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Ragionier Arturo De Fanti bancario precario

A 5 anni esatti dall’uscita di Fantozzi e a 4 da quella di Il secondo tragico Fantozzi Luciano Salce chiama ancora a se Paolo Villaggio per girare Ragionier Arturo De Fanti bancario precario, puntando anche su parte della allegra banda che aveva caratterizzato i due film dedicati al travet imbranato Ugo Fantozzi.
Ma la magia è presso che svanita,Salce non ha più la verve che lo aveva caratterizzato con opere Basta guardarla o L’anatra all’arancia,senza andare troppo a ritroso nel tempo e citare La voglia matta ecc.
Un film con tante ombre e poche luci, non tanto per la regia,in fondo attenta quanto per l’incapacità di portare il protagonista Villaggio fuori dal clichè fantozziano,che inutilmente l’attore genovese cerca di reprimere;ad una prima
parte tutto sommato godibile,ecco che Fantozzi sbuca fuori all’improvviso,rovinando quel poco di buono,quelle poche gag autenticamente divertenti che dovevano essere l’ossatura del film.


A guardarlo oggi,Ragionier De Fanti lascia più rimpianti per la scomparsa di molti validi comprimari del cinema italiano che per la sostanza della pellicola;sono scomparsi Vincenzo Crocitti e Gigi Reder,lo stesso Villaggio oltre a Salce,Ugo Bologna,Carlo Giuffrè e quest’anno anche Paolo Paoloni…

Il film è del 1980,anno che in teoria dovrebbe appartenere al decennio ottanta,ma che in pratica vive cinematograficamente degli ultimi fasti del decennio precedente,ormai consegnato alla storia con la sua aurea produzione,forse la più cospicua eredità cinematografica con quella del primo dopo guerra e del decennio sessanta.
E’ l’epoca del carovita,degli affitti impossibili,di una società che vuole sbarazzarsi degli anni di piombo ma ne ha ancora la pesante eredità e che si affaccia ancora timidamente al periodo della Milano da bere.
La storia raccontata ha uno schema semplicissimo:

i coniugi Arturo e Elena De Fanti,alle prese con la crisi economica,vivacchiano in attesa di un futuro migliore,assistiti dalla domestica Esmeralda che non lascia la casa un pò perchè avanza molte mensilità arretrate,molto perchè in fondo è affezionata
alla coppia,svolgendo un ruolo da chioccia assolutamente fondamentale.
I due coniugi hanno rispettivamente due amanti; lui ha una relazione con la bella Vanna,lei con il gestore di una palestra,Willy.
La soluzione che i due escogitano per risolvere parte delle grane economiche è geniale (forse):portare a casa i due e dividere spese di affitto e vitto.La soluzione si rivelerà fonte di una serie di equivoci e complicazioni,resa impossibile da gestire con l’arrivo dei rispettivi coniugi degli amanti.Alla fine tutto si sistemerà,con tanto di happy end riservato alla cameriera Esmeralda che,incinta,troverà due “nonni” disposti a tenerla con loro adottando anche il nascituro.

Trama labile e inconsistente quindi,giocata sulle gag e sugli equivoci.Che funzionano per metà film,il tempo esatto di capire l’andazzo e sopratutto per iniziare a provare un sottile malessere per un film senza un vero capo e con una coda da pochade di secondo ordine.
Non fosse per la presenza dei citati comprimari,ai quali vanno aggiunti la solita Mazzamauro (una volta tanto lontana dalla signorina Silvani),una statuaria,bella e altrettanto inespressiva Annamaria Rizzoli e una bellissima Catherine Spaak,forse la più brava di tutti che si produce in un nudo
all’epoca molto apprezzato,tenuto conto dei 35 anni che l’attrice aveva allora.Citazione anche per una bravissima Enrica Bonaccorti.
Il resto è davvero poca cosa;si sorride a tratti è vero,ma il film non lascia alcuna traccia.
Il film è disponibile su Dailymotion agli indirizzi https://www.dailymotion.com/video/x5el2xg e https://www.dailymotion.com/video/x5elwu3 in una versione però poco più che mediocre.

Rag. Arturo De Fanti, bancario precario

Un film di Luciano Salce. Con Paolo Villaggio, Catherine Spaak, Anna Maria Rizzoli, Anna Mazzamauro,Carlo Giuffrè, Enrica Bonaccorti, Gigi Reder, Ugo Bologna,Vincenzo Crocitti, Paolo Paoloni, Angelo Pellegrino Commedia, durata 92 min. – Italia 1980.

Paolo Villaggio: Rag. Arturo De Fanti
Catherine Spaak: Elena
Annamaria Rizzoli: Vanna
Enrica Bonaccorti: Smeralda
Gigi Reder: Willy
Anna Mazzamauro: Selvaggia
Carlo Giuffré: Libero Catena
Ugo Bologna: Morpurgo, il direttore di banca
Vincenzo Crocitti: Ciuffini, collega di Arturo
Paolo Paoloni: il contino, amante di Selvaggia
Angelo Pellegrino: un prete

Regia Luciano Salce
Soggetto Luciano Salce
Sceneggiatura Luciano Salce, Augusto Caminito, Ottavio Alessi
Casa di produzione Produzioni Atlas Consorziate
Distribuzione (Italia) P.A.C. Dif – Lineafilm
Fotografia Sergio Rubini
Montaggio Antonio Siciliano
Musiche Piero Piccioni

febbraio 6, 2019 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , | 2 commenti

Amori letti e tradimenti

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In un articolo risalente al 2010 ho parlato dell’editore,scrittore e recensore cinematografico Gordiano Lupi. Quell’articolo,che era in hosting su Flickr,sito con il quale ho avuto tristemente note disavventure,è in gran parte perduto.Ho recuperato una copia cache,che ripropongo in calce a questa recensione dello scrittore toscano;l’articolo che segue è tratto dal sito www,lacinetecadicaino.blogspot.com,che vi consiglio vivamente di visitare.E’ l’inizio di una collaborazione che spero proficua,con un autore che stimo moltissimo.

Buona lettura

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Una notte insonne mi porta a rivedere Amori, letti e tradimenti (1976), film non certo epocale, farsa erotico – campagnola, molto burina, girata da Alfonso Brescia, uno che nel cinema di genere ha fatto di tutto e con poche lire.Benemerita (per noi appassionati del vecchio trash) Ab Channel, che in qualche modo ha preso il posto di Happy Channel. Vediamo la trama.
Un industriale lombardo di nome Mordacchia (Bologna) vuol comprare un terreno agricolo, ma il contadino Baldo (Don Backy) non vuole assolutamente venderlo. Mordacchia prova con ogni mezzo, persino spedendo al casolare alcune prostitute, che sconvolgono sia Baldo che l’amico Bastiano (Caporale), ma non lo convincono a cedere la terra. Prende in mano la situazione Greta (Mell), la procace moglie di Mordacchia,
che invita in villa il contadino per sedurlo. Non ci riescono, né lei (Baldo si addormenta durante un suo strip), né la figliastra Paola (Viviani), nonostante una sexy danza del ventre. Baldo s’innamora della cameriera Carla (Longo), che soltanto nel finale mostra un seno rigoglioso. Non solo, vince un sacco di soldi e diverse proprietà al commendatore, grazie a una lunga partita a scopa. Il risultato è che Baldo diventa socio d’affari di Mordacchia, dividendo con lui tutto, persino le grazie della disponibile segretaria (Maiolini).

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Alfonso Brescia gira un soggetto del produttore Mauro Righi (pure sceneggiatore) in due luoghi storici del cinema italiano: il casolare di via delle Pietrische, a Manziana, e la villa di Casale Lumbroso, a Roma, numero 167. Due location molto gettonate che hanno visto produzioni di pellicole più o meno importanti e che si prestano come set di una tarda commediaccia in salsa burina. Qualcuno ha visto nel film una parodia de La stangata (1973) di George Roy Hill – con Robert Redford e Paul Newman – in salsa erotica. Forse la partita a scopa avrebbe tale ambizione, ma tutto il film è soprattutto una farsa scollacciata con mattatore un Don Backy pastore ciociaro e un Ugo Bologna insolito coprotagonista.
Commedia sexy che gode di un esaltante cast femminile: Marisa Mell improvvisa uno spogliarello e si lascia frugare tra i seni da Don Backy che cerca di uno stecchino da denti; Sonia Viviani mette in scena una perversa danza del ventre; Malisa Longo in una rapida sequenza mostra un seno prosperoso; Paola Maiolini è una segretaria molto sporcacciona.
In definitiva il film è più casto di quel che si potrebbe pensare, fa intuire molto ma mostra davvero poco, anche se la tensione erotica è palpabile. La trama è basata sul detto “contadino, scarpe grosse e cervello fino”, con la borghesia imprenditoriale rappresentata da Ugo Bologna, uno specialista nei panni del cummenda milanese.
Brescia e Righi non si fanno mancare una blanda critica verso i figli dei ricchi che recitano un ruolo comodo da comunisti contestatori, ma viaggiano in Ferrari e con le tasche piene. Paola (Viviani) e lo sciocco fidanzato recitano due patetici dialoghi pensati per dare una giustificazione politica – di cui non si sentiva il bisogno – alla pellicola. Il film vale ancora la visione per le numerose gag comiche,
per un Don Backy travolgente e per la bellezza del cast femminile.

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Mereghetti e Morandini nemmeno citano l’esistenza della pellicola; Farinotti – di solito il più largo di maniche – assegna una sola stella; Giusti lo definisce un film di scarso culto interessante solo per un Don Backy versione pastore ciociaro alla Celentano e interpretato da un cast femminile ultratrash.
Approfittiamo per ripassare la figura di Alfonso Brescia (Roma 1930 – 2001), con l’aiuto dell’indispensabile manuale di Roberto Poppi. Figlio d’arte, il padre è il produttore Edoardo, lavora con Amendola e Caiano, debutta con Il magnifico gladiatore (1964) e si specializza nel puro cinema commerciale. Se c’è una cosa che Brescia non possiede è la vocazione autoriale, gira prodotti di ogni genere, a basso costo: western, peplum, bellico,
avventuroso, giallo, erotico. Alcuni lavori portano la firma di Al Bradley, pseudonimo anglofono usato per seguire una moda del tempo. Il suo tratto distintivo va ricercato nella fantascienza (cinque film in contemporanea) e nelle
sceneggiate di successo interpretate da Mario Merola. La sua carriera declina dopo il 1985, si stempera blandamente assecondando la fine del cinema di genere. Ultimo film: Club vacanze (1996), ancora inedito. Roberto Poppi dice di Brescia:
“Regista tra i più prolifici del nostro cinema, la sua produzione si contraddistingue per un certo decoro formale e un grande mestiere, spesso sviliti da soggetti mediocri e budget inadeguati”.

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Amori, letti e tradimenti

Un film di Alfonso Brescia. Con Don Backy, Sonia Viviani, Marisa Mell, Ugo Bologna, Malisa Longo,Paola Maiolini, Enzo Spitaleri Commedia, durata 90 min

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Don Backy: Baldo
Marisa Mell: Greta
Ugo Bologna: Commendator Mordacchia
Malisa Longo: Carla
Riccardo Parisio Perrotti: l’impiegato del commendatore
Enzo Spitaleri: Giulietto
Sonia Viviani: Paola
Paola Maiolini: la segretaria del commendatore
Aristide Caporale: Bastiano
Paola D’Egidio: una prostituta

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Regia Alfonso Brescia
Soggetto Mauro Righi
Sceneggiatura Mauro Righi
Produttore Mauro Righi
Casa di produzione Alexandra Cinematografica Internazionale
Fotografia Giuseppe Aquari
Montaggio Vincenzo Vanni
Musiche Sante Maria Romitelli
Scenografia Elena De Cupis

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Gordiano Lupi

Per una volta tralascio le recensioni cinematografiche e le biografie dei personaggi del cinema per parlare di un autore che, come me, è appassionato di cinema, in particolare di cinema di genere.
Gordiano Lupi, toscano di cinquant’anni, è uno dei personaggi più importanti e più competenti nell’ambito della ricerca, della biografia e della storia del cinema di genere italiano.
Personaggio poliedrico, attratto da molteplici interessi, Lupi è contemporaneamente Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, (http://www.ilfoglioletterario.it), scrittore di cinema, di letteratura, appassionato di quella terra bellissima e misteriosa che è Cuba, della quale ha scoperto talenti letterari praticamente sconosciuti al pubblico italiano.
Non è solo questo, Gordiano Lupi; è anche uno scrittore, con uno stile molto personale.
L’ultima sua fatica editoriale è Una terribile eredità, libro edito nel 2009 per la editrice Perdisa, nel quale racconta una vicenda terribile ambientata in Angola.
Una molteplicità di interessi che ne fa persona assolutamente affascinante, sia per la passione che esprime nei suoi scritti, sia per la competenza e l’eleganza che contraddistinguono il personaggio.
Personalmente ho conosciuto Gordiano Lupi grazie ad uno dei suoi libri dedicati al cinema di genere, nello specifico Le Dive Nude, una vera e propria Bibbia per conoscere i segreti del cinema di due dive degli anni settanta, Edwige Fenech e Gloria Guida, viste attraverso le loro partecipazioni ai film della commedia sexy all’italiana.
Un’autentica miniera di informazioni, annotazioni, mini recensioni assolutamente indispensabili per chi si occupa di cinema di genere; così come altrettanto importanti sono Fernando Di Leo e il suo cinema nero e perverso,
un atto d’amore verso il regista pugliese morto nel 2003 e autore di affascinanti film come Milano calibro 9, Avere 20 anni e La mala ordina.
Ma il mondo del cinema, visto da Lupi, abbraccia anche altri generi; importanti sono Dracula e i Vampiri,scritto in collaborazione con Maurizio Maggioni ed edito da Profondo rosso nel 2008, Cannibal. Il cinema selvaggio di Ruggero Deodato, esaustiva descrizione dei cannibal movie del controverso regista autore di Cannibal holocaust, o ancora Orrore erotismo e pornografia secondo Joe D’Amato, dedicato ad Aristide Massaccesi, il regista romano morto nel 1999, prolifico autore di film che spaziano dall’horror al sexy e che virò la sua produzione, a fine anni settanta, verso il porno d’autore, Filmare la morte. Il cinema di Lucio Fulci, un altro tributo ad uno dei maestri del thriller all’italiana, Il cittadino si ribella. Il cinema di Enzo G. Castellari, dedicato al settantaduenne regista romano autore di La polizia incrimina, la legge assolve, Il cittadino si ribella ecc.
La passione di Lupi per il cinema è evidente nei suoi scritti; a ciò unisce l’abitudine di aggiungere piccoli aneddoti che diventano importanti sopratutto nel caso di biografie di personaggi poco conosciuti, o comunque passati nel dimenticatoio, come Simonetta Stefanelli, Ely Galleani ecc.
In particolare si nota, leggendo i suoi scritti, l’amore per un cinema del quale siamo tutti innamorati, quello che traghettò l’Italia bacchettona e moralista di metà anni sessanta attraverso la rivoluzione culturale degli anni settanta, indiscutibilmente i più fertili dal punto di vista creativo della storia del cinema italiano. Un amore che oggi sembra condiviso anche da molti giovani, che viaggiano alla riscoperta di un cinema fatto spesso con pochi soldi, con pochi mezzi ma con tanta creatività, quella che Lupi esalta praticamente ad ogni passo dei suoi libri.
Impressionante, e sopratutto invidiabile, la capacità di Lupi di spaziare attraverso vari generi letterari; passa con disinvoltura dal giallo al thriller, al racconto letterario, nel quale usa uno stile immediato e diretto, che facilita la lettura anche al lettore meno avvezzo alla parola stampata.
Molti autori per esempio utilizzano l’estro letterario con parole forbite e concetti aulici, quasi che la forma possa alla fine mascherare in qualche modo l’assenza di profondità del testo; Lupi è uno scrittore anche emozionale, come dimostrano i suoi libri sul cinema, che ho citato, nei quali i vari soggetti finiscono per assumere una veste umana spesso dimenticata da altri autori
Chiunque voglia cimentarsi con la letteratura di Lupi non ha altro da fare che consultare la sua voluminosa e affascinante produzione.
Tra i gialli segnalo “Nero Tropicale”, “Orrori Tropicali”, “Avana Killing”, mentre per tutto il resto della sua opera vi rimando al blog dello scrittore, raggiungibile all’indirizzo http://www.infol.it/lupi; vi troverete praticamente tutto,
con l’elenco delle sue opere, con la sezione ebook dalla quale è possibile scaricare gratuitamente opere come Cuba, Paolo Montanez, Sangue tropicale e Il vero volto di Cuba.

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Lettere da lontano – Tracce Edizioni, Piombino 1998

Il gabbiano solitario – Olfa Ferrara, 2000

Sangue tropicale – Ghost Edizioni, Collegno 2000 – 1a ed.

Poesie per un amore – Ed.Il Foglio, Piombino 2000

Sangue tropicale – Ed. Il Foglio, Piombino 2000 – 2a ed.

Il mistero di Incrucijada – Prospettiva Editrice, Civitavecchia, 2000

Sangue tropicale – Ed Il Foglio, Piombino 2001 – 3a ed (contiene il racconto inedito La vecchia ceiba)

Ultima notte di sangue – Effedue Edizioni, Piacenza 2001

L’età d’oro racconti per ragazzi – Ed. Il Foglio, Piombino 2001

Fame (la trilogia cannibale) – con Luigi Boccia e Nicola Lombardi) Ed Il Foglio, Piombino 2001

Il giustiziere del Malecón – Prospettiva Editrice, Civitavecchia 2002

Le ultime lettere di Pilvio Tarasconi – Ed. Il Foglio, Piombino 2002

Per conoscere Aldo Zelli – Ed. Il Foglio, Piombino 2002

Il palazzo – Ed. Il Foglio, Piombino 2002

Machi di carta – Stampa Alternativa, Viterbo 2003
(traduzione del romanzo di Alejandro Torreguitart Ruiz)

Nero tropicale – Terzo Millennio, Caltanissetta 2003
(Sangue tropicale, La vecchia ceiba, Parto di sangue, Il sapore della carne e l ‘inedito Nella coda del caimano)

Cuba Magica – conversazioni con un santéro – Mursia, Milano 2003

Dottor Banner e Mister Hulk
(traduzione del saggio di Daniel Ciberio con appendice sull’Uomo Ragno – Il Foglio, Piombino 2003)

La marina del mio passato – Nonsoloparole , Napoli 2003
(traduzione del racconto lungo di Alejandro Torreguitart Ruiz)

Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura – Stampa Alternativa, Viterbo 2004

Sangue tropicale – versione a fumetti (sceneggiatura) – Il Foglio, Piombino 2004

Un’isola a passo di son – viaggio nella musica cubana – Bastogi, 2004

Piombino tra storia e leggenda – Il Foglio 2004 (opera collettiva con F. Micheletti e E. Migliorini)

Serial killer italiani – cento anni di casi agghiaccianti da Vincenzo Verzeni a Donato Bilancia – Editoriale Olimpia, Firenze 2005

Nemici miei – Stampa Alternativa, Viterbo 2005

Vita da jinetera – Edizioni Il Foglio – Piombino, 2005
(traduzione del romanzo di Alejandro Torreguitrat Ruiz)

Almeno il pane, Fidel – Stampa Alternativa, Viterbo 2006

Orrori tropicali – storie di vudú, santeria e palo mayombe – Il Foglio, Piombino 2006

Cuba particular – Sesso all’Avana – Stampa Alternativa, Viterbo 2007
traduzione dal romanzo di Alejandro Torreguitrat Ruiz

Coppie diaboliche (con Sabina Marchesi) – Olimpia – Firenze, 2008

Adios Fidel – A.Car, Milano, 2008 – traduzione da Alejandro Torreguitart

Avana killing – Sered – Roma, 2008

Mi Cuba – Mediane – Milano, 2008

Il mo nome è Che Guevara – A.Car, Milano, 2008 – traduzione da Alejandro Torreguitart

Delitti in cerca d’autore (I.D.I., 2008 – in edicola)

Cattive storie di provincia – A.Car, Milano 2009

Cuba Libre -Scrivere e vivere all’Avana, di Yoani Sanchez. Traduzione a cura di Gordiano Lupi – Rizzoli, 2009

Sangue habanero – Eumeswil, 2009

Una terribile eredità – Perdisa – Bologna, 2009

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Cannibal – il cinema selvaggio di Ruggero Deodato – Profondo Rosso, Roma 2003
Tomas Milian, il trucido e lo sbirro – Profondo Rosso, Roma 2004
Erotismo, orrore e pornografia secondo Joe D’Amato – Profondo Rosso, Roma 2004
Le dive nude Il cinema di Gloria Guida e Edwige Fenech – Profondo Rosso, Roma 2006
Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari – (in collaborazione con Fabio Zanello) – Profondo Rosso, Roma 2006
Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci – (in collaborazione con As Chianese) – Edizioni Il Foglio – Piombino, 2006
Dracula e i vampiri – (in collaborazione con Maurizio Maggioni) – Profondo Rosso, Roma 2007
Commedia Sexy all’italiana – Mediane – Milano, 2007
Sexy made in Italy – Profondo Rosso – Roma, 2007
Il cinema nero e perverso di Fernando di Leo – Profondo Rosso, Roma 2009
Federico Fellini – A cinema greatmaster – Mediane, 2009

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aprile 14, 2016 Posted by | Commedia | , , , , , , , | Lascia un commento

Di che segno sei?

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Film in quattro episodi, con tema portante i quattro gruppi in cui sono divisi i 12 segni astrologici, ovvero acqua,terra fuoco e aria, diretto da Sergio Corbucci nel 1975 girato con un cast all star che racchiude i nomi più importanti della commedia all’italiana degli anni settanta.

Primo episodio,Acqua

Dante è un marittimo che in seguito ad una visita medica crede di essere sul punto di cambiare sesso, ovvero diventare una donna.
La rivelazione gli provoca ovviamente un trauma e Dante tenta il suicidio.In seguito si convince a convivere con la realtà che incombe e si adatta alla cosa, salvo scoprire, dopo varie vicissitudini, che il dottore aveva inopinatamente confuso le analisi.

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Secondo episodio,Aria

Claquette è una donna della Romagna appassionata di ballo, che ha un sogno, comprarsi una Vespa; a tal pro decide di iscriversi ad una gara di ballo per vincere il premio in palio ma il suo compagno di allenamenti e suo partner Lorenzo finisce per rompersi una gamba con il risultato che Claquette è costretta a rivolgere il suo sguardo altrove per trovare un degno sostituto.
Lo individua in Alfredo detto “Fred Astaire”, un ballerino sposato ad una donna che nella vita fa la lottatrice.
Nella gara la coppia dopo aver superato tutte le selezioni arriva a vincere, ma la vittoria dei due sarà amara perchè Alfredo verrà arrestato dalla polizia per tentato omicidio, in quanto l’uomo per sbarazzarsi della gelosa moglie aveva tentato di eliminarla fisicamente.

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Terzo episodio,Terra

Basilio è un operaio edile con un sogno nel cassetto: mettere da parte i soldi per acquistare una tabaccheria e cambiare finalmente vita.
Un giorno, nel palazzo alla cui costruzione sta lavorando vede arrivare il proprietario dello stabile, il conte Leonardo e la sua bellissima amante Cristina; ne rimane così colpito che durante il viaggio di ritorno in treno dimentica di scendere dallo stesso ed è costretto a passare la notte in un’automobile rottamata in una stazione di servizio.
Qui arrivano il conte e Cristina, che ha una disperata voglia di fumare.
Basilio potrebbe cambiar loro i soldi che servono per utilizzare il distributore automatico ma rifiuta prendendosi una piccola rivincita.Arriva anche a rifiutare i soldi che potrebbero servirgli per rilevare la famosa tabaccheria e realizzare il suo sogno.
Il conte e Cristina litigano e il primo, dopo la discussione, pianta l’amante e si allontana. Cristina, pur di avere l’agognata sigaretta si offre a Basilio.
Qualche ora dopo il conte ritorna con in mano una stecca di sigarette e presa Crisitina va via con lei. Basilio ha così perso la sua grande occasione ma ha avuto comunque qualcosa a cui teneva tanto…

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Quarto episodio, Fuoco

Nando è una guardia del corpo che viene assunta dal Commendator Ubaldo Bravetta per vigilare su di lui.L’imprenditore è infatti a rischio rapimento e Nando fa del suo meglio per sventare i presunti tentativi di sequestro a cui crede che Ubaldo sia sottoposto.Non è così in realtà, perchè da quel momento Nando finirà per diventare una spina nel fianco di Ubaldo, malmenando sistematicamente persone innocue o lo stesso imprenditore e scambiando semplici avvenimenti casuali per atti dolosi.Quando viceversa si verificherà il tentativo di sequestro vero, Nando si rivelerà drammaticamente ma anche comicamente inadatto al suo ruolo…

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A fare da collante ai quattro episodi descritti è il tema, assolutamente marginale dei gruppi di appartenenza dei segni astrologici; in realtà l’astrologia centra poco o nulla se non come apologo di un paese in profondo cambiamento, nel quale la lotta politica e sociale, le grandi battaglie civili e i grandi ideali stanno per trasformarsi in un unicum che porterà il paese stesso alla stagione del riflusso.Siamo ancora lontani dagli edonistici anni 80, ma i segnali del cambiamento ci sono, con un paese che inizia a credere nell’oroscopo, nei concorsi a premi, nei giornali pieni di gossip che anticipano i temi portanti degli anni ottanta, quando il paese, stanco di lutti e della triste stagione degli anni di piombo passerà ad un’epoca in cui tutti i valori degli anni settanta verranno dimenticati per lasciar spazio all’arrivismo più rampante ma sopratutto alla voglia sfrenata di dimenticare un passato recente triste e plumbeo.
Ma nel film di Corbucci questi temi si possono osservare solo in trasparenza o quantomeno solo lontanissimi sullo sfondo.
La pellicola è più che altro un tentativo di far sorridere in un momento storico in cui c’è veramente poco da ridere; un tentativo riuscito a metà o meno, perchè la formula del film a sketch funziona marginalmente per la scarsa omogeneità degli episodi e per il loro diverso peso specifico.
Se l’episodio interpretato da Sordi (Fuoco) è probabilmente il più divertente, con l’attore romano che interpreta un personaggio che ricalca quello già interpretato in Un americano a Roma, caciarone e fanfarone, che finisce per stravolgere la vita del suo datore di lavoro salvo consegnarlo poi a coloro che volevano rapirlo, quello con protagonista Pozzetto è ben equilibrato, con altri due grandi protagonisti del cinema italiano, Salce e la Ralli.
E’ un episodio agro/dolce, con protagonista un muratore che rinuncerà al sogno della sua vita per un puntiglio e che ne ricaverà comunque qualcosa in cambio, una notte d’amore con il suo sogno proibito, la bellissima Cristina.
Molto meno riuscito, decisamente anonimo è l’episodio interpretato dal duo inedito Celentano-Melato; la storia non cattura, è fragile e i due protagonisti finiscono ingabbiati nei loro personaggi.
Infine l’episodio con protagonista Villaggio dimostra in maniera lampante come l’attore genovese fosse prigioniero della maschera di Fantozzi; le sue espressioni, le sue battute restano implacabilmente sempre le stesse e finiranno per diventare il suo personale marchio di fabbrica, rendendolo uno degli attori più sopravvalutati della storia del cinema.
Un film in chiaro scuro come pochi, strettamente legato alla sua struttura ad episodi, che non permette un’omogeneità spontanea della storia e che per questioni di tempi cinematografici finisce per mortificare le storie stesse, compresse in spazi temporali ristretti.
Corbucci scrive la sceneggiatura con uno stuolo di amici, come lo stesso Sordi, con Mario Amendola, con Bruno Corbucci ecc.
Alla fine ottiene un prodotto di sicuro successo nazional popolare che si impone anche grazie alla voglia di ridere o quanto meno di sorridere di un paese avvolto da una cappa di piombo.
Corbucci replicherà il tentativo due anni più tardi con esiti ancora inferiori con il film Tre tigri contro tre tigri.
Da segnalare nel cast la presenza di Lilli Carati al suo esordio sullo schermo nel ruolo di una ballerina al fianco di Celentano con cui girerà qualche anno dopo Qua la mano e di Carmen Russo in una brevissima scena durante la quale scende una scalinata con la gonna svolazzante.
Il resto del cast fa il suo.
Il film è passato numerose volte in tv ed è di facile reperibilità in rete.

Di che segno sei?
Un film di Sergio Corbucci. Con Renato Pozzetto, Paolo Villaggio, Alberto Sordi, Luciano Salce, Mariangela Melato, Adriano Celentano, Giovanna Ralli, Ugo Bologna, Barbara Magnolfi, Marilda Donà Commedia, durata 130′ min. – Italia 1975.

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Di che segno sei banner personaggi

Adriano Celentano: Alfredo Astariti detto “Fred Astaire”
Mariangela Melato: Marietta detta “Claquette”
Paolo Villaggio: Dante Bompazzi
Renato Pozzetto: Basilio
Alberto Sordi: Nando Mericoni
Giovanna Ralli: la contessa Cristina
Luciano Salce: il conte Leonardo
Ugo Bologna: Commendator Ubaldo Bravetta
Massimo Boldi: Massimo
Giuliana Calandra: Maria
Lilli Carati (come Ileana Carati): “Chewingum”
Gil Cagnè: Ballerino
Jack La Cayenne: Enea Giacomazzi detto “Bolero”
Angelo Pellegrino: Lorenzo
Marilda Donà: la cameriera del commendator Brevetta
Shirley Corrigan: segretaria del commendatore
Maria Antonietta Beluzzi: Maria Vincenzoni, detta “King Kong”
Enzo De Toma: un pendolare
Marcello Di Falco: Cosimo, il domestico
Gino Pernice: il Dottore
Luca Sportelli: Il marito “ipotetico” di Bompazzi alla discoteca, che parla con accento siciliano (l’uomo con gli occhiali)
Raffaele Di Sipio: membro della giuria della gara di ballo (l’uomo calvo con il monocolo)
Ettore Geri: Geri
Sofia Dionisio: amante del commendatore
Lello Bersani: Tv reporter
Barbara Magnolfi: ragazza nella sauna
Marcello Tusco: Vice di Bravetti
Lucia Alberti: Sé stessa
Mafalda Berri:
Carmen Russo: ragazza importunata
Eduardo Faietta: Capo dell’organizzazione delle guardie del corpo
Alberto Postorino: funzionario del commendator Ubaldo Brevetta (l’uomo aggredito da Nando Mericoni)
Mauro Misul: Il giudice che telefona alla polizia, spaventato da Nando Mericoni

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Regia Sergio Corbucci
Soggetto Mario Amendola, Franco Castellano, Sabatino Ciuffini, Bruno Corbucci,
Sergio Corbucci, Massimo Franciosa, Giuseppe Moccia, Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Sceneggiatura Mario Amendola, Franco Castellano, Sabatino Ciuffini, Bruno Corbucci,
Sergio Corbucci, Massimo Franciosa, Giuseppe Moccia, Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Produttore Franco Cristaldi
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Lelio Luttazzi
Scenografia Giantito Burchiellaro

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L’opinione dell’utente Dr.Jerryll tratta da http://www.filmtv.it

A volte si pretende troppo da un film. Questi episodi sono nati per divertire il pubblico e ci riescono. Un poker d’assi della comicità italiana in altrettanti sketch. Villaggio gioca con la sua solita comicità dell’assurdo, quasi kafkiana; Celentano e Pozzetto ripropongono i loro personaggi lunari; Sordi rispolvera efficacemente l’americano di Roma. Proprio questo ultimo episodio è il più riuscito diventando un vero e proprio film nel film. Da rivalutare in fretta!

L’opinione dell’utente B.Legnani tratta dal sito http://www.davinotti.com


Celebre film ad episodi, piuttosto disuguali. Bello quello con Sordi, che rifà l’americano “de Roma”; divertente quello surreale con Pozzetto (in tv viene tagliata una scena con la Ralli, per cui lo spettatore non capisce, nel finale, perché Pozzetto parli di collànt). Più deboli quello con Celentano (nonostante una paio di battute notevoli ed una Lilli Carati in fiore) e quello con Villaggio (nel quale si vedono Carmen Russo e Luca Sportelli, non accreditati).

L’opinone dell’utente Markus tratta dal sito http://www.davinotti.com

Quartetto di episodi con cast di all stars racchiusi in un unico film commercialmente riempi-sala. A parte la confezione puramente commerciale e fine a se stessa, la pellicola, pur in forma discontinua, allieta lo spettatore con quanto di meglio potevano offrire, seppur stancamente, gli attori presenti. L’episodio più ricordato è l’ultimo con Sordi, che fa il verso a se stesso reinterpretando nuovamente il Nando Moriconi di Un americano a Roma. Gli altri episodi sono piuttosto divertenti o quantomeno scacciapensieri. Un po’ datato.

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Marilda Donà

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Giuliana Calandra

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Sofia Dionisio

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Carmen Russo

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Mariangela Melato

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Lilli Carati

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Renato Pozzetto

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Adriano Celentano

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Alberto Sordi

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giugno 18, 2013 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Il belpaese

Il belpaese locandina

Guido, stanco del lavoro su una piattaforma per l’estrazione del greggio nel golfo Persico, decide di rientrare in Italia con i soldi che è riuscito a risparmiare.
Ma già nel momento stesso in cui scende dall’aereo che è atterrato a Milano, l’uomo si rende conto che il belpaese non è più assolutamente quello che ha lasciato nel 1970.
Siamo infatti nel 1977, e il primo approccio con il belpaese è tra il tragico e il surreale; una banda di palestinesi stermina tutti i passeggeri del volo, e Guido si salva solo perchè si è chinato per baciare il suolo.
E’ l’inizio di un incubo per Guido, che dovrà fare i conti con delinquenti di ogni risma, terroristi e indiani metropolitani, femministe e volgari banditi.

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Il belpaese 7

Paolo Villaggio

Nonostante tutto Guido apre un’orologeria, che ben presto viene assalita da banditi e da giovani estremisti che “espropriano” la merce. Durante una delle tante disavventure, Guido si imbatte in “Mia”, una femminista che in realtà non ha nome, ma che Guido chiamerà Mia perchè durante la manifestazione lei ha scandito il famoso “Io sono Mia”.
Le cose non vanno bene per Guido, che passa di disgrazia in disgrazia, fino a subire un devastante attacco al negozio; Mia, della quale è innamorato, decide di avere un figlio con lui, ma poi lo abbandona.

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Silvia Dionisio

Dopo l’ennesimo colpo subito, Guido su consiglio dei parenti, decide di tornare nel golfo Persico.
Ma durante il tragitto verso l’aeroporto, in lui scatta qualcosa: torna sui suoi passi, e decide di non arrendersi, coinvolgendo i vicini del negozio e altra gente, che sembra in attesa solo di qualcuno che faccia il primo passo.
Poi l’happy end, con Mia che lo bacia.
Luciano Salce, a due anni dalla presentazione del campione d’incassi Fantozzi gioca la carta della satira estrema, usando come suo solito le gag già proposte nel mitico Fantozzi e ripresentando anche parte del cast, come la Mazzamauro e Gigi Reder.

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Paolo Villaggio e Pino Caruso

Ma il risultato è quantomai deludente; a parte le gag a getto continuo, che vedono il solito Paolo Villaggio interpretare da par suo l’imbranato anche se fondamentalmente onesto Guido, non si va oltre qualche risata, peraltro nemmeno amara vista l’estrema goliardia delle situazioni proposte.
Tutto è esagerato nel film; più che l’Italia degli anni di piombo, sembra di vedere un regime del SudAmerica in preda alla più totale anarchia.
Il risultato è un film debole sin dalle prime battute, che mostra abbondantemente limiti di sceneggiatura a tutto vantaggio di situazioni farsesche o estreme.

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Tutto, nel film, è volutamente esagerato, come del resto accade nei film con protagonista Villaggio/Fantozzi, ovvero il personaggio sfigato sul quale si abbattono situazioni paradossali ad ogni secondo; e questo alla fine diventa un grande limite del flm stesso, perchè la satira viene accantonata e si assiste ad una serie di situazioni volutamente oltre il limite, con il risulato destabilizzante di privilegiare la farsa in luogo della denuncia.
Qualche sprazzo felice c’è, comunque: belli i dialoghi tra il maturo Guido e Mia, in cui fa capolino l’affetto e l’amore da una parte, dall’altra la contestazione al sistema e la voglia di riappropriarsi di un’identità femminile che non sia solo uno stereotipo o un luogo comune.
Ma è davvero troppo poco.

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Non giova nemmeno la presenza di personaggi surreali e stravaganti, come Carletto, interpretato da un giovane Massimo Boldi, commesso dell’orologeria occupato a spararsi canne mostruose o a bucarsi con eroina, così come appaiono deboli i personaggi di Alfredo/Gigi Reder e l’imprenditrice Gruber, una mal sfruttata Anna Mazzamauro.
L’unico personaggio ben delineato, con una psicologia ben definita resta Mia, interpretata dalla bellissima Silvia Dionisio; Villaggio è bravo, ma troppo simile a Fantozzi, anche se la sua figura è meno macchiettistica e più dolente.
Qualche nota sulla location: a farla da padrone è Milano, con scene girate in strade riconoscibilissime per i milanesi doc come via XX settembre, la Darsena; ma c’è anche buona parte del film ambientata a Roma, con la famosa Villa Giovanelli, abitata dalla Gruber/Mazzamauro e l’Eur, con le sue grandi strade.

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Il belpaese, un film di Luciano Salce, con Paolo Villaggio, Silvia Dionisio, Gigi Reder, Anna Mazzamauro, Ugo Bologna, Massimo Boldi, Pino Caruso Italia 1977 Commedia

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Il belpaese banner protagonisti

Paolo Villaggio     …     Guido Belardinelli
Silvia Dionisio    …     Mia
Anna Mazzamauro    …     Signora Gruber
Pino Caruso    …     Ovidio Camorrà
Gigi Reder    …     Alfredo
Massimo Boldi    …     Carletto
Giuliana Calandra    …     Elena
Raffaele Curi    …     Spadozza
Ugo Bologna    …     Direttore della banca
Leo Gavero    …     Il venditore di orologi
Carla Mancini    …     Lisetta
Saviana Scalfi    …     La moglie del venditore di orologi
Bruno Alias     …     Ospite all’apertura del negozio (uncredited)
Ennio Antonelli    …     Scagnozzo di Spadozza (uncredited)
Fortunato Arena    …      Restauratore (uncredited)
Renato Bassobondini    …     Uomo in sciopero della fame (uncredited)
Nestore Cavaricci    …     Poliziotto (uncredited)
Tom Felleghy    …     Andrea – l’uomo che viene rapito mentre dà indicazioni (uncredited)
Lina Franchi    …     Ospite all’apertura del negozio (uncredited)
Enrico Marciani    …     Signore che inveisce contro le femministe (uncredited)
Giuseppe Marrocco     …     Uomo in fila in banca (uncredited)
Ettore Martini    …     Uomo in banca (uncredited)
Simone Santo    …     Parcheggiatore (uncredited)
Antonio Spinnato    …     Mario (uncredited)
Maria Tedeschi    …     Donna al funerale (uncredited)
Pietro Zardini    …     Impiegato della banca (uncredited)

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Regia:     Luciano Salce
Soggetto:     Castellano e Pipolo
Sceneggiatura:     Castellano e Pipolo, Luciano Salce, Paolo Villaggio
Produttore:     Fulvio Lucisano
Scritto da : Franco Castellano, Giuseppe Moccia, Luciano Salce, Paolo Villaggio
Musiche: Gianni Boncompagni, Piergiorgio Farina    , Paolo Ormi
Fotografia :Ennio Guarnieri
Montaggio: Antonio Siciliano
Trucco: Ennio Cascioli, Gianfranco Mecacci,Mario Michisanti
Direttore di produzione: Raimondo Castelli, general organization
Eros Lanfranconi    ….     direttore di produzione
Lamberto Palmieri    ….     direttore di produzione
Egidio Valentini    ….     direttore di produzione

Curiosa pellicola, che affianca trovate “basse” (il quiz d’ingresso, alla Mike Bongiorno) a una denuncia condotta in modo che può apparire qualunquista, ma che fotografa una certa Italia sul finire degli Anni Settanta. Il meccanismo iperbolico, purtroppo, viene presto a noia, per cui il motivo di culto resta, per me, la clamorosa e vistosa presenza di Carla Mancini nel ruolo di Lisetta.

Troppa carne al fuoco (terrorismo, varia criminalità, movimenti studenteschi, femministe, droga, figli dei fiori…). E quando, al fuoco filmico, la carne è troppa, si rischia di rovinarla. Qui Villaggio, una sorta di Fracchiozzi (Fracchia-Fantozzi), si barcamena tra un’esagerazione e l’altra, facendo quel che può, negli evidenti limiti del suo personaggio. Inoltre, la pellicola è penalizzata da un’eccessiva lunghezza, che finisce per appesantirla. Boldi così così. Pur non sollevandosi quasi mai da una generale mediocrità, si può anche vedere, ma perderlo non costituisce reato.

Eccessivo ed estenuante. La sfiga all’ennesima potenza concentrata nel repertorio fantozziano più deprimente, abusato e tedioso (la bomba nel vestito, la masticazione di nascosto, etc.). Una delle peggiori prove di Salce-Villaggio. Finale con pretese sociologiche, invitante all’amicizia e all’ottimismo. La Mazzamauro replica il ruolo della Silvani; la Mancini appare in uno dei suoi ruoli più consistenti.

Pessimo film di Salce, che scade fin da subito in un tremendo qualunquismo e non strappa mai una risata che sia una. Passi per il soggetto, anche se mi è sembrato più un film da Pingitore che non da Salce, ma la sceneggiatura è più un collage di episodi accumulati che altro, con personaggi che entrano ed escono in modo piuttosto casuale (Pino Caruso, ad esempio). Un film invecchiato decisamente male, purtroppo.

Tipico prodotto del cinema di quegli anni, il film (è del mitico ’77 nientemeno) propone un confronto facilone tra le pigre tradizioni degli Anni Sessanta idealizzate da uno spaesato Villaggio, che rientra in Italia dopo anni passati all’estero e la situazione di bailamme paraterroristico, con le violenze di piazza e il crimine diffuso. Se c’erano ambizioni di satira sociale, sono andate a vuoto. Ovviamente non c’è analisi, ma allora sarebbe stato meglio buttarla in farsa. Parlare di ambiguità morale vorrebbe dire sopravvalutare il film. Sbagliato.

gennaio 5, 2010 Posted by | Commedia | , , , , , , , , | 6 commenti