana che avrebbe avuto, tra i maggiori esponenti, Lucio Fulci e Dario Argento. Giocato sul doppio binario erotismo/morte, il film, pur sorretto da una buona colonna sonora, aveva però dei buchi abbastanza notevoli nella sceneggiatura, a tratti inverosimile e a tratti tirata per i capelli.
Edwige Fenech, la signora Julie Wardh
La storia parte dall’arrivo a Vienna di Julie (Edwige Fenech), splendida moglie di un diplomatico, reduce da una tempestosa relazione avuta con Jean, un sadico, che ha in qualche modo segnato la psiche della donna. L’ arrivo in città di Julie coincide con una serie di brutali omicidi che coinvolgono giovani donne, assassinate a colpi di rasoio da un misterioso killer. Proprio a Vienna Julie si imbatte nuovamente nel fantasma del suo passato, Jean, che cerca in qualche modo di attirare a se la donna. Una sera,ad un party organizzato dalla sua amica Carol, Julie conosce George, affascinante erede con Carol delle fortune di un loro zio comune.
Cristina Ayroldi, nel ruolo di Carol Brandt
Attratta dall’uomo, Julie inizia una relazione con lui, ma Jean continua a perseguitare la donna. Un giorno, in un parco, Carol viene uccisa dal killer del rasoio, che la scambia per Julie; la donna aveva sostituito l’amica ad un appuntamento al quale doveva recarsi proprio la signora Wardh, ricattata telefonicamente. Poco tempo dopo anche Julie viene aggredita, ma riesce a salvarsi; convinta che si tratti di Jean, Julie si reca a casa di quest’ultimo con il marito, e scopre che Jean è stato assassinato nella sua vasca da bagno, naturalmente a colpi di rasoio.
George Hilton interpreta George, l’amante di Julie
L’episodio convince la donna della necessità i cambiare aria; spinta da George, accetta di accompagnarlo in Spagna per una vacanza. Ma qui, in maniera assolutamente straordinaria, scopre che Jean non è morto; il fragile equilibrio della donna si incrina.
Mi fermo qui con la trama per non rivelare particolari che svelino la conclusione del film, che in un certo modo è abbastanza sorprendente. Tuttavia, come già detto all’inizio, la trama mostra i segni di una sceneggiatura stiracchiata, pur avendo, lo stesso film, una buona tensione generale. Poco sangue, qualche scena di erotismo piuttosto ardita per l’epoca, accenni ad una relazione sadomaso tra Julie e Jean sono gli ingredienti di una storia raccontata, tutto sommato, con discreta perizia dal regista.
La Fenech è assolutamente straordinaria, sia che reciti vestita, sia che mostri il suo stupendo corpo, con generosità. Molto più a disagio George Hilton, mentre Ivan Rassimov è luciferino nel ruolo di Jean. Un thriller che è particolarmente datato, ma che ha in qualche modo segnato un’epoca, lanciando la straordinaria bellezza della Fenech e facendo da volano a tutti i thriller successivi, a partire dall’ottimo L’uccello dalle piume di cristallo, di Dario Argento, nel quale viene ripresa la scena dell’omicidio di Carol nel parco.
Lo strano vizio della signora Wardh ( The Strange Vice of Mrs. Wardh )
Un film di Sergio Martino. Con George Hilton, Edwige Fenech, Ivan Rassimov, Cristina Airoldi.
Manuel Gill, Brizio Montinaro, Bruno Corazzari, Manuel Gil Giallo, durata 98 min. – Italia 1971.
* George Hilton: George Corro
* Edwige Fenech: Julie Wardh
* Conchita Airoldi: Carol Brandt
* Carlo Alighiero: fattorino
* Ivan Rassimov: Jean
* Alberto de Mendoza: Neil Wardh
* Bruno Corazzari: killer
Regia Sergio Martino
Soggetto Eduardo Manzanos Brochero
Sceneggiatura Vittorio Caronia, Ernesto Gastaldi, Eduardo Manzanos Brochero
Produttore Antonio Crescenzi, Luciano Martino
Casa di produzione Devon Film, Copercines
Fotografia Emilio Foriscot
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Nora Orlandi
Scenografia Jaime Pérez Cubero, José Luis Galicia
Costumi Riccardo Domenici
Trucco Mario Di Salvio
Locandina soundtrack
Perchè quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?
Jennifer, una giovane e bellissima modella (Edwige Fenech), con un passato molto torbido da dimenticare, sceglie come domicilio un appartamento in un condominio in cui abitano strane persone; una donna lesbica molto ambigua (Annabella Incontrera), una spogliarellista che lavora in un night (Carla Brait), un suonatore di violino sicuramente con il cervello fuori fase.
Assieme alla ragazza va a vivere una sua amica (Paola Quattrini), un po svampita; un giorno la spogliarellista viene uccisa proprio nell’ascensore. Da quel momento qualcuno inizia ad attentare alla vita di Jennifer,che nel frattempo conosce un giovane architetto del quale si innamora (George Hilton).
Carla Brait
Ma nella vita di Jennifer rientra anche il vecchio amante, che la aveva iniziata ai rapporti a tre e alla droga; Jennifer lo respinge,mentre nel frattempo l’assassino misterioso colpisce ancora,uccidendo la sua amica.
La storia prosegue fino al colpo di scena finale, dopo che la ragazza ha rischiato ancora una volta di morire, e dopo aver sospettato anche del suo nuovo amore. Giallo sui generis di Giuliano Carnimeo, regista specializzato in western, che tenta,senza grossi risultati, la strada del giallo non andando oltre un onesto lavoro, nonostante un cast discreto, nel quale figurano,oltre alla Fenech e a Hilton, Oreste Lionello, nel ruolo di un fotografo gay e Paola Quattrini, che compare in una fugace scena di nudo dentro una vasca da bagno.
Perchè quelle gocce di sangue sul corpo di Jennifer,
un film di Giuliano Carnimeo. Con George Hilton, Paola Quattrini, Edwige Fenech, Oreste Lionello, Luciano Pigozzi, Annabella Incontrera, Georges Rigaud, Giampiero Albertini, Carla Brait, Carla Mancini, Franco Agostini. Genere Giallo, colore 97 minuti. – Produzione Italia 1973.
Edwige Fenech … Jennifer Lansbury
George Hilton … Andrea Barto
Annabella Incontrera Sheila Heindricks
Paola Quattrini … Marilyn Ricci
Giampiero Albertini Commissario Enci
Franco Agostini … Redi
Oreste Lionello … Arthur
Ben Carra … Ex-Marito Di Jennifer
Carla Brait … Mizar Harrington
Gianni Pulone … Waiter
George Rigaud … Professor Isaacs, padre di Sheila
Antonio Basile … (uncredited)
Evi Farinelli … Prima vittima (uncredited)
Francesco Narducci Fotografo(uncredited)
Gennarino Pappagalli Guardiano Nightclub (uncredited)
Filippo Perego … Guardiano Nightclub (uncredited)
Luciano Pigozzi … Fanelli
Maria Tedeschi … Signora Moss (uncredited)
Regia: Giuliano Carnimeo
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Prodotto da: Luciano Martino
Produttore associato: Marcello Romeo
Muscihe: Bruno Nicolai
Film editing: Eugenio Alabiso
Costumi: Silvio Laurenzi
Production Management: Furio Rocchi, Lamberto Palmieri
Rita Savagnone doppia Edwige Fenech
Tutti i colori del buio
La vita di Jane,una bellissima donna inglese,è stata condizionata da un evento terribile avvenuto quando era piccola. Ha infatti assistito all’omicidio della madre. Questo evento le ha provocato sempre degli incubi, in cui una misteriosa mano armata di pugnale si avvicina nell’ombra per ucciderla. Ad aggravare la situazione arriva un altro evento traumatico:Jane viene coinvolta in un incidente stradale e perde il bambino che aspettava.
Sia il marito che la sorella Barbara assistono preoccupati alla evoluzione della psiche della giovane donna; così Barbara la indirizza dal professor Burton, uno psicologo che inizia con lei una serie di sedute terapeutiche, con le quali cerca di andare alle radici del problema, in primis ovviamente l’omicidio della madre di Jane.
Marina Malfatti
Nel frattempo Jane apprende che nel palazzo dove vive abita una misteriosa donna, Mary, che sembra dotata di strani poteri; la incontra e quest’ultima le parla di una strana setta di cui fa parte, una setta dedita a misteriosi riti esoterici, con forti connotazioni demoniache. Jane, pur titubante, accetta di partecipare ad una di queste messe nere. Lungi dal trarre un giovamento,la mente di Jane si perde ancor più, rischiando la follia.
Ad aggravare le cose arrivano tre misteriosi omicidi; muoiono, in successione, il dottor Burton, che aveva in cura la donna,e due persone anziane che avevano in cura Jane.
Ma la storia, che si è complicata enormemente, arriva ad una svolta per merito di Richard,il marito di Jane, che mette sulla strada giusta la polizia;tutti i misteriosi appartenenti alla setta vengono arrestati e si arriva alla drammatica e inaspettata conclusione:tutta la vicenda era stata organizzata dalla subdola Barbara,che,avendo ricevuto una grossa somma di denaro dall’assassino della loro madre,aveva organizzato una congiura, lavorando sugli incubi della sorella per portarla alla follia.
Tutti i colori del buio, girato da Sergio Martino nel 1972 è un ottimo thriller della scuola italiana di genere,che mescola con intelligenza sottili immagini erotiche (niente di particolare,alla luce di ciò che si è visto in seguito sullo schermo) e una buona trama,con il classico colpo di scena finale.
Un film che mescola il thriller al sovrannaturale,che in questo caso centra poco, come si scoprirà alla fine, ma è solo un pretesto per una squallida storia di denaro.
Ottima la Fenech,in un ruolo che potremmo definire drammatico,e buono il cast dei protagonisti, con Hilton che interpreta Richard, il marito di Jane, la bella Susan Scott nel ruolo della perfida Barbara e Marina Malfatti nel ruolo della misteriosa Mary.
Tutti i colori del buio, un film di Sergio Martino. Con George Hilton, Edwige Fenech, Marina Malfatti, Ivan Rassimov, Renato Chiantoni, Georges Rigaud, Dominique Boschero, Carla Mancini. Genere Thriller, colore 94 minuti. – Produzione Italia 1972.
George Hilton … Richard Steele
Edwige Fenech … Jane Harrison
Ivan Rassimov … Mark Cogan
Julián Ugarte … J.P. McBrian
George Rigaud … Dr. Burton
Maria Cumani Quasimodo Anziana vicina di casa
Nieves Navarro … Barbara Harrison
Marina Malfatti … Mary Weil
Luciano Pigozzi … Avv. Franciscus Clay
Dominique Boschero Donna Uccisa Nel Sogno
Lisa Leonardi … Ragazza con il cane
Renato Chiantoni Sig. Main – guardiano della villa in campagna
Tom Felleghy … Ispettore Smith
Vera Drudi … Vecchia Donna Nel Sogno
Regia Sergio Martino
Soggetto Santiago Moncada
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Sauro Scavolini
Produttore Mino Loy, Luciano Martino
Casa di produzione Lea Film, National Cinematografica, C.C. Astro
Fotografia Giancarlo Ferrando, Miguel Fernandez Mila
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Jaime Pérez Cubero, José Luis Galicia
Costumi Giulia Mafai
Trucco Giuseppe Ferrante
Edwige Fenech in una foto promozionale del film
Marina Malfatti
Lobby card internazionali
Soundtrack del film