Maschio latino cercasi
Maschio latino cercasi, diretto da Giovanni Narzisi su un suo soggetto, è un film del 1977 (distribuito anche con il titolo di L’affare s’ingrossa) composto da 5 episodi con tematica a sfondo sessuale.
Il primo episodio, ambientato a Napoli, vede un turista danaroso alla ricerca di piaceri proibiti (Gianfranco D’Angelo) raggirato da uno scaltro imbroglione Carmine (Vttorio Caprioli);

Gianfranco D’Angelo e Vittorio Caprioli
l’uomo si reca in una camera d’albergo con una ragazza che crede minorenne (Brigitte Petronio), che durante l’intimità mostra un contegno pudico, rifiutando per esempio di spogliarsi con la luce accesa.
Chiaramente è un espediente, e il gonzo turista finirà male.
Il secondo episodio racconta la storia di un altro ricco babbeo, il Bislecchi (Gino Bramieri) , che ha una relazione con la giovane e affascinante Gigia (Gloria Guida), la quale è ormai stanca della relazione con l’uomo, che la molesta e la controlla con un binocolo, impedendole di fatto una vita autonoma. Così, con la scusa dell’età, lo molla.
Il ricco bauscia decide, per riconquistare la giovane amante, di sottoporsi ad una cura ringiovanente presso uno strambo professore tedesco.
La cura sarà solo un palliativo, e il bauscia ne pagherà le conseguenze.
Il terzo episodio vede protagonista Amilcare,(Aldo Maccione) tipico furbacchione che riesce a godere delle grazie di una affascinante avvocato (Dayle Haddon) sotto gli occhi del marito, un pezzo grosso dell’esercito (Luciano Salce), fidando in una prossima e annunciata amnistia.
Nel quarto episodio protagonista è Gennarino, (Orazio Orlando) che vive con la moglie Anna (Stefania Casini) in Germania, dove sopravvive interpretando squallidi film porno.
Luciano Salce,Dayle Haddon e Aldo Maccione
Ma la sua virilità sembra cedere, e riacquisterà vigore solo quando anche la moglie diverrà sua compagna di lavoro.
Nell’ultimo episodio una coppia di baroni, Nicola e Sisina (Aldo Giuffrè e Adriana Asti) ravviva il proprio rapporto di coppia con lo scambio dei partner in un club tedesco per scambisti. Mentre lui sembra a suo agio, Sisina appare titubante e inibita. Ma durerà poco e la donna diverrà ben presto una instancabile sostenitrice dello scambismo.
Film sciatto e di grana grossa, Maschio latino cercasi, lanciato anche con il titolo pesantemente allusivo di L’affare s’ingrossa (sic) ha un solo grosso merito, quello cioè di annoverare un cast di assoluto livello, che comprende attori della comicità come Caprioli, Salce, Maccione, Giuffrè, Bramieri e D’Angelo e attrici quanto meno dignitose a livello fisico, come la Guida, la Petronio e la Haddon, a cui si aggiungono due attrici di ben altro livello come la Asti e la Casini.
Eppure il film, inserito nel floridissimo filone della commedia erotica, non si solleva mai dalla mediocrità, anche per colpa di una sceneggiatura scialba, incapace di valorizzare le capacità dei tanti attori in campo.
Vien fuori un pateracchio in cui le risate latitano, mentre abbondano natiche e seni; diventa anche spiacevole vedere attori come Bramieri sprecati in ruoli assolutamente inadatti, oppure attrici come la Asti e la Casini utilizzate in parti ignobili.
E’ il caso proprio di Stefania Casini, che sembra spaesata proprio dalla difficoltà di interpretare un personaggio così grossolanamente tratteggiato come quello di Anna, la moglie che accorre in aiuto del marito alle prese con la defaillance in campo erotico sul set del filmaccio porno che l’uomo interpreta.
Tipica commedia di quart’ordine, Maschio latino cercasi arriva in un periodo, il 1977, in cui la crisi di identità, di incassi e di idee del cinema italiano si fa più evidente; mostrare tette e natiche ormai non basta più.
Siamo quasi al tramonto di un’epoca, la triste stagione dei film sempre più spinti sta per arrivare.
Maschio latino cercasi, un film di Giovanni Narzisi. Con Adriana Asti, Vittorio Caprioli, Gino Bramieri, Gloria Guida, Brigitte Petronio, Gianfranco D’Angelo, Orazio Orlando, Stefania Casini, Carlo Giuffrè, Aldo Maccione, Dayle Haddon, Luciano Salce Commedia erotica, Italia 1977
Brigitte Petronio, Gianfranco D’Angelo
Adriana Asti … Sisina
Gino Bramieri … Bislecchi
Vittorio Caprioli … Carmine
Stefania Casini … Anna
Gianfranco D’Angelo Il turista
Salvatore Funari … Nanninella
Carlo Giuffrè … Il barone Nicolino di Castropizzo
Gloria Guida … Gigia
Dayle Haddon L’avvocato
Aldo Maccione … Amilcare
Orazio Orlando … Gennarino
Brigitte Petronio La minorenne pudica
Luciano Salce Il colonnello
Regia Giovanni Narzisi
Soggetto Giovanni Narzisi
Sceneggiatura Giovanni Narzisi
Produttore Giulio Scanni
Casa di produzione Staff Professionisti Associati, Pelican Film, Capitol
Distribuzione (Italia) Capitol
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Raimondo Crociani
Marcello Malvestito
Musiche Lelio Luttazzi
Costumi Orietta Nasalli Rocca
L’affittacamere

Le sorelle Giorgia (Gloria Guida) e Angela Mainardi (Fran Fullenwider) alla dipartita della loro amata zia, si ritrovano ad aver ereditato una villa nei dintorni di Bologna; la costruzione, fatiscente, richiede cure e investimento di denaro.
Giorgia, bella e intraprendente tanto quanto la sorella Angela è goffa e svampita, decidono di trasformare la costruzione in una pensione, confidando anche nell’aiuto del fidanzato di Angela, Lillino (Lino Banfi), un meridionale dotato di un appetito degno di Pantagruel.
E’ Giorgia a darsi da fare per attirare clienti nella pensione; giocando sulla sua bellezza fisica, la ragazza riesce a dirottare nella pensione alcuni professionisti.
Così, alla rinfusa, arrivano prima il maresciallo Pasquale Esposito (Enzo Cannavale), che ben presto si trasforma in un tutto fare, l’avvocato Mandelli (Gianfranco Dettori), accalappiato in maniera involontaria da Giorgia, che va a rifugiarsi in macchina dell’uomo dopo essere rimasta in slip e reggiseno per strada, l’onorevole Vincenzi (Vittorio Caprioli), a cui si aggiungeranno altri personaggi.
Nel frattempo il giudice Damiani, un tipo rigido, moralista e inflessibile, venuto a conoscenza dell’esistenza della pensione, decide di indagare sulla stessa; in contemporanea alla storia si aggiungono altri personaggi, ovvero il Prof. Eduardo Settebeni (Luciano Salce), amico del Mandelli, anch’egli incuriosito da quella struttura sopratutto dopo aver incontrato l’amico reduce da una nottata insonne e Anselmo Bresci (Beppe Pambieri), un tipografo che è l’amante di Rosaria (Marilda Donà), moglie del giudice Damiani.
Ogni personaggio ha le sue manie e i suoi tic; la stessa Angela è affetta da sonnanbulismo, erra infatti di notte per la pensione alla ricerca di cibo, e in stato di incoscienza finisce per andare in camera di Mandelli, mentre l’onorevole Vincenzi si appaga autografando le parti intime della disponibile Giorgia, concupita anche dagli altri protagonisti della storia.

Gloria Guida è Giorgia Mainardi
In un crescendo boccacesco, le vicende si intrecciano quando la moglie del professor Settebeni, insospettita dal comportamento del marito, decide di seguirlo e lo vede entrare nella pensione; contemporaneamente il giudice Damiani decide di vederci chiaro e si reca anche lui sul posto.
Qui in un altalenarsi di situazioni curiose, verranno tutti a trovarsi nella stessa stanza, incluso il giudice e sua moglie, scoperta con le mani nel sacco, ovvero a convegno con il suo amante.

Vittorio Caprioli è l’Onorevole Vincenzi
L’arrivo della signora Settebeni costringe tutti ad un patto di mutuo soccorso per evitare lo scandalo; Settebeni annuncia alla moglie di essere sul posto per acquistare la pensione e trasformarla in una clinica.
Così la furba Giorgia riesce a vendere la struttura al professore e con la sorella e il cognato, finalmente sposi, si trasferisce in Puglia dove l’uomo ha appena ereditato una villa con molte stanze. A Giorgia viene un’idea…
Commedia innocua e senza pretese, questa L’affittacamere, diretta da uno specialista del genere, il regista Mariano Laurenti, che l’anno precedente aveva proposto Il vizio di famiglia , forse la sua commedia sexy più riuscita; anche in questo caso utilizza un cast notevole, in cui compaiono grossi nomi del cinema, come quello di Adolfo Celi, di Luciano Salce, di Lino Banfi e Enzo Cannavale, oltre all’onnipresente Caprioli, a Pambieri e Dettori.

Giancarlo Dettori è L’avvocato Mandelli
Il cast femminile è composto da Gloria Guida, dalla sfortunata Fran Fullenwider, morta nel 1997 e dalla bella Marilda Donà; la Guida e la Donà rivaleggiano più in bellezza e sex appeal, piuttosto che in bravura, ma assolvono discretamente il loro ruolo, visto che a loro era rihiesto solo l’essere belle e fisicamente apprezzabili.
Qualche risata quà e là, qualche situazione buffa, alcuni nudi davvero notevoli, qualche incredibile gaffe nella sceneggiatura, come quella che vede la Guida entrare seminuda nell’auto di Dettori e lo stesso utilizzare la chiave per aprire la porta.
In un film che si propone solo come passatempo per stimolare due risate sono cose ampiamente giustificabili; per fortuna manca la solita componente scurrile, davvero molto limitata o inesistente, il che rende questo prodotto, se non memorabile, almeno degno di essere visto.
La recensione del Morandini, ancora una volta, porta fuori strada: “Ereditata da una zia contessa una villa malridotta vicino a Bologna, due intraprendenti sorelle la trasformano in una pensione molto, molto ospitale che attira i maschi della zona. Nell’orto del cinema erotico-pornografico Laurenti si è fatto un nome. Non manca il sale dell’umorismo”
Se, come detto, “non manca il sale dell’umorismo” allora perchè bollare con il voto minimo il film?
L’affittacamere, un film di Mariano Laurenti. Con Vittorio Caprioli, Gloria Guida, Giancarlo Dettori, Luciano Salce, Lino Banfi, Adolfo Celi, Enzo Cannavale, Vincenzo Crocitti, Fran Fullenwider, Giuseppe Pambieri, Giuliana Calandra, Dino Emanuelli, Marilda Donà
Erotico, durata 100 min. – Italia 1976.
Gloria Guida … Giorgia Mainardi
Lino Banfi … Lillino
Enzo Cannavale … Pasquale Esposito
Vittorio Caprioli … Onorevole Vincenzi
Adolfo Celi … Giudice Damiani
Giancarlo Dettori L’avvocato Mandelli
Fran Fullenwider … Angela Mainardi
Giuseppe Pambieri … Anselmo Bresci
Luciano Salce … Prof. Eduardo Settebeni
Marilda Donà … Rosaria la moglie di Damiani
Giuliana Calandra Adele Bazziconi – moglie di Settebeni
Dino Emanuelli … Notaio
Francesco D’Adda Orazio
Vincenzo Crocitti Paziente di Settebeni
Blue jeans

Blue jeans è lo pseudonimo utilizzato da Daniela, una ragazza con poco meno di diciotto anni, nel suo lavoro di giovane prostituta. Il nomignolo le deriva dall’utilizzo di hot pants in jeans, il suo abbigliamento usuale. Durante un incontro a pagamento con un maturo cliente, la ragazza viene fermata dalla polizia mentre è appartata in un auto, identificata e portata in commissariato.
Qui racconta al funzionario di polizia che la interroga di essere figlia naturale di un noto e ricco restauratore, Carlo Anselmi, che ancor prima della nascita di Daniela aveva avuto una relazione con la madre. Convocato in questura, Carlo si vede affibbiato la custodia di questa ragazza assolutamente disinibita, ed è costretto a portarla a casa con se. Carlo vive con Marisa, che ben presto è costretta a dover fare i conti con l’intrigante ragazza, che interrompe l’idilio con il suo compagno, rendendole ben presto la vita un vero inferno.
Ma non solo: la ragazza porta scompiglio anche nella tranquilla vita borghese dell’uomo, creando imbarazzo anche durante le riunioni con gli amici.Un giorno, mentre la tensione è al massimo, e Marisa ha dovuto lasciare la casa, stanca delle continue intrusioni di Daniela, compare uno strano individuo nella vita di Daniela e Carlo: è Stefano, un giovane muto che riesce a farsi ospitare nella bellissima residenza del restauratore.
Il giovane in realtà non è affatto muto, e in accordo con Daniela ha studiato un piano per far attribuire all’uomo la paternità di Daniela, ucciderlo e quindi permettere alla ragazza di ereditare i cospicui beni dell’uomo. Sedotto dalla bellezza e dalla freschezza di Daniela, Carlo cede e inizia una appassionata relazione con la ragazza. Che alla fine decide di non assecondare più il piano di Stefano: quando sta per scattare la trappola che dovrebbe portare alla morte Carlo, Daniela interviene, ma troppo tardi.
Il giovane uccide l’antiquario/restauratore, ma Daniela vendica l’amante facendo precipitare Stefano da una passerella, la trappola che avevano preparato assieme per uccidere Carlo.Rinunciando a proseguire nella sua rivendicazione dei beni di carlo, Daniela torna alla vita squallida della prostituzione.
Giallo abbastanza convenzionale, con piccole e timide concessioni ai nudi sempre apprezzabili di Gloria Guida, Blue jeans non si segnala per nessun merito particolare.
Anzi, i primi venti minuti, con l’interrogatorio della ragazza sono di una noia senza pari. Il film non decolla mai, e per tre quarti si limita a mostrare i tentativi i Daniela di distruggere la tranquillità della vittima predestinata, anche se va rimarcato il lodevole tentativo di Imperoli di non concedere tanto all’occhio lubrico dello spettatore, spingendo invece il film verso la connotazione thriller. Il finale riesce a salvare in qualche modo il film, con il classico delitto-castigo-espiazione.
La Guida, che interpreta la disinibita Daniela, è almeno convincente nella sua parte, cosa che invece non si può dire di Gianluigi Chirizzi, molto a disagio nei panni di Stefano. Paolo Carlini, personaggio centrale nei panni di Carlo, se la cava senza infamia e senza lode.
Blue jeans, un film di Mario Imperoli, con Gloria Guida, Paolo Carlini, Annie Carol Edel, Gianluigi Chirizzi, Mario Pisu, Rino Bolognesi, genere drammatico, Italia 1975


Gloria Guida … Daniela ‘Blue Jeans’ Anselmi
Paolo Carlini … Dr. Carlo Anselmi
Annie Carol Edel Marisa – amante di Carlo
Gianluigi Chirizzi … Sergio Prandi
Mario Pisu … Mario Mauri
Marco Tulli … Cliente di Daniela

Regia: Mario Imperoli
Sceneggiatori:Mario Imperoli, Piero Regnoli
Musiche originali:Nico Fidenco
Fotografia:Romano Albani
Montaggio:Sandro Lena
Costumi:Claudia Schiff
La liceale
Capostipite del genere cinematografico ad ambientazione studentesca, con chiaro sfondo erotico/soft, La liceale, film di Michele Massimo Tarantini uscito nelle sale nel 1976, riunisce, per la prima volta, tutti i canoni che saranno la base di partenza per il futuro successo del genere, ovvero la presenza della bellona di turno, in questo caso imperonata dalla fresca e bella Gloria Guida, le spalle comiche, pronte a scatenarsi in gag spesso al limite del becero e del volgare, come Alvaro Vitali,
Gloria Guida
e l’utilizzo di buoni caratteristi dal passato e futuro illustre, come il sempre bravo Carotenuto, che diventerà preside in diverse pellicole, Gianfranco D’Angelo, classico professore, il bravissimo Enzo Cannavale. Anche questo film non si discosta poi molto da tutti i cloni usciti successivamente, distinguendosi però per una certa sobrietà di sceneggiatura, per i dialoghi meno sgangherati tipici dei prodotti successivi.
La trama è abbastanza semplice, e ci mostra la giovane Loredana, afflitta da una famiglia abbastanza sgangherata, in cui i due genitori, separati, svolgono una vita abbastanza frivola e libertina; sua madre infatti ha una relazione con un anonimo tipo privo di qualsiasi interesse, suo padre, che è imprenditore, sembra avere come unica occupazione la seduzione di giovani pulzelle. Loredana sembra adattarsi a questo stile di vita frivolo e anche amorale dei suoi genitori, dedicandosi con entusiasmo (molto sospetto) allo stesso sport, distribuendo la sua virtù con troppa facilità.
E poichè Loredana tutto è tranne che una cima, che affascina solo per la sua prorompente vitalità e sopratutto per la sua esuberanza carnale, accade che dopo aver sedotto compagni e insegnanti, conoscenti e quant’ altro, anche se solo dal punto di vista della semplice eccitazione, alla fine cade nelle braccia di un collaboratore del padre, che ne approfitterà senza scrupoli per poi abbandonarla.
Così la giovane Loredana, che ha anche eccitato in maniera indecorosa un giovane compagno, facendo con lui il bagno nuda in uno specchio d’acqua, riceverà una specie di giusta punizione per aver tanto mostrato e poco concluso. Morale finale abbastanza spicciola, un tanto al chilo, ma come già evidenziato, il film colpì gli spettatori in virtù più che altro della presenza della prorompente Gloria Guida, qui nel massimo fulgore, che si espone generosamente agli sguardi del suo affezionato pubblico.
Spazio nella pellicola anche per la futura onorevole Ilona Staller, per qualche risatina, tirata fuori però davvero con sforzo e spazio sopratutto all’epidermide. In fondo il successo di questi prodotti va ascritto sicuramente alle grazie femminile, e quelle della Guida erano davvero di prim’ordine.
La liceale, un film di Michele Massimo Tarantini. Con Gloria Guida, Gianfranco D’Angelo, Giuseppe Pambieri, Alvaro Vitali, Gisella Sofio, Ilona Staller, Enzo Cannavale, Mario Carotenuto, Rodolfo Bigotti, Angela Doria, Enrico Abate, Renzo Marignano, Franco Diogene
Commedia, durata 90 min. – Italia 1976.

Gloria Guida con Gianfranco D’Angelo
Gloria Guida: Loredana D’Amico
Giuseppe Pambieri: dott. Marco Salvi
Gianfranco D’Angelo: prof. Guidi
Gisella Sofio: Elvira D’Amico, madre di Loredana
Rodolfo Bigotti: Gianni Montrone
Alvaro Vitali: Petruzzo Sciacca
Enzo Cannavale: Osvaldo, amante di Elvira
Mario Carotenuto: comm. D’Amico, padre di Loredana
Angela Doria: Lucia
Ilona Staller: Monica
Franco Diogene: amante di Monica
Marcello Martana: padre di Lucia
Renzo Marignano: prof. Mancinelli
Regia Michele Massimo Tarantini
Soggetto Francesco Milizia
Sceneggiatura Francesco Milizia, Marino Onorati, Michele Massimo Tarantini
Produttore Luciano Martino
Produttore esecutivo Gianni Saragò
Casa di produzione Dania Film
Distribuzione (Italia) Inter Record cinematografica
Fotografia Giancarlo Ferrando
Montaggio Raimondo Crociani
Musiche Vittorio Pezzolla
Scenografia Elio Micheli
Costumi Elio Micheli
Trucco Claudia Giustini
Il solco di pesca
Cosa sia il solco di pesca è lasciato alla fervida immaginazione dello spettatore; qualora lo stesso non fosse abbastanza smaliziato, diremo che si tratta del sedere femminile, elevato al rango di feticcio in puro stile Tinto Brass in questo film del 1975, diretto da Maurizio Liverani, alla sua seconda e ultima prova da regista, e verrebbe da dire, fortunatamente.
La storia inzia con il giovane ex seminarista Davide, che dopo aver scelto la strada della laicità, si improvvisa fotografo. In questo modo fa conoscenza con la giovane, bella e disinibita Vivien, donna sposata ad un attore cinematografico. Innamorato dei glutei femminili, il giovane Davide coinvolge la vogliosa Vivien nel suo gioco preferito.
Tra i due scoppia una torrida passione fatta di estasi e sensi, che con il protrarsi del tempo finisce per giungere a noia a.d entrambi; a quel punto Davide punta la giovane servetta di casa, attratto anche in questo caso dal solco di pesca (in verità davvero bello) della ragazza. Tuttavia Tonina, che è vergine, non vuole sacrificare la sua verginità, così con sommo gaudio di Davide, i due trovano una soluzione che possiamo definire, di compromesso.
Il marito di Vivien all’improvviso si scopre geloso, e caccia di casa la donna, che si rifugia dall’amante. Il quale, alla fine, decide di tornare in convento, dove porterà la sua strana passione verso altre mete, in questo caso un ambiguo frate. Tonina si concede al massaggiatore di Vivien, mentre quest’ultima si consola assumendo una nuova colf.
Filmetto dalla chiara matrice erotica, Il solco di pesca si segnala per la la noia quasi insopportabile che assale dopo pochi minuti, quando diventa chiaro che il film è il classico espediente per mostrare le nudità della Brochard e sopratutto di Gloria Guida; basato su una sceneggiatura approssimativa, il film mostra, fotogramma dopo fotogramma, una povertà quasi imbarazzante di idee, affidandosi ad una trama tanto pruriginosa quanto banale.
I personaggi hanno uno spessore estremamente limitato, così alle povere attrici altro non resta da fare che seguire diligentemente il copione, mettere in mostra il solco di pesca e arrivare alla ingloriosa fine, quando, in maniera quasi boccaccesca, i assiste all’improbabile ritorno di Davide tra le mura conventuali, in un ancor più improbabile amorazzo questa volta di stile omosex.
Martine Brochard
Le due attrici, la bella Martine Brochard, alle prese con le profferte pseudo artistiche del seminarista/fotografo, mostrano tutto il loro splendore, che effettivamente resta un gran bel vedere; se c’è una scena da ricordare, è quella in cui la Brochard presta le sue natiche per una serie di tatuaggi/timbri, mentre Gloria Guida, che sfodera un doppiaggio in bolognese quasi surreale, è l’altra cosa per la quale il film potrebbe valere una visione.
Il solco di pesca, un film di Maurizio Liverani. Con Gloria Guida, Martine Brochard, Emilio Cigoli, Alberto Terracina, Diego Ghiglia, Andrea Camilleri
Erotico, durata 90 min. – Italia 1976

Martine Brochard … Viviana
Gloria Guida … Tonina
Alberto Terracina …Davide
Diego Ghiglia … Marito di Viviana
Roy Bosier … Masseur
Rita Corradini … Amica di Viviana
Emilio Cigoli …Zio di Davide
Regia Maurizio Liverani
Sceneggiatura Maurizio Liverani
Produttore Tino Biasia (produttore associato)
Casa di produzione Top International Films
Distribuzione (Italia) Indief
Fotografia Angelo Bevilacqua
Montaggio Giuseppe Giacobino
Musiche Teo Usuelli
Scenografia Antonio Visone
Costumi Rita Corradini
Trucco Stefano Trani
Quell’età maliziosa
Napoleone è un pittore, che un giorno decide di fuggire dalla sua vita, divenuta inutilmente complicata, sentimentalmente instabile anche per colpa di una fidanzata spaventosamente chiacchierona. Decide quindi di cambiare lavoro e ambiente, e si reca sull’isola d’Elba, e qui si presenta alla proprietaria di una villa, proponendosi come manutentore dei giardini.
Napoleone, Nino Castelnuovo e la conturbante Paola, Gloria Guida
La donna, una piacente signora con una figlia poco più che adolescente, lo assume, e da quel momento per il povero Napoleone iniziano i guai. La donna lo provoca in tutti i modi, facendosi vedere nuda, e lo stesso fa la maliziosa figlia, Paola, che approfitta del giovane pittore/giardiniere per esporgli le proprie grazie, in un gioco sottilmente erotico.
Anita Sanders
Le cose però sono destinate a precipitare e a volgere nel dramma; un giorno Paola invita Napoleone ad una passeggiata sulle colline dell’isola. Qui, al solito, si spoglia completamente; ma questa volta andrebbe incontro ad un brutto destino non fosse per la presenza proprio di Napoleone; un pescatore, che ha visto la ragazza nuda, stesa sotto il sole, la assale,e la ragazza per difendersi.lo colpisce con un sasso, rompendogli il cranio. Napoleone, accorso, va in cerca di qualcosa per curare l’uomo, che nel frattempo muore.
La mamma di Paola, accorsa, getta il cadavere dell’uomo in mare, e costruisce delle prove che incolpino ingiustamente il povero Napoleone qualora il delitto venga scoperto. Al pittore non resta altro da fare che fuggire ancora, meditando sul suo destino tanto simile a quello dell’illustre predecessore che portava il suo nome.
Commedia erotica in bilico tra il sexy e il drammatico, Quell’età maliziosa, film del 1975 diretto da Silvio Amadio si divide nettamente in due parti, coincidenti grosso modo con i due tempi canonici dello stesso;
ad un primo tempo scanzonato, malizioso e in qualche modo irriverente, segue una seconda parte drammatica, che culmina nell’omicidio del pescatore, passando attraverso i classici e pruriginosi fotogrammi della Sanders (la madre di Paola) e quelli con protagonista una bellissima e sexy Gloria Guida (Paola), attraverso sequenze in cui predomina un certo gusto ricercato per l’ambientazione (mare e colline dell’isola d’Elba), scene anche scanzonate (il palpeggiamento di Paola nell’autobus), la seduzione con rifiuto dell’amplesso (la madre di Paola).
Qualche caduta di tensione, tutto sommato non determinante; ben delineato il personaggio di Napoleone, un perdente su più fronti, interpretato con professionalità da Nino Castelnuovo, bene anche la maliziosa figura di Paola, interpretata dalla solita, finta ingenua Gloria Guida, che comunque ben tratteggia il personaggio della ragazza provocante e finta pudica. Un film di discreta fattura, lento quanto basta, erotico solo in alcune sequenze, il che lo discosta in qualche modo dall’abbondante produzione cinematografica a sfondo sexy.
Quell’età maliziosa,un film di Silvio Amadio. Con Nino Castelnuovo, Gloria Guida, Anita Sanders, Andrea Aureli, Mimmo Palmara
Drammatico, durata 93 min. – Italia 1975.
Gloria Guida: Paola
Nino Castelnuovo: Napoleone
Anita Sanders: madre di Paola
Mimmo Palmara: il pescatore spagnolo
Andrea Aureli: il patrigno di Paola
Regia Silvio Amadio
Soggetto Silvio Amadio
Sceneggiatura Piero Regnoli, Silvio Amadio
Casa di produzione Domizia Cinematografia
Fotografia Antonio Maccoppi
Montaggio Silvio Amadio
Musiche Roberto Pregadio
Scenografia Saverio D’Eugenio
Gloria Guida
Protagonista della stagione della commedia sexy all’italiana, Gloria Guida è oggi oggetto di cult, assieme alla sua rivale Edwige Fenech, in virtù delle sue 27 partecipazioni a pellicole del genere sexy, che ebbe il suo massimo splendore nel periodo a cavallo tra gli inizi degli anni settanta e la fine degli stessi.

Gloria Guida accanto a Johnny Dorelli nel suo ultimo film, Sesso e volentieri
Bella, bionda e terribilmente sexy, Gloria Guida ha intepretato il sogno maliziosamente erotico di più generazioni, che hanno assistito alle sue interpretazioni in pellicole oggi divenute oggetto di culto. Una carriera nata per caso, e che ha avuto immediatamente un gran successo in virtu dell’indubbia bellezza di Gloria, ma anche della sua stupefacente carica sexy, di quel suo sottile erotismo mai sbattuto in faccia allo spettatore, ma, al contrario, velato e malizioso; a guardarli oggi, quei suoi film iniziali, ci si rende conto di come fossero basati totalmente sulla sua interpretazione, sempre maliziosa, mai volgare, esplicitata attraverso un erotismo casalingo, che lasciava tutto all’immaginazione, e che non trascendeva mai nel banale o che non si spingeva mai vicino al confine del proibito.

Gloria Guida nel film Scandalo in famiglia
Il suo era, come quello della Fenech, in fondo, un sano erotismo casereccio; come nel caso della Fenech, i fugaci amplessi erano consumati quasi con pudore, con scene che lasciavano tutto all’immaginazione, e che mai erano portate oltre i confini di un visivo fatto di porzioni di corpo, di immagini del suo corpo bellissimo mostrato solo in atti tutto sommato innocenti. Una seduzione potentemente immaginaria, quindi, ben lontana da quel tipo di commedia sexy che sfociò in seguito nel softcore prima e nell’hardcore vero e proprio in seguito.

La Guida in Quell’età maliziosa
Nel corso degli anni, Gloria Guida, che ha concesso pochissime interviste, ha sempre rimarcato il carattere inoffensivo delle sue pellicole, ha sempre difeso quell’erotismo cerebrale, fatto di immagini assolutamente pudiche, di nudi presi sotto la doccia o durante il classico gesto di seduzione del liceale, del professore o dell’innamorato di turno. Seducente, maliziosa senza malizia, con quel corpo splendido, ma mai peccaminoso oltre il lecito, Gloria ha finito per assurgere a simbolo di un proibito casalingo; non la trasgressione, quindi, ma un sano erotismo profumato e nostalgico, fatto di ricordi di banchi di scuola, di ragazze carine e irraggiungibili che sedevano al fianco ideale dello spettatore, che riviveva scene scolastiche o domestiche.
Un altro fotogramma tratto da Quell’età maliziosa
Di volta in volta Gloria Guida appariva come la liceale di cui lo spettatore era innamorato, quella che filava invece un altro, o la domestica procace, immaginario erotico dei rampolli della buona famiglia, o ancora la cuginetta, l’amica dell’amica, quella bella e quasi irraggiungibile, la donna da afferrare e da amare, un tantino maliziosa ma mai perversa.

Gloria Guida in Peccati di gioventù
Gloria Guida, che oggi ha 53 anni, e che è una donna bellissima e carica di una sensualità matura, ha esordito in ambito cinematografico nel 1974, quando non aveva ancora compiuto i 18 anni, essendo nata a Merano nel 1956, a novembre. Aveva esdordito come cantante, in uno dei tanti locali della riviera romagnola, dove si era trasferita con la sua famiglia, e si era fatta notare immediatamente per la sua bellezza.
Dal film Maschio latino cercasi
Ed è nel 1974 che la Guida vince un concorso di bellezza, abituale trampolino di lancio delle starlette in cerca di fama, e ottiene una scrittura per il film di Mario Imperoli La ragazzina; il ruolo di Monica, splendida adolescente desiderata dai coetanei ma anche da uomini molto più maturi di lei, e che alla fine sceglierà proprio uno di questi, un riservato professore di storia, abile amatore, sembra una seconda pelle cucita addosso. I critici storcono il naso e bollano il film come “commediola insulsa”, ma il successo è clamoroso, tanto che Gloria entra nel cast del film La minorenne, diretto nello stesso anno, il 1974, da Silvio Amodio.
Questa volta è Valeria, una ragazzina che soffre l’ambiente soffocante della famiglia, e che nel suo college sogna avventure (anche erotiche) con persone più grandi di lei. Tornata nella sua famiglia, all’apparenza rispettabile, ma ipocrita e perbenista, Valeria dopo diverse esperienze trova il grande amore.
Anche questo ruolo, che le è stato praticamente cucito addosso, la impone come simbolo proibito, come sogno smaccatamente erotico. Lo stesso Amodio replica la situazione del film La minorenne nel suo lavoro successivo, del 1975, affiancando a Gloria il maturo Nino Castenuovo; il film è Quell’età maliziosa, e questa volta il ruolo di Paola, interpretato dalla Guida, è smaccatamente seduttivo.
Lei e sua madre (Anita Sanders), si dividono le attenzioni di un giardiniere, sedotto sia dalla giovane che dalla madre di lei. Il successo è totale, irresistibile; la grazia sottilmente peccaminosa, il volto angelico e malizioso, quel corpo che farebbe dannare un santo diventano davvero parte dell’immaginario collettivo. E se i critici bollano i suoi film come mediocri, Gloria va avant i per la sua strada, lavorando nello stesso anno in Peccati di gioventù, ancora una volta sotto la regia di Amodio. Questa volta il personaggio di Angela, figlia di un maturo insegnante, che sconvolge la vita dello stesso mentre è in procinto di risposarsi, è decisamente negativo, mentre il film tenta di uscire dal clichè della commedia erotica per tentare la via, improbabile, del dramma famigliare.

Gloria Guida agli esordi, nel film La liceale
La Guida è davvero impagabile, in questo film, e riesce a mostrare un talento che sfugge al clichè fino ad allora affibbiatole, quello della ragazzina sexy. Nello stesso anno arriva la parte di Maria (suor Immacolata) nel film di Ferretti La novizia, opera discutibile imbastita attorno alla figura di Maria, una timida novizia che finisce per innamorarsi di un ragazzo, che la convincerà ad uscire dal convento, suscitando la reazione della madre di lei con conseguente tragedia finale. Ma il ruolo che le consegna la fama maggiore e che resterà scolpito nella memoria degli spettatori è quello di Loredana in La liceale, che inaugurerà il cosidetto filone studentesco, e che ci consegna una diciannovenne Gloria Guida assolutamente irresistibile; Loredana, preda ambita da tutti, è in realtà l’immagine riflessa di Gloria, sempre più bella e affascinante.
Il film di Tarantini è un successo clamoroso, e consolida la fama dell’attrice, ormai diva a tutti gli effetti.La vogliono tutti, e lei sceglie di lavorare in Il solco di pesca, di Liverani, forse la sua pellicola meno riuscita; la storia è banale, l’unica mozione di merito riguarda proprio il solco di pesca ( allocuzione per indicare le natiche) della bellissima Gloria. Non va meglio con il successivo Il gatto mammone, di Cicero, scialba commedia piena di luoghi comuni,in cui l’unico personaggio a salvarsi è, guarda caso, proprio quello interpretato da Gloria, ovvero Marietta.

Gloria Guida in L’affittacamere
Se analizziamo la carriera di Gloria Guida, in questi suoi primi due anni di cinema, vediamo come l’attrice possedesse certamente doti recitative che andavano aldilà dei ruoli che le offrivano costantemente. Ma il mondo della celluloide spesso stringe i suoi protagonisti in un angolo, ne sfrutta la fama, la bellezza, le doti fisiche e ne standardizza l’immagine. Così, i film successivi cone Blue jeans, del 1975 diretto da Imperoli, nel quale è Angela, una improbabile prostituta, il successivo Scandalo in famiglia, di Andrei (1976) nel quale l’attrice interpreta il ruolo di una ragazza innamorata dello zio, film fiacco e noioso, e Ragazza alla pari, diretto da Mino Guerrini,in cui è la solita, procace minorenne che affitta stanze a deputati, riuscendo così a diventare importante, diventano un clichè talmente stretto da costringere l’attrice a svolgere oi, ormai solo e soltanto parti replicate all’infinito.

Un’altra scena tratta da L’affittacamere
Nei due anni successivi, Gloria Guida lavora in pratica in film che sembrano l’uno la copia carbone dell’altro: si chiamano L’affittacamere, Il medico la studentessa,Oriazi Curiazi 3-2 e Maschio latino cercasi; preludio ad un film drammatico, Bermude la fossa maledetta, diretto da Renè Cardona nel 1978, e nel quale l’attrice si trova a lavorare con il grande John Houston, oltre a Claudine Auger e Marina Vlady.
Nel film Gloria interpreta la parte della nipote di un anziano archeologo, Michelle, e per la prima volta vedremo l’attrice morire in un film. Nel 1978 l’attrice gira uno dei film più interessanti e controversi dell’intero decennio settanta, un’opera che ha conosciuto, nel corso degli anni, una rivalutazione talora eccessiva, ben aldilà dei meriti propri del film. Si tratta di Avere vent’anni, di Fernando Di Leo, nel quale è Lia, occasionale amica d’avventure e di disgrazie di Tina, interpretata da Lilli Carati.
Il medico,la studentessa
Il film, che racconta la storia di due disinibite ragazze che passeranno attraverso diverse esperienze e che finiranno male, ad opera di una banda di balordi, subirà diversi tagli censori, sia per la rpesenza di scene saffiche tra le due attrici, sia per il finale violentissimo, con la violenza perpetrata ai danni di tina, con l’impalamento che verrà tagliato e ripristinato solo nelle versioni successivi ad uso domestico.

Gloria Guida con Renato Pozzetto in Fico d’India
Dopo l’uscita del film, e sopratutto dopo il suo iniziale insuccesso, Di Leo ebbe parole molto dure nei confronti delle protagoniste, definite come “due ragazze alle quali la parola attrice si addice poco”. Giudizio sommario e ingiusto, quello di Di Leo; le due beniamine del pubblico si giocarono l’affetto del pubblico, con questo film, in due ruoli drammatici che finivano in quel modo crudele. La parentesi drammatica viene chiusa e Gloria Guida torna al suo ruolo di studentessa, questa volta in uno degli ultmi successi del filone, La liceale nella classe dei ripetenti, ancora una volta nel ruolo della fintamente ingenua studentessa concupita da tutti.
Sempre nel 1978 ricopre il ruolo di Polly in Indagine su un delitto perfetto, di Rosati, un buon thriller nel quale spiccano le presenze di Joseph Cotten,Adofo Celi e Alida Valli. L’anno si chiude con il modesto Travolto dagli affetti famigliari, film diretto da Mauro Severino. Il 1979 è un anno sicuramente fondamentale per la carriera di Gloria Guida; la commedia sexy è ormai agonizzante, il cinema è in crisi, in seguito anche all’avvento delle tv private, che distolgono spettatori dal cinemaa tutto vantaggio dl piccolo schermo. Gloria, che ha solo 23 anni, interpreta le ultime pellicole del genere erotico all’italiana, ossia La liceale il diavolo e l’acquasanta, L’infermiera di notte e La liceale seduce i professori; la sua bellezza è sempre fresca, ma gli anni passati a interpretare il clichè della liceale, della ragazzina provocante, hanno ormai il loro peso.
Avere vent’anni
Il filone liceale/infermiere/parenti è morto definitivamente, e il cinema italiano si sta orientando su un nuovo genere di commedia, quella brillante, oppure sta virando pericolosamente verso l’erotismo più spnto. Subito dopo aver girato la commedia Fico d’India di Steno, la’ttrice accetta il ruolo di Marta nel film Bollenti spiriti, del 1981. Ed è una scelta decisiva, perchè sul set del film nasce l’amore tra la Guida e Giorgio Guidi, quasi una nemesi anche nei cognomi; Johhny Dorelli, che all’epoca aveva 44 anni, crea con la bellissima attrice un sodalizio privato che sarà cementato da un’unione a prova di bomba, e dal quale nascerà una figlia, Guendalina.
Gloria Guida in Travolto dagli affetti familiari
L’attrice, da quel momento, medita davvero su un suo prossimo ritiro dalle scene, e accetta di partecipare solo a due film, La casa stregata, di Corbucci e l’ultimo in assoluto, almeno fino ad ora, Sesso e volentieri, nel quale è la moglie, non solo nella realtà di Johnny Dorelli. L’attrice si ritira dalle scene, per dedicarsi esclusivamente alla famiglia, rientrando sulle scene al fianco del marito ma solamente in teatro. E’ il 1982, e Gloria Guida ha soltanto 26 anni, una grande carriera alle spalle, anche se limitata alla commedia sexy, e la voglia di vivere una vita lontana dai riflettori. Cosa che farà, mantenendo un distacco quasi assoluto nei confronti di quel mondo che le ha dato soldi e successo.

Indagine su un delitto perfetto
Tornerà in due brevi miniserie Tv sul finire degli anni 80, per poi ritornare alla sua vita privata; nelle rare interviste concesse ai giornalisti, la Guida ha sempre difeso quei suoi film definiti, giustamente, per collegiali, ricordando come in effetti le scene di nudo contenute nelle varie pellicole non avevano nessuna malizia eccessiva. Così come l’attrice ha ricordato come la decisione di abbandonare le scene sia nata dalla voglia di vivere una realtà che fosse una dimensione umana, e che la sua innata pigrizia ha contribuito in maniera determinante.Oggi, a distanza di tanti anni da quella sua ultima apparizione in Sesso e volentieri, Gloria Guida continua ad essere un autentico mito, accresciuto anche dalla riscoperta, e in alcuni casi dalla valorizzazione, delle pellicole da lei girate, come Avere vent’anni, La liceale ecc.
Travolto dagli affetti famigliari
Orazi Curiazi 3-2
La ragazza alla pari
Il medico,la studentessa
Travolto dagli affetti famigliari
La liceale seduce i professori
Fico d’India
Il solco di pesca
Due fotogrammi da La casa stregata
La liceale,ildiavolo e l’acqua santa
La liceale nella classe dei ripetenti
La liceale seduce i professori
Ragazza alla pari
Il triangolo delle Bermuda
Se devi dire una bugia dilla grossa
La ragazzina, regia di Mario Imperoli (1974)
La minorenne, regia di Silvio Amadio (1974)
Il solco di pesca, regia di Maurizio Liverani (1975)
Quella età maliziosa, regia di Silvio Amadio (1975)
Peccati di gioventù, regia di Silvio Amadio (1975)
La novizia, regia di Pier Giorgio Ferretti (1975)
La liceale, regia di Michele Massimo Tarantini (1975)
Il gatto mammone, regia di Nando Cicero (1975)
Blue Jeans, regia di Mario Imperoli (1975)
Scandalo in famiglia, regia di Marcello Andrei (1976)
Ragazza alla pari, regia di Mino Guerrini (1976)
Il medico… la studentessa, regia di Silvio Amadio (1976)
L’affittacamere, regia di Mariano Laurenti (1976)
Orazi e Curiazi 3 – 2, regia di Giorgio Mariuzzo (1977)
Maschio latino cercasi aka L’affare si ingrossa, regia di Giovanni Narzisi (1977)
Avere vent’anni, regia di Fernando Di Leo (1978)
Il triangolo delle Bermude (The Bermuda Triangle), regia di René Cardona Jr. (1978)
Indagine su un delitto perfetto, regia di Giuseppe Rosati (1978)
Travolto dagli affetti familiari, regia di Mauro Severino (1978)
La liceale nella classe dei ripetenti, regia di Mariano Laurenti (1978)
La liceale seduce i professori, regia di Mariano Laurenti (1979)
La liceale, il diavolo e l’acquasanta, regia di Nando Cicero (1979)
L’infermiera di notte, regia di Mariano Laurenti (1979)
Fico d’India, regia di Steno (1980)
Bollenti spiriti, regia di Giorgio Capitani (1981)
La casa stregata, regia di Bruno Corbucci (1982)
Avere vent’anni
Avere vent’anni è il film più controverso e discusso di Fernando Di Leo, vuoi per la storia, forse un tantino velleitaria e irrisolta nei suoi aspetti fondamentali, vuoi per le noie che il film stesso ebbe con la censura italiana, a causa principalmente della scena lesbo tra la Carati e la Guida, ma anche e sopratutto per le violentissime immagini finali.
Gloria Guida
Tanto che il film uscì in diverse versioni, una delle quali, edulcorata, passò nei cinema permettendone così la visione ai maggiori di anni diciotto. Un film a tratti confuso, a tratti vibrante, tipico prodotto del cinema di Di Leo, uno che comunque il suo mestiere sapeva farlo.
La storia di Lia (Gloria Guida) e Tina (Lilli Carati), due giovani molto confuse sia sul presente che sull’avvenire, si incrociano fatalmente con quella di Michele il Nazariota, uno strano tipo che vine in una sorta di comune abitata da personaggi stravaganti, quando anche non rifiuti volontari di una società che non accettano e che non li accetta.
Vittorio Caprioli, il Nazariota
Caricate durante un autostop, le ragazze finiscono per fare la conoscenza del mimo Arguinas (Leopoldo Mastelloni) e sopratutto di Rico (Ray Lovelock), un personaggio ambiguo del quale si innamora Tina, oltre a quella di Patrizia (Licinia Lentini), una donna femminista ante litteram, che ha avuto una relazione con Riccetto (che è in realtà un informatore della polizia).
Lilli Carati, Tina
Quest’ultimo ha il compito di spiare i vari personaggi che entrano in contatto con gli appartenenti della scombinata comune, per identificare i fornitori di droga che riforniscono i vari frequentatori del posto. Le ragazze restano un po nella comune, concedendosi varie avventure sessuali e consumando anche un rapporto lesbico; per vivere cercano di vendere enciclopedie, ma un giorno un’irruzione della polizia scombina i loro piani. Vengono rispedite a casa con un foglio di via, e mentre stanno tornando a casa, entrano in una trattoria nella quale c’è un malavitoso di rango e i suoi uomini.
Imprudentemente, le ragazze si mostrano dapprima disponibili con gli uomini, per poi rifiutare le avances quando queste divengono più esplicite.Le ragazze fuggono, ma, inseguite, vengono dapprima stuprate selvaggiamente e alla fine trovano una morte orribile.
Un film che ha alcuni passaggi interessanti, che cerca di mostrare il volto confusamente libertario di due ragazze facendole assurgere a simboli di un femminismo troppo spinto, che alla fine termina nel modo più cruento possibile. Un tentativo che riesce a metà, forse perchè troppa è la carne al fuoco, e forse perchè il racconto non è lineare, ma frammentario. Le due attrici, la Guida e la Carati, raccolsero molte critiche, anche se, in realtà, svolgono davvero bene il loro compito. Cammei per Vittorio Caprioli e per Giorgio Bracardi, nel ruolo del commissario.
Il film è ora disponibile su You tube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=bZL-K_h42cc in versione integrale ed in un’ottima qualità video.
Avere vent’anni, un film di Fernando Di Leo. Con Vittorio Caprioli, Gloria Guida, Lilli Carati, Ray Lovelock. Leopoldo Mastelloni, Fernando Cerulli, Daniele Vargas, Vincenzo Crocitti, Licinia Lentini, Giorgio Bracardi, Serena Bennato, Daniela Doria Italia 1978
Gloria Guida: Lia
Lilli Carati: Tina
Ray Lovelock: Rico
Vincenzo Crocitti: Riccetto
Vittorio Caprioli: Michele Palumbo, “il Nazariota”
Licinia Lentini: Patrizia
Silvano Spadaccino: chitarrista
Daniele Vargas: professor Affatati
Giorgio Bracardi: commissario Zambo
Leopoldo Mastelloni: Mimo Arguinas
Serena Bennato: automobilista lesbica
Daniela Doria: Patrizia
Raul Lovecchio: vice commissario
Fernando Cerulli: funzionario in pensione
Franca Scagnetti: venditrice ambulante
Roberto Reale: capo degli stupratori
Regia Fernando Di Leo
Soggetto Fernando Di Leo
Sceneggiatura Fernando Di Leo
Produttore Vittorio Squillante
Casa di produzione Dania Film
Fotografia Roberto Gerardi
Montaggio Amedeo Giomini
Musiche Francesco Campanino
Scenografia Francesco Cuppini
Costumi Francesco Cuppini
































































































































































































































