Filmscoop

Tutto il mio cinema

Caramelle da uno sconosciuto

Caramelle da uno sconosciuto locandina

Un misterioso maniaco/ killer, armato di rasoio, uccide spietatamente alcune prostitute della città.
Le quali, per difendersi, dapprima pensano all’utilizzo di spray urticanti poi, non cavando un ragno dal buco, chiedono al mondo dei guardoni di vigilare su di loro.
Ma il killer continua a seminare la morte, così Lena, Angela, Stella, Jolanda, Monica e la Romana, guidate dalla più anziana di loro, Nadine, tentano disperatamente di proteggersi l’un l’altra.

Caramelle da uno sconosciuto 15
Riusciranno a scoprire finalmente il misterioso killer con l’aiuto del solito poliziotto in gamba.
Bruttissimo e barboso in maniera patologica, rovinato ancor più da un finale malsano e ridicolo.
Questa la sintesi di Caramelle da uno sconosciuto, diretto da Franco Ferrini nel 1987.
L’ex assistente di Dario Argento, molto più valido come sceneggiatore (basti pensare alla co-sceneggiatura del capolavoro di Sergio Leone C’era una volta in America) realizza una pellicola caratterizzata principalmente da un cast mal assortito di attrici ai primi passi o famose (Barbara De Rossi) che si distinguerà, nella pellicola, per il bassissimo livello interpretativo aggiunto come valore al film.

Caramelle da uno sconosciuto 6

Caramelle da uno sconosciuto 5

Marina Suma

Se la trama poteva lasciare qualche spazio di interesse, ben presto si deve far i conti con un film che nel tentativo maldestro di muoversi tra il thriller e l’indagine psicologica finisce per non essere nessuna delle due cose.
I vari ritratti delle prostitute sono appena abbozzati e l’uso dei primi piani mette impietosamente in mostra il livello estremamente dilettantistico della recitazione: si passa da una Mara Venier assolutamente inguardabile ad una Sabrina Ferilli acerba come un limone verde, passando per una Athina Cenci che si rende protagonista anche dello scempio del motivetto banale che percorre la pellicola, oltre che dello scempio del personaggio affidatole.

Caramelle da uno sconosciuto 2
In tanto squallore si salva la professionalità di Barbara De Rossi e quella di Laura Betti, mentre sufficiente è Marina Suma.
L’analisi delle varie sequenze che si succedono sullo schermo non può non partire dalla constatazione che alle volte sembra di assistere alla fiera dell’ovvio; si parte dai soliti clienti viziosi, fra i quali c’è il sadico/masochista ma anche il solito ammalato di solitudine che chiede solo di parlare e si becca invece una dose di spray urticante sul volto, dal cliente che pretende di essere baciato e che si ritrova colpito a sangue da una scarpa con tacco 11 rifilatagli sulla testa dalla Ferilli, che poi fugge e impugna un fischietto chiamando a raccolta le colleghe…
Dialoghi a tratti irritanti, qualche nudo nemmeno troppo appariscente e poco altro.

Caramelle da uno sconosciuto 1

Caramelle da uno sconosciuto 3
Caramelle da uno sconosciuto è tutto quà, un filmetto di metà anni ottanta, quelli del gran vuoto del cinema italiano e sopratutto quelli del post mortem di un genere, il thriller, che aveva ormai espresso tutto il meglio. Come epitaffio citerei il giudizio sintetico espresso da RobertoEscobar all’epoca dell’uscita del film : “Per quali motivi si dovrebbe vedere Caramelle da uno sconosciuto? Forse per le belle donne che ci recitano, da Marina Suma ad Annie Papa, da Mara Venier a Barbara De Rossi. O forse anche perché Franco Ferrini è un esordiente alla regia, e noi continuiamo caparbiamente a sperare che, prima o poi, in Italia qualcuno torni a far cinema davvero, come ci sembra di ricordare avvenisse secoli fa. Anche la storia di Caramelle da uno sconosciuto, in fondo, sembra di qualche interesse. Un mostro uccide le prostitute a rasoiate e la polizia non riesce a venire a capo di nulla. »

Caramelle da uno sconosciuto 12

Sabrina Ferilli

Ah, dimenticavo: per colmo di sventura la colonna sonora è firmata da Umberto Smaila: i guai davvero non finiscono mai.
Caramelle da uno sconosciuto,un film di Franco Ferrini. Con Athina Cenci, Barbara De Rossi, Marina Suma, Laura Betti,Mara Venier, Gerardo Amato, Annie Papa, Maurizio Donadoni, Antonella Ponziani, Sabrina Ferilli, Anna Galiena, Lidia Broccolino Drammatico, durata 94 min. – Italia 1987.

Caramelle da uno sconosciuto banner gallery

Caramelle da uno sconosciuto 14Athina Cenci

Caramelle da uno sconosciuto 13Barbara De Rossi

Caramelle da uno sconosciuto 11

Caramelle da uno sconosciuto 10

Caramelle da uno sconosciuto 9

Caramelle da uno sconosciuto 8

Caramelle da uno sconosciuto 7

Caramelle da uno sconosciuto 4

Caramelle da uno sconosciuto lobby card
Caramelle da uno sconosciuto banner personaggi
Barbara De Rossi … Lena
Marina Suma … Angela
Athina Cenci … Nadine
Mara Venier … Stella
Laura Betti … Jolanda
Anny Papa … Monica
Sabrina Ferilli … La romana

Caramelle da uno sconosciuto banner cast
Regia Franco Ferrini
Sceneggiatura Franco Ferrini, Andrea Giuseppini
Produttore Claudio Bonivento
Casa di produzione Numero Uno Cinematografica S.r.l., Reteitalia
Fotografia Giuseppe Bernardini
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Umberto Smaila
Costumi Enrica Biscossi

dicembre 13, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Al tropico del Cancro

Al tropico del cancro locandina

Port au Prince,Haiti.
Il medico inglese dottor Williams nel corso di alcune ricerche di laboratorio crea un allucinogeno molto potente che ha tra i suoi effetti anche quello di generare un forte appetito erotico.
La composizione chimica del farmaco è così tenuta rigorosamente segreta da Wlliams, che deve ben presto districarsi anche tra le numerose offerte provenienti da case farmaceutiche volte ad avere in esclusiva la formula del prodotto.
Uno dietro l’altro ecco comparire vari personaggi che ruoteranno attorno a Wlliams: c’è l’industriale Peacock affiancato dal socio Garner, l’affarista Prater col suo braccio destro Murdock e ancora Fred Wright,amico di Williams che è ad Haiti in compagnia di sua moglie Grace.

Al tropico del cancro 17

Al tropico del cancro 16

Anita Strindberg

La storia si tinge di giallo quando misteriosamente scompaiono in rapida successione due assistenti di Williams,Klotz e Douglas; ad aggiungere mistero alla storia contribuiscono i misteriosi omicidi di Prater e Murdock e la scomparsa in agguati mortali di Peacock e Garner.
Nel frattempo Williams allaccia una relazione con Grace e viene scoperto proprio dall’amico Fred.
Il quale riesce ad impadronirsi di un quaderno di appunti di Williams, credendolo contenente la famosa formula del farmaco.

Al tropico del cancro 14
Ma il misterioso assassino è in agguato: spacciandosi per Klotz, attira Fred in una trappola ma sarà proprio il killer a cadere in un’imboscata che ne rivelerà l’identità…
Ambientazione caraibica ed esotica per questo giallo/thriller diretto nel 1972 dalla coppia Gian Paolo Lomi- Edoardo Mulargia con netta predominanza di quest’ultimo che in pratica girò quasi tutto il film.
Un film, va detto subito, con una sceneggiatura non esemplare se non lacunosa, caratterizzato da un ritmo altalenante con frequenti cadute dello stesso.

Al tropico del cancro 15

Al tropico del cancro 13
Ma anche capace di creare un certo fascino grazie proprio all’ambientazione esotica, con qualche ripresa di Haiti e del suo folklore accompagnata da riti voodoo che pare fossero autentiche.
Un film che si avvale di un buon cast di caratteristi, allestito dal regista di Sardinia qui alla sua prima e unica esperienza con il genere thriller.
Tra essi troviamo Gabriele Tinti e Anthony Steffen, l’immancabile Umberto Raho e la bellissima Anita Strindberg; tutti sufficientemente espressivi, in un film che però, visto i fondamentali, avrebbe potuto dare di più.

Al tropico del cancro 12

Al tropico del cancro 11
Se la storia ha qualche lacuna, viene mascherata dall’intelligente opera di Mulargia che predilige l’ambientazione locale, dando finalmente risalto alla splendida cornice dell’isola caraibica e alla sua popolazione.
Al tropico del cancro ( titolo anche di un’opera di Henry Miller) ha essenzialmente questo merito, ovvero quello di fare da apripista al genere esotico/paesaggistico; qualche scena di nudo molto casto della Strindberg e una colonna sonora appropriata di Umiliani fanno da corollario ad un film che è stato ingiustamente massacrato dalla critica.
Ad una visione odierna infatti si ristabilisce un’equità che all’epoca mancava: il film ha una bella fotografia, una affascinante location ed è ben interpretato, il che vale una menzione per un prodotto che non va mescolato con i B movie.

Al tropico del cancro 9
Al tropico del cancro è disponibile in digitale ed è di facile reperibilità in rete, mentre molto più difficile è assistere ad una sua proiezione in ambito televisivo.
Al tropico del cancro
Un film di Edoardo Mulargia, Gian Paolo Lomi. Con Gabriele Tinti, Anthony Steffen, Anita Strindberg, Stelio Candelli, Umberto Raho Thriller/Giallo, durata 95 min. – Italia 1972.

Al tropico del cancro banner gallery

al-tropico-del-cancro

Al tropico del cancro 10

Al tropico del cancro 8

Al tropico del cancro 7

Al tropico del cancro 6

Al tropico del cancro 5

Al tropico del cancro 4

Al tropico del cancro 3

Al tropico del cancro 2

Al tropico del cancro 1

Al tropico del cancro banner personaggi

Anthony Steffen: Dottor Williams
Anita Strindberg: Grace Wright
Gabriele Tinti: Fred Wright
Umberto Raho: Philip
Stelio Candelli: Garner
Kathryn Witt: Robin
Alfio Nicolosi: Peacock

Al tropico del cancro banner cast

Regia Giampaolo Lomi, Edoardo Mulargia
Casa di produzione 14 Luglio Cinematografica, Plata Cinematografica
Fotografia Marcello Masciocchi
Montaggio Cesare Bianchini
Musiche Piero Umiliani

Al tropico del cancro banner photo book

al-tropico-del-cancro

Al tropico del cancro lobby card 4

Al tropico del cancro lobby card 3

Al tropico del cancro lobby card 2

Al tropico del cancro lobby card 1

Al tropico del cancro foto 5

Al tropico del cancro foto 3

Al tropico del cancro foto 2

Al tropico del cancro foto 1

Al tropico del cancro foto 4

Al tropico del cancro locandina 2

dicembre 10, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , | Lascia un commento

La morte risale a ieri sera

Donatella Berzaghi, figlia di Amanzio, una giovane minorata psichica che ha circa 20 anni ma i comportamenti di una bambina sparisce misteriosamente di casa.
Suo padre disperato si rivolge alla polizia; è l’investigatore Duca Lamberti con il collega Mascaranti ad occuparsi delle indagini.
Aiutato marginalmente da una prostituta e indagando nello squallido mercato del sesso, Lamberti scoprirà la terribile fine della ragazza, che però verrà vendicata dal padre…
La morte risale a ieri sera, tratto dal romanzo I milanesi ammazzano il sabato di Giorgio Scerbanenco esce nelle sale nel 1970, un anno dopo in discreto successo del libro dello scrittore di origine ucraina, morto prematuramente a Milano subito dopo l’uscita del romanzo.


Il romanzo, quarto ed ultimo della serie dedicata all’investigatore Lamberti (il personaggio di Lamberti era già stato interpretato da Bruno Crémer in Il caso “Venere privata” di Boisset) è anche l’ultima fatica dello scrittore, che scomparve come già detto nello stesso anno; il regista Duccio Tessari firma la sceneggiatura con l’aiuto di Artur Brauner e Biagio Proietti , saltando piè pari la parte introduttiva dedicata alla storia personale di Lamberti e introducendo il film con il tenero rapporto esistente tra la bellissima e sfortunata Donatella e suo padre Amanzi, mentre sparisce dal film anche la ninfomania della ragazza, costretta a vivere come una reclusa per evidenti motivi.

Beryl Cunningham

Di qui si snoda la vicenda, attraverso un’attenta descrizione del mondo sotterraneo della delinquenza milanese, quella che viveva ai margini della metropoli occupando le zone d’ombra dell’operosa città; un’indagine che parte da un’intuizione di Lamberti, uomo profondamente cinico ma anche umano, che capisce da subito che la ragazza è stata circuita da una banda che sfrutta ragazze a fini sessuali e che dopo alcuni tentennamenti si getterà anima e corpo alla ricerca di Donatella.

Gillian Bray

Tessari, regista specializzato in western ( suoi Una pistola per Ringo,Il ritorno di Ringo,Vivi o, preferibilmente, morti) mostra di avere confidenza con il genere thriller/poliziesco, anche se in questo caso è improprio parlare di appartenenza del film a questi generi.
La morte risale a ieri sera è più un noir, con i tempi classici del genere e una cura verso i dettagli davvero maniacale: si respira l’atmosfera dei noir francesi, nel film, che pur incedendo lentamente, avvolge lo spettatore in un’atmosfera opprimente e cupa.
Costretti a seguire una caccia che intuiamo da subito essere destinata a finire male, noi spettatori siamo trasportati attraverso una Milano che non è quella da bere, bensi quella polverosa e anziana come una nobile decaduta, quella dai palazzi a volte anonimi dietro i quali si nascondono storie turpi, con le vite di anonimi cittadini sospese su fili da equilibristi, come quella della sfortunata Donatella che non ha nemmeno le capacità per reagire ed opporsi a qualcosa che non può capire a causa del suo handicap.


Il film oltre che essere una descrizione accurata dei metodi investigativi di Lamberti, è anche una descrizione dell’ostinazione di un padre, Amanzio, che nella vita ha ormai solo quella ragazza affidata a lui come unico motivo di vita.
Così, dopo aver seguito la caccia alle ombre di Lamberti e dopo aver toccato con mano la disperazione di un padre privato dell’ultimo amore della vita, siamo trasportati verso un finale cattivo: la legge non può punire oltre un certo limite gli autori di un gesto particolarmente odioso come quello perpetrato ai danni di Donatella, così è Amanzio a fare giustizia.

Frank Wolff

Gabriele Tinti

Una giustizia che elimina solo una parte del problema, non certo il problema stesso ma che è indicativo di uno stato d’animo che era molto diffuso tra gli italiani, spesso preda di una delinquenza arrogante e sprezzante a cui la legge non riusciva a porre argine.
Tessari restituisce con molta fedeltà le atmosfere plumbee di Scerbanenco, creando un film in cui non c’è sangue, non c’è splatter o pistolettate ma solo una tensione latente e una grande precisione nella descrizione di ambienti e atmosfere.
Paradossalmente, sceglie per un film ambientato a Milano e descritto cosi minuziosamente nelle sue atmosfere da Scerbanenco attori protagonisti che milanesi non sono: a cominciare dall’americano Frank Wolff, che interpreta con misura e abilità il ruolo del principale protagonista, il poliziotto Duca Lamberti proseguendo poi con l’altro protagonista del film, Amanzio Berzaghi interpretato da Raf Vallone che di origine era calabrese.
E non sono milanesi Gabriele Tinti, Eva Renzi, Gillian Bray e Beryl Cunningham oltre a Gigi Rizzi.
Ma la “milanesità” del film c’è tutta, a cominciare dalla sigla introduttiva I giorni che ci appartengono cantata da Mina che scorre malinconica mentre vediamo i titoli di testa scorrere con sullo sfondo un tram che attraversa la città; così come milanese è la sequenza in cui vediamo Amanzio raggiungere casa sua, attraversando una città quasi indifferente se non ostile.


La parte iniziale del film è davvero un piccolo gioiello, con la sequenza che mostra Amanzio mentre si prende cura di quella che è la sua bambina, la splendida Donatella donna nel corpo ma bambina nel cuore e nel cervello, aiutandola a indossare un reggiseno, attrezzo infernale con cui la ragazza è palesemente in difficoltà.
Un film quindi assolutamente ben congegnato, fedele al romanzo e questa è una rarità, viste le numerose pessime trasposizioni dalla parola scritta al mondo della celluloide e sopratutto ben interpretato.
Per quanto riguarda la sua reperibilità, non dovrebbero esserci in giro versioni digitali ma non ci metto la mano sul fuoco; tra l’altro La morte risale a ieri sera è un film che non passa da una vita in tv per cui è sicuramente un’impresa trovare una versione del film che sia decente da vedere.

Il film è ora disponibile su You tube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=SoMHUU-_4Ow in una buona versione audio/video.


La morte risale a ieri sera
Un film di Duccio Tessari. Con Frank Wolff, Raf Vallone, Eva Renzi, Beryl Cunningham, Checco Rissone, Gigi Rizzi, Gabriele Tinti, Marco Mariani, Stefano Oppedisano, Giorgio Dolfin, Gillian Bray Poliziesco, durata 102′ min. – Italia 1970.

Raf Vallone: Amanzio Berzaghi
Frank Wolff: Commissario Duca Lamberti
Gabriele Tinti: Mascaranti
Gillian Bray: Donatella Berzaghi
Eva Renzi: moglie di Lamberti
Gigi Rizzi: Salvatore
Beryl Cunningham: Herrero
Wilma Casagrande: Concetta
Checco Rissone: Ing – Salvarsanti
Marco Mariani: Franco Baronia
Jack La Cayenne: Franco Baronia – l’altro
Stefano Oppedisano: collega di Salvatore

 

Regia Duccio Tessari
Soggetto dal libro I milanesi ammazzano al sabato di Giorgio Scerbanenco
Sceneggiatura Artur Brauner, Biagio Proietti, Duccio Tessari
Produttore Artur Brauner, Giuseppe Tortorella
Casa di produzione Central Cinema Company Film, Filmes Cinematografica, La Lombard Filmes Cinematografica
Fotografia Lamberto Caimi
Montaggio Lamberto Morra
Musiche Gianni Ferrio

Incipit del romanzo

Duca Lamberti disse: “Si”. Non era un’interrogazione, era un’approvazione.
L’uomo anziano ma robusto, solido, largo, muscoloso, velloso alle orecchie e alle sopracciglia, dall’altra parte del tavolo, riprese a parlare.

Les aventuriers du Rio Verde (TV mini-serie)
– Manana (1993)
– Le barrage (1992)
1992 Beyond Justice
1991 Il principe del deserto (TV mini-serie)
1990 Il gorilla (TV series)
– Le gorille et l’amazone (1990)
1990 C’era un castello con 40 cani
1988 Una grande storia d’amore (TV movie)
1988 Guerra di spie (TV mini-serie)
1986 Bitte laßt die Blumen leben
1985 Baciami strega (TV movie)
1985 Caccia al ladro d’autore (TV serie)
– Il ratto di Proserpina (1985)
1985 Tex e il signore degli abissi
1984 Nata d’amore (TV mini-serie)
1981 Un centesimo di secondo
1978 L’alba dei falsi dei
1976 La madama
1976 Safari Express
1975/I El Zorro la belva del Colorado
1974 L’uomo senza memoria
1974 Uomini duri
1973 Tony Arzenta – Big Guns
1973 Gli eroi
1972 Forza ‘G’
1971 Viva la muerte… tua!
1971 Una farfalla con le ali insanguinate
1970 La morte risale a ieri sera
1970 Quella piccola differenza
1969 Vivi o, preferibilmente, morti
1968 I bastardi
1968 Meglio vedova
1967 Per amore… per magia…
1966 Bacia e spara
1965 Il ritorno di Ringo
1965 Una pistola per Ringo
1965 Una voglia da morire
1964 La sfinge sorride prima di morire – stop – Londra
1963 Il fornaretto di Venezia
1962 Arrivano i titani

Soundtrack del film

Due flani del film

 Giorgio Scerbanenco

Filmscoop è su Facebook: richiedetemi l’amicizia.

Il profilo è il seguente:

http://www.facebook.com/filmscoopwordpress.paultemplar

settembre 3, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , | 3 commenti

Il sorriso della iena

Lui, lei, l’altra; lui è Marco, cacciatore di dote sposato con la barbosissima Dorothy. L’altra è l’amante di Marco, la bellissima Gianna.
Il triangolo si interrompe il giorno in cui Gianna uccide Dorothy; ad ereditare il patrimonio della vittima dovrebbe essere la figlia di primo letto di quest’ultima, Nancy, che però non ha ancora 21 anni.
Così il neo vedovo Marco decide di prendersi una lunga vacanza con Gianna, andando a vivere in una splendida villa su un lago di proprietà della defunta Dorothy.

Le foto scattate da Gianna

La seduttrice tende la rete

Ma a rompere le uova nel paniere dei due amanti ecco arrivare Nancy, la bella erede.
La ragazza porta lo scompiglio nella coppia, tanto che Gianna cerca inutilmente di convincere l’amante a liberarsi di lei; Marco subisce il fascino sottilmente erotico e proibito della figliastra, ma anche Gianna alla fine resta colpita da lei.
Così si ricostruisce un impossibile triangolo, in cui Nancy sembra a suo agio in maniera sospetta; la ragazza subdolamente avverte Gianna che Magda, la cameriera di Dorothy ha una lettera in cui Marco è indicato come autore dell’omicidio di Dorothy.

Silvano Tranquilli

Jenny Tamburi

Rosalba Neri

A questo punto gli eventi precipitano; succube di Gianna, Marco si libera di Magda, ma rischia contemporaneamente di essere eliminato dall’amante.
Nancy si rivela per quello che è: un’astuta ricattatrice che ha preso il posto di Nancy, sobillata e istruita dal suo fidanzato.
I due hanno le prove degli omicidi perpetrati da Marco e Gianna e riescono a portar via loro con il ricatto una grossa somma di denaro.
Ma la giustizia è dietro l’angolo; all’uscita dalla villa di Marco, la finta Nancy e il fidanzato, che viaggiano su una moto con sidecar, si scontrano con un auto rimanendo entrambi uccisi sul colpo.
Il registratore a nastro sul quale i due complici avevano inciso le voci degli amanti e la loro confessione si mette in funzione proprio mentre….


Il sorriso della iena è uno dei tantissimi thriller degli inizi del decennio settanta; è datato 1972, quindi è uno dei primi a sfruttare il grande successo di L’uccello dalle piume di cristallo, come del resto indicato dal titolo stesso.
Diretto da Silvio Amadio, è un prodotto nemmeno mal congegnato, ma troppo statico e giocato tutto sul rapporto morboso che si sviluppa tra Marco, Gianna e la finta Nancy.
Estenunanti sono i dialoghi tra i tre, con la ninfetta Nancy occupata a tessere la sua tela attorno ai due deboli amanti, che uno dopo l’altro finiranno per cedere alle grazie e alla freschezza della ragazza.
Altrettanto lunghe sono le scene in cui Gianna riprende con la macchina fotografica Nancy, che occupano una parte considerevole di film; scene che mostrano la bella e sfortunata Jenny Tamburi in frequenti sequenze di nudo.

La seduzione è completa

Jenny Tamburi

Abbottonatissima invece l’altra protagonista, la sfinge italiana Rosalba Neri, insolitamente monocorde e svogliata nella recitazione. L’ultimo lato del triangolo è costituito da Silvano Tranquilli, attore sobrio ed elegante che fa il suo con la consueta professionalità.
Ma è il film nel suo complesso a non convincere e una volta tanto la colpa non è della sceneggiatura, che tutto sommato è equilibrata e interessante..
Sono troppe le pause, troppi i dialoghi e per lunghe parti del film si assiste ad un gioco di seduzione da parte di Nancy dall’esito ampiamente scontato. Forse meno scontato è il finale alla delitto e castigo, ma a quel punto le cose contano davvero poco.
Non è un film palloso, intendiamoci, di thriller malfatti ne abbiamo visti a bizzeffe nel decennio d’oro del cinema italiano.
Ma è anche vero che le pause, gli sguardi, le foto non possono da soli tenere in piedi la barracca.

I ricattatori

Per i curiosi che non abbiano visto questo film, anticipo subito che è operazione praticamente impossibile quella di trovare una copia decente della pellicola. Il film non è mai stato editato in digitale (almeno non che io sappia) e le uniche versioni esistenti risalgono a vecchi riversaggi da VHS che lasciano il tempo che trovano. Per cui se decidete di vederlo dovrete sudare le proverbiali sette camicie e non è detto che ne valga la pena.

Il sorriso della jena
Un film di Silvio Amadio. Con Jenny Tamburi,Silvano Tranquilli, Rosalba Neri, Hiram Keller, Dana Ghia, Fabio Garriba Giallo, durata 94 min. – Italia 1972.
(titolo internazionale Smile before death)

Amanti ormai in disaccordo

L’arrivo della vera Nancy

Morte di una ricattatrice

L’incidente mortale

Jenny Tamburi ..Nancy Thompson (come Luciana Della Robbia)
Silvano Tranquilli … Marco
Rosalba Neri … Gianna
Dana Ghia … Magda
Zora Gheorgieva … Dorothy Emerson
Luigi Antonio Guerra … Domestico

Regia: Silvio Amadio
Sceneggiatura: Silvio Amadio,Francesco Villa
Musiche: Roberto Pregadio
Fotografia: Silvano Ippoliti
Montaggio: Francesco Bertuccioli

Filmscoop è su Facebook: richiedetemi l’amicizia.

Il profilo è il seguente:

http://www.facebook.com/filmscoopwordpress.paultemplar

luglio 18, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , | Lascia un commento

5 donne per l’assassino

Giorgio è uno scrittore di successo sposato con Erica, in attesa di partorire.
Al ritorno da un viaggio, l’uomo viene avvisato da una parente che la moglie ha le doglie; ma appena arrivato nella sua villa di Pavia, Giorgio apprende con dolore da Lidia, un’amica di famiglia che è anche la dottoressa che ha assistito Erica durante il travaglio,che la moglie è morta per i postumi del parto.
Il bambino però è nato, e Giorgio, pur affranto, organizza i funerali della moglie.
Lidia informa Giorgio che è sterile, gettando l’uomo nella costernazione; il dubbio sulla fedeltà della moglie inizia a serpeggiare in lui.
Mentre Giorgio è in preda ai suoi dubbi, il bambino appena nato è affidato alle cure di sua zia e del professor Aldo Betti, rinomato pediatra dalla doppia vita ; Betti infatti, pur sposato, non si fa scrupolo nel tradire sua moglie che dal canto suo non sembra essere particolarmente interessata alla vita del marito.


Intanto in città, in curiosa concomitanza con questi avvenimenti, un misterioso serial killer semina il terrore tra le donne in stato di gravidanza, alcune delle quali vengono orrendamente uccise con un taglio che va dal pube all’ombellico.
Lo stesso killer lascia sui corpi delle sventurate vittime un misterioso segno di riconoscimento, un simbolo raffigurante la fertilità.
Una dopo l’altra vengono uccise Tiffany, Oriana e Sofia, tutte in qualche modo legate alla clinica dov’è avvenuta la tragica moglie di Giorgio.
Il quale, dal canto suo, diventa il primo sospettato dei delitti. Ma ben presto si capisce che Giorgio è estraneo alla storia, anche perchè è il primo a soccorrere Lidia, anch’essa vittima di una aggressione.


Ma la vicenda sta per ingarbugliarsi; il commissario che segue le indagini decide di tendere una trappola al killer, usando la collaborazione di Giorgio e scoprendo che Erica non è morta di parto, ma è stata uccisa e che anche sul suo pube il misterioso assassino ha tracciato un rudimentale simbolo di fertilità.
L’assassino sarà scoperto grazie anche a questo particolare, ma le sorprese non sono finite…
Il genere thriller non è nelle corde di Stelvio Massi, uno dei migliori registi di genere del cinema italiano, autore di discreti prodotti riconducibili al poliziesco all’italiana come La legge violenta della squadra anticrimine ,Mark il poliziotto spara per primo,Mark il poliziotto, Un poliziotto scomodo, Poliziotto senza paura,Il commissario di ferro.

Ilona Staller

Pur dotato di una buona sceneggiatura, 5 donne per l’assassino è un thriller modesto penalizzato da un’incredibile mancanza di tensione e da una recitazione estremamente approssimativa, nonostante nel cast figuri nientemeno che Giorgio Albertazzi.
Un vero peccato, perchè in mano ad uno specialista questo film avrebbe potuto avere ben altro risultato e sopratutto ben altro esito ai botteghini.
Siamo nel 1974, e il genere thriller, pur abbondantemente sfruttato continua a tirare anche se di li a poco il filone si sarebbe andato lentamente esaurendo; Massi, reduce dal discreto successo di Squadra volante, allestisce alla bene e meglio un cast fatto essenzialmente di comprimari, in cui l’unico nome di sicuro spicco è proprio quello di Albertazzi .
La miscela scelta da Massi privilegia più la brutalità delle scene, peraltro girate in maniera approssimativa, con abbondanti scene di nudo, facendo spogliare a turno Ilona Staller, che nelle poche sequenze in cui resta in vita il suo personaggio sembra essere allergica ai tessuti e le altre starlet che compongono il cast.


Si spogliano tutte, da Pascale Rivault (la dottoressa amica di Erica e Giorgio) e Gabriella Lepori cosi come Catherine Diamant; inutile dire che le attricette appaiono espressive solo senza vestiti, perchè la recitazione latita in maniera preoccupante contribuendo non poco alla scarsa credibilità della pellicola stessa.
Stelvio Massi non riesce in nessun momento a creare tensione, limitandosi a snocciolare sequenza da sbadigli, intervallate dagli omicidi abbastanza feroci ma racchiusi in pochi minuti di proiezione, lasciando il resto del film a galleggiare nell’anonimato; il finale riscatta in qualche modo il film, riuscendo a salvare dalla bocciatura totale il prodotto stesso.

Howard Ross

Pascale Rivault

In quanto alle varie componenti del film, le musiche sono imbarazzanti, la fotografia appena sufficiente e tutto il resto assolutamente dimenticabile.
Fra i tanti thriller del periodo d’oro, questo è uno dei più anonimi e deludenti; agli amanti del cinema anni settanta ricordo che la pellicola è di difficile reperibilità e che le uniche versione ridotte dal 35 mm sono riconducibili a vecchie VHS, mentre non sono riuscito a trovare versioni digitali o ricavate da rippaggi via satellite. Il che è attribuibile anche alla presenza nel film, come già accennato, di scene abbastanza forti anche per il genere thriller.

 Cinque donne per l’assassino

Un film di Stelvio Massi. Con Giorgio Albertazzi, Howard Ross, Ilona Staller, Katia Christine,Francis Matthews, Pascale Rivault, Lorenzo Piani, Catherine Diamant, Gabriella Lepori, Carla Mancini, Edmondo Sannazzaro Giallo, durata 95′ min. – Italia 1974.

Francis Matthews …Giorgio Pisani
Pascale Rivault … Dottoressa. Lidia Franzi
Giorgio Albertazzi … Professor Aldo Betti
Howard Ross …Commissario
Katia Christine … Alba Galli
Catherine Diamant … Oriana
Gabriella Lepori … Sophia
Maria Cumani Quasimodo …Zia Marta
Tom Felleghy …Editore
Ilona Staller … Tiffany

Regia Stelvio Massi
Soggetto Roberto Gianviti, Gianfranco Clerici
Sceneggiatura Roberto Gianviti, Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino
Produttore Carlo Maietto
Casa di produzione Thounsand Cin.ca (Roma); Les Film La Boétie (Paris)
Distribuzione (Italia) Alpherat
Montaggio Maurizio Bonanni
Musiche Giorgio Gaslini
Scenografia Sergio Palmieri
Costumi Sergio Palmieri
Trucco Bianca Verdirosi

giugno 16, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , , | Lascia un commento

Diabolicamente…Letizia

Diabolicamente Letizia locandina

I coniugi Michela e Marcello Martinozzi, pur amandosi, hanno un problema di coppia.
I due infatti non possono avere figli e nonostante consultino medici specializzati devono rassegnarsi all’idea di non riuscire a diventare genitori.
Michela decide così di recuperare dal collegio sua nipote Letizia, che alla morte della sorella di Michela venne affidata ad un istituto privato, dove però la ragazza è cresciuta sviluppando un odio feroce per tutti.
Dotata di notevoli facoltà paranormali, Letizia arriva nella villa dei coniugi Martinozzi, dove ben presto sfogherà i suoi istinti repressi.
La ragazza dapprima seduce suo zio e il domestico di casa Martinozzi, il giovane Giovanni, poi, non paga, seduce la domestica Giselle e infine anche sua zia Michela.

Diabolicamente Letizia 3

Franca Gonella

Con il ricatto ordito con un invisibile personaggio che fotografa i momenti di intimità dei vari personaggi della casa, Letizia semina rancore e provoca, grazie alle sue facoltà paranormali, la morte in rapida successione dei domestici Giovanni e Giselle e infine degli zii.
Ma quando Letizia resta padrona della situazione, ecco comparire il misterioso uomo nell’ombra: è il direttore del collegio, che era suo amante e che aveva permesso alla ragazza di sviluppare le doti paranormali di cui era in possesso.
Scontro finale tra i due….
Diabolicamente… Letizia, film diretto da Salvatore Bugnatelli su sceneggiatura dello stesso regista e di Lorenzo Artale è un giallo con elementi paranormali uscito nelle sale italiane nel 1975, nell’ultimo anno quindi del boom cinematografico che aveva caratterizzato il finire degli anni 60 e gli inizi dei settanta.

Diabolicamente Letizia 5

Diabolicamente Letizia 4
Bugnatelli, che nella carriera diresse solo altre 4 pellicole dirige un film tutto sommato dignitoso, a patto di sorvolare sulla assurdità della trama nella sua componente principale, ovvero la decisione della coppia Michela -Marcello di adottare una nipote di vent’anni, lasciata a marcire in un collegio e riesumata quando è ormai una donna, che ovviamente è sexy e arrabbiata nera con l’umanità.
Lo svolgimento del film punta più sull’aspetto morboso dei rapporti che l’avvenente fanciulla allaccerà con tutti i componenti della casa che sul passato della ragazza o sulle motivazioni psicologiche dei gesti che la stessa compirà, ma questa è una delle caratteristiche di molti gialletti degli anni settanta, girati senza mezzi e spesso anche senza idee.
Letizia, la protagonista, finisce per intrufolarsi in tutti i letti dei vari abitanti della casa, creando lo scompiglio e seminando ovviamente zizzania.

Diabolicamente Letizia 1

Diabolicamente Letizia 2

Magda Konopka

Non sfuggirà alla “diabolica” Letizia nemmeno sua zia, fotografata e ricattata nell’intimità.

Una situazione, quella del ricatto fotografico, ampiamente utilizzata in film antecedenti all’opera di Bugnatelli, come il ben più riuscito Le foto proibite di una signora per bene; qui l’elemento di novità è solo nella mano (che resta nell’ombra) dell’autore degli scatti.
Il cast non presenta personaggi di spicco: Gabriele Tinti, Gianni Dei e Magda Konopka erano dei discreti caratteristi ma nulla più.

Diabolicamente Letizia 11

Diabolicamente Letizia 7

Il ruolo più importante è affidato alla sexy starlette Franca Gonella, specializzata in ruoli erotici in film dai titoli abbastanza esplicativi, come i decamerotici L’Aretino nei suoi ragionamenti sulle cortigiane, le maritate e… i cornuti contenti,…E si salvò solo l’aretino Pietro con una mano avanti e l’altra dietro o Quando i califfi avevano le corna ; la Gonella fa il suo con discreti risultati, grazie anche alla sua prorompente carica erotica.
Nel film infatti proprio l’erotismo assume un aspetto determinante; la protagonista Letizia usa le armi della seduzione per il suo scopo principale, la vendetta.

Diabolicamente Letizia 6

Gabriele Tinti

Diabolicamente Letizia 9

E poichè la Gonella è davvero un bel vedere ecco che almeno da questo punto di vista qualche sobbalzo c’è.
Meno sono quelli legati all’altro aspetto della trama, ovvero la vendetta e i conseguenti effetti speciali che sono ridotti al minimo sindacale.
Un film senza infamia e senza lode, con ritmi molto bassi e con l’unico colpo di scena che troviamo solo nel finale del film.
Decisamente troppo poco, in effetti.

Diabolicamente Letizia 8
Diabolicamente… Letizia
Un film di Salvatore Bugnatelli. Con Gabriele Tinti, Franca Gonella, Xiros Papas, Magda Konopka,Gianni Dei– Giallo/Erotico, durata 92 min. – Italia 1975.

Diabolicamente Letizia banner gallery

Diabolicamente Letizia 10

Diabolicamente Letizia 12

Diabolicamente Letizia 13

Diabolicamente Letizia 17

Diabolicamente Letizia 14

Diabolicamente Letizia 15

Diabolicamente Letizia 16

Diabolicamente Letizia banner personaggi

Magda Konopka … Micaela Martinozzi
Franca Gonella … Letizia
Gabriele Tinti … Marcello Martinozzi
Gianni Dei … Giovanni
Giorgio Bugnatelli …Il bambino-cameriere
Ada Pometti … Signora Minoldi
Cesare Di Vito … Il commisario
Xiro Papas … Il misterioso ricattatore
Angelo Rizieri … Minoldi

Diabolicamente Letizia banner cast

Regia: Salvatore Bugnatelli
Sceneggiatura: Salvatore Bugnatelli,Lorenzo Artale
Musiche: Giuliano Sorgini
Montaggio: Remo Grisanti
Editing: Piera Bruni, Gianfranco Simoncelli

Diabolicamente...Letizia locandina 1

Diabolicamente...Letizia foto 9

Diabolicamente...Letizia foto 8

Diabolicamente...Letizia foto 7

Diabolicamente...Letizia foto 6

Diabolicamente...Letizia foto 5

Diabolicamente...Letizia foto 4

Diabolicamente...Letizia foto 3

Diabolicamente...Letizia foto 2

Diabolicamente...Letizia foto 1

Diabolicamente...Letizia locandina 2

marzo 21, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , | Lascia un commento

Camping del terrore

Camping del terrore locandina

Julie e Robert Ritchie sono una coppia di mezza età che vive in un camping desolatamente abbandonato a se stesso, con l’unica compagnia dello sceriffo locale, Charlie, segretamente innamorato della ancor piacente Julie.

A guastare la monotonia e il silenzio in cui è immerso il camping, divenuto con il passare del tempo un luogo desolato da quando anni prima un misterioso maniaco aveva ucciso una coppia di giovani arriva una comitiva chiassosa di ragazzi.
Tra di loro c’è Ben, il figlio della coppia di ritorno dal servizio militare; i giovani sono accolti con poca cordialità da Robert che non ama la compagnia.
Tra l’altro, l’uomo ha disseminato nei boschi una serie di trappole per tentare di catturare il misterioso assassino dei giovani, che alcuni testimoni affermano essere uno sciamano.Camping del terrore 7

Camping del terrore 1

 

I giovani comunque si sistemano nel camping, ma ben presto dovranno fare i conti con il ritorno del misterioso assassino, che dopo undici anni all’improvviso torna a colpire.
Poco alla volta i ragazzi finiscono massacrati dall’invisibile presenza, che alla fine verrà fermata grazie a Charlie, il poliziotto che non ha mai smesso di amare Julie.
Sarà proprio la morte di quest’ultima a rivelare il vero volto dell’inafferrabile assassino, che altri non è che Ben; il giovane era rimasto sconvolto anni prima dalla visione di un incontro amoroso proprio tra Charlie e la madre.
Da allora la mente sconvolta del giovane aveva meditato vendetta.

Camping del terrore 2

Camping del terrore 3

Ma quando tutto sembra essere diventato chiaro, con il camping sul quale ormai aleggia solo la morte ( a scampare al massacro ci sono solo Charlie e Robert ) ecco che…

Horror slaher diretto da Ruggero Deodato nel 1987, Camping del terrore anticipa di poco un film praticamente identico come location e come trama, Cheerleader camp che avrà un buon successo di pubblico in America, ma paga un pesante dazio a Venerdi 13 al quale si ispira in maniera forse troppo evidente, riprendendone atmosfere e anche alcuni trucchi.
Deodato gioca molto sull’atmosfera da incubo che viene a crearsi nel camping, usando il ricordo del fantomatico sciamano assassino come incubo ricorrente per i giovani del camping.
Ed anche per lo spettatore che però intuisce da subito che l’assassino è un essere in carne ed ossa e non certamente un ectoplasma.

Camping del terrore 16

Camping del terrore 15
Man mano che la storia si sviluppa, si assiste quindi alla lunga teoria dei morti ammazzati, tra qualche scena gore e qualche tentativo di allegerire la tensione rappresentata dai soliti scherzi tra ragazzi che il regista inserisce per dare l’impressione di una normalità che però è solo apparente.
Il film è ben costruito, anche se la trama può sembrare scontata, vista l’ennesima variazione di una vicenda girata nel solito bosco con tanto di assassino fantasma in azione.
Ma il mestiere di Deodato permette al film di reggere una certa tensione per tutto il film, puntando ogni tanto sui due protagonisti defilati della vicenda, la coppia di coniugi Robert-Julie che appare divisa da una tensione palpabile.
Elemento di disturbo della coppia sembra essere lo sceriffo Charlie con la sua manifesta ammirazione per la signora Ritchie; la loro storia d’amore scopriremo essere la causa scatenante della follia di Ben è forse la parte più debole del film.

Camping del terrore 4
Ma alla fine Deodato inserisce il classico colpo di scena che ovviamente non rivelo e così facendo il totale i conti tornano.
Il regista potentino torna allo slasher dopo L’inferno in diretta; non c’è più la giungla ma c’è il bosco e si intuisce che Deodato predilige le atmosfere bucoliche per creare un forte contrasto tra la vicenda e il posto in sui si svolge.
Del resto precedentemente Deodato aveva diretto due cannibal movie con atmosfere identiche, Ultimo mondo cannibale e Cannibal holocaust con i quali in qualche modo aveva già sperimentato il genere slasher. Il prodotto finale è un film senza grosse pecche, abbastanza scorrevole che però ha un grosso limite rappresentato da un cast spaccato in due.

Da un lato ci sono le prove più che discrete dei tre “adulti” del cast, ovvero la sempre affascinante Mimsy Farmer (Julie), di David Hess (Robert) e del compianto Charles Napier (lo sceriffo), scomparso nel 2011, dall’altro quello del plotoncino di giovani attori che appaiono legnosi e poco espressivi.
Luisa Maneri, Valentina Forte, la stessa Nancy Brilli sono acerbe e scarsamente convincenti cosi come Nicola Farron, Stefano Madia e c. appaiono altresi poco in sintonia con il film stesso.
Nel cast figurano anche due ottimi caratteristi come John Steiner e Ivan Rassimov, che però hanno ruoli minori e quindi non giudicabili.

Camping del terrore 5

Camping del terrore 6

Girato in Abruzzo, Camping del terrore ha come punti di forza la magnifica e selvaggia location che appare davvero un sostituto ideale dei boschi americani e delle buone musiche del grande Enrico Simonetti.
Un film di discreto livello, quindi, al contrario di quanto sostenuto da critici che evidentemente si prendono troppo sul serio.

Camping del terrore
Un film di Ruggero Deodato. Con Mimsy Farmer, Bruce Penhall, John Steiner, Ivan Rassimov, Luisa Maneri, Stefano Madia, Charles Napier, Nicola Farron, Elena Pompei, Nancy Brilli Horror, durata 87 min. – Italia 1987

Camping del terrore banner gallery

Camping del terrore 9

Camping del terrore 10

Camping del terrore 11

Camping del terrore 12

Camping del terrore 13

Camping del terrore 14

Camping del terrore banner ersonaggi

Charles Napier … Charlie, lo sceriffo
Mimsy Farmer … Julia Ritchie
David Hess … Robert Ritchie
Luisa Maneri … Carol
Nicola Farron … Ben Ritchie
Andrew J. Lederer … Sidney
Stefano Madia … Tony
John Steiner … Dr. Olsen
Nancy Brilli … Tracy
Cynthia Thompson … Cissy
Valentina Forte … Pamela Hicks
Ivan Rassimov … Vice sceriffo Ted
Elena Pompei … Sharon
Bruce Penhall … Dave Calloway
Sven Kruger … Scott

Camping del terrore banner cast

 
Regia Ruggero Deodato
Sceneggiatura Alessandro Capone, Dardano Sacchetti, Luca D’Alisera
Produttore Ruggero Deodato
Fotografia Emilio Loffredo
Montaggio Mario Morra
Musiche Claudio Simonetti
Scenografia Paolo Biagetti

Camping del terrore foto 1

Camping del terrore locandina 2

febbraio 15, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , , | Lascia un commento

La rossa dalla pelle che scotta

La rossa dalla pelle che scotta locandina

John Ward è un pittore di qualche talento, ma perennemente in bolletta; vive ad Istanbul e tira avanti alla men peggio vendendo ad antiquari e collezionisti alcuni dipinti che ritraggono la sua vulcanica ed esuberante amante soprannominata “La rossa” per via della splendida chioma.
La donna a modo suo lo ama, accettando anche di posare nuda per alcune sue creazioni, ma è anche estremamente volubile, tanto da concedersi avventure con un gallerista, con un giovane che conosce a mare e che seduce, con un cacciatore…

La rossa dalla pelle che scotta 1

La rossa dalla pelle che scotta 3
Poco alla volta, grazie anche ai sensuali quadri che Ward realizza, lo stesso acquisisce una certa fama, ma nel frattempo la rossa diventa sempre più insofferente del legame con il pittore. Con il suo amante, il cacciatore, progetta una fuga ma il giorno prima di mettere in atto i suoi propositi, viene uccisa da John.
Il quale da quel momento entra in una pericolosa crisi personale, acuita dalla presenza in casa di una bambola a grandezza naturale che gli ha regalato un hippy conosciuto casualmente.
La bambola diviene quindi per John simbolo della moglie perfetta, quella che ama e resta in un angolo in attesa di suo marito: la dissociazione del pittore tra la realtà e la fantasia lo porta a vedere la bambola viva tanto che lo stesso John alla fine non distingue più la realtà dal mondo perfetto che si è creato.
Tuttavia per lui sta arrivando la resa dei conti, perchè….

La rossa dalla pelle che scotta 10

Krista Nell

La rossa dalla pelle che scotta 4

Erika Blanc

Bizzarro, a tratti palesemente sconclusionato pur tuttavia non privo di felici trovate La rossa dalla pelle che scotta è un thriller psicologico girato da Renzo Russo nel 1972, con l’ausilio di due attori di indiscusso talento come Farley Granger e Erika Blanc.
Se Granger, scomparso l’anno scorso, è sobrio ed elegante nella sua performance recitativa è dalla Blanc che arriva l’ennesima conferma.
La stupenda attrice lombarda incarna in modo assolutamente straordinario sia la donna reale ed affascinante che John Ward ama alla follia sia la bambola tramutatasi in donna reale sotto l’effetto della psiche alterata del pittore.
Erika Blanc è aiutata sia dalla sua bellezza assolutamente particolare sia dal suo talento così poco sfruttato per film più “importanti”; la rossa che interpreta può diventare il sogno proibito non solo del pittore ma anche dello spettatore, ammaliato dal suo volto non bellissimo ma espressivo e seducente e da un corpo voluttuoso e sensuale, anche se non da vamp.

La rossa dalla pelle che scotta 2

La Blanc è misurata e seducente, vulcanica e piena di vita e poi, al tempo stesso, misteriosa e sottomessa quando si trasforma da bambola in incarnazione reale dei sogni del suo assassino, il pittore John.
Se i due attori sono davvero all’altezza della situazione, lo stesso non può dirsi per la sceneggatura del film di Russo che a tratti è scoordinata e senza un logico filo conduttore.
L’altalenanza delle situazioni, l’immagine di disordine psicologico di Ward sono un autobus che va e viene, sorretto da un ritmo a sua volta non continuo;

La rossa dalla pelle che scotta 12

tuttavia la mano di Russo è indubbiamente abile e maschera le pecche e le lacune della sceneggiatura.
Molto ben fatte sono le scene che includono i dialoghi tra la rossa e John, quelle in cui il pittore si appresta a ritarre la sua sensualissima compagna: la mano c’è ed appare strano che questo sia l’ultimo film al quale abbia lavorato.
Da allora in poi infatti il nome del regista e sceneggiatore scompare da qualsiasi produzione cinematografica.

La rossa dalla pelle che scotta 13

Tornando al film, una delle cose migliori è la sequenza in cui John uccide con quattro colpi di coltello la rossa, che spira tra le braccia del pittore chiedendo “Perchè,John?” e con John stesso che vede per terra la famosa bambola, che riappare poco dopo dietro la porta di casa, in una delle scene meno comprensibili del film.
In ultima analisi, un film che possiede in egual misura pregi e difetti, questi ultimi racchiusi tutti nei punti deboli evidenzati prima.

In ultimo ricordo che di questo film, ad oggi non esiste una versione italiana in dvd, motivo per il quale ho dovuto recuperare le immagini da una vecchia VHS.

La rossa dalla pelle che scotta 16

La rossa dalla pelle che scotta
Un film di Renzo Russo. Con Krista Nell, Farley Granger, Erika Blanc, Venantino Venantini,Giorgio Dolfin Drammatico, durata 91 min. – Italia 1972.

La rossa dalla pelle che scotta 15

La rossa dalla pelle che scotta 14

La rossa dalla pelle che scotta 11

La rossa dalla pelle che scotta 9

La rossa dalla pelle che scotta 7

La rossa dalla pelle che scotta 5

 

La rossa dalla pelle che scotta banner personaggi

Farley Granger: John Ward
Erika Blanc: La rossa, la bambola
Venantino Venantini: Il cacciatore

La rossa dalla pelle che scotta banner cast

Regia Renzo Russo
Sceneggiatura Renzo Russo
Produttore Mario Maestrelli
Casa di produzione SaNa Film
Distribuzione (Italia) Rasfilm
Fotografia Luciano Trasatti
Montaggio Attilio Vincioni
Trucco Angelo Roncaioli

gennaio 26, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , | Lascia un commento

La corta notte delle bambole di vetro

 La corta notte delle bambole di vetro locandina

Con la recensione di La corta notte delle bambole di vetro, inizia la collaborazione di Alessio Bosco con il blog Filmscoop. Mi auguro che i fedeli lettori del blog apprezzino il suo originale e affascinante metodo di presentazione e di recensione e che commentino questo suo primo articolo. A lui l’augurio di una collaborazione sempre più feconda.

La corta notte delle bambole di vetro banner

In un parco di Praga è rinvenuto il corpo di un giovane uomo (Jean Sorel). Ritenuto cadavere, viene condotto all’obitorio per un riscontro più attento che ne stabilisca i motivi del decesso. I medici sono perplessi: il corpo non ha ancora raggiunto il rigor mortis, non presenta traumi o ferite e la sua temperatura è insolitamente stabile. L’improvviso urlo in off  “Io morto? Non è possibile!” e il primo piano rivoltogli, conducono nella mente dell’uomo che, disteso, immobile, apparentemente inanime, cerca di ridestarsi, di emettere un suono, forse comunicando con se stesso da un metafisico spazio post mortem.
Non riuscendo a ricordare immediatamente come si sia potuto trovare in una tale situazione, arriverà a concludere che “Forse è sempre così quando si muore e non possiamo dirlo agli altri”. Nondimeno, tenta di ricostruire gli antefatti che l’hanno condotto fin lì.
E, lentamente, comincia a rimontare i frammenti degli eventi occorsi nella settimana subito precedente.

Introdotto da immagini stranianti ed enigmatiche, presaghe di turpi accadimenti, che ritorneranno insistentemente sino al disvelamento finale, ha inizio un lungo flashback. Flashback intervallato dalle scene all’interno dell’ospedale, dove il dottor Ivan, suo vecchio amico, ora chirurgo, tenta inutilmente di rianimarlo.

La corta notte delle bambole di vetro 7

Barbara Bach

Si saprà che Gregory è un giornalista politico americano, inviato nella città Ceca, che ha due colleghi, inviati anch’essi, Jessica e Jaques, coi quali pare affiatato, e che intrattiene una relazione con Mira, una ragazza del luogo che vive fuori città ma che sta per raggiungerlo.
L’arrivo di quest’ultima segnerà il corso degli eventi, preannunciati da una piccola scossa tellurica che sveglia Gregory nottetempo.
Dopo un giro per Praga, una cena, un po’ d’intimità, una festa (dove, peraltro, Jessica si rivela una sua vecchia fiamma), Mira scompare nel nulla, senza abiti, senza soldi o documenti, con la valigia ancora disfatta in casa dell’uomo. Il commissario incaricato di svolgere le dovute indagini è da subito scontroso e più propenso ad insistere su una fuga volontaria della giovane.
Ma Gregory non è intenzionato ad arrendersi. Cercando di ricostruire, con l’aiuto dei due amici, le ultime ore della ragazza, risale ad una serie di misteriose scomparse che hanno coinvolto anche altre giovani. Pedinato ed osteggiato; sempre più dubbioso e confuso; circondato da riluttanti testimoni e morti sospette e con i medici che, arresisi, nel mentre, meditano un’autopsia, tenta di venire a capo al mistero.
Tutto sembra ricondurre ad uno strano circolo per vecchi e ricchi benestanti: il Club 99.

La corta notte delle bambole di vetro 1

La corta notte delle bambole di vetro 2

Jean Sorel

Con La corta notte delle bambole di vetro, Aldo Lado firma il suo esordio alla regia, dopo anni spesi come aiuto (Il conformista) e sceneggiatore (Un’anguilla da 300 milioni), e lo fa con un opera dal taglio atipico: confezionato come un italian giallo, ma dagli inattesi sviluppi esoterici. Inserendo, prima, una nota polemica nei confronti del regime polacco (sedicente socialista, ma la cui ricca e privilegiata elite può permettersi feste sfarzose in ville da sogno e i cui funzionari possono tranquillamente far espatriare soltanto chi vogliono) ed allargandosi, poi, ad una critica più ampia, di marca sessantottina, sintetizzabile nel programmatico: “Mai fidarsi di nessuno sopra i trent’anni”. In più costella la narrazione di segni e simboli (la cecità, i numeri, le farfalle) che fanno poco per volta assumere alla pellicola i toni dell’arcano.

Malgrado l’impianto da thriller, però, la vera tensione pare latitare: l’interesse di Lado è più rivolto a trasmettere un senso d’indefinibile straniamento, di attesa angosciosa.

La corta notte delle bambole di vetro 3

 

Ingrid Thulin

Tant’è vero che struttura un’ ubriacante vicenda a scatole cinesi: in cui far rivivere gli ultimi giorni della vita di un uomo, trascorsi a ricostruire le ultime ore della sua ragazza, la cui scomparsa confluisce in un caso più grande che coinvolge altre giovani donne. Una trama circolare, a più livelli, i cui elementi si ricollegano continuamente tra loro.
Il richiamo polanskiano è forte nella resa claustrofobica e quasi narrativa degli spazi, oltre che nella progressiva perdita di se del personaggio centrale. Arrivando ad anticipare lo stesso Polansky di Frantic (ma il modello hitchcockiano è lo stesso per entrambi).
E del resto la visione, invasiva e stritolante, dell’autorità del potere, dei poteri, potrebbe dirsi pienamente kafkiana. Non a caso a fare da collante, più che da semplice scenario, alla vicenda è proprio Praga. E, sempre non a caso, il titolo del film, in fase di produzione, era Malastrana, suggestivo nome di un quartiere antico della città, i cui comignoli appaiono in più di un’inquadratura.

La corta notte delle bambole di vetro 5

La corta notte delle bambole di vetro 4

Mario Adorf

Non tutto funziona come dovrebbe: le riprese della capitala Ceca sono belle ma cartolinesche (anche se buona parte del film verrà girato a Zagabria); le corsette tra i luoghi turistici sono davvero risibili; i dialoghi spesso didascalici e poco verosimili; nella seconda parte la trama si sfilaccia e confonde; Jean Sorel è totalmente inespressivo, la Bach è la Bach ed anche per Ingrid Thulin i fasti bergmaniani sono distanti (Adorf però è ottimo come sempre). Anni ’70…

Di contro la fotografia di Giuseppe Ruzzolini è splendida, dall’attenzione al dettaglio fiamminga, con una cura maniacale per la prossemica e rivolta in particolare ai contrasti cromatici (il sangue rosso vivo per i tubi della sala operatoria dai colori chiari e neutri; le sagome nella stanza al buio). Ed anche il finale, crudele come pochi, cancella d’un tratto ogni debolezza.

La corta notte delle bambole di vetro 6

Lado tornerà al thriller soltanto col successivo e superiore, Chi l’ha vista morire?. E fu un peccato, perché il suo sguardo icastico, i suoi personaggi infidi e cinici, l’attenzione rivolta sempre agli aspetti più laidi dell’esistenza, che peraltro non lo abbandonerà mai e che sarà sempre riscontrabile in filigrana anche nei suoi film successivi, specialmente, ovvio, nel controverso e cattivissimo L’ultimo treno della notte, si attagliavano perfettamente al noir. Di cui fu interprete, a suo modo, unico ed originale.

La corta notte delle bambole di vetro
Un film di Aldo Lado. Con Mario Adorf, Barbara Bach, Ingrid Thulin, Jean Sorel Thriller, durata 92 min. – Italia 1971.

La corta notte delle bambole di vetro banner gallery

La corta notte delle bambole di vetro 8

La corta notte delle bambole di vetro 9

La corta notte delle bambole di vetro 10

La corta notte delle bambole di vetro 11

La corta notte delle bambole di vetro 12

La corta notte delle bambole di vetro 13

La corta notte delle bambole di vetro 14

La corta notte delle bambole di vetro 15

La corta notte delle bambole di vetro banner personaggi


Jean Sorel ….Gregory

Ingrid Thulin … Jessica
Mario Adorf … Jacques Versain
Barbara Bach … Mira Svoboda
Fabijan Sovagovic … Professor Karting
José Quaglio … Valinski
Relja Basic … Ivan
Piero Vida … Il commissario Kierkoff
Daniele Dublino …Il dottore
Luciano Catenacci …L’impiegato della camera mortuaria
Semka Sokolovic-Bertok …Nastassja, la vicina di Gregory

La corta notte delle bambole di vetro banner cast

Regia: Aldo Lado
Sceneggiatura: Aldo Lado,Ernesto Gastaldo
Produzione: Enzo Doria ,Luciano Volpato,Dieter Geissler
Musiche: Ennio Morricone
Editing: Jutta Brandstaedter, Mario Morra
Production Design: Gisella Longo, Zeljko Senecic
Costumi: Gitt Magrini

La corta notte delle bambole di vetro locandina 2

La corta notte delle bambole di vetro flano

Flano del film

gennaio 24, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , , | 2 commenti

Murderock-uccide a passo di danza

Murderock-uccide a passo di danza locandina

Candice Norman è una bellissima donna che in passato è stata una brava ballerina prima di dover smettere per colpa di un incidente stradale.
Dirige una scuola di danza in cui ballerini e ballerine di una certa abilità cercano il perfezionamento delle loro doti in attesa di avere un colpo di fortuna che li proietti in un musical o che comunque spiani loro la strada verso la celebrità.
Ma all’improvviso nella scuola si scatena un’ondata di omicidi apparentemente senza spiegazioni; alcune ballerine vengono barbaramente uccise con uno spillone conficcato nel cuore subito dopo essere state narcotizzate con del cloroformio.

Murderock-uccide a passo di danza 1

Murderock-uccide a passo di danza 2

La stessa Candice da quel momento vive una situazione da incubo: in sogno vede un uomo che tenta di ucciderla con il modus operandi del killer che sta facendo strage di ballerine.
L’uomo è un fotomodello di nome George Webb e Candice alla fine riesce a trovarlo, ma inspiegabilmente invece di denunciarlo ne diventa l’amante.
Nel frattempo il commissario Borges che è incaricato di svolgere le indagini brancola nel buio, in quanto ai feroci omicidi manca sia un movente che una relazione tra le vittime, se non quella costituita dall’appartenenza delle vittime alla scuola professionale di danza.

Murderock-uccide a passo di danza 3

Murderock-uccide a passo di danza 4

Dopo un colloquio con Candice, Borges crede di aver identificato il misterioso killer in George Webb, ma ben presto dovrà ricredersi, prima di arrivare alla sconvolgente verità….
Murderock – uccide a passo di danza è un film diretto nel 1984 da Lucio Fulci, reduce da una serie altalenante di prove da regista sopratutto nel campo dell’horror puro.
Dico subito che Murderock è un giallo/thriller che a mala pena raggiunge la sufficienza sopratutto dopo l’ultima grande prova che il regista romano aveva dato dirigendo uno dei thriller più interessanti dell’intero decennio settanta, ovvero Sette note in nero da lui diretto nel 1977.
Siamo purtroppo lontanissimi dal risultato qualitativo del film citato; Fulci che ormai è abitato alle atmosfere horror dei film che ha diretto da allora in poi sembra quasi dimenticare l’originalità e l’innovazione che erano stati i punti di forza di film come Una lucertola con la pelle di donna e dello stesso Sette note in nero.

Murderock-uccide a passo di danza 5

L’incubo di Candice

Murderock-uccide a passo di danza 6

Olga Karlatos è Candice

L’atmosfera è troppo “argentiana”, la storia abbastanza risibile e per colmo di sventura anche poco appassionante.
Colpa di una serie di fattori concomitanti; la sceneggiatura è lacunosa, nel film manca una tensione continua che appare solo a sprazzi, la colonna sonora di Emerson è sparata oltre i limiti della decenza, il finale è banale e quasi scontato.
Forse può sembrare una recensione troppo cattiva, ma va detto che Fulci e questo thriller appaiono  corpi estranei.
Il meglio di se il maestro romano l’ha dato con film come Non si sevizia un paperino (1972), con il graffiante

Murderock-uccide a passo di danza 8

Murderock-uccide a passo di danza 13

All’onorevole piacciono le donne (Nonostante le apparenze… e purché la nazione non lo sappia) (1972), con il sensuale Una sull’altra (1969).
In Murderock il mestiere c’è, ma manca il guizzo; la regia è piatta e testimonia di una fase involutiva che il regista imbocca e che lo porterà a dirigere opere assolutamente incolori come Quando Alice ruppe lo specchio (1988) quando non anche assolutamente inguardabili come nel caso di Il fantasma di Sodoma (1988)
Qualche sprazzo luminoso, ma ad abbondare sono le zone d’ombra.
Il cast vede svettare i tre protagonisti principali, ovvero la bella Olga Karlatos nei panni di Candice, la solita sicurezza rappresentata da Ray Lovelock che interpreta George Webb e da Claudio Cassinelli nei panni del commissario Borges.
Il resto è buio totale, con attori che sono molto al di sotto della sufficienza.
Un’opera quindi se non da dimenticare da guardare con poca simpatia.

Murderock-uccide a passo di danza banner

Murderock – Uccide a passo di danza
Un film di Lucio Fulci. Con Olga Karlatos, Ray Lovelock, Claudio Cassinelli, Cosimo Cinieri, Christian Borromeo Thriller, durata 96 min. – Italia 1984.

Murderock-uccide a passo di danza banner gallery

Murderock-uccide a passo di danza 7

Murderock-uccide a passo di danza 9

Murderock-uccide a passo di danza 10

La paura negli occhi di Candice

Murderock-uccide a passo di danza 11

Murderock-uccide a passo di danza 12

Murderock-uccide a passo di danza 14

Murderock-uccide a passo di danza 15

Murderock-uccide a passo di danza 16

Murderock-uccide a passo di danza banner protagonsti

Olga Karlatos: Candice Norman
Ray Lovelock: George Webb
Claudio Cassinelli: Dick Gibson
Giuseppe Mannajuolo: professor Davis
Cosimo Cinieri: Borges
Belinda Busato: Gloria Weston
Berna Maria do Carmo: Joan
Maria Vittoria Tolazzi: Jill
Geretta Marie Fields: Margie
Christian Borromeo: Willy Stark
Carla Buzzanca: Janice
Angela Lemerman: Susan
Robert Gligorov: Bert
Carlo Caldera: Bob
Riccardo Parisio Perrotti: Steiner
Giovanni De Nava: portinaio
Al Cliver: analista della voce
Silvia Collatina: Molly
Lucio Fulci: Phil

Murderock-uccide a passo di danza banner cast

Regia    Lucio Fulci
Soggetto    Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Lucio Fulci
Sceneggiatura    Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Roberto Gianviti, Lucio Fulci
Produttore    Augusto Caminito, Sergio Iacobis, Piero Lazzari
Produttore esecutivo    Gabriele Silvestri
Casa di produzione    Scena Film
Distribuzione (Italia)    CDE – Compagnia Distribuzione Europea
Fotografia    Giuseppe Pinori
Montaggio    Vincenzo Tomassi
Musiche    Keith Emerson
Scenografia    Paolo Biagetti
Costumi    Michela Gisotti
Trucco    Franco Casagni

Delusione. Un film a-centrico, nel senso che manca di corpo centrale, di una parvenza di linearità di trama. Presenta invece parentesi talora strambe, talora semivuote, con l’aggravante di avere una soluzione di una banalità sconcertante. Non si sevizia un paperino, scusate ora la mia banalità, è di un altro pianeta.
I gusti di B. Legnani

Un thriller sensuale, ben sviluppato e ispirato, oltreché dal musical Flashdance, dai classici gialli anni ’70. Fulci imprime un ritmo serrato, ben sostenuto dalle musiche di Keith Emerson e privo di banali (e facili) sequenze splatter. Il killer uccide in maniera sorprendentemente delicata (previa anestesia), trapassando con spillone i morbidi (e giovani) seni delle sensuali ballerine. La Karlatos ha un ché di magnetico (e tristemente infelice) aspetto che trasuda da ogni poro ma soprattutto dai glaciali occhi… Malinconico.
I gusti di Undying

Altra prova dell’eclettismo di Fulci che, accantonati gli eccessi del precedente Lo squartatore, mette in scena un giallo delicato e praticamente senza sangue, cavalcando l’onda dei coevi film sulle scuole di ballo e della passione per i videoclip. Richiami a Una lucertola (il personaggio della Karlatos e i suoi incubi) e un finale che anticipa Fatal frames. Sensuali i passi di danza delle belle e giovani ballerine al ritmo delle incalzanti musiche di Emerson.

Passo che indirizza il caro Lucio verso il viale del tramonto, da lì in poi tristemente percorso saltando con l’asta. Un canovaccio agatachristiano con echi lucertoleschi e invidie alla “Saranno famosi”, intercalato da goffe coreografie che manco le peggiori performance di “Amici”, e ritmicamente scandito da uno spillone-metronomo che decima scarsi comprimari che altro non meritano che di sparire di scena. Piace tuttavia che Fulci onori la classica formula dell’whodoneit-cavalcata da un Cinieri in gran forma- accantonando una tantum le iperboli splatter.

Filmettino fulciano dalle chiare coloriture “argentiane”: la scuola di danza viene dritta da “Suspiria” e la scelta di Keith Emerson per la colonna sonora (brutta) ricorda “Inferno”. Giallo di una pochezza sconcertante (con omicidi a base di spilloni) che non riesce minimamente ad avvincere e creare tensione. Tra i peggiori film del regista romano.

Fulci torna al giallo all’italiana, ma purtroppo lo fa contaminandolo con il genere alla “saranno famosi”. Ne esce un ibrido che, soprattutto nella prima parte, risulta noioso e ripetitivo (se si levano le scene inutili dedicate al ballo, rimane molto meno di un’ora di spettacolo). Gli attori sono sulla sufficienza e anche sotto, le musiche di Emerson non sono degne di essere ricordate. Pastrocchio totale allora? No, fortunatamente alcune scene ben girate ci sono, anche se il film rimane sotto la sufficienza piena.

 Fulci dirige un buon giallo, anche accantonando le scene sanguinolente. Oltre a una serie di buoni colpi di scena, il film viene sorretto dalle solide interpretazioni di attori come la Karlatos (che torna a recitare per Fulci dopo Zombi 2) e Lovelock (e c’è pure Borromeo). Come è stato giustamente descritto, un Flashdance in chiave gialla, da vedere. Nient’affatto un Fulci minore: crea ottime scene di tensione.

 Thriller appena passabile. Il primo tempo è lento e piuttosto noioso ma nel secondo il film decolla e diventa abbastanza godibile. Davvero niente male l’ultimo colpo di scena. Buona la regia di Fulci, insolitamente cupa la fotografia, discrete le musiche di Emerson, buono il cast. Quasi totalmente assenti le scene violente.

 In questo film (bello il titolo) troviamo una sorta di “Saranno famosi” in chiave thriller-orrorifica, al quale si aggiungono alcuni spunti del “giallo solare” per eccellenza quale è l’argentiano Tenebre, uscito appena l’anno prima. Insomma, niente di nuovo, d’altronde Fulci ci ha abituati a queste operazioni. Tolti gli interminabili balletti (sfiancanti), rimane un giallo di discreta qualità e con alcuni guizzi di genio tipici del regista.

Invecchiato male, questo giallo del grande Fulci; le terrificanti musiche di Emerson, interminabili balletti, scenografie povere, una fotografia spenta e un clima dimesso, danno proprio una sensazione di “vecchiume” che non si riscontra normalmente nel cinema del regista. A parte una tipica misoginia di fondo tutta fulciana, la trama è così così, con uno svolgimento abbastanza ripetitivo e una soluzione finale francamente forzata ed improbabile. Tutto sommato un prodotto professionale, ma superfluo e un po’ scialbo; alquanto trascurabile. **

 

gennaio 7, 2012 Pubblicato da: | Thriller | , , , | 2 commenti