La cugina
Sin da bambini, i cugini Agata e Enzo hanno sentito una forte attrazione reciproca, culminata in sottili giochi al limite dell’erotismo e conditi da una malizia tutta infantile. Crescendo i due cugini hanno continuato a vedersi, mantenendo viva l’attrazione fra loro sempre in bilico tra l’innocenza e la malizia.
Enzo, iscritto all’università, trascura gli studi preferendo dedicarsi alla sua passione primaria,le donne, mentre Agata che è diventata una splendida ragazza è alla ricerca di un marito.
Lo scopo di Agata si concretizza quando conosce un barone ricco di titoli e soldi, che garantiscono all’ambiziosa ragazza di fare la bella vita sognata; quando il matrimonio è consumato, ecco che Agata, che aveva sempre resistito alla corte del cugino, all’improvviso si abbandona e si concede a Enzo….
Christian De Sica
Stefania Casini
Aldo Lado reduce dal grande successo di La corta notte delle bambole di vetro e di Chi l’ha vista morire? e subito dopo il parziale successo di Sepolta viva abbandona il thriller e il feuilleton per girare una commedia a smaccato sfondo erotico, tratta da un romanzo di Ercole Patti.
L’ambiente è quello classico siciliano, ancora una volta visto come territorio di mollezze, di agi e popolato da sfaccendati assatanati di sesso.
Lado non fa eccezione alla triste regola che vede la stragrande maggioranza dei registi usare stereotipi triti e ritriti che ritraggono una Sicilia patriarcale e feudale, in cui as usual nobili e borghesi si dilettano con le sottane salvo poi pretendere la castità e la verginità dalle future spose.
Francesca Romana Coluzzi
Emblematico a tal pro il dialogo tra i neo sposi, il barone e Agata: “Era indispensabile che io fossi vergine?” chiede Agata al marito, ricevendo la tradizionale risposta “E come no?”
E’ uno dei tanti dialoghi che costellano il film e che mostrano come Lado sia rimasto imbrigliato nei luoghi comuni; a sua scusante c’è la necessità di rispettare la sceneggiatura tratta dal libro e a Lado stesso va riconosciuto il merito di non aver calcato la mano sull’aspetto erotico della vicenda, che invece il libro di Ercoli predilige.
La nipote è un film senza infamia e senza lode, giocato quasi tutto sulle vicende parallele del gruppo di scioperati amici di Enzo impegnati a cercare di sedurre donne in quantità e parallelamente sulle vicende di Enzo e Agata che si attraggono, si sfuggono e alla fine si congiungono carnalmente coronando il sogno nascosto che appare evidente fin dalle prime battute del film.
In mezzo una serie di siparietti di vita siciliana, quella naturalmente dei borghesi e dei ricchi fra banchetti, partite a carte e ricevimenti in lussuose ville.
L’unico vero punto di forza del film, abbarbicato su una sceneggiatura che vedrà decine di repliche dello stanco copione del gallo siciliano sfaccendato e puttaniere, è il cast di ottimi attori assemblato per dare vigore ad un film che altrimenti molto difficilmente sarebbe uscito dall’anonimato.
Dayle Haddon
Agata è interpretata dalla bella modella Dayle Haddon, sicuramente sexy e affascinante anche se davvero poco siciliana mentre Enzo è interpretato da Massimo Ranieri che ancora una volta fa il suo egregiamente.
Ma è nel gruppo di caratteristi che ritroviamo alcune perle, come la presenza di Laura Betti nel ruolo di Rosalia Scuderi, madre del barone a cui fa ancora il bagno, Christian De Sica (sovrappeso e flaccido) nel ruolo del futuro becco Barone Scuderi, di Stefania Casini in quello di Lisa Scuderi sorella un tantino sporcacciona del Barone, di Francesca Romana Coluzzi nella parte della moglie di un onorevole che cornifica in continuazione e con piacere, sopratutto con la combriccola degli amici di Enzo.
La cugina è quindi un film senza particolari meriti ma anche senza particolari demeriti; una commedia innocua che però non annoia e riesce a suscitare qualche interesse sopratutto nella parte centrale del film.
Siamo lontani anni luce dal Gattopardo di Visconti che aveva dalla sua anche un grande romanzo, l’omonimo scritto da Tomasi di Lampedusa, che aveva fatto un ritratto al vetriolo della decadente Sicilia di fine secolo e altrettanto lontani dall’ottimo Paolo il caldo di Vicario, anch’esso tratto da un romanzo bellissimo e sottilmente crudele, quello di Brancati.
Lado si arrangia con il soggetto che trova, con l’unica colpa di non aver saputo resistere all’uso di una certa volgarità di linguaggio e se vogliamo di situazioni.
Un film che definirei minore nella filmografia del regista di Fiume, che l’anno successivo però tornerà al cinema che conosce meglio, quello a metà strada tra il thriller e l’horror, sfornando quel piccolo gioiello che sarà L’ultimo treno della notte.
Da segnalare anche le musiche discrete del grande Morricone.
La cugina
Un film di Aldo Lado. Con Christian De Sica, Stefania Casini, Massimo Ranieri, Dayle Haddon,Jole Fierro, Stefano Oppedisano, Laura Betti, Luigi Casellato, Loredana Martinez, José Quaglio, Cristina Airoldi Commedia, durata 95′ min. – Italia 1974.
Massimo Ranieri … Enzo
Dayle Haddon … Agata
Conchita Airoldi … La cameriera
Laura Betti … Rosalia Scuderi
Luigi Casellato … Peppino
Stefania Casini … Lisa Scuderi
Francesca Romana Coluzzi … Moglie dell’onorevole
Christian De Sica … Ninì Scuderi
Loredana Martínez … Giovannella
Stefano Oppedisano … Ugo
José Quaglio … Fragalà
Regia Aldo Lado
Soggetto Ercole Patti dal suo romanzo omonimo
Sceneggiatura Luisa Montagnana, Massimo Franciosa
Produttore Felice Testa Gay
Produttore esecutivo Bruno Frasca
Casa di produzione Testa Gay Cinematografica, Unidis
Fotografia Gábor Pogány
Montaggio Alberto Galletti
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Elio Balletti
Costumi Fabrizio Caracciolo
Citazioni dal romanzo:
“Agata,a cui Ninì continuava a non piacere nemmeno un pochino, mise la mano sulla sua dicendo
anche tu mi piaci,cosciente di mentire solo per il gusto di farlo innamorare”
“…solo Enzo rimase tutta la vita in attesa, come un ragazzo”
La città gioca d’azzardo
Un giocatore professionista di poker, nonchè abile baro di nome Luca Altieri sbanca un tavolo al Club 72 di proprietà di un boss soprannominato Il Presidente.
Quest’ ultimo, pur consapevole del fatto che Luca ha vinto usando trucchi, decide di tirarselo dalla sua parte e di ingaggiarlo per spennare gli incauti giocatori che frequentano il suo club.
Luca accetta, ma dopo poco finisce per entrare in contrasto con il crudele figlio del Presidente, Corrado, per la sua donna ovvero la bella Maria Luisa che ha accettato la corte di Corrado per paura e sopratutto perchè quest’ultimo le fa fare la bella vita.
Tra i due ben presto inizia una relazione che finisce per arrivare sotto gli occhi di Corrado, che decide di punire in maniera esemplare Luca; dopo averlo fatto pestare a sangue, gli fa rompere le mani.
Nel frattempo Corrado ha provveduto a sbarazzarsi del padre, simulando un incidente domestico in cui l’uomo, che viveva su una sedia a rotelle, precipitando dalla lunga scala di casa per un presunto guasto al meccanismo di sollevamento della sedia finisce per rompersi il collo.
Corrado però non ha la stoffa del padre e gli altri boss che controllano sia il gioco d’azzardo che il traffico di droga decidono di allontanarlo dal loro giro, sopratutto quando Corrado attira su di se gli occhi della polizia.
Il giovane imprudentemente ha fatto uccidere un commissario di polizia corrotto per non dovergli pagare la tangente; nel frattempo Luca, che si è nascosto con Maria Luisa, riprende faticosamente l’uso delle mani ma è costretto a fuggire in Francia per evitare di essere raggiunto dagli sgherri di Corrado.
Qui riprende la vita di un tempo, sognando il colpo grosso che gli permetta di cambiare vita.
La lunga mano di Corrado però lo insegue e grazie al tradimento del nuovo socio di Luca anche il nascondiglio francese viene individuato.
Duante un rocambolesco inseguimento sulla costa francese, Luca riesce a far precipitare l’auto con a bordo Corrado e i suoi uomini giù per una scarpata.
Ma è una vittoria che pagherà a duro prezzo, perchè Maria Luisa che era con lui sulla moto viene colpita a morte.
La corsa in ospedale non serve e la donna muore assieme al bambino che portava in grembo.
La città gioca d’azzardo è un rarissimo caso di noir italiano, genere molto più diffuso nella sua patria d’origine, la Francia.
Visto l’esito finale, è davvero un peccato che altri registi non abbiano seguito la strada intrapresa da Sergio Martino, regista del film girato nel 1975, ultimo degli anni d’oro del cinema italiano.
Il film ha una trama scorrevole, sorretta da una sceneggiatura non particolarmente originale ma ben equilibrata; lo stasso Martino, con la collaborazione di Ernesto Gastaldi bada al sodo, prediligendo la scorrevolezza della pellicola alla complessità dei temi che potevano essere ampliati in fase di trattazione.
Nel film infatti si fa accenno al traffico di droga nelle metropoli, accostandolo al gioco d’azzardo, ovvero due dei problemi più gravi che incombevano sulla società italiana degli anni settanta e che contribuivano a rendere ancor più opprimente l’atmosfera che si respirava, vista anche la concomitante ascesa del fenomeno del terrorismo politico.
La punizione di Maria Luisa (Dayle Haddon)
Inevitabilmente Martino è costretto a scegliere un raggio d’azione che non appesantisca il film e il regista decide così di puntare più sulla dinamicità che sulla profondità dei temi trattati; vien fuori alla fine un film non particolarmente violento, come invece stigmatizzato incredibilmente da molti recensori in cui la storia d’amore tra Luca e Maria Luisa assume preponderanza specifica sullo sfondo di una città violenta e preda di bande contrapposte tese al controllo delle attività criminali.
“Non lo devi toccare, è un ordine”, intima il Presidente e Corrado
La cosa appare però, come già detto, più in sfondo che in primo piano; il vero fulcro diventa la lotta all’ultimo sangue tra il crudele Corrado e Luca, una lotta originata un po dalla rivalità tra i due e sopratutto per il “possesso” dell’affascinante Maria Luisa.
Nella prima mezz’ora giganteggia la figura del Presidente, un vero capo d’organizzazione astuto e intelligente, che predilige l’uso del cervello in luogo della forza bruta caratteristica viceversa dell’inetto Corrado.
Che infatti verrà allontanato dall’organizzazione criminale che faceva capo al padre, vera mente degli affari loschi che gravitavano nella città.
Le temtiche del film quindi diventano molteplici e ci fanno seguire questo contrasto tra padre e figlio e contmporaneamente lo sviluppo della storia d’amore tra Luca e Maria Luisa, prima del cruento finale e della resa dei conti tra i due rivali in affari e in amore.
Luca e Maria Luisa sfuggono ai sicari di Corrado
Come dicevo prima, il film non è particolarmente violento come altri che più o meno raccontavano di fatti di sangue o gesta criminali a sfondo sociale, come lo splendido Cani arrabbiati di Bava in cu davvero si assiste ad un’esplosione di violenza sporca e sudata, ad una violenza psicologica intollerabile o come a tanti altri film inquadrabili nel genere poliziottesco.
La città gioca d’azzardo finisce per ritagliarsi un ruolo specifico che alla fine risulta vincente.
Scorrendo il cast, troviamo i due interpreti migliori in Corrado Pani, quasi diabolico nella sua caratterizzazione di Corrado, il figlio del boss tenuto da questi in disparte perchè considerato troppo violento e comunque inadatto alla gestione del complesso equilibrio del crimine, che richiede intelligenza e astuzia in par dose.
La morte del commissario corrotto
L’altro grande è Enrico Maria Salerno, Il Presidente, che dirige l’organizzazione con sagacia, pagando tangenti e usando l’intelligenza invece delle armi; l’attore milanese è protagonista di una recitazione asciutta e convincente che da dignità ad un personaggio che nel film, ad onta del ruolo criminale che riveste, alla fine suscita anche simpatia.
Luc Merenda è Luca, un simpatico gaglioffo che vorrebbe vivere ai margini di quella società del crimine che in fondo disprezza e che frequenta solo perchè, come dice nel film, “ha imparato a usare le carte fin dalla culla”; l’ex fotomodello Merenda fa il suo, pur nei limiti delle sue capacità artistiche, limitate fortemente in carriera dalla scarsa flessibilità facciale e mimica.
La fine di Corrado e dei suoi uomini
Decisamente opaca la pur bella Dayle Haddon, che ebbe una carriera sicuramente agevolata dalla gran bellezza posseduta non sorretta però da altrettanto spiccate doti di recitazione.
Menzioni infine per Vittorio Fantoni , Fulvio Mingozzi e Lino Troisi.
Buona la fotografia e buone le musiche di Michelini.
La città gioca d’azzardo
Un film di Sergio Martino. Con Enrico Maria Salerno, Luc Merenda, Corrado Pani, Piero Palermini, Carlo Gaddi, Dayle Haddon, Lino Troisi, Giovanni Javarone, Salvatore Puntillo- Drammatico, durata 98 min. – Italia 1974
Corrado Pani è il crudele Corrado
L’abilità di Luca con le carte
La drammatica morte del Presidente
Colpita a morte durante l’inseguimento
Maria Luisa in sala operatoria
Luc Merenda: Luca Altieri
Dayle Haddon: Maria Luisa
Corrado Pani: Corrado
Lino Troisi: baro complice di Corrado
Giovanni Javarone: Lisander
Salvatore Puntillo: cameriere della bisca
Carlo Alighiero: commissario di polizia
Enrico Maria Salerno: il Presidente
Piero Palermini: direttore della bisca
Carlo Gaddi: boss
Vittorio Fanfoni: scagnozzo di Corrado
Riccardo Petrazzi: scagnozzo di Corrado (non accreditato)
Loris Perera Lopez: medico
Giuseppe Terranova:
Bruno Arié: guardia del corpo del Presidente
Artemio Antonini: Guardia del corpo del Presidente (non accreditato)
Regia Sergio Martino
Soggetto Ernesto Gastaldi
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Sergio Martino
Produttore Luciano Martino
Casa di produzione Dania Film, Medusa Distribuzione
Fotografia Giancarlo Ferrando
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Luciano Michelini
Scenografia Giorgio Bertolini
Costumi Renato Ventura
Trucco Stefano Trani
La supplente
Solito liceo romano, solito galletto della classe che si spupazza due liceali prima di perdere completamente la testa per la bella e fascinosa Loredana Cataluzzi, insegnante supplente di scienze nominata in loco della titolare della cattedra Teresa Scifuni, considerata dai ragazzi una menagramo di prim’ordine.
Il cambio si rende necessario per la dipartita della Sciguni; così i ragazzi, senza alcun rimpianto accettano ben volentieri la nuova arrivata.
Il povero galletto, un giovinastro di nome Stefano, cerca in tutti i modi di sedurre Loredana, che viceversa lo canzona non alimentando le sue speranze.
Carmen Villani è Loredana Cataluzzi, la supplente
Loredana invece accetta la corte di Cazzaniga, l’insegnante di educazione fisica un tantino spaccone.
Ma il giovane Stefano riesce a mandare a monte i tentativi di “accoppiamento” dei due, chiudendo il docente nei gabinetti di un cinema o facndo suonare l’allarme della sua auto mentre sta consumando finalmente l’atto carnale.
Stefano avrà modo di rifarsi quando corteggerà la bella sorella di Loredana, Sonia, grazie ad un equivoco che si rivelerà prezioso.
A quel punto Loredana, punta nell’amor proprio e vedendosi trascurata, concederà le sue grazie a Stefano.
Nonostante questo verrà rimandato in scienze, oltre che in educazione fisica dal risentito cazzaniga.
Loredana, Sonia e Stefano passeranno così le vacanze in montagna, dove il giovane avrà modo di studiare scienze, anatomia (grazie a Sonia) ed educazione fisica impartita da un bellimbusto muscoloso che servirà anche da passatempo alla volubile Loredana.
Dayle Haddon è Sonia, la sorella di Loredana
Trama decisamente esile al servizio della bellissima e fascinosa Carmen Villani, ormai a tutti gli effetti ex cantante e attrice di film sexy, questa del film La supplente; un film appartenente al genere studentesco, che vanta anche una sfilza di titoli molto simili come La liceale, L’insegnante va in collegio ecc.
La variazione questa volta è solo nell’attrice protagonista, la già citata Villani; gran corpo, seno prosperoso anche se non over size, la Carmen è simpatica e bella.
Null’altro.
Probabilmente inserita in film dal contesto diverso avrebbe avuto un’altra carriera cinematografica, ma evidentemente i registi, come questo Guido Leoni che la dirige nel 1975 in lei vedevano solo il prototipo della vamp e le affidavano unicamente ruoli sexy.
A sinistra si riconosce Ilona Staller
Con le premesse di una sceneggiatura ridotta all’osso e la partecipazione del solo Aldo Giuffrè a tenere alto il livello recitativo, La supplente si segnala solo per qualche scena ardita come quella in cui Stefano si spupazza le due liceali (una delle due è la celebre Ilona Staller alias Cicciolina) e per la fresca bellezza dell’altra attrice protagonista, Dayle Haddon.
Eligio Zamara, che interpreta il focoso Stefano fa il minimo richiesto, anche se va detto che si comprta meglio di altri attori “liceali” comparsi in seguito in altri film; il regista, Guido Leoni ( che nella sua carriera dirigerà 14 film, tra i quali Oh mia bella matrigna e Le seminariste) bada semplicemente a mostrare il meglio della Villani e delle altre ragazze del cast.
La Staller compare per poche sequenze, ovviamente nuda, mentre c’è un piccolo spazio per Gisela Hahn.
Un film non particolarmente interessante, ma nemmeno da gettare in toto; da segnalare anche la colonna sonora, opera del grande Renato Rascel.
Qualche sprazzo di comicità salva il tutto da un naufragio annunciato già dal titolo; questo tipo di pellicole aveva, a metà anni settanta, un pubblico molto limitato.
Il film ebbe un sequel almeno nel titolo, La supplente va in città (1979) con protagonista sempre la Villani nel ruolo di Rubina per la regia di Vittorio De Sisti.
La supplente,un film di Guido Leoni. Con Carmen Villani, Carlo Giuffrè, Dayle Haddon, Eligio Zamara, Ilona Staller, Giacomo Furia, Gastone Pescucci, Gisela Hahn, Gloria Piedimonte
Erotico, durata 95 min. – Italia 1975.
Carmen Villani … Loredana Cataluzzi
Eligio Zamara … Stefano Baldesi
Carlo Giuffrè … Prof.Cazzaniga
Dayle Haddon … Sonia
Alvaro Brunetti … Sergio
Regia: Guido Leoni
Sceneggiatura: Guido Leoni
Musiche: Renato rascel
Editing: Angelo Curi
Maschio latino cercasi
Maschio latino cercasi, diretto da Giovanni Narzisi su un suo soggetto, è un film del 1977 (distribuito anche con il titolo di L’affare s’ingrossa) composto da 5 episodi con tematica a sfondo sessuale.
Il primo episodio, ambientato a Napoli, vede un turista danaroso alla ricerca di piaceri proibiti (Gianfranco D’Angelo) raggirato da uno scaltro imbroglione Carmine (Vttorio Caprioli);
Gianfranco D’Angelo e Vittorio Caprioli
l’uomo si reca in una camera d’albergo con una ragazza che crede minorenne (Brigitte Petronio), che durante l’intimità mostra un contegno pudico, rifiutando per esempio di spogliarsi con la luce accesa.
Chiaramente è un espediente, e il gonzo turista finirà male.
Il secondo episodio racconta la storia di un altro ricco babbeo, il Bislecchi (Gino Bramieri) , che ha una relazione con la giovane e affascinante Gigia (Gloria Guida), la quale è ormai stanca della relazione con l’uomo, che la molesta e la controlla con un binocolo, impedendole di fatto una vita autonoma. Così, con la scusa dell’età, lo molla.
Il ricco bauscia decide, per riconquistare la giovane amante, di sottoporsi ad una cura ringiovanente presso uno strambo professore tedesco.
La cura sarà solo un palliativo, e il bauscia ne pagherà le conseguenze.
Il terzo episodio vede protagonista Amilcare,(Aldo Maccione) tipico furbacchione che riesce a godere delle grazie di una affascinante avvocato (Dayle Haddon) sotto gli occhi del marito, un pezzo grosso dell’esercito (Luciano Salce), fidando in una prossima e annunciata amnistia.
Nel quarto episodio protagonista è Gennarino, (Orazio Orlando) che vive con la moglie Anna (Stefania Casini) in Germania, dove sopravvive interpretando squallidi film porno.
Luciano Salce,Dayle Haddon e Aldo Maccione
Ma la sua virilità sembra cedere, e riacquisterà vigore solo quando anche la moglie diverrà sua compagna di lavoro.
Nell’ultimo episodio una coppia di baroni, Nicola e Sisina (Aldo Giuffrè e Adriana Asti) ravviva il proprio rapporto di coppia con lo scambio dei partner in un club tedesco per scambisti. Mentre lui sembra a suo agio, Sisina appare titubante e inibita. Ma durerà poco e la donna diverrà ben presto una instancabile sostenitrice dello scambismo.
Film sciatto e di grana grossa, Maschio latino cercasi, lanciato anche con il titolo pesantemente allusivo di L’affare s’ingrossa (sic) ha un solo grosso merito, quello cioè di annoverare un cast di assoluto livello, che comprende attori della comicità come Caprioli, Salce, Maccione, Giuffrè, Bramieri e D’Angelo e attrici quanto meno dignitose a livello fisico, come la Guida, la Petronio e la Haddon, a cui si aggiungono due attrici di ben altro livello come la Asti e la Casini.
Eppure il film, inserito nel floridissimo filone della commedia erotica, non si solleva mai dalla mediocrità, anche per colpa di una sceneggiatura scialba, incapace di valorizzare le capacità dei tanti attori in campo.
Vien fuori un pateracchio in cui le risate latitano, mentre abbondano natiche e seni; diventa anche spiacevole vedere attori come Bramieri sprecati in ruoli assolutamente inadatti, oppure attrici come la Asti e la Casini utilizzate in parti ignobili.
E’ il caso proprio di Stefania Casini, che sembra spaesata proprio dalla difficoltà di interpretare un personaggio così grossolanamente tratteggiato come quello di Anna, la moglie che accorre in aiuto del marito alle prese con la defaillance in campo erotico sul set del filmaccio porno che l’uomo interpreta.
Tipica commedia di quart’ordine, Maschio latino cercasi arriva in un periodo, il 1977, in cui la crisi di identità, di incassi e di idee del cinema italiano si fa più evidente; mostrare tette e natiche ormai non basta più.
Siamo quasi al tramonto di un’epoca, la triste stagione dei film sempre più spinti sta per arrivare.
Maschio latino cercasi, un film di Giovanni Narzisi. Con Adriana Asti, Vittorio Caprioli, Gino Bramieri, Gloria Guida, Brigitte Petronio, Gianfranco D’Angelo, Orazio Orlando, Stefania Casini, Carlo Giuffrè, Aldo Maccione, Dayle Haddon, Luciano Salce Commedia erotica, Italia 1977
Brigitte Petronio, Gianfranco D’Angelo
Adriana Asti … Sisina
Gino Bramieri … Bislecchi
Vittorio Caprioli … Carmine
Stefania Casini … Anna
Gianfranco D’Angelo Il turista
Salvatore Funari … Nanninella
Carlo Giuffrè … Il barone Nicolino di Castropizzo
Gloria Guida … Gigia
Dayle Haddon L’avvocato
Aldo Maccione … Amilcare
Orazio Orlando … Gennarino
Brigitte Petronio La minorenne pudica
Luciano Salce Il colonnello
Regia Giovanni Narzisi
Soggetto Giovanni Narzisi
Sceneggiatura Giovanni Narzisi
Produttore Giulio Scanni
Casa di produzione Staff Professionisti Associati, Pelican Film, Capitol
Distribuzione (Italia) Capitol
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Raimondo Crociani
Marcello Malvestito
Musiche Lelio Luttazzi
Costumi Orietta Nasalli Rocca