Siamo tutti in libertà provvisoria
Durante un incontro amoroso con una misteriosa donna, l’onorevole Virgizio viene colto da infarto e muore. Ai funerali la vedova dell’onorevole, parlando con i figli, si dice convinta che il marito sia morto durante un’orgia.
Confida così i suoi dubbi al giudice Langellone, del quale è amico; il giudice è momentanemente sottoposto a indagini per aver partecipato ad una riunione di magistrati di orientamento politico fascista.
Langellone riesce a convincere il suo superiore della necessità di riaprire le indagini, nonostante quest’ultimo non abbia alcuna intenzione di concedere l’autorizzazione.
Marilù Tolo: Emilia moglie di Langellone
Macha Méril : Gisella moglie di Mario De Rossi
Ma con furbizia Langellone ottiene ciò che vuole e affida le indagini al Commissario Panzacchi, un integerrimo funzionario di polizia che affronta il suo lavoro con entusiasmo, nonostante capisca che la legge non è uguale per tutti.
Avrà modo di veder confermati i suoi peggiori sospetti, man mano che le indagini entrano nel vivo e permettono di far luce sulla vicenda.
Nel frattempo, viene sottoposto a indagini Mario De Rossi, un solerte e incorruttibile funzionario del ministero di giustizia, un uomo anonimo ma tutto di un pezzo, già trasferito due volte per non aver voluto accettare l’uso delle bustarelle nei ministeri in cui aveva prestato servizio.
Per sua sfortuna, il nome di De Rossi viene trovato tra le carte dell’onorevole defunto, e il pover’uomo, non riuscendo a ricordare dove fosse la sera dell’accaduto finisce per essere arrestato.
Riccardo Cucciolla: Mario De Rossi
Panzacchi, con tenacia, ricostruisce intanto la vicenda, grazie anche all’aiuto assolutamente involontario di una sua vecchia conoscenza milanese, Giuseppe Mancini detto ‘Pulcinella’ un ex palo di una banda.
Mancini infatti racconta di come abbia collaborato a trasportare il corpo dell’onorevole Virgizio fuori da un appartamento affittato di volta in volta a coppie illegali e gestito proprio dalla moglie di De Rossi, una donna profondamente innamorata del marito ma anche amante della bella vita.
La donna approfittava dell’ingenuità di Mario De Rossi facendogli credere di vincere frequentemente al lotto, giustificando così le cospicue entrate della gestione della casa d’appuntamento che la donna utilizzava con la collaborazione di un malvivente di mezza tacca.
Proseguendo le indagini, Panzacchi scopre anche il nome della misteriosa donna che era con l’onorevole durante il congresso carnale clandestino;si tratta di Emilia, moglie del giudice Langellone che si concedeva svariati amanti per sfuggire alla routine matrimoniale.
Il commissario naturalmente indirizza con malizia i sospetti del giudice raccontandogli di aver trovato tra le carte del morto poesie d’amore dell’amante a Emilia, in cui sospirava d’amore e desiderio, di voglia di baciarle “quella tua voglia di fragola che hai sulla coscia”
Langellone collega immediatamente la moglie al morto e durante un colloquio notturno costringe la moglie a confessare.
Il giorno dopo presenta un’arringa al suo superiore, unitamente ad una lettera di dimissioni.
Ma il superiore riesce ad insabbiare tutto, promuovendo il giudice ad altro ufficio e soffocando lo scandalo.
L’unico a rimetterci davvero è il povero De Rossi, che finisce in un manicomio completamente fuori di senno, assistito però amorevolmente da sua moglie Gisella.
Francesca Romana Coluzzi: la vedova Virgizio
Film disomogeneo, disorganico, penalizzato da una eccessiva lunghezza e da alcuni “siparietti” davvero monotoni, Siamo tutti in libertà provvisoria esce nelle sale italiane nel 1971 per la regia di Manlio Scarpelli, più conosciuto per aver scritto sceneggiature di fiction televisive (all’epoca chiamate serie Tv) come Il commissario De Vincenzi e la riduzione televisiva del Sandokan.
Creato con dispendio di mezzi e con un cast di primissimo piano, Siamo tutti in libertà provvisoria mostra la corda dopo poco più di venti minuti, arenandosi in una serie di ritratti poco incisivi e superficiali dei protagonisti della vicenda.
Che sicuramente, nelle intenzioni di Manlio Scarpelli e Ruediger von Spiess che curarono la sceneggiatura, prevedeva una sorta di satira sociale sui mali della giustizia e sul perbenismo della buona società, sulla inutilità di essere portatori di valori sani (testimoniata dalla ingiusta reclusione di De Rossi) e viceversa sul delitto che paga, anche se in questo caso siamo davvero di fronte a reati di pochissimo conto che colpiscono più la morale che le leggi che governano la società civile.
Il mondo della magistratura è visto come un’ambiente più simile ad una giungla, dove vige la legge del più forte che un mondo dove il cittadino sa di potersi rivolgere per ricevere giustizia; ma il tutto è raccontato sia in parole che in immagini così sommarie e mal definite da risultare sterile.
Deprimenti sono ad esempio le interruzioni della narrazione intervenute per mostrare gli incubi del povero De Rossi, che non riesce in alcun modo a spiegarsi come la giustizia possa sbagliarsi un modo tanto maldestro, così come assolutamente fuori luogo è la lunga partita a carte tra il commissario Panzacchi e il piccolo furfante Pulcinella.
Philippe Noiret,Il giudice Langellone
L’ultima perla è il duello in aula tra l’avvocato difensore e la pubblica accusa, naturalmente anche questo girato ad alta velocità e con immagini sfumate, quasi a voler simboleggiare il confine tra sogno e realtà.
Il cast, pur di gran livello, non riesce a uscire dalla palude dei luoghi comuni e del deja vu che infestano la sceneggiatura; così troviamo un buon Riccardo Cucciolla che interpreta con garbo e in maniera dolente lo sfortunato e onesto de Rossi accanto a Vittorio De Sica assolutamente svogliato e svagato nel ruolo poco credibile del napoletano Mancini-Pulcinella, bene Ivo Garrani nel ruolo del capo dei magistrati e bene anche Cirino (il commissario Panzacchi), Macha Meril (la moglie di De Rossi), Marilu Tolo (la moglie di Langellone). Malissimo Noiret(Langellone) ,
lento apatico e doppiato in maniera dilettantesca e altrettanto male Lionel Stander, l’avvocato difensore di De Rossi. Piccole parti per Francesca Romana Coluzzi (la moglie dell’onorevole Virgizio) e per la grande Lia Zoppelli, che interpreta la direttrice di un atelier.
Vi segnalo la amena recensione del Morandini, assolutamente sbagliata che mostra ancora una volta l’inattendibilità di parte delle recensioni stesse; fate voi stessi il confronto fra il plot “vero” e quello del Morandini stesso; “Protagonista è un poveraccio afflitto da una moglie che crede di avere il bernoccolo degli affari. La donna si lancia in una serie di speculazioni ai limiti del codice e chi ne fa le spese è il marito che si ritrova da un giorno all’altro indiziato di reato. Durante l’istruttoria lo accusano formalmente di peculato. A suo carico ci sono solo indizi, ma intanto per il poveraccio è una via crucis di cui non s’intravede nemmeno la conclusione.” Sic….
Langellone rinfaccia a Emilia la sua doppia vita
Siamo tutti in libertà provvisoria,un film di Manlio Scarpelli. Con Vittorio De Sica, Riccardo Cucciolla, Lionel Stander, Philippe Noiret, Mario Pisu, Claudio Gora, Vinicio Sofia, Vittorio Sanipoli, Riccardo Garrone, Mimmo Poli, Ivo Garrani, Andrea Bosic, Umberto Raho, Marilù Tolo, Macha Méril, Francesca Romana Coluzzi, Bruno Cirino, Francesco Sineri
Commedia, durata 93 min. – Italia 1971.
Bruno Cirino :Commissario Panzacchi
Vittorio De Sica: Giuseppe Mancini detto ‘Pulcinella’
Riccardo Cucciolla … Mario De Rossi
Philippe Noiret … Giudice Francesco Langellone
Macha Méril … Gisella moglie di Mario De Rossi
Bruno Cirino … Commissario Panzacchi
Lionel Stander … Avvocato Bartoli
Vittorio De Sica … Giuseppe Mancini detto ‘Pulcinella’
Marilù Tolo … Emilia moglie di Langellone
Ivo Garrani …Procuratore generale
Francesca Romana Coluzzi … Moglie dell’onorevole Virgizio
Claudio Gora … Capo del Ministero, superiore di De Rossi
Vittorio Sanipoli … Questore
Lia Zoppelli … Direttrice dell’atelier
Umberto Raho … Di Meo
Regia Manlio Scarpelli
Sceneggiatura Manlio Scarpelli, Ruediger von Spiess
Casa di produzione Zafes Film
Fotografia Marco Scarpelli
Montaggio Carlo Reali
Musiche Augusto Martelli
Conviene far bene l’amore
Il primo decennio degli anni ottanta vede il nostro paese ( e tutti quelli del pianeta) alle prese con una crisi energetica senza soluzione. Sull’intero pianeta, infatti, le risorse sono definitivamente esaurite.Il mondo quindi è ripiombato indietro di secoli.Ferme le attività produttive, le auto, non si vola più, non ci sono più i treni e tutti gli orpelli della civiltà; le auto sono utilizzate come carrozze, trainate dai cavalli, e la gente deve inventarsi e industriarsi su come illuminare le case, sul come riscaldarsi ecc.
L’esperimento sulla cavia volontaria, l’infermiera Piera, Eleonora Giorgi
Gigi Proietti è il Professor Enrico Nobili
Ma c’è un giovane testardo, il professor Enrico Nobili, che è convinto che si possa ancora fare qualcosa. Studiando le teorie del professor Reich, Enrico decide di sfruttarle per ottenere energia elettrica.
Il professor Reich era convinto che l’attività sessuale producesse energia, così il furbo Enrico decide di dimostrare la tesi del predecessore; convince alcuni suoi collaboratori a partecipare all’esperimento, in primis una sin troppo disponibile infermiera, alla quale applica degli elettrodi.
La ragazza quindi ha un amplesso con un assistente, ma l’energia prodotta è davvero minima.Enrico decide di trovare due che abbiano più resistenza, e li trova in una coppia molto eterogenea; lui, Daniele Venturoli, direttore d’albergo, è un’insaziabile erotomane, sempre pronto a soddisfare le voglie di clienti e amiche, mentre lei, Francesca De Renzi, è un’insaziabile moglie con una caterva di figli.Con uno stratagemma Enrico li fa ricoverare in clinica e tra i due scoppia la passione.L’esperimento funziona alla perfezione,e Enrico riesce a far funzionare luci e anche ascensori della clinica.Enrico riesce a ottenere l’interessamento dei potenti, e dopo aver vinto anche la resistenza della chiesa, finisce per imporre la nuova fonte energetica.
Ma da quel momento in poi l’atto sessuale diverrà consono solo alla produzione di energia e verrà bandito dai rapporti ogni genere di affettuosità e di complicità amorosa, svuotando così di fatto il rapporto sessuale.
Conviene far bene l’amore, film del 1975 diretto da Pasquale Festa Campanile, che adattò per lo schermo un suo romanzo, uscì nel periodo più critico per il pianeta, alle prese con una crisi energetica senza precedenti, che vide in poco tempo aumentare a dismisura il costo del petrolio, con conseguenza catastrofiche per le economie mondiali.
Festa Campanile la gettò sul ridere, ottenendo un film quanto meno non usuale, pieno di nudi femminili ma mai volgare e assolutamente lontano dalla commedia erotica.
Agostina Belli è Francesca, Christian De Sica interpreta Daniele
Grazie alle superbe bellezze di Eleonora Giorgi e di Agostina Belli, la moglie ninfomane, grazie anche al buon esordio di un irriconoscibile Christian De Sica, non ancora caratterizzato dal pesante accento romanesco, Festa Campanile ottiene un buon prodotto, che si regge bene grazie anche alla superba prova di Gigi Proietti, uno stralunato, stravagante professor Enrico Nobili, e al cast di buoni attori che compaiono in parti esilaranti, come Adriana Asti, moglie del professor Enrico, Mario Scaccia nella parte di un cardinale, Mario Pisu in quella di un onorevole ecc.
Un film privo di volgarità, come del resto nelle corde del regista, che usa il suo linguaggio visivo fatto di sottile ironia accompagnandosi con una sceneggiatura di buon livello.
Il film resta in bilico tra la commedia leggera e quella impegnata, propendendo però decisamente per la prima; se le battute non sono esilaranti, si ride amaro davanti alla descrizione di una città ridotta a vivere di ricordi.
Bella la scena del rigattiere che vende un lampadario e delle lampadine, alcune fulminate e altre no all’incredibile prof. Nobili, assolutamente certo delle teorie di Reich, tanto da giocarsi il residuo prestigio di cui gode.
Da segnalare la bellissima Agostina Belli, a suo agio anche senza vestiti, nel ruolo più “nudo” che abbia interpretato sullo schermo; la sua innocente malizia è tra le cose migliori del film.
Un film da riscoprire, alla luce della crisi energetica attuale, per riflettere su come 35 anni addietro avessero dovuto fare i conti con gli stessi problemi attuali, risolti da Campanile con una risata ironica e leggera.
Il film è disponibile su Youtube,in una buona versione all’indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=0MpAIC9jZEw
Conviene far bene l’amore,un film di Pasquale Festa Campanile. Con Mario Scaccia, Christian De Sica, Adriana Asti, Mario Pisu, Agostina Belli, Eleonora Giorgi, Luigi Proietti, Franco Agostini, Quinto Parmeggiani, Pietro Tordi, Oreste Lionello, Gino Pernice, John Karlsen, Armando Bandini, Monica Strebel, Mario Maranzana, Roberto Antonelli, Enzo Robutti, Loredana Martinez, Franco Angrisano, Aldo Reggiani, Franco Mazzieri, Salvatore Puntillo, Pupo De Luca, Leo Frasso, Ettore Carloni, Vincenzo Maggio, Tom Felleghy
Commedia, durata 106 min. – Italia 1975.
Gigi Proietti … Prof. Enrico Nobili
Agostina Belli … Francesca De Renzi
Eleonora Giorgi … Piera
Christian De Sica … Daniele Venturoli
Mario Scaccia … Mons. Alberoni
Adriana Asti … Irene Nobili
Franco Agostini … Dr. Spina
Quinto Parmeggiani … De Renzi
Gino Pernice … Assistente
Mario Pisu … Ministro
Monica Strebel … Angela
Franco Angrisano … Landlord
Regia: Pasquale Festa Campanile
Soggetto: Pasquale Festa Campanile (dal romanzo omonimo)
Sceneggiatura: Pasquale Festa Campanile, Ottavio Jemma
Fotografia: Franco Di Giacomo
Montaggio: Sergio Montanari
Musiche: Fred Bongusto
Si ride e s’irride, nel film di Festa Campanile (autore anche dell’omonimo romanzo), con giovanile inventiva e ironico moralismo. La fantascienza erotica ha sempre una piega goliardica, e infatti anche qui molti spassi hanno radice in recite studentesche e numeri da avanspettacolo, benché l’idea risalga alle zampette della rana di Galvani; ma le argute e accorate riflessioni che Festa Campanile ne trae partecipano più della polemica con gli scienziati, i tecnologi e i sociologi del progresso che non dell’elogio dei sessuomaniaci. Il nostro autore furbetto, avvertendo con prensile fiuto che cresce la domanda di sentimento e il cipiglio ecologico, si allinea con prontezza, tuttavia senza perdere il suo gusto del piccante.
Il film, così, marcia allegramente in una ghirlanda di gag che coinvolgono satira della scienza e dei potenti, pochade e paradosso, cinema avveniristico e amabili spogliarelli. Vi sono squilibri e ovvietà, e la materia poteva offrire scavi più crudeli, ma l’ambizione non era poi altissima. Giustamente convinto che far ridere non costituisca una colpa, Festa Campanile è un autore per grandi platee. Se talvolta, diciamo anche spesso, è andato troppo sul facile, qui taglia per primo il traguardo, con armi scherzose ma oneste, d’un cinema per liete brigate, infastidite dalle porcheriole e dalle melensaggini. Il film, nonostante l’abbondanza di copule, è una novella pulita, che senza dirvi sul sesso più di quanto sappiate, vi persuade a non sciuparlo col farne un obbligo sociale.
Gli attori s’amano e si divertono. Christian De Sica è ben avviato sul cammino brillante apertogli da papà (colpisce ritrovarvi gesti e inflessioni, emersi dal cinema degli anni Quaranta). Agostina Belli ormai va tranquilla, dolce e graziosa, Eleonora Giorgi si spoglia con vezzi spiritosi, Adriana Asti fa macchia con gran classe, e Mario Scaccia è un esilarante monsignore, scandalizzato ma non troppo. Il peso maggiore è sulle spalle di Gigi Proietti, bravo e svelto nel dare colori assurdi e giocondi al premio Nobel dell’orgasmo. Musiche di Fred, di buon gusto.
Giovanni Grazzini,da Il Corriere della Sera, 13 aprile 1975
L’infermiera
Un fresco vedovo, Leonida, viene colto da infarto mentre si sta consolando con la moglie del custode del cimitero nel quale ha sepolto sua moglie. La notizia invece di turbare, rallegra gli avidi parenti prossimi dell’uomo, ansiosi di mettere le mani sull’azienda vinicola che Leonida possiede, in modo da poterla vendere ad un ricco imprenditore. Per far ciò però hanno bisogno che all’uomo sia fatale un secondo infarto; così il genero di Leonida chiama al capezzale dell’infermo una splendida e avvenente infermiera, con il palese intento di provocare nell’uomo un mortale infarto.
Ma la donna, all’inizio d’accordo con il piano, impara a conoscere e stimare Leonida; gli si affeziona, e decide di sposarlo. Così caccia dalla villa del futuro marito tutti i parenti e parte in viaggio di nozze con l’uomo. Ma a Leonida sarà fatale proprio la bellezza della moglie: non resiste, infatti, al suo charme e dopo un amplesso cade fulminato dal secondo infarto.Anna, divenuta sua erede, commossa tributa all’uomo dei solenni e fastosi funerali.
Commedia sexy diretta da Nello Rossati nel 1975, L’infermiera si segnala per l’ottimo cast allestito dal regista e per la trama non disprezzabile, anche se il canovaccio resta abbastanza orientato sulle generose nudità della bellissima ex Bond Girl svizzera Ursula Andress; l’attrice, nel pieno della maturità fisica, è uno spettacolo per gli occhi.Il resto del film fila via sui binari della comicità non triviale, anche se abbastanza telefonata, e sulle gag dei numerosi co-protagonisti, a cominciare da Mario Pisu che interpreta Leonida, proseguendo per un’altra splendida Bond girl,
Luciana Paluzzi, e ancora con Duilio Del Prete (il genero di Leonida), Daniele Vargas, la bella Carla Romanelli, Lino Toffolo e come guest star Jack Palance, nei panni dell’industriale americano. In ultimo, il bravo Lino Toffolo, nei panni del servitore, costretto, per l’ennesima volta in carriera, a fare l’ubriacone.
Film tutto sommato non disprezzabile; a parte la musicalità del dialetto veneto, irresistibile, usato a piè spinto, la bella Andress da valore aggiunto alla pellicola. Memorabile il bagno in piscina, con l’attrice completamente nuda e generosamente esposta. Il regista adriese, reduce dal buon successo di La nipote, dirige quasi con taglio drammatico il film, rendendolo superiore alla media delle pellicole della commedia sexy.
Lino Toffolo e Carla Romanelli
Luciana Paluzzi
L’infermiera, un film di Nello Rossati. Con Duilio Del Prete, Daniele Vargas, Mario Pisu, Ursula Andress, Luciana Paluzzi, Jack Palance, Carla Romanelli, Lino Toffolo, Marina Confalone, Stefano Sabelli
Erotico, durata 105 min. – Italia 1975.
Ursula Andress: Anna
Duilio Del Prete: Benito Varotto
Mario Pisu: Leonida Bottacin
Daniele Vargas: Gustavo Scarpa
Carla Romanelli: Tosca Floria Zanin
Marina Confalone: Italia Varotto
Stefano Sabelli: Adone
Luciana Paluzzi: Jole Scarpa
Lino Toffolo: Giovanni Garbin
Jack Palance: Mr. Kitch
Attilio Duse: Dottor Pavan
Regia Nello Rossati
Soggetto Claudia Florio, Roberto Gianviti, Nello Rossati, Paolo Vidali
Sceneggiatura Claudia Florio, Roberto Gianviti, Nello Rossati, Paolo Vidali
Produttore Carlo Ponti
Produttore esecutivo Romano Dandi
Casa di produzione Compagnia Cinematografica Champion
Distribuzione (Italia) Interfilm
Fotografia Ennio Guarnieri
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Gianfranco Plenizio
Scenografia Toni Rossati
Costumi Toni Rossati
Trucco Francesco Corridoni, Maria Teresa Corridoni, Giulio Mastrantonio