Marina Malfatti
Una lunghissima carriera, che ha superato il mezzo secolo ricca di soddisfazioni e di riconoscimenti, sopratutto in ambito teatrale caratterizza la carriera artistica di Marina Malfatti, una delle più belle e brave artiste del mondo dello spettacolo.
Oggi che ha 71 anni, la Malfatti continua a lavorare a tempo pieno, dividendo la sua vita tra il privato e il teatro, nel quale ha ormai un ruolo di primo piano e che ha sostituito nei suoi impegni l’attività cinematografica che pure le ha dato tante soddisfazioni.
Bella e aristocratica, con un volto nobile e fine la Malfatti è stata sopratutto negli anni settanta, il prototipo dell’antidiva; lei così bella è stata sempre gelosa della sua vita privata così come ha sempre accettato lavori che non fossero dozzinali e improvvisati.
Se è vero che nel suo curriculum manca il film a cinque stelle, quello che viene citato negli annali del cinema come il capolavoro, va detto che manca anche il filmetto da due soldi, quello girato per raccattare soldi o ravvivare la popolarità.
Marina Malfatti in La dama rossa uccide sette volte
Del resto la Malfatti ha fatto sempre scelte ben precise, puntando più sulla qualità che sulla quantità, scegliendo per esempio di studiare al Cours d’Art Dramatique di Parigi per avere quelle basi indispensabili per diventare un’attrice vera e non solo un semplice volto confuso nella marea delle starlette che popolarono gli schermi nella stagione più fortunata del cinema italiano.
Attrice di cinema, quindi, almeno agli esordi e per buona parte della sua vita, ma non solo; attrice televisiva nel periodo d’oro degli sceneggiati tv e in seguito attrice tra le più importanti del nostro teatro.
Un’intensa espressione di Marina Malfatti in Tutti i colori del buio
Nata a Firenze il 25 aprile 1940, ha il suo battesimo cinematografico nel 1959 nel film di Carlo Ludovico Bragaglia Le cameriere accanto all’attrice di punta del film stesso Giovanna Ralli e accanto al grande Andrea Checchi, che sarà per lunghi anni uno dei volti più importanti della tv che proponeva quegli sceneggiati rimasti nel cuore degli spettatori.
Cosa che farà anche Marina, sopratutto dopo la prima metà degli anni settanta; per 15 anni sceglierà di lavorare nel cinema diventando molto popolare grazie ad una serie di film a sfondo thriller tutti di ottima fattura.
Nel periodo compreso tra gli esordi e il 1970 Marina Malfatti lavora in alcune produzioni importanti, anche se non in ruoli di primissimo piano; vanno citati per esempio Un uomo da bruciare del 1962, un importante film sulla mafia diretto dai fratelli Taviani con protagonista un grande Volontè.
Nel cast di questo film figura anche un’attrice/cantante che avrà una discreta popolarità in film a sfondo erotico sopratutto negli anni settanta, Carmen Villani.
Nel 1963 lavora con un importante cast nel film I fuorilegge del matrimonio, film diretto da Valentino Orsini con la collaborazione dei fratelli Taviani anticipatore della spinosa questione del divorzio.
Nel 1966 va segnalata la partecipazione allo sceneggiato televisivo Le inchieste del commissario Maigret, nell’episodio “L’ombra cinese” che in pratica diverrà il suo debutto sul piccolo schermo, così come vanno segnalate le sue partecipazioni ai film Pronto… c’è una certa Giuliana per te di Franciosa, uno dei primi film ad utilizzare un cast quasi completamente fatto con protagonisti giovani come Gianni Dei, la futura soubrette Mita Medici oltre ad una giovanissima Silvia Dionisio e la partecipazione al film C’era una volta… (1967) diretto da Francesco Rosi, una curiosa favola con protagonista un principe che si innamora di una splendida popolana specialista in fatture. I protagonisti della pellicola sono Omar Sharif e Sophia Loren mentre Marina interpreta bene il ruolo di Olimpia Capace Latro, principessa di Altamura.
Nel periodo tra il 1967 e il 1970 Marina si dedica alla tv, che ormai sta assumendo la stessa popolarità del cinema, complice l’effetto positivo del boom economico che ha portato nelle case il televisore, che diverrà ben presto un totem capace di catalizzare l’attenzione di intere famiglie che la sera passano il loro tempo in attesa dei programmi tv.
Lei partecipa di suo con apparizioni nella fortunata serie dedicata a Sherlock Holmes, precisamente nei tre episodi dedicati al L’ultimo dei Baskerville accanto ad un altro grande della tv e del teatro, Nando Gazzolo e ad Anna Miserocchi, poi allo sceneggiato Dal tuo al mio di Mario Landi accanto ad Amedeo Nazzari e infine a Die Welt des Pirandello – Liebe! – Liebe? accanto a Jacques Sernas e Gabriele Ferzetti.
Sette orchidee macchiate di rosso
Nel 1971 la svolta con il film In fondo alla piscina, diretto da Eugenio Martín, una produzione spagnola conosciuta anche come La última señora Anderson; il film è un thriller ben congegnato e la Malfatti interpreta la moglie del protagonista sospettato di aver ucciso le tre mogli precedenti.
E’ una svolta perchè la sua interpretazione misurata convince il regista Miraglia ad affidarle il ruolo di Gladys Cunningham nel film La notte che Evelyn uscì dalla tomba; il film, un thriller di discreta fattura in cui interpreta la moglie di un lord che uccide donne con i capelli rossi ossessionato com’è dal ricordo della prima moglie che aveva questa particolare caratteristica.
Nel film rivaleggia in bellezza e bravura con l’altra protagonista, Erika Blanc e tratteggia un personaggio che rimarrà nella memoria degli amanti di questo particolare genere cinematografico.
In altri articoli ho già parlato dell’importanza del thriller all’italiana nato sull’onda del successo dei film di Bava e Fulci e portato definitivamente ai massimi livelli da Dario Argento.
Il film di Miraglia mescola bene atmosfere gotiche e thriller, mentre Marina Malfatti si ritaglia un ruolo così ben caratterizzato da spingere altri registi ad affidarle parti in film dello stesso genere.
Ma non ci sono solo thriller in questo periodo della vita artistica di Marina; sempre nel 1971 lavora, anche se non accreditata nel western Era Sam Wallash… lo chiamavano ‘Così Sia’ diretto da Demofilo Fidani, un lavoro poco meno che mediocre come mediocre è l’altro western intepretato accanto a Tony Kendall, Una pistola per cento croci! mentre decisamente più importante è il bellissimo e introvabile Doppio gioco di Anton Giulio Majano girato accanto ad Ugo Pagliai, uno sceneggiato del quale purtroppo si è persa ogni traccia.
Nel 1972 troviamo la Malfatti sul set di ben 7 film; è il periodo più importante del cinema italiano con diversi generi cinematografici che si contendono le platee.
Lei lavora nel mediocre giallo Testa in giù, gambe in aria di Ugo Novello accanto a Corrado Pani e sopratutto nel buon Sette orchidee macchiate di rosso di Umberto Lenzi nel ruolo di Kathy Adams accanto ad altre bellezze come Gabriella Giorgelli e Marisa Mell.
E diventa anche una cattivona nell’altro thriller girato nel 1972, Tutti i colori del buio diretto dallo specialista Sergio Martino; lei è Mary Well, l’ambigua seguace di una setta satanica incaricata di fare impazzire la bella Jane (Edwige Fenech) per permettere alla sorella Barbara (Susan Scott alias Nieves Navarro) di incassare il ricavato dell’eredità della donna.
Il clan del quartiere latino
Il ruolo della cattiva di turno le riesce naturale, cosa che mostra una volta di più la duttilità dell’attrice capace di ricoprire tutti i ruoli cinematografici, che siano drammatici o leggeri, che includano personaggi positivi o negativi.
Non manca in questo periodo la partecipazione ad un film del genere decamerotico; si tratta dell’elegante Decameron 3, uno dei film meno scollacciati del fortunato filone, nel quale la nostra bellissima è impegnata nel ruolo di Madonna Lucrezia , sposata ad un uomo geloso in maniera patologica, che la costringe a vivere da reclusa in una camera da letto recintata da inferriate e chiusa a doppia mandata da una pesante porta di legno.
In soccorso della donna arriva un giovane che la vede attraverso un finestrino e che pratica una feritoia nel muro.La donna, per stornare i sospetti del marito, gli confessa di essere visitata la notte da un prete della quale lei si è innamorata.
Il prato macchiato di rosso
Furibondo, il marito veglia fuori dalla porta non sapendo che Lucrezia e il suo amante nel frattempo si divertono nel letto della donna stessa.
Un ruolo che la vede anche in sequenze di nudo castigatissime, una delle rare concessioni del suo splendido corpo.
Torna in un ruolo drammatico nel film La dama rossa uccide sette volte, di Miraglia, altro film culto del periodo d’oro del thriller; lei è Franziska Wildenbrück sorella di Kitty (Barbara Bouchet), destinata ad una crudele reincarnazione della leggenda della dama nera e della dama rossa che seminerà morte tra i protagonisti della vicenda.
L’ultimo film di questo prolifico e fecondo anno è il buon western di Alfonso Balcázar Il ritorno di Clint il solitario accanto a George Martin e Klaus Kinskij; nell’anno successivo i film interpretati spazieranno dal drammatico La notte dell’ultimo giorno caratterizzato da un eccellente cast (Franco Fabrizi, Fiorenzo Fiorentini, Tony Kendall, Corrado Pani, Enrico Maria Salerno, Erna Schurer), un’operazione poco fortunata al box office al buon giallo di Bruno Gantillon Il clan del quartiere latino accanto a Maurice Ronet all’horror thriller Il prato macchiato di rosso in cui è la cattivissima Nina, una trafficante di sangue umano (nel film compare anche il cantante Lucio Dalla), passando per il lacrima movie (i film strappa lacrime) Il venditore di palloncini e sopratutto Un fiocco nero per Deborah che rimane uno dei suoi lavori più significativi dal punto di vista della recitazione.
Due dei più bei gialli anni 70: una splendida Marina Malfatti in Sette orchidee macchiate di rosso…
… e in La notte che Evelyn uscì dalla tomba
Si tratta di un film in stile thriller/mistery con punte di horror in cui interpreta il personaggio drammatico di Deborah, una donna dotata di facoltà medianiche con il grosso problema di non riuscire a diventare madre.
Resterà incinta davvero, ma suo marito la crederà pazza con il risultato finale che la donna morirà in un incidente subito dopo aver partorito un bambino.
Nel 1974 da corpo all’indimeticabile personaggio di Marina nel Malombra televisivo ridotto per il piccolo schermo da Raffaele Meloni che utilizza il personaggio creato da Fogazzaro; è un grande successo, nella stagione più felice degli sceneggiati televisivi che hanno visto produzioni di altissimo livello come Il segno del comando ecc.
E’ un momento chiave della sua carriera: distratta dal teatro, impegnata sui set televisivi la bellissima Marina, che è ormai una affascinante signora di 35 anni inizia a trascurare il cinema.
Per rivederla sul set dovremo attendere il 1976 quando interpreterà il ruolo di Stella nello sfortunato Lezioni di violoncello con toccata e fuga nel quale lavora con Carlo Giuffrè, con il quale farà il bis nel film Per amore o per forza diretto da Massimo Franciosa accanto anche all’affascinante Michele Mercier, la protagonista dei film su Angelica marchesa degli angeli.
Non sono film importanti, ben più rilevanti sono gli impegni televisivi, come quello nella serie tv accanto a Nando Gazzolo L’ultimo aereo per Venezia del 1977, diretto dal grande Daniele D’Anza, il bellissimo Fauno di marmo nel ruolo di Miriam.
E’ un personaggio molto complesso, quello dell’artista Miriam, destinata a rivivere il passato di una donna del tutto simile a lei assieme ai suoi tre amici, braccata da una figura spettrale soprannominata Il persecutore.
Marina Malfatti in Decameron 3
La Malfatti è ormai una beniamina del pubblico televisivo, che la apprezza come straordinaria professionista capace di calarsi perfettamente nei ruoli che le vengono affidati; nel 1978 lavora ancora in na serie televisiva, questa volta non molto fortunata.
Si tratta del remake parziale di Il prigioniero di Peter Grenville, ed è diretta da Aldo Lado.
Non lavora più al cinema, dedicandosi anima e corpo al teatro e alla tv, per la quale da corpo al personaggio di Anna Kuliscioff nel 1981, la ormai leggendaria femminista rivoluzionaria fondatrice del Partito socialista italiano e compagna per lungo tempo di Filippo Turati.
Si diradano anche le apparizioni tv, a tutto vantaggio del suo impegno in teatro che ormai è davvero il suo unico amore; la rivedremo ancora, sporadicamente negli sceneggiati Teresa Raquin (1985), Silvia è sola (1988) La signora Morlì, una e due (1991), Un posto freddo in fondo al cuore (1992) e infine in quella che è la sua ultima interpretazione televisiva, A rischio d’amore del 1996
Il teatro d’ora in poi sarà tutta la sua vita; sarà Lisistrata ed Elettra, affrontando quindi personaggi classici in opere di Goldoni, di Shaw e Pirandello, così come ridurrà per il teatro il grande successo letterario di Va dove ti porta il cuore.
Oggi Marina Malfatti ha superato la settantina, ma continua ad avere quel fascino magnetico che l’ha sempre caratterizzata.
In fondo alla piscina (La ultima senora Anderson)
Continua a lavorare in teatro, una delle sue ultime cose è Le sorelle Materazzi, riduzione teatrale dall’opera di Palazzeschi che ha avuto anche un grande successo in tv nel 1972 nello sceneggiato interpretato da due grandi attrici come Rina Morelli e Ave Ninchi.
Elegante, aristocratica nella sua bellezza, bravissima.
Sono aggettivi che ben si coniugano con la personalità e la fisicità di questa attrice toscana che ha attraversato con grazia gli ultimi cinquant’anni della storia cinematografica, teatrale e televisiva del nostro paese.
Un fiocco nero per Deborah
Il ritorno di Clint il solitario
In fondo alla piscina
Più tardi Claire più tardi
Una pistola per cento croci
1996 A rischio d’amore (TV )
1992 Un posto freddo in fondo al cuore (TV )
1991 La signora Morlì, una e due (TV )
1988 Silvia è sola (TV )
1985 Teresa Raquin (TV mini-series)
1981 Anna Kuliscioff (TV mini-serie)
1979 Racconti di fantascienza (TV )
1978 Il prigioniero (TV )
1977 Il Fauno di marmo (TV mini-serie)
1977 L’ultimo aereo per Venezia (TV mini-serie)
1976 Per amore o per forza
1976 Lezioni di violoncello con toccata e fuga
1974 Malombra (TV )
1974 Un fiocco nero per Deborah
1974 Il venditore di palloncini
1973 Il figlio di Zorro
1973 Il prato macchiato di rosso
1973 Il clan del quartiere latino
1972-1973 Alexander Zwo (TV )
1973 La notte dell’ultimo giorno
1972 Il ritorno di Clint il solitario
1972 La dama rossa uccide sette volte
1972 Il decameron No. 3 – Le più belle donne del Boccaccio
1972 Tutti i colori del buio
1972 Sette orchidee macciate di sangue
1972 Testa in giù, gambe in aria
1971 Black Killer
1971 La notte che Evelyn uscì dalla tomba
1971 Una pistola per cento croci!
1971 In fondo alla piscina
1971 Doppio gioco (TV)
1971 Era Sam Wallash… lo chiamavano ‘Così Sia’
1969 I dannati della terra
1969 Dal tuo al mio (TV )
1968 Sherlock Holmes (TV mini-series)
1968 Più tardi Claire, più tardi…
1967 C’era una volta…
1967 Pronto… c’è una certa Giuliana per te
1966 Le inchieste del commissario Maigret (TV series)
1966 Io, io, io… e gli altri
1965 Una bella grinta
1963 I fuorilegge del matrimonio
1962 Un uomo da bruciare
1960 Une fille pour l’été
1959 Le cameriere
Nel celebre Maigret elevisivo
La Malfatti nella recente pieces teatrale Va dove ti porta il cuore
Nel lavoro teatrale Gallina vecchia
Marina Malfatti e Simona Marchini in Le sorelle Materazzi
Marina Malfatti e Ivana Monti
Decameron 3 (L’ultimo Decameron – Le più belle donne del Boccaccio)
Il Decameron n. 3 è strutturato, come la maggior parte dei decamerotici, in diversi episodi raccontati da due giovani itineranti.
Le storie in questione sono sette.
Primo episodio
La splendida Monna Filippa, accusata di adulterio per essere stata trovata in un letto con l’amante messer Lazzarino, viene tradotta davanti ad un giudice (che presiede il tutto in una taverna appoggiato ad una botte); la donna, emulando la mitica cortigiana Frine, senza dire una parola si tira giù la veste rimanendo completamente nuda davanti al giudice e ai presenti e mostrando il motivo per cui aveva fatto becco il marito, tra l’altro piccolo di statura e bruttissimo.Nel finale del film, verrà assolta per evidenti ragioni.
Antonella Murgia è Monna Filippa
Secondo episodio
Siamo a Napoli, e messer Ricciardo, invaghito della bella Catella, riesce con uno stratagemma a farle credere che il marito le metta le corna.
Così la invita in un posto appartato, dicendole che là troverà il marito.
La donna si reca sul posto, dove al buio pensa di sostituirsi all’amante del marito: ma a godersi le grazie della donna è il furbo Ricciardo, che alla fine si rivela alla stessa.
Terzo episodio
La bella Lidia brama d’amore e di voglia per un contadino alle dipendenze di suo marito, Pirro.
Il giovane però è molto fedele al suo padrone e non intende mancargli di rispetto.
Ma più della fedeltà potè la carne, e i due con un’abile stratagemma riescono a congiungersi sotto gli occhi del marito, facendogli credere che quel che vede non è reale.
Carla Mancini è Lusca, la domestica di Lidia
Quarto episodio
L’insaziabile madonna Isabella si sollazza con Leoncino, un giovane della città.
Messer Lambertuccio, un altro dei suoi amanti, arriva nel momento meno opportuno e così Isabella è costretta a far salire Leoncino sul baldacchino del letto e a soddisfare le voglie dell’uomo.
All’improvviso, terzo incomodo ecco arrivare il marito della donna.
Lambertuccio, con prontezza di spirito si catapulta in cortile con un coltello in mano, gridando “se lo trovo lo ammazzo” mentre il giovane vien fuori dal suo nascondiglio fingendosi tutto impaurito.
L’ingenuo marito di Isabella lo consola e lo accompagna a casa.
Quinto episodio
Francesca è rimasta vedova da pochissimo.
Sposata ad un uomo anziano, brama di recuperare il tempo perso, così escogita uno stratagemma che eviti le malelingue della città.
La donna troverà non uno, ma tre uomini e si consolerà tra le braccia dell’ultimo conosciuto.
Femi Benussi è Madonna Isabella
Sesto episodio
Madonna Lucrezia è sposata ad un uomo geloso in maniera patologica, che la costringe a vivere da reclusa in una camera da letto recintata da inferriate e chiusa a doppia mandata da una pesante porta di legno.
In soccorso della donna arriva un giovane che la vede attraverso un finestrino e che pratica una feritoia nel muro.La donna, per stornare i sospetti del marito, gli confessa di essere visitata la notte da un prete della quale lei si è innamorata.
Furibondo, il marito veglia fuori dalla porta non sapendo che Lucrezia e il suo amante nel frattempo si divertono nel letto della donna stessa.
Settimo e ultimo episodio
Un frate elemosiniere mentre è in giro per la questua, si imbatte in una contadinella che raccoglie cicorie in un campo.
Convince l’ingenua ragazza a seguirlo al convento dove ovviamente la seduce. Ma il frate non ha fatto i conti con il superiore, che si accorge della cosa.
Enzo Robutti, il marito geloso e Marina Malfatti, la moglie furba
Solo che, invece di rimproverare il confratello, decide di dividere la ragazza con lui..
Il finale del film rivela quello che accade a Monna Filippa, protagonista del primo episodio: la donna convince il giudice di essere troppo bella per essere trascurata dal marito e viene quindi assolta fra il gaudio dei presenti, mentre uno dei giovani che illustrano gli episodi scopre che il suo compagno in realtà è una splendida fanciulla.
Diretto da Italo Alfaro nel momento del massimo fulgore dei decamerotici, Decameron 3 conosciuto anche come L’ultimo Decameron – Le più belle donne del Boccaccio è uno dei decamerotici meno volgari e scollacciati, ma anche contemporaneamente uno di quelli in cui è praticamente impossibile farsi scappare un sorriso. Se le storie sono raccontate con una certa eleganza, tranne le solite cadute di gusto come quella dell’episodio con protagonista la ragazza e il priore in cui c’è il seguente dialogo surreale: “Padre, ma poi me la date la cicoria?” “Mi dispiace figliola, non ho cicoria ma il cicorione”, manca completamente la risata, quella che generalmente era il motivo fondamentale (non l’unico ovviamente) per vedere questi film.
Angela Covello, la contadinella in cerca di cicoria
Va anche detto che per una volta le scene sexy sono molto limitate e decisamente non volgari; superbo il gineceo femminile, con alcune tra le più belle attrici del genere come Femi Benussi e Angela Covello mentre per la prima volta si ammira una grande del teatro italiano, Marina Malfatti.
Un film quindi di livello appena sufficiente, almeno riguardo allo standard del prodotto decamerotico, in cui quà e là ci sono da rimarcare alcune cose degne di nota, come la colonna sonora dei Cugini di campagna ma anche, in negativo, il contrabbasso che perseguita lo spettatore dall’inizio della pellicola alla fine.
L’episodio migliore a mio giudizio è il sesto, con protagonista la magnifica Marina Malfatti, gli altri di un pelino oltra la sufficienza.
Decameron 3, un film di Italo Alfaro, con Femi Benussi, Angela Covello, Beba Loncar, Antonella Murgia, Marina Malfatti, Pier Paola Bucchi, Giovanni Elsner, Roy Bosier, Alberto Atenari, Letizia Liehir, Carla Mancini, Carlo Simoni, Fausto Tommei. Genere commedia erotica, anno 1972
Pier Paola Bucchi La giovane che narra la storia
Giovanni Elsner … Il giovane che narra la storia
Roy Bosier … Il giudice
Antonella Murgia … Madonna Filippa
Alberto Atenari … Ricciardo
Letizia Lehir … Madonna Catella
Beba Loncar … Madonna Lidia
Carla Mancini … Lusca
Carlo Simoni … Pirro
Fausto Tommei … Nicostrato
Femi Benussi … Madonna Isabella
Franco Alpestre … Lambertuccio
Rosita Torosh … Madonna Francesca
Ernesto Colli … Renutio
Guerrino Crivello … Alessandro
Marco Mariani … Baldino
Melù Valente … La cameriera di francesca
Marina Malfatti … Madona Lucrezia
Gino Milli … Filippo, amante di Lucrezia
Enzo Robutti … Marito di Lucrezia
Angela Covello … La contadinella
Franco Angrisano Il priore
Luigi Montini … Frate Enrico
Linda Sini … Cameriera di Isabella
Regia di Italo Alfaro
Sceneggiatura di Luigi Russo
Prodotto da Enzo Boetani, Giuseppe Collura
Fotografia di Giuseppe Pinori
Editing : Adriano Tagliavia
Trucco : Emilio Trani
Sette orchidee macchiate di rosso
Due delitti misteriosi in apparenza slegati fra di loro; la prima, Ines, è una prostituta siciliana misteriosamente chiamata la toscana. L’altra, Kathy è una pittrice che vive in una bella casa circondata da gatti. Sembra non esserci un trait d’union, ma l’ispettore Vismara è convinto del contrario. Anche perchè l’assassino ha lasciato una traccia inconfondibile, un misterioso ciondolo a forma di mezzaluna, in argento.
Gabriella Giorgelli è Ines, la “Toscana”
Quando poi a rischiare di morire è Giulia, la fresca sposa di uno stilista, Mario, il sospetto diviene certezza. Giulia si salva miracolosamente, e la polizia fa credere che sia invece morta. Mario inizia ad indagare sui misteriosi delitti, e scopre che tutti hanno in comune la frequentazione di un albergo in una località di villeggiatura. Tutto sembra ruotare attorno alla figura di un americano, che Mario riuscirà, dopo lunghe e laboriose indagini, ad identificare in un certo Fred.
Nel frattempo il misterioso killer ha seguitato la sua missione di morte, uccidendo ad una ad una tutte le donne che erano presenti il 29 settembre del 1969 nell’albergo. Tutto ciò nonostante la polizia abbia ormai identificato le possibili vittime e le abbia sottoposte a stretta vigilanza. Sarà Mario a dipanare l’intricata matassa, rischiando a sua volta la vita e giungendo alla scoperta dell’insospettabile colpevole.
Thriller di stampo classico, girato da Umberto Lenzi nel 1972, Sette orchidee macchiate di rosso ( sette sono le vittime dell’assassino, le orchidee sono i fiori che lo stesso omicida lascerà sulla tomba del misterioso perno della vicenda, Frank), si distingue per il buon impianto e per la sobrietà della storia, con l’unico omicidio veramente efferato effettuato con un trapano elettrico, concessione allo splatter di un film altrimenti abbastanza avaro di sangue e scene scabrose. Lenzi non è Dario Argento e si vede; la tensione latita alquanto, ma la sceneggiatura regge, e il film scorre via tutto sommato abbastanza bene e senza grosse contraddizioni.
Rossella Falk è Elena Marchi, la nuova vittima
Il cast, di primo livello, include Marina Malfatti nel ruolo di Kathy, la belloccia Uschi Glass in quello di Giulia, la grande Rossella Falk nel ruolo della pazza signora Marchi, di Claudio gora, un ambiguo Raffaele Ferri, di Gabriella Giorgelli, la prima vittima, la prostituta Ines e infine dei due protagonisti maschili, ovvero Antonio Sabato, che è Mario, il vero artefice della scoperta dell’assassino e di Pier Paolo Capponi, un tantino incolore nei panni dell’ispettore Vismara. Spazio a caratteristi di ottima fama come Carla Mancini (la cameriere di Anna Sartori), di Renato Romano (il prete), di Bruno Corrazzari (l’amante di Fred) e infine della bella Marisa Mell, nel doppio ruolo delle gemelle Sartori.
Marisa Mell, una delle gemelle Sartori
Film di buona fattura, quindi, che ha anche il pregio di essere stato girato nelle località più belle di Roma, da Piazza di Spagna a Piazza Navona, il tutto sorretto dalla sobria colonna sonora di Stelvio Cipriani. Buon thriller, quindi, dall’esito tutt’altro che scontato, anche se il finale poteva essere un tantino più lungo e meno frettoloso.
Sette orchidee macchiate di sangue, un film di Umberto Lenzi,Antonio Sabato, Uschi Glas, Pier Paolo Capponi, Marisa Mell, Claudio Gora, Marina Malfatti, 1972. Con Renato Romano, Nello Pazzafini, Linda Sini, Carla Mancini, Franco Fantasia, Bruno Corazzari, Fulvio Mingozzi, Tom Felleghy, Luca Sportelli, Lucretia Love, Enzo Tarascio
Antonio Sabato … Mario
Uschi Glas … Giulia
Pier Paolo Capponi L’ispettore Vismara
Rossella Falk … Elena Marchi
Marina Malfatti … Kathy Adams
Renato Romano … The Priest
Claudio Gora … Raffaele Ferri
Gabriella Giorgelli Inez Tamborini
Aldo Barberito … Lt. Palumbo
Bruno Corazzari … Barrett
Franco Fantasia … Lt. Renzi
Petra Schürmann … Concetta di Rosa
Linda Sini … Juanda
Nello Pazzafini … Raoul
Carla Mancini … Cameriera di Anna
Enzo Andronico … Portiere dell’hotel
Fulvio Mingozzi … Agente
Marisa Mell … Anna Sartori & Maria Sartori
Regia Umberto Lenzi
Soggetto Umberto Lenzi
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Roberto Gianviti
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Riz Ortolani
Costumi Giulia Mafai
La notte che Evelyn uscì dalla tomba
Alan Cunningham, lord inglese, torna all’avito castello dopo una lunga degenza in una clinica psichiatrica. Vi è stato ricoverato dopo l’omicidio consumato ai danni della moglie, sorpresa mentre era a letto con un altro.
La moglie, una bellissima donna dai capelli rossi, continua a tormentare i ricordi di Alan, che mutua la figura della donna incarnandola in giovani prostitute dalla stessa caratteristica, una folta chioma rossa, prostitute che accoglie nel suo castello.
Anthony Steffen e Marina Malfatti
La sua mania sfocia però in una sorta di rivincita sadica nei confronti delle donne, che uccide in maniera violenta e brutale. Un giorno però conosce una splendida spogliarellista, Gladys, se ne innamora, la sposa e la porta a vivere con se; all’inizio sembra che tutto scorra bene, e Alan abbia dimenticato i suoi raptus omicidi.
Ma all’improvviso appare una figura misteriosa, un fantasma che assomiglia alla defunta moglie, e che terrorizza alcuni ospiti del castello, uccidendoli. Dalla tomba di Evelyn, la defunta, è scomparso il cadavere, e Alan, sull’orlo della follia, pensa che essa sia l’autrice dei fatti di sangue. Un’apparizione del fantasma sconvolge a tal punto il lord che la sua mente barcolla, e si rende necessario un nuovo trasferimento nella clinica psichiatrica.
In realtà è stata Gladys a organizzare il tutto, con l’aiuto di George, cugino di Alan; il motivo è da ricercare nel testamento dello stesso lord, che vede beneficiari sia la moglie che il cugino.E’ proprio quest’ultimo, che aveva usato come comparsa anche una prostituta, a uccidere le complici. Ma c’è spazio per il colpo di scena finale.
Siamo ai primi degli anni settanta, e questo film di Miraglia è uno dei primissimi esempi di giallo/gotico con sfumature horror proposti; un film di discreto livello, con un intreccio forse non credibile, ma che quanto meno tiene lo spettatore avvinto. Discrete prove per il cast, nel quale spiccano le superbe bellezze di Erika Blanc e di Marina Malfatti, angelica e demoniaca allo stesso tempo.
La notte che Evelyn uscì dalla tomba, un film di Emilio P. Miraglia. Con Anthony Steffen, Erika Blanc, Marina Malfatti, Giacomo Rossi Stuart, Rod Murdock, Umberto Raho, Roberto Maldera, Brizio Montinaro
Horror, durata 104 (99, 91) min. – Italia 1971.
Anthony Steffen è Lord Alan Victor Cunningham
Marina Malfatti è Gladys
Erika Blanc è Susy
Giacomo Rossi-Stuart è il Dott. Richard Timberlane
Rod Murdock è Enzo Tarascio
Regia Emilio P. Miraglia
Soggetto Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Sceneggiatura Emilio P. Miraglia, Fabio Pittorru, Massimo Felisatti
Produttore Antonio Sarno
Casa di produzione Phoenix Cinematografica Roma S.p.A.
Fotografia Gastone Di Giovanni
Montaggio Romeo Ciatti
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Lorenzo Baraldi
Costumi Lorenzo Baraldi
Trucco Marcello Di Paolo
“Un sacco di uomini per divertirsi hanno bisogno di fare cose strane“
“Non riesco a dimenticarla: mi ossessiona“
Lei, dottore: è davvero sicuro che Lady Evelyn sia davvero morta? “
Le recensioni qui sotto appartengono al sito http://www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
“Emilio Miraglia è un nome poco noto ai cultori dell’horror all’italiana, pur avendo firmato due curiosi titoli complementari per struttura narrativa: La Dama Rossa Uccide Sette Volte e La Notte che Evelyn Uscì dalla Tomba. Si tratta di pellicole abbigliate (con titoli e locandine) come horror puri, ma che virano nel finale al giallo ed al razionale, lasciando lo spettatore amareggiato/compiaciuto per l’inaspettato dirottamento narrativo dei film. Dei due titoli, questo (ben) presenta un morboso aspetto voyeristico (il rapporto s/m). Sferzato. “
“Impasto piuttosto bizzarro di giallo, horror, e erotismo morbos(ett)o, riveste un certo interesse di modernariato pop, rappresentando una delle più credibili approssimazioni cinematografiche allo “stile” (ehm ehm) dei fumettacci alla Renzo Barbieri, tipo Oltretomba, che hanno alimentato un certo immaginario. Bonissima la Blanc, Steffen come sempre tetragono nell’allontanare ogni sospetto di espressione (è il suo bello), il resto del cast è una delizia da serie B italiana fra tardi sixties e primi seventies. Per amatori.”
“Archetipo del giallo gotico, il suo valore storico supera quello cinematografico. Sono riconoscibili richiami agli horror dei ‘60, alle soggettive argentiane e ai complotti lenziani, ma la prolissa e spenta sceneggiatura vanifica quel minimo di tensione richiesto e finisce col rendere ridondanti e talora ridicoli i momenti erotici, affidati alle seducenti movenze della Blanc, della Malfatti e della Tofano. Steffen si cimenta in qualche tic e rituale s/m, ma non esce dalla sua consueta staticità. Un film più visivo che narrativo.”
“Inferiore a La dama rossa, non raggiunge la sufficienza. Miraglia non è un cattivo regista e anche la fotografia, nonostante qualche effetto notte discutibile, è piuttosto curata. Peccato che manchi il ritmo e che almeno nella prima ora la noia regni sovrana. Poi le cose lentamente migliorano e il finale, per quanto prevedibile, è curiosamente ben realizzato ed efficace. Discreto il cast ma mediocri le musiche. Comunque più vicino al giallo lenziano che al gotico. Solo per appassionati.”
“Il film inizia piuttosto male, apparendo banale e superficiale. Un uomo disturbato, le sue manie crudeli e le donne vittime delle sue perversioni. Poi una improvvisa evoluzione e la vicenda si afferma in contorni migliori, rendendosi anche avvincente. Atmosfera di genere, con villone di famiglia dagli affascinanti interni pacchiani dai colori forti. C’è molto nudo, con le bellissime di turno che non lesinano a mostrare (quasi) tutto. Le musiche del maestro Nicolai sono come sempre eccellenti. Il finalone è inaspettatamente cruento e sorprende. Un buon film!”
Tutti i colori del buio
La vita di Jane,una bellissima donna inglese,è stata condizionata da un evento terribile avvenuto quando era piccola. Ha infatti assistito all’omicidio della madre. Questo evento le ha provocato sempre degli incubi, in cui una misteriosa mano armata di pugnale si avvicina nell’ombra per ucciderla. Ad aggravare la situazione arriva un altro evento traumatico:Jane viene coinvolta in un incidente stradale e perde il bambino che aspettava.
Sia il marito che la sorella Barbara assistono preoccupati alla evoluzione della psiche della giovane donna; così Barbara la indirizza dal professor Burton, uno psicologo che inizia con lei una serie di sedute terapeutiche, con le quali cerca di andare alle radici del problema, in primis ovviamente l’omicidio della madre di Jane.
Marina Malfatti
Nel frattempo Jane apprende che nel palazzo dove vive abita una misteriosa donna, Mary, che sembra dotata di strani poteri; la incontra e quest’ultima le parla di una strana setta di cui fa parte, una setta dedita a misteriosi riti esoterici, con forti connotazioni demoniache. Jane, pur titubante, accetta di partecipare ad una di queste messe nere. Lungi dal trarre un giovamento,la mente di Jane si perde ancor più, rischiando la follia.
Ad aggravare le cose arrivano tre misteriosi omicidi; muoiono, in successione, il dottor Burton, che aveva in cura la donna,e due persone anziane che avevano in cura Jane.
Ma la storia, che si è complicata enormemente, arriva ad una svolta per merito di Richard,il marito di Jane, che mette sulla strada giusta la polizia;tutti i misteriosi appartenenti alla setta vengono arrestati e si arriva alla drammatica e inaspettata conclusione:tutta la vicenda era stata organizzata dalla subdola Barbara,che,avendo ricevuto una grossa somma di denaro dall’assassino della loro madre,aveva organizzato una congiura, lavorando sugli incubi della sorella per portarla alla follia.
Tutti i colori del buio, girato da Sergio Martino nel 1972 è un ottimo thriller della scuola italiana di genere,che mescola con intelligenza sottili immagini erotiche (niente di particolare,alla luce di ciò che si è visto in seguito sullo schermo) e una buona trama,con il classico colpo di scena finale.
Un film che mescola il thriller al sovrannaturale,che in questo caso centra poco, come si scoprirà alla fine, ma è solo un pretesto per una squallida storia di denaro.
Ottima la Fenech,in un ruolo che potremmo definire drammatico,e buono il cast dei protagonisti, con Hilton che interpreta Richard, il marito di Jane, la bella Susan Scott nel ruolo della perfida Barbara e Marina Malfatti nel ruolo della misteriosa Mary.
Tutti i colori del buio, un film di Sergio Martino. Con George Hilton, Edwige Fenech, Marina Malfatti, Ivan Rassimov, Renato Chiantoni, Georges Rigaud, Dominique Boschero, Carla Mancini. Genere Thriller, colore 94 minuti. – Produzione Italia 1972.
George Hilton … Richard Steele
Edwige Fenech … Jane Harrison
Ivan Rassimov … Mark Cogan
Julián Ugarte … J.P. McBrian
George Rigaud … Dr. Burton
Maria Cumani Quasimodo Anziana vicina di casa
Nieves Navarro … Barbara Harrison
Marina Malfatti … Mary Weil
Luciano Pigozzi … Avv. Franciscus Clay
Dominique Boschero Donna Uccisa Nel Sogno
Lisa Leonardi … Ragazza con il cane
Renato Chiantoni Sig. Main – guardiano della villa in campagna
Tom Felleghy … Ispettore Smith
Vera Drudi … Vecchia Donna Nel Sogno
Regia Sergio Martino
Soggetto Santiago Moncada
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Sauro Scavolini
Produttore Mino Loy, Luciano Martino
Casa di produzione Lea Film, National Cinematografica, C.C. Astro
Fotografia Giancarlo Ferrando, Miguel Fernandez Mila
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Bruno Nicolai
Scenografia Jaime Pérez Cubero, José Luis Galicia
Costumi Giulia Mafai
Trucco Giuseppe Ferrante
Edwige Fenech in una foto promozionale del film
Marina Malfatti
Lobby card internazionali
Soundtrack del film