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Quant’è bella la Bernarda,tutta nuda e tutta calda

Quanto è bella la bernarda locandina 1

Due villici si recano dall’esorcista Magus per chiedergli di intervenire con le sue potenti arti magiche per far si che una ragazza della quale si sono invaghiti soggiaccia ai loro desideri.
Magus estorce loro dieci soldi in cambio di un filtro magico,poi approfittando della dabbenaggine dei due,versa un altro filtro nei loro bicchieri e per distoglierli racconta loro delle storie.
La prima (Le nozze di Gerundio e Parolina) riguarda un villico che sposa una ragazza,non avendo la minima cognizione su cosa fare con una donna la
prima notte di nozze.Nonostante i consigli del padre,il giovane,totalmente inesperto,non riuscirà a consumare il rapporto
finendo per coprirsi di ridicolo.
La seconda (intitolata Eleonora e Sigismondo) narra le vicende di una moglie fedele,insidiata da un giovane.
Quest’ultimo,per godersi la bella Eleonora,organizza una trappola ma resta beffato;il marito della donna,
con la sua complicità,si sostituisce ad essa e si fa trovare a letto al posto suo.

Quanto è bella la bernarda 1

Quanto è bella la bernarda 2
La terza (Frate Fontanarosa) racconta la beffa di frate Fontanarosa ordita ai danni del proprio superiore;facendo credere di voler
convertire le prostitute di un bordello si fa sorprendere mentre rimprovera una di esse,salvo poi congiungersi
con lei quando il superiore va via.
La quarta novella (Il bell’Arturo) parla di un nobiluomo assolutamente privo di grazia che invece,al contrario,si crede bello ed affascinante.
Sfidato dal suo servitore,che gli vanta le doti fisiche del proprio fratello,il nobile colpito nell’orgoglio
lo invita a portarlo nella sua villa.
Il servitore fa conoscere suo fratello al nobile e i due alla fine diventano amici;il nobile scopre di essere fatto becco da un
rude pecoraio e così,in compagnia del suo nuovo amico,decide di sedurre la moglie di un locandiere.
I due verranno beffati entrambi proprio dallo scaltro uomo…
Mentre narra queste novelle,lo scaltro Magus si gode le grazie della ragazza concupita dai due villici,aiutandosi con robuste
dosi di zabaione.
Nella successiva (Messer Giannetto) si narra la beffa organizzata da un furbissimo giovane ai danni di messer Giannetto,che ha scoperto di essere
diventato all’improvviso impotente.
Il giovane,facendo bere un intruglio a Giannetto,ne gode la di lui moglie facendogli credere di aver ritrovato la virilità.

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Nell’ultimo episodio(Il Cavalier Mirafiore),sono narrate le vicende del cavaliere Mirafiore molto dotato sessualmente,che  fa strage di donne della corte del re,inclusa la regina;riuscirà a cavarsela dimostrando di essere irresistibilmente attratto dall’odore dell’aglio che funziona da afrodisiaco non prima di aver soddisfatto l’orrenda moglie del Re con tanto di collana d’aglio intrecciata al collo.

Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda è un decamerotico del 1973,uscito nelle sale soltanto nel 1975,quindi fuori tempo
massimo e ben lontano dal periodo di massimo fulgore del genere.
Diretto da Lucio Dandolo, autore di I racconti di Canterbury N. 2,ebbe grossi problemi con la censura,sia per il titolo (in origine Bernarda
era scritto con la b minuscola,chiara allusione alla parte intima femminile) sia per alcune scene di sesso considerate troppo osè.
Fu proprio la censura a tagliare quasi mezz’ora di pellicola,costringendo il regista a inserire l’anello conduttore del mago che turlupina
i due sciocchi villici e ripristinando quindi una versione di metraggio adatto alla distribuzione cinematografica.
Motivo per il quale il film uscì nel 1975,passando praticamente inosservato.Il momento di gloria dei decamerotici,ammesso che di esso si possa parlare, era tramontato da tempo.

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Il film in se non è nulla di particolare,tuttavia non è di certo il peggiore della nutrita schiera dei decamerotici.
Pur con la consueta trivialità,presenta quanto meno qualche novella in cui una risata scappa anche grazie ad un cast di comprimari di buon livello,
fra i quali si segnalano Mario Brega,Mariangela Giordano,Dada Gallotti,Salvatore Baccaro,Renzo Rinaldi.
La regia è artigianale,ma non per questo disprezzabile,mentre i dialoghi sono parecchio sconci,caratteristica peculiare del genere a cui appartiene il film.
Che ha avuto una versione in dvd,recentissima;in rete circola però una pessima versione ricavata da una vecchia VHS che è possibile vedere in streaming ( con relativo download) all’indirizzo https://openload.co/f/Xg-lZV2Gwn4/quant.e.bella.la.bernarda.tutta.nera.e.tutta.calda.mp4

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Quant’è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda
Un film di Lucio Dandolo. Con Mario Brega, Mariangela Giordano, Fortunato Cecilia, Dada Gallotti, Fabio Garriba,
Enzo Pulcrano, Claudia Bianchi, Barbara Marzano Erotico, durata 92 min. – Italia 1975.

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Mariangela Giordano …Eleonora
Rossano Campitelli …Sigismondo
Fortunato Cecilia …Bramante
Marcello Di Falco …Arturo
Marcello Monti …Romino
Salvatore Giocondo …Aglio
Barbara Marzano …Annibalda
Claudio Di Meo …Gerundio
Mirella Rossi …Parolina
Pasquale Basile …Palestro
Mario Brega …Mirafiore
Dada Gallotti …Regina
Gino Maga …Il Re
Renzo Rinaldi …Giannetto
Marie Odile Riki …Moglie di Giannetto
Enzo Pulcrano …Padre Fontanarosa

Quanto è bella la bernarda banner cast

Claudia Bianchi …Una prostituta
Luigi Antonio Guerra …Un giovane prete
Fabio Garriba …Priore
Regia Lucio Dandolo
Casa di produzione CG Italia
Fotografia Remo Grisanti
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Vasili Kojucharov
Scenografia Giovanni Fratalocchi
Costumi Giovanni Fratalocchi

Quanto è bella la bernarda banner recensioni

L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it


C’è qualcosa da aggiungere al titolo? Pare di no. Leggendario, senz’altro, ma d’altronde perfettamente aderente ai contenuti dell’opera:

sciatti, squallidi e imbastiti alla meglio, miseramente, fra volgarità gratuite e situazioni becere a profusione. E nudi femminili, naturalmente,
tanti nudi femminili dappertutto, disseminati senza cautela alcuna lungo l’ora e mezza di durata della pellicola. Per chi credeva che il decamerotico,
degenerazione del Decameron pasoliniano (1971), fosse un sottogenere del cinema erotico nostrano fiorito e scomparso nell’arco di un paio di anni,
ecco un reperto come questo Quant’è bella la Bernarda, tutta nera tutta calda, che approda sui grandi schermi – presumibilmente su molto pochi – addirittura nel 1975,quando il filone era ormai uno sbiadito ricordo. Ma in realtà è soltanto colpa della censura se il film esce in ritardo di circa due anni rispetto alla sua realizzazione,va annotato. Lavoro poverissimo, mal confezionato, volgare a oltranza e che esce fuori tempo massimo: che altro chiedere, per un vero amante del trash e dello scult?
Sconsigliatissimo, manco a dirlo, per chiunque altro. Mario Brega e Salvatore Baccaro (in un cameo o poco più) sono gli unici due nomi degni di nota nel cast,che comprende anche terze/quarte linee del calibro di Mariangela Giordano, Luigi Guerra, Dada Gallotti o Fortunato Cecilia, nonchè l’habituèe dei decamerotici Claudia Bianchi,meteora di quel periodo di superlavoro per il cinema di genere. Medesimo discorso potrebbe farsi per il regista Lucio Dandolo, che girò 3 pellicole fra il 1971 e il 1975,scomparendo quindi nel nulla; da segnalare però che il suo esordio del 1971 fu con lo spaghetti western Il suo nome era Pot, in co-regia con il ‘Maestro’ del trash Demofilo Fidani.

Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

B. Legnani

Tardissimo decamerotico, non inseribile fra i migliori del genere, ma che colpisce per la cospicua differenza di livello tra un episodio e l’altro. Pessima, per esempio, la cornice
(verosimilmente aggiunta a posteriori, dopo la doppia bocciatura in censura), ma tutt’altro che male il segmento con Pulcrano, Guerra e la Bianchi. Molto è difforme sia per ambientazioni,
sia per narrazione, sia per recitazione, sia (ovvio) per regìa. Per il resto le solite cose: episodi sciocchini o non sciocchini ma tirati troppo per le lunghe (come quello con Mirella Rossi,
in un ruolo di candida verginella).
Undying

Insieme di episodi, al solito ispirati (molto alla larga) dai racconti boccacceschi. In questo caso il trait d’union è dato da un mago/esorcista che racconta a due ospiti i soliti intrecci di (svampiti)
mariti becchi e (belle) mogli assatanate. Decamerotico che giunge sul tramonto del genere, ormai fuori tempo massimo (la fase creativa, apice dell’intero filone, è collocabile nel bienno 1972-1973).
Eppure il titolo volgare ed ammiccante, espresso a mo’ di ottonario, decreta una certa notorietà al film.

Homesick

I tentativi di uscire dalle angustie di un genere ormai alla frutta si fermano all’incipit “satanico”; infatti già dal primo episodio si rientra subito nell’ambito del decamerotico più ordinario e abusato,
assistendo a situazioni stantie faticosamente tirate avanti da caratteristi per lo più spenti e mediocri. Gli irriducibili estimatori di questo filone discendente dai nobili padri letterari Boccaccio e Chaucer
potranno trovare un contentino nella bellezza di habituées come Barbara Marzano e Claudia Bianchi.

Cotola

Tardo decamerotico di non infima fattura e dai risultati tutto sommato (quasi) accettabili. Al contrario di quanto accade di solito, qui la qualità degli episodi è abbastanza omogenea pur se tendente verso il basso.
Qualche ideuzza non manca, le storie a tratti riescono anche a divertire. Nulla di che, ovviamente, ma non è certo inguardabile, specie se amate il filone. Nonostante il titolo molto esplicito, trattasi di pellicola molto castigata.

Markus

Il titolo è di quelli epocali, eppure fu l’ultimo dei decameroni. Il meccanismo delle divertite novelle piccanti è qui ribadito, ma non si va mai oltre al mediocre (il lato pruriginoso, poi, è ridotto al nulla per via dei tagli in censura).
L’eccessivo uso di interni poco luminosi (praticamente gran parte del film) certamente non aiuta la fruizione di una pellicola già di per sé non memorabile nel ritmo e nei contenuti.

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luglio 13, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , , , | 4 commenti

E si salvò soltanto l’Aretino Pietro,con una mano avanti e l’altra dietro

E si salvo soltanto l'Aretino Pietro locandina 1

Su soggetto di Enrico Bomba,nel 1972 Silvio Amadio gira E si salvò soltanto l’Aretino Pietro,con una mano avanti e l’altra dietro,
che sin dal titolo annuncia il genere di appartenenza della pellicola,il decamerotico.
Uno dei peggiori,almeno per quanto riguarda la povertà globale del prodotto finale,di rara sciatteria recitativa e di una povertà desolante
dal punto di vista comico.
Non si ride,nemmeno per errore,e gli sketch attorno ai quali si sviluppa il film sono davvero di una tristezza infinita.
Un frate arzillo e sporcaccione,poi altri frati più interessati ai piaceri della carne che a quelli dello spirito e infine una donna e le sue tre figlie
con una moralità estremamente elastica,per non usare termini offensivi sul mestiere più antico del mondo.
Girato in un’economia strettissima e probabilmente in meno di una settimana,questo film si segnala solo per la stravaganza del titolo,che vedrà il buon Amadio replicare nel genere decamerotico questa esperienza,precisamente nello stesso anno.

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Parlo di un altro titolo quanto meno allegro,Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano,prodotto anche questo di bassa lega.
De resto i severi recensori del sito http://www.cinematografo.it ebbero a dire,parlando di E si salvò soltanto (…):”Il film non ha nessun autentico riferimento all’Aretino;  come in tanti film di genere “boccaccesco”, anche in questo, prendendo a pretesto il nome dello scrittore cinquecentesco, vengono confusamente messe in scena, con superficialità e dilettantismo sfacciato, sempre analoghe situazioni licenziose, con sempre identici costumi, ambienti, linguaggi da trivio ed esibizioni immorali.”
Tutto da sottoscrivere,incluso il linguaggio sconcio e scurrile ricco di doppi sensi “fallici” e scoperecci,se mi passate il termine volgare.
D’altro canto siamo di fronte ad un film volgarissimo,pertanto è inutile indorare la pillola;
l’avrà come una pannocchia“,una delle tante frasi colte del film si mescola con la proboscide di un elefante,dal chiaro ed inequivocabile significato fallico che compare senza alcuna giustificazione nel bel mezzo del film,quasi fosse qualcosa di divertente.Il livello del film è questo,inutile continuare a sparare a zero su di esso…
Occupiamoci della trama,anche se è imbarazzante riassumerla:

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Concetta, Nanna e Fiorenza sono le tre figlie licenziose di Monna Violante,che recatasi a trovare le tre vogliose donne,scopre che esse
sono tutt’altro che un modello di castità.
Una si sollazza con un contadino piuttosto dotato,un’altra si finge malata pur di giacere con un monaco anch’esso dotato della “virtù meno apparente,fra tutte le virtù la più indecente” mentre la terza,scoperta la vocazione del marito per il gioco si finge morta,non senza sollazzarsi di nascosto con l’ennesimo frate gaudente.
Quest’ultima,scoperta nella sua tresca dal superiore del convento,diventerà la “compagna” di giochi erotici di tutto il convento fino a quando resterà incinta.
Grazie a Monna Violante,riuscirà a gabbare il marito.
Come già detto,un film volgare e privo di qualsiasi motivo di interesse.
Giusto per la cronaca,da segnalare nel cast la bella Franca Gonella e Carla Brait.
Per il resto,buio totale.Povero Aretino,che tra l’altro con il titolo non c’entra nulla…
Location casalinghe e costumi raccolti al mercato degli stracci completano il quadro.
Il film è oggi disponibile su You tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=D94Iok-agag in una discreta qualità.

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…E si salvò solo l’aretino Pietro con una mano avanti e l’altra dietro…

Un film di Silvio Amadio. Con Franca Gonella, Carla Brait, Giorgio Favretto, Vincenzo Ferro. Erotico, durata 90 min. – Italia 1972.

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Carla Brait: Olimpia
Giorgio Favretto: Fra’ Fazio
Vincenzo Ferro: Alfiuccio
Franca Gonella: Nanna
Elisa Mainardi: Violante
Luigi Miglietta: Fiorenza
Valentino Macchi: il cavaliere concupiscente
Gabriele Villa: Pietro Aretino

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Regia Silvio Amadio
Soggetto Enrico Bomba
Sceneggiatura Enrico Bomba
Casa di produzione Vascello
Fotografia Antonio Modica
Montaggio Daniele Alabiso
Musiche Vittorio Stagni, Elio Maestosi
Scenografia Vincenzo Morozzi
Costumi Silvana Scandiarato

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E si salvo soltanto l'Aretino Pietro banner recensioni

L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Brutto esempio di decamerotico, condannato dalla mancanza di trovate, la qual cosa rende inutile una regìa non male ed un montaggio intenso che, purtroppo, più il tempo passa e più si nota la cronica mancanza di idee,
resta solo fine a sé stesso. Povere le ambientazioni, belle la Novak, la Gonella e la Henke. Si salva Renzo Rinaldi. Il finale è molto simile a quello de I giochi proibiti de l’Aretino Pietro, film che, pur nella sua modestia,
è decisamente meglio di questo.

luglio 11, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , | Lascia un commento

L’erotomane

L'erotomane locandina

Una carriera in crescita come manager senza scrupoli di un’azienda petrolifera,una splendida moglie e un’altrettanto splendida
amante.
Ma il cavalier Persichetti,a questi successi deve sommare un grosso problema personale.
Negli ultimi mesi,quasi come paradossale nemesi personale,più ha avuto successo negli affari più ha avvertito problemi di impotenza che sfociano in frustrazione nel non poter più consumare rapporti con le donne della sua vita.
Così decide di affidarsi alle cure di uno stravagante psicologo/sessuologo che tenta di analizzare il problema e rimuoverlo,
convinto che si tratti di un trauma infantile.
Ma nonostante lo psicologo le provi tutte,Persichetti resta refrattario ad ogni cura e alla fine dovrà arrendersi…
Succinta descrizione della trama di L’erotomane,film di Marco Vicario del 1974 che segue la più che buona prova fornita
con la sua direzione precedente,quel Paolo il caldo ricavato da un romanzo di Brancati che aveva rinsaldato la buona fama
del regista,autore tra l’altro del più grande successo al botteghino del 1971,Homo eroticus.

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Gastone Moschin e Milena Vukotic

Questa volta però Vicario sbraca abbastanza visibilmente,con una commedia erotica ricca di seni e glutei e priva di ogni divertimento,
a meno che non si consideri tale l’assistere a scenette ripetute all’infinito,battute stanche e sogni onirici del protagonista,
un cavalier Persichetti affarista e speculatore,che paga il successo nel lavoro con la perdita della virilità.
A parte la trama inconsistente e pecoreccia,Vicario sbaglia quasi tutto quello che può sbagliare.
A partire dalla scelta del protagonista,affidata ad un Gastone Moschin semplicemente imbarazzante;la logica avrebbe voluto che si ricomponesse
la coppia tra Vicario e Buzzanca,vero stereotipo del maschio all’italiana,che aveva portato al successo quell’Homo eroticus
di ben altro livello rispetto ai modestissimi risultati raggiunti con questa pellicola.
Moschin,grande interprete leggero,appare spaesato in un ruolo principale che non sente e che evidentemente non ama.
A nulla vale il cast affiancatogli,che presenta nomi di un certo spessore del cinema settantiano italiano.

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Nei due fotogrammi:Janet Agren

Mi riferisco alle bellissime Janet Agren,Silvia Dionisio e Paola Senatore,Isabella Biagini e Nada Arneric; non meno valido dal punto di vista rappresentativo il cast maschile,con la presenza dell’onnipresente Caprioli (viscido e corrotto politico) e di Jacques Dufilho,lo strambo e stravagante psicanalista,reduce dai successi del suo personaggio più famoso,il colonnello Buttiglione.
Nel 1974 la commedia sexy o erotica mostrava la corda,anche se era comunque molto seguita.
Ma l’uscita di tanti prodotti praticamente fatti in copia carbone spesso allontanava il grande pubblico e a quanto pare anche i critici,
che spesso recensivano questi prodotti senza nemmeno vederli.
Come acutamente fa notare Gordiano Lupi,basta leggere cosa scrive ad esempio il Mereghetti sbagliando completamente il sunto della trama:
“Un cinico avvocato sfoga la sua impotenza sessuale diventando uno spregiudicato affarista, mentre tutte le cure per recuperare la virilità sono vane.
Solo lo shock di sapersi cornuto lo sblocca e lo trasforma in un forzato del sesso a tutti i costi. Classica commediola, neanche troppo originale,
che scivola verso il genere pecoreccio

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Silvia Dionisio

O anche Farinotti,generalmente abbastanza affidabile,che fa lo stesso errore:“In seguito ad uno choc infantile, il cavalier Persichetti è diventato impotente. Per guarire le tenta tutte, ma soltanto nel vedere la moglie a letto con un altro riesce a “sbloccare” il vecchio trauma.
Da quel momento in poi diventerà un maniaco sessuale
A parte le generose forme delle protagoniste,c’è ben poco da guardare nel film;particolarmente noiose sono le sequenze in cui
Moschin racconta come intende approfittare della crisi petrolifera per speculare,o i vari siparietti immaginari in cui fantastica sulla segretaria dello psicanalista (ovviamente sognata completamente nuda)
Non manca il solito,pecoreccio amplesso tentato sul terrazzo con le immancabili studentesse ( e monache) che osservano
un po vogliose un po imbarazzate i goffi tentativi di Moschin/Persichetti di sedurre la bella cameriera.
Brutto film,decisamente.
Rimasto per quasi 40 anni in un cassetto e magicamente riapparso poco tempo fa e oggi disponibile in una versione mediocre su
you tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=98-Q52fcBHo
Da segnalare soltanto dal punto di vista visivo il bel campionario vintage che riguarda oggetti,vestiario e auto.

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Maria Antonietta Beluzzi

L’erotomane

Un film di Marco Vicario. Con Janet Agren, Milena Vukotic, Vittorio Caprioli, Gastone Moschin, Isabella Biagini, Silvia Dionisio, Mario Colli, Andrea Scotti, Ugo Fangareggi, Jacques Herlin, Eugene Walter, Gaetano Scala, Neda Arneric, Jacques Dufilho, Paola Senatore, Livio Galassi, Carla Brait, Mauro Vestri, Giacomo Rizzo, Loredana Martinez, Rosita Torosh, Paolo Paoloni Commedia, durata 100 min. – Italia 1974

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Gastone Moschin: Rodolfo Persichetti
Isabella Biagini: Dott.sa Bonetti
Janet Agren: Ciccia, la moglie
Neda Arneric: Marietta
Jacques Herlin: Chirurgo
Vittorio Caprioli: Il ministro
Jacques Dufilho: Prof. Pazzoni
Maria Antonietta Belluzzi: Gertrude
Silvia Dionisio: Claretta

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Regia Marco Vicario
Soggetto Marco Vicario
Sceneggiatura Marco Vicario
Produttore Alfredo Melidoni
Casa di produzione Atlantica Produzioni Cinematografiche
Distribuzione (Italia) Medusa
Fotografia Giuseppe Rotunno
Montaggio Nino Baragli
Musiche Riz Ortolani

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L'erotomane Marco Vicario

Marco Vicario,il regista

L'erotomane flano 1

Flano del film

L'erotomaneJanet Agren

Janet Agren

Maggio 24, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , , , , , , | Lascia un commento

Cristiana monaca indemoniata

Cristiana monaca indemoniata locandina 2

La licenziosa Cristiana,mentre è in viaggio in aereo,fa l’amore per scommessa con il suo boy friend Luca.
Spaventata da una turbolenza,la ragazza giura che se uscirà viva dalla disavventura si farà monaca;così scampata a quella che lei crede la sua fine,Cristiana mantiene la promessa ed entra in convento.
Qui però non resiste ai richiami della carne e dopo aver concesso le sue grazie ad un giovane e allaccia una ambigua amicizia con un’altra suorina dalla vocazione traballante,Eleonora.
Rintracciata dal suo ex amante Luca,che entra nel convento in cui vive per sfuggire alla polizia,Cristiana scopre una notte il suo uomo a letto con suor Eleonora.
Dopo alcune vicissitudini,che la porteranno a diventare una prostituta,Cristiana troverà pace ai suoi tormenti nel peggior modo possibile.
Cristiana monaca indemoniata è un film diretto dal solito Sergio Bergonzelli nel 1973.

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Incautamente accostato al filone conventuale,del quale riprende solo la tematica della suora per caso,il film è chiaro espediente per contrabbandare scene erotiche ad uso e consumo del pubblico guardone.
A parte la trama assolutamente inconsistente,il film ha una sceneggiatura lacunosa e rabberciata alla bene e meglio,con incongruenze di ogni tipo,senza tener conto del sottile ma forse involontario anticlericalismo che lo pervade.
Dopo le discrete prove di Nelle pieghe della carne e Io Cristiana studentessa degli scandali il regista di Alba mostra di gradire molto più l’interesse della platea più infima che quello dei critici,con risultati visibili in questa e nelle opere successive,come Il compromesso… erotico (Menage a quattro) e La trombata – quattro ladroni a caccia di milioni  opere se vogliamo di livello ancora più basso.

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Film da evitare come la peste,con attori ai minimi storici della recitazione, a partire da una pessima Magda Konopka per finire alla protagonista
Toti Achilli.
Brutto in modo patologico,è praticamente scomparso e oggi circola solo una coppia quasi inguardabile ricavata da una VHS.

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Cristiana monaca indemoniata – La vocazione

Un film di Sergio Bergonzelli. Con Vassili Karis, Magda Konopka, Toti Achilli, Jerry Ross, Marco Guglielmi, Bruno Boschetti, Carla Mancini,
Eva Czemerys Erotico, durata 90 min. – Italia 1973.

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Toti Achilli … Cristiana
Magda Konopka … Suor Eleonora
Vassili Karis …Massimo Raggi
Gerardo Rossi … Luca
Maria Virginia Benati … Madre Superiora
Marco Guglielmi … Prof. Paolo
Eva Czemerys … Madre di Cristiana

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Regia:Sergio Bergonzelli
Sceneggiatura: Sergio Bergonzelli
Musiche:Nevil Cameron e Elvio Monti
Fotografia: Antonio Maccoppi
Montaggio:Vincenzo Vanni

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L’opinione di Ezio dal sito http://www.filmtv.it

Uno dei peggiori trash della storia del cinema.Una ragazza sopravvissuta da una disgrazia aerea si fa suora e poi …..
giu’ alla grande con il sesso e con chi capiti a tiro ,dentro al convento.Trama zero,erotismo zero noiosita’
a mille.Uno dei tonaca-movie piu’ brutti che il cinema abbia realizzato.Quasi inguardabile.

L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it

Scritto e diretto da Sergio Bergonzelli, garanzia di modestissimi mezzi e ancor meno mestiere, questo Cristiana monaca indemoniata
si pone, sia pur di poco, sopra alla media delle produzioni trash/erotico/demenziali (anche involontariamente) del periodo per due caratteristiche,
essenzialmente. La prima è quella di rappresentare in sè una sorta di parabola a tutti gli effetti cristiana (peccato, mancata redenzione, inferno):
ma difficilmente un film del genere, in cui orge, perdizione, carnalità trionfano con compiaciuto gusto dall’inizio alla fine della storia,
senza traccia alcuna di pentimento o di senso di colpa, potrebbe essere apprezzato da uno spettatore di profondo spirito religioso.
La seconda particolarità è invece l’eterogeneità dello sviluppo della trama: la pellicola comincia quasi come un porno, poi si butta nel filone conventuale
(parallelo al decamerotico, in quel momento popolarissimo) e infine degenera nel trash più assurdo, illogico e tirato via, aperto e chiuso da due scene
d’azione girate in maniera – a voler essere gentili – approssimativa. Ai limiti di Bergonzelli si aggiungono comunque quelle dei suoi attori,
non eccelsi (Magda Konopka è il nome maggiore), in un prodotto che accosta con giustezza forma e contenuto: mediocri entrambi.

L’opinione di deepred89 dal sito http://www.davinotti.com

Forse ci starebbe il pallino singolo, ma sarebbe un peccato far inabissare nell’oceano delle vaccate tale assurdo, dozzinale e a suo modo imprevedibile
miscuglio di generi e umori, peraltro recitato neanche malissimo e con curiose musiche tra il liturgico e il progressive. Forma grezzissima (e la marcia copia
circolante non aiuta), con palesi riempitivi (l’interminabile striptease) e ampie cadute nel ridicolo, ma resta la forte sensazione di una premeditata presa in giro,
verso la chiesa, gli hippies e gli spettatori.

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aprile 15, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , | Lascia un commento

Decameroticus

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Il 1972 è l’anno più fertile per i cloni degenere del Decameron pasoliniano;Giuliano Biagetti,dopo l’ottima prova di Interrabang decide di cavalcare l’onda del filone decamerotico confezionando un film di discreta levatura,basato come recitano i titoli su novelle del Boccaccio, Aretino e Bandello.
Novelle licenziose,ovviamente.
In questo caso si tratta di cinque racconti brevi con un tema portante,quello delle corna.
Prima novella:

-Elisa è stufa di suo marito,gelosissimo e possessivo.L’uomo arriva a sostituirsi al sacerdote nel confessionale,
ma Elisa sa che c’è lui dietro le mentite spoglie del frate.Cosi gli racconta di essere posseduta da un giovane tutte le notti.
L’uomo si piazza davanti la porta di casa,ma la furba Elisa con uno stratagemma si gode il suo giovane amante.
L’indomani lo stanco marito viene beffato dalla donna,che riesce a fargli credere che gli è fedele.

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Gabriella Giorgelli

Seconda novella:

-Lambertuccio è un giovane sfrontato e audace,capo delle guardie del severo giudice Volfardo.Il giovane si diverte
spesso proprio ai danni del giudice che decide così di vendicarsi.
Convince Leonetto,noto playboy che corre dietro ad ogni sottana a sedurre la moglie di Lambertuccio.Ma resterà beffato perchè sia
Leonetto che Lambertuccio si godranno le grazie della bella moglie del giudice,Isabella,alle spalle dell’ignaro cornuto che così sarà
beffato crudelmente.
Terza novella:

per potersi godere le grazie della procace domestica,un uomo convince il suo garzone di bottega a dormire nel suo letto.
Domitilla,la moglie,però conosce le intenzioni del marito e convince la domestica a sostituirsi a lei.Finisce così che mentre il garzone
e la domestica se la spassano,Domitilla riceve le attenzioni del proprio marito.

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Quarta novella:

l’ingenuo Casimiro si fa beffare da un improvvisato venditore di unguenti che nulla hanno di miracoloso;l’uomo,con la scusa di
curare la moglie di Casimiro,lo beffa sotto il suo stesso naso godendosi le grazie della moglie.
Quinta novella:

Ciccio e Germino sono due mercanti,che spesso devono assentarsi per lungo tempo da casa.
I due,durante un colloquio,si scambiano consigli su come evitare il tradimento delle rispettive mogli,ma alla fine si faranno becchi a vicenda.

Qualche buona trovata,ma nella sostanza un film volgarotto nobilitato però da un cast di attrici specializzate in commediole erotiche spacciate
per “novelle licenziose d’autore
Al solito,il pretesto per l’esibizione di centimetri di epidermide è dato da storielle che con lo spirito boccaccesco ridanciano e sottilmente anticlericale
nulla hanno a che vedere.
Scrive Segnalazioni Cinematografiche (Centro cattolico cinematografico),decisamente di parte e anche molto impietosamente:
Il film, che si dice ispirato a novelle del Boccaccio, Aretino e Bandello, senza nesso tra loro, ritrova un filo conduttore unicamente nella ricerca di
situazioni licenziose e lascive, cui offre un notevole contributo il dialogo di una volgarità e rozzezza senza pari, e una quantità di scene esibizionistiche
e sensuali ormai adusate in opere del genere. Di fronte a questo, passano in secondo ordine persino le melensaggini della interpretazione e l’insulsa regia.
Resta la pretestuosa ambientazione. Inutile dire che il tutto è inqualificabile e moralmente negativo.

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Una vera requisitoria,che in qualche modo però stigmatizza quella che era la visione da parte di buona parte della critica del fenomeno decamerotici.
In realtà siamo di fronte ad uno dei tanti cloni del Decameron non più volgare di altri;a nobilitarlo ci sono attrici di buon valore,come le sempre
bellissime Orchidea De Santis e Gabriella Giorgelli,Margaret Rose Keil e Krista Nell con l’aggiunta di una giovanissima Antonia Santilli.
Per l’ennesima volta compare in un cast decamerotico Pupo De Luca,recordman del genere mentre inaspettatamente c’è il bravissimo e compianto Riccardo Garrone.
Prodotto che stiracchia la sufficienza,ma nulla più.
Regia,quella di Biagetti,meno “cagnesca” di altre per un film passato curiosamente molte volte sulle tv commerciali ma del quale circola
solo una pessima versione ricavata da VHS disponibile all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Saizp1IZ47g

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Decameroticus
Un film di Pier Giorgio Ferretti. Con Orchidea De Santis, Riccardo Garrone, Pupo De Luca, Margaret Rose Keil,Krista Nell,Aldo Bufi Landi, Pietro Tordi, Pino Ferrara, Corrado Olmi, Umberto D’Orsi, Sandro Dori, Gabriella Giorgelli, Rosita Torosh, Antonia Santilli Erotico, durata 92 min. – Italia 1972.

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Riccardo Garrone: Gerbino
Marina Fiorentini: Domitilla
Edda Ferronao: Agnese
Pino Ferrara: Ciccillo
Sandro Dori: Casimiro
Orchidea De Santis: moglie di Ciacco
Pupo De Luca: marito di Elisa
Umberto D’Orsi: marito di Domitilla
Aldo Bufi Landi: Lambertuccio
Antonia Santilli: Pamela
Pietro Tordi: il giudice Vulfardo
Gabriella Giorgelli: Elisa
Krista Nell: Isabella
Margaret Rose Keil: Nardella
Corrado Olmi: Ciacco

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Regia Pier Giorgio Ferretti
Soggetto Giorgio Mariuzzo da Giovanni Boccaccio
Sceneggiatura Giorgio Mariuzzo, Fiorenzo Fiorentini (dialoghi)
Casa di produzione Flora National
Distribuzione (Italia) Variety
Fotografia Anton Giulio Borghesi
Montaggio Pier Giorgio Ferretti
Musiche Berto Pisano
Scenografia Ennio Michettoni
Trucco Gloria Fava

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Decameroticus banner recensioni

L’opinione di sasso67 tratta dal sito http://www.filmtv.it

Mamma mia che film! Be’ dal titolo c’era da aspettarselo… Si tratta di una delle tante variazioni, il cui filone per l’appunto prese il nome di “decamerotico”, seguite al successo del film “Decameron” di Pasolini. Film come questo, che si dice tratto da novelle del Boccaccio, del Bandello e dell’Aretino, si basano su due cose, l’erotismo e la comicità. In realtà l’erotismo non viene mai fuori, rimanendo attanagliato nell’imbarazzo di corpi nudi che si dimenano per risaltare una certa comicità gestuale.
Ma proprio la comicità è l’altro grande assente del filone decamerotico, o quanto meno di questo film, che proprio non fa mai ridere. Rimane impressa soltanto una certa volgarità del linguaggio (“Chi dorme ‘un piglia ‘culi!” esclama in improbabile toscano il Messer Gerbino di Garrone), resa ancora più macroscopica da un dilettantesco doppiaggio che rifrulla quasi tutti i dialetti italiani, tra i quali nel filone decamerotico trionfavano il toscano, in grazia del Boccaccio, e chissà perché il ciociaro.
Le attrici si spogliano abbondantemente, anche se, per citare il Giusti di “Stracult”, dirò che di pelo se ne vede poco. Tristezza per il caratterista triestino Umberto D’Orsi doppiato in romanesco da Ferruccio Amendola.

Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

B. Legnani

Modesto film di Biagetti (che pure qui non gestisce il ritmo, mal distribuendo il tempo alle varie fasi), che si salva dall’ignominia solo grazie a un quarto racconto gradevole e ben recitato (quello con Pino Ferrara, Dori, la Santilli e la Ferronao ) e da trame non male, però sfruttate maluccio (terribile la recitazione richiesta a Bufi Landi nella novella d’ambiente romagnolo e inspiegabile la scelta di filmare molte scene in un vero budello). Girato in fretta (notare la comparsa che perde palesemente l’equilibrio mentre impalla Pino Ferrara!). Dal gineceo stavolta spicca la Nell.
Undying

Titolo al quale si deve ufficialmente il neologismo del filone, anche se l’anno precedente su Playmen un acuto recensore aveva già sfornato il termine decamerotico in relazione al film di Pasolini.
Si tratta, in buona (buonissima, dato il cast femminile) sostanza, di un film strutturato in 5 segmenti, del quale resta a discreta memoria quello del medico che approffitta di una moglie finta malata.
Rispetto alla media, l’ilarità è più accentuata, di pari passo con l’erotismo, garantito anche dalla presenza della Santilli (l’Antonia di Nocturno).
Homesick

Discreto decamerotico multidialettale in cinque episodi il cui filo rosso è il tema del marito cornuto. Il cattivo gusto è trattenuto e domina la scena l’allegria, garantita da un folto gruppo di validi caratteristi (De Luca, Dori, Garrone, D’Orsi…) e dai canti goliardici di Pisano. Il gineceo, specializzato nel genere, è ricchissimo e assai generoso: tra le migliori la Santilli, brava attrice e abbondantemente spogliata.

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marzo 20, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , , , , , , , | Lascia un commento

Il tuo piacere è il mio

Il tuo piacere è il mio locandina

Unico lungometraggio del regista Claudio Racca,più conosciuto come direttore della fotografia (suoi lavori come Valeria dentro e fuori,
Un fiocco nero per Deborah,Commissariato di notturna tra le produzioni),Il tuo piacere è il mio è un decamerotico caratterizzato dal cast di prim’ordine utilizzato e dall’assoluta mancanza di riscontro ai botteghini,dove si rivelò un flop clamoroso,tanto da rendere il film un invisibile,
ruolo che ha ricoperto a tutt’oggi.
Ad onta dei soldi spesi per ingaggiare un cast che non ha uguali nel campo dei decamerotici e che comprende artisti del calibro di Carlo Giuffrè e Eva Aulin,Silvia Koscina e Barbara Bouchet,Femi Benussi e Erna Schurer,Lionel Stander e Leopoldo Trieste per non parlare di ottimi comprimari come
Umberto Raho,Pupo De Luca,Marisa Solinas il film fu un fiasco clamoroso.
E i motivi sono da ricercare nei dialoghi francamente beceri e volgari e nella struttura del film,che dai decamerotici riprende la classica ripartizione in novelle che questa volta si rifanno ad un’opera di Honorè De Balzac (secondo almeno quanto citato nei credit) ovvero Le sollazzevoli istorie edito nel 1837.

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Lionel Stander e Eva Aulin

Il quale sicuramente si sarà rivoltato nella tomba nel vedere la sua opera ridotta al rango di sgangherata barzelletta da taverna.
De Balzac aveva creato un’opera in cui la beffa,l’intrallazzo amoroso,l’adulterio erano qualcosa che si ispirava alla migliore tradizione comico/satirica francese,con riferimenti a Rabelais o all’Heptaméron della Regina di Navarra.
Qui siamo in campo cinematografico e come già accaduto per messer Boccaccio,per Caucher,per l’Aretino o Masuccio Salernitano tutto si riduce
a comica di infimo ordine e banale scusa per l’esposizione di terga e seni delle belle attrici del cast,forse l’unica cosa di rilievo del film assieme ai costumi utilizzati.
Ben poca cosa,purtroppo.
Il film si apre con due ragazze nude che giocano nel cortile di un castello (fra di esse Erna Schurer);è l’introduzione a sei novelle raccontate durante un convivio (praticamente l’espediente più usato nei decamerotici,ripreso dal Decamerone di Boccaccio) in cui un nobile fiorentino invita i suoi ospiti a raccontare storie licenziose.
La prima vede una giovane marchesa tentare di seguire i consigli del suo confessore che la sprona ad essere all’altezza di alcune sante dai costumi molto liberi.
L’ingenua (ingenua?) marchesa,interpretata dalla bella Eva Aulin scoprirà quanto è piacevole essere accarezzata da un giovane…
La seconda novella,raccontata a tavola da un Cardinale,è un ensemble di storielle sconce mentre la terza racconta le vicende di una tintora che dopo essersi trastullata con un frate vedrà come frutto della relazione la nascita di un figlio.

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Erna Schurer

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Sylvia Koscina

La quarta ha come protagonista il re francese Francesco I che è stato fatto prigioniero dall’imperatore Carlo V d’Asburgo e che ne approfitta per divertirsi con due belle spagnole ospiti dell’imperatore.Una delle due donne con molta furbizia riesce ad ottenere l’assoluzione sia dal papa che da un cardinale.
La quinta novella si svolge temporalmente durante il concilio di Costanza,durante il quale una prostituta mette tutto a soqquadro con la sua bellezza scatenando la bramosia di buona parte dei convocati,fra i quali sacerdoti,alti prelati e persino cardinali.
L’ultima novella,che chiude il film vede protagonista un Marchese che,per consolarsi dei rifiuti continui della sua bella sposa a concedersi carnalmente (la donna è in realtà l’amante del re) finisce per andare con una prostituta che gli trasmette una malattia venerea.
Come si evince dalla trama,siamo di fronte a novelle sboccate e prive di gusto,ben lontane dallo spirito quasi goliardico di Balzac.
Il cast utilizzato è quindi sprecato in malo modo;i decamerotici in fondo erano i film più facili da girare in quanto non richiedevano particolari attenzioni.

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Femi Benussi

Racca riesce quindi a sprecare il budget ricavandone un film di bassa lega,che non riesce a strappare un sorriso in nessun modo.
A completare la performance ecco una sgangherata colonna sonora,degna più di un film della serie interminabili di Pierino che di un film con qualche velleità.
Scomparso del tutto dai circuiti televisivi o dell’home video,il film esiste oggi solo in una versione inguardabile ricavata da una videocassetta.
Il tuo piacere è il mio

Un film di Claudio Racca. Con Femi Benussi, Anna Maestri, Aldo Giuffré, Barbara Bouchet, Sylva Koscina, Erna Schurer, Ewa Aulin,
Attilio Dottesio, Giacomo Furia, Umberto Raho, Lionel Stander, Lorenzo Piani,
Marisa Solinas, Giuseppe Alotta, Duilio Cruciani Commedia erotica, durata 93 min. – Italia 1972

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Ewa Aulin: marchesa Cavalcanti
Femi Benussi: contessa Joselita Esteban De Fierro / Rosalia
Barbara Bouchet: prostituta
Aldo Giuffré: granduca
Sylva Koscina: moglie del tintore
Erna Schurer: granduchessa
Lionel Stander: marchese Cavalcanti / cardinale di Ragusa
Leopoldo Trieste: tintore
Marisa Solinas: damigella della granduchessa

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Regia Claudio Racca
Soggetto Claudio Racca
Sceneggiatura Claudio Racca
Produttore Anselmo Parrinello, Paolo Prestano
Casa di produzione Naxos Film
Distribuzione (Italia) Panta distribuzione
Fotografia Claudio Racca
Montaggio Marcello Malvestito
Musiche Franco Bixio
Scenografia Luciano Vincenti
Costumi Luciano Vincenti

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L’opinione di mm40 dal sito http://www.filmtv.it

Verginelle vogliose, preti satiri, mariti cornuti, burle a scopo sessuale: siamo in pieno decamerotico, anche se Claudio Racca non si rivolge direttamente alle fonti primarie che hanno alimentato il genere (la letteratura ‘licenziosa’ del Boccaccio e dell’Aretino), bensì a Honorè De Balzac, con tanto di didascalia finale che dovrebbe in qualche modo nobilitare il film spiegando – con la penna dello scrittore francese – come l’uomo storicamente sia sempre lo stesso, ieri come oggi come domani, impegnato a riempirsi la pancia e a sfogare i suoi più bassi istinti. Nulla di sorprendente: ci provavano tutti.
Tutti i registi di simili prodottini a costo infimo ed esteticamente tirati via cercavano di darsi un tono con la citazione di qualche nome culturalmente altisonante; Racca peraltro qui esordisce dietro la macchina da presa, dopo un decennio di carriera come direttore della fotografia, e firma anche la sceneggiatura. L’unico ‘effetto speciale’ che ha a disposizione è rappresentato dal cast decisamente onorevole, soprattutto per una pellicola di tale risibile stampo: gli interpreti principali sono Lionel Stander, Sylva Koscina, Aldo Giuffrè, Barbara Bouchet, Leopoldo Trieste, Femi Benussi, Umberto Raho, Ewa Aulin, Giacomo Furia, Marisa Solinas e Pupo De Luca. Una parola va spesa per quest’ultimo: attore di secondo piano ma non disprezzabile, utilizzato sempre per parti minori, detiene probabilmente il record di presenze nel genere decamerotico, avendone collezionate all’incirca una decina in un filone a tutti gli effetti non molto ampio.

Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

B. Legnani

Decamerotico di qualche pretesa (ci sono Giuffré, la Koscina, Stander, Leopoldo Trieste e molti altri), ricavato stavolta da “Les Contes drolatique” (=I racconti giocosi) di Balzac (almeno così si legge). Sullo schermo siamo alla tavola del Re, ma in realtà siamo nella mediocrità più vieta. Arriva solo qualche striminzita risatina.
L’Ubalda vince 3 a 0, e senza fatica.
Undying

Decamerotico di certo stile visivo (cifrare il cast femminile) che pecca di mancato approfondimento comico. Firmato da un regista che girerà poca altra roba, tra cui un documentario a sfondo “erotico” (Love Duro e Violento, 1985) vanta la pretesa discendenza dalle novelle francesi di Honoré de Balzac.
Forse questo è uno dei motivi che lo distanzia dalla volgare e scollacciata comicità nostrana, rendendolo meno interessante di altri titoli appartenenti al genere.
Gradevole per la variegata quantità di attrici, sulle quali predomina la bellissima Eufemia.

Homesick

Insolita cornice aristocratica e medesimi attori impiegati in ruoli diversi per episodi di genere decamerotico flosci e monchi che vantano derivazione
da “Le sollazzevoli historie” di Honoré de Balzac. La ragion d’essere proviene dal ricco cast femminile – notevoli la Schurer e la Solinas tutte ignude
al lavacro e la Aulin con gambe e piedi in bella mostra – e dall’inedita presenza del doppiatore Sergio Graziani nelle nobili vesti di Francesco I di Francia.
Demenziale la canzone sui titoli di testa.

marzo 15, 2016 Pubblicato da: | Erotico | , , , , , , | 2 commenti

Come fu che Masuccio Salernitano fuggendo con le braghe in mano riuscì a conservarlo sano

 

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Dopo il Decameron di Boccaccio,il Canterbury di Chaucher e le novelle di Pietro l’Aretino,ecco che è la volta del Novelliere di Masuccio Salerntano,che viene saccheggiato in questo film del florido filone dei decamerotici dal titolo divenuto leggendario,ovvero Come fu che Masuccio Salernitano fuggendo con le braghe in mano riuscì a conservarlo sano.
Un titolo in puro stile Wertmuller,in un film che si discosta un pò dai tradizionali film del genere erotico/medioevalein auge dopo il successo del Decameron di Pasolini.
Nettamente più curato nei dialoghi,Masuccio Salernitano esce nelle sale nel 1972 per la regia di Silvio Amodio,che nello stesso anno girò un altro decamerotico dal titolo ameno,…E si salvò solo l’aretino Pietro con una mano avanti e l’altra dietro e che in seguito si specializzerà in film del filone commedia sexy con pellicole come Alla ricerca del piacere (un thriller sexy),La minorenne,Peccati di gioventù,Quella età maliziosa.

In questo film i protagonisti sono due falsi preti che grazie ad una serie di camuffamenti sbeffeggiano e imbrogliano un nutrito gruppo di creduloni.
Nella prima burla,effettuata ai danni di un convento,i due spacciano una mano con avambraccio mummificato per la “Santa reliquia di San Luca,quella beata mano che tanto scrisse per la Beata Vergine Maria“; la seconda beffa vede protagonista un giovane incapricciato di una bella contadina,sposata ad un villico rozzo e incolto.Per continuare a vedere il suo amante e sviare i sospetti del marito,la donna si finge posseduta
da demonio;costretto da fra Geronimo a lasciare per quaranta giorni il talamo nuziale,il villico si rifugia tra le montagne mentre il giovane spasimante si sollazza con la scaltra contadinella.

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Di beffa in beffa,fra Geronimo e frate Partenope riescono a truffare un prete che grazie al confessionale
aveva rapporti con le parrocchiane e gli spillano un mucchio di quattrini,costringendo il prete gaudente a doversi auto assolvere dai peccati commessi,fanno finalmente giacere un nobile con la moglie di un oste e alla fine aiutano un frate a recuperare le mutande che aveva lasciato in casa di un cornuto spacciandole ancora una volta per reliquie sante.
Un film con qualche buona uscita e senza particolari volgarità,che erano i punti di forza dei decamerotici.
E anche privo di nudi volgari,se vogliamo,visto che di attrici in abiti succinti ne compaiono giusto quattro e per pochissime scene.
Potremmo quindi definire questo film un ibrido,realizzato più per divertire che per allupare ancora una volta
gli spettatori di questo particolare genere cinematografico.
Nel cast compaiono,nei panni dei due frati mattacchioni e gaglioffi due buoni caratteristi,Piero Lulli e Gianni Musy mentre per una volta non ci sono nomi particolarmente famosi fra le “donnine allegre”

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L’unica con una relativa fama è Barbara Marzano,che lavorerà in altri 5 decamerotici e chiuderà la propria carriera con il pessimo La sanguisuga conduce la danza.
Location agresti e costumi stringati al massimo,che probabilmente navigavano da un set all’altro.
Un film costato due lire,ma dal risultato tutto sommato non disprezzabile.
Da qualche mese è uscita la versione in dvd mentre è possibile visionare il film scaricando il
file http://wipfiles.net/gjuofj4y7yuw.html che è in una splendida qualità digitale.

Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in mano, riuscì a conservarlo sano

Un film di Silvio Amadio. Con Gianni Musy,Giulio Donnini, Romano Bernardi, Giorgio Favretto, Barbara Marzano,
Carmen Silva, Rina Franchetti, Piero Lulli, Fernando Cerulli, Emilio Marchesini, Sergio Serafini,
Thea Fleming, Lina Alberti, Vinicio Diamanti, Vincenzo Ferro, Edoardo Sala Erotico, durata 95 min. – Italia 1972

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Giulio Donnini: Don Alfonso
Giorgio Favretto: Filippo
Dorit Henke: Viola
Piero Lulli: Fra Geronimo
Barbara Marzano: Mona Lisetta
Gianni Musy: Frate Partenope
Carmen Silva: Carmela
Silvio Spaccesi: primo truffatore
Romano Bernardi: secondo truffatore
Melù Valente: amante di Fra Martino
Anna Lina Alberti: massaggiatrice
Adolfo Belletti: Frate priore
Fernando Cerulli: priore
Rina Franchetti: venditore
Vittoria Di Silverio: maîtresse
Sergio Serafini: contadino

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Regia Silvio Amadio
Soggetto Tomasso Guardati 
Sceneggiatura Silvio Amadio, Francesco Di Dio, Francesco Villa
Produttore Luigi Borghese
Casa di produzione Domiziana Internazionale Cinematografica
Fotografia Antonio Modica
Montaggio Silvio Amadio
Musiche Roberto Pregadio
Scenografia Saverio D’Eugenio
Trucco Giuseppina Bovino

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Opinioni tratte dal sito http://www.davinotti.com

B. Legnani

Non malissimo. C’è una cura lessicale nettamente superiore ai prodotti consimili e c’è pure, tranne alcune eccezioni,
un accettabile livello recitativo (Spaccesi e Musy su tutti). Nel cast femminile spiccano il davanzale di Barbara Marzano,
l’inettitudine recitativa della Henke e il bel musetto di Melù Valente. Il film non entra neppure nella storia del cinema minore
e non vale certo il migliore del filone decamerotico, ma ha almeno qualche citazione letteraria e operistica: lo si può guardare.
Undying

La stagione del decamerotico, circoscritta -essenzialmente- al breve lasso temporale del 1972-1973, visse un periodo di fertile produzione,
spesso (a dispetto dei titoli) costituito da opere dignitose, ben recitate e ottimamente girate. Diversi autori hanno lasciato traccia del
loro passaggio, come Silvio Amadio, intelligente e misconosciuto regista di pellicole erotiche spesso venate da un fondo di malinconia
(Quell’età maliziosa). In questo caso la vicenda ruota attorno a due burloni travestiti da frate che ne combinano di tutti i colori.
Panza

Decamerotico solo d’ambientazione ma non per la fonte (questa volta si cita il “Novelliere” di Masuccio Salernitano),
di cui mi ha colpito qualche battuta che indubbiamente va a segno. Purtroppo, nonostante i goderecci nudi che appaiono nel corso della pellicola,
non ci si eleva da una semplice operina d’imitazione che si fa particolarmente noiosa nel secondo tempo. Simpatico Spaccesi.
Il wertmulliano titolo ha fatto indubbiamente storia.

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marzo 10, 2016 Pubblicato da: | Erotico | | Lascia un commento

Le età di Lulù

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“Suppongo che possa sembrare strano, ma quell’immagine, quell’immagine innocente, alla fine risultò il fattore più illuminante, il corpo più violento.
I due, i loro bei volti, affiancavano il protagonista, che sul momento non riuscii a identificare, tanta era la confusione in cui mi aveva sprofondato,
in precedenza, quel radioso amalgama di corpi. La carne perfetta, splendente, sembrava affondare soddisfatta in se stessa senza alcun trauma,
soggetto e oggetto di un piacere completo, assoluto, autonomo, così diverso da quello che suggerisce l’ano, meschino, corrugato,
permanentemente contratto in una smorfia dolorosa e irreparabile.”

L’incipit del romanzo Le età di Lulù,o Las edades de Lulu di Almudena Grandes,scrittrice spagnola che pubblicò questo romanzo smaccatamente erotico nel 1990 introduce il lettore nel mondo della adolescente Lulù,una ragazza che vive una realtà familiare in cui è priva di affetti forti,
nonostante il legame con il fratello e le sorelle.Manca un assieme affettivo importante nella famiglia, e Lulù cercherà nel sesso un valido surrogato.
Senza questo importante riferimento principale,Bigas Luna introduce la vita di Lulù non curandosi del background familiare,mostrandocela già
preda delle sue pulsioni erotiche che finiranno per condizionarle la vita,in una discesa verticale verso l’erotismo più sfrenato fino all’abiezione
totale dalla quale sarà redenta grazie al sacrificio di Ely,un travestito dal cuore tenero,vera figura illuminata del film che la riscatterà e la riporterà
presumibilmente verso il recupero della propria identità.

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Il film si apre con una scena/sequenza che vorrebbe essere tenera ed invece appare volgare;una bambina nata da poco,inquadrata per alcuni secondi a gambe aperte mentre viene aspersa con il talco.
Basterebbe già questa scena a bollare il film come opera da guardoni.
Ma Luna fa di molto peggio.
Tradendo lo spirito del romanzo,che è si forte e analiticamente descrittivo,ma che non scivola quasi mai nel volgare,Luna ammicca con fare da satiro voluttuoso agli istinti più bassi e beceri della platea,aiutato in questo da una Francesca Neri assolutamente splendida e bravissima nel suo ruolo,
ma decisamente degna di ben altro tipo di film e di regia.
La storia resta comunque abbastanza fedele al romanzo,del quale tradisce solo un aspetto fondamentale,l’erotismo ridanciano e vibrante che ne contraddistingue la prosa a favore invece di una visualizzazione molto più volgare ed esplicita
Veniamo alla storia di Lulù,che nel film appare come una ragazzina predestinata ad una vita dominata dal sesso e dall’erotismo,è attratta irresistibilmente da Pablo, uno scrittore amico di suo fratello e più grande di lei di dodici anni.
E’ proprio con Pablo che Lulù conosce e sperimenta il sesso;infatuata di lui,ha la prima esperienza parziale in un auto,dove Pablo
le insegna i rudimenti del sesso prima di portarla a casa sua e trasportarla di colpo nell’età adulta.
In seguito Pablo parte per gli Usa;al ritorno completa l’opera iniziata e coinvolge la finta ingenua ma segretamente vogliosa Lulu
nelle sue fantasie erotiche.

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A questo punto Pablo le chiede di sposarlo e Lulu accetta;il matrimonio è completato dalla nascita di una figlia,ma Lulu sente,con il passare del
tempo,che suo marito sta iniziando ad allontanarsi da lei.Dopo aver conosciuto la dolce Ely,un transgender dall’animo gentile,Lulu una sera accetta di farsi coinvolgere in una nuova esperienza erotica.
Bendata da Pablo,viene posseduta da un estraneo;quando si toglie la benda Lulu scopre che l’uomo altri non è che suo fratello.
Eì la goccia che fa traboccare il vaso.
Il rapporto già vacillante va in frantumi e Lulù lascia suo marito,trovando conforto nell’amicizia di Ely.
Ma il desiderio,le pulsioni sessuali hanno la meglio e la donna si lascia andare ad avventure sempre più estreme.
E in una di queste,coinvolta in un rapporto sadico,perde la vita la sua amica Ely,intervenuta per salvarla…
Il film di Luna ha ben poco a che vedere con lo spirito del romanzo;in quest’ultimo l’erotismo è quasi giocoso,le stesse esperienze di Lulù
appaiono un gioco,fantasie portate alle estreme conseguenze mentre il film si adagia in una visione in cui l’erotismo sconfina nel softcore
privo di anima,un gioco visivo perverso assolutamente fine a se stesso.

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Anche se la fotografia ben calibrata da al film un aspetto di qualità,lo stesso non convince e per lunghi tratti resta anonimo e privo di alcun fascino.
E’ solo la presenza di Francesca Neri a tenere a galla una pellicola noiosa come poche;è brava,è bella,ha charme.
Oscar Ladoire,che interpreta Pablo viceversa fa da tappezzeria.
Inespressivo,poco ispirato come Bigas Luna.
Che farà anche peggio con lo scadentissimo Bambola,un altro erotico mal girato in cui sarà protagonista una pessima,inguardabile Valeria Marini.
A conti fatti non c’è nessuna indicazione per consigliare il film a chi non l’abbia visto.
Comunque sia,chi voglia visionarlo può farlo in streaming all’indirizzo http://www.nowvideo.li/video/740c43e4220fe

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Le età di Lulù
Un film di Bigas Luna. Con Francesca Neri, Oscar Ladoire, Maria Barranco, Javier Bardem
Titolo originale Las edades de Lulu. Drammatico, durata 100 min. – Spagna 1990.

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Le età di Lulu locandina banner protagonisti

Francesca Neri: Lulú
Oscar Ladoire: Pablo
María Barranco: Ely
Fernando Guillén Cuervo: Marcelo
Javier Bardem: Jimmy

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Regia Juan José Bigas Luna
Soggetto Almudena Grandes (romanzo)
Sceneggiatura Juan José Bigas Luna, Almudena Grandes
Fotografia Fernando Arribas
Montaggio Pablo Gonzalez Del Amo
Musiche Carlos Segarra
Scenografia Miguel Chicharro

Le età di Lulu locandina banner dal romanzo

Le età di Lulu locandina libro

“Quando ce ne andammo il cameriere mi salutò molto cerimoniosamente.
‘Sei una bambina incantevole, Lulù.’
Pablo rise di nuovo. Io ero stufa di sorrisini enigmatici, stufa di essere trattata come un agnellino bianco con un fiocco rosa al collo, stufa di non controllare la situazione.
Non che non fossi capace di immaginare possibili sviluppi, è che li scartavo in partenza perché mi sembravano inverosimili, inverosimile che lui volesse davvero perdere tempo con me,
non capivo perché insistesse di fatto a perdere tempo con me, perché lo stesse perdendo.
Fuori faceva molto freddo. Mi passò un braccio sulle spalle, un segno che non volli interpretare, sconfitta dallo sconcerto, e camminammo in silenzio fino alla macchina.
Mentre apriva la portiera feci di nuovo una domanda, quella fu una notte piena di domande.
‘Mi porti a casa?’
In realtà sì lo volevo, volevo mettermi a letto e dormire.
‘No.’
‘Benissimo.’
Dentro si fermò a guardarmi ancora un istante. Poi, con un movimento perfettamente sincronizzato, mi mise la mano sinistra tra le cosce e la lingua in bocca
e io allargai le gambe e aprii la bocca e cercai di rispondergli come potevo, come sapevo, cioè non molto bene.

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L’opinione di Will Kane dal sito http://www.filmtv.it

Non è capitato a molte attrici, ma Francesca Neri venne lanciata da un ruolo da protagonista in un film straniero:Bigas Luna la volle come interprete principale per “Le età di Lulù”, melò erotico in chiave piuttosto spinta,verso il finale soprattutto,
che cede volentieri ad un voyeurismo, che tuttavia fa parte da sempre del genere, qui particolarmente ostentato. Luna ci dà dentro e mette nella sua pellicola ogni oltre sessuale, dal feticismo all’incesto, dal rapporto plurimo alle escursioni gay e trans,
fino all’orgia sadomaso a rischio violenza estrema: se voleva lasciare lo spettatore a bocca aperta, ha sbagliato notevolmente uscio, perchè il film non funziona, nè,nonostante il suo daffare pruriginoso solletica i sensi e l’immaginazione.
Spesso noioso nell’elencare l’escalation sessuale della protagonista, “Le età di Lulù” procede per capriole di logica, chiudendosi su una sorta di ipocrita moraletta semifamilista, che sembra suggerire che basta che succeda in famiglia, tutto va bene.
Che importa se il maritino, in vena di trasgressione, ha fatto partecipare il cognato, fratello di sangue, ad un gioco a tre erotico abbastanza laido? Vogliamo mettere con quegli sozzoni di pederasti sado-maso e violentissimi?
In un simile assemblamento di sciocchezze,nessun interprete brilla, e l’unico personaggio con un potenziale spessore tragico, il trans Ely, è maltrattatissimo da una sceneggiatura che non gli concede gran sviluppo.

L’opinione di Atticus dal sito http://www.filmscoop.it

Delizia per guardoni dalla sega facile.
Ridicolo. E non per l’idea totalmente errata che Luna ha dell’erotismo, ma perché una storia così elementare, se trattata con cotanta stupidità, fa rimpiangere la posta del cuore del “Cioé”.
Quindi, ecco pronto uno sciorinamento nauseabondo e maleodorante di finta trasgressione e finto anticonformismo per mezzo di personaggi privi di qualunque spessore, alla ricerca costante dei limiti sessuali da abbattere.
Forse, più che ridicolo, il film è triste e patetico, perché ha oltremodo il pessimo gusto di rifugiarsi in una moraletta finale che condanna l’ansia di sperimentazione della protagonista, facendo passare per accettabile
una laida ammucchiata in cui il marito coinvolge il cognato, per la serie ‘finchè si resta in famiglia tutto è concesso’, di contro a quei porci di sodomiti in guepiere!

L’opinione di Paride86 dal sito http://www.filmscoop.it

Se fosse stato un film porno probabilmente sarebbe stato un prodotto decente, ma spacciarlo come vademecum dell’educazione sessuale di una donna è davvero troppo. Innanzitutto è sbagliato e ipocrita nelle pretese,
visto che Lulù è una donna di fantasia, o meglio, una donna partorita da una mente prettamente maschile: il personaggio interpretato (se così si può dire) da Francesca neri, infatti, non ha nulla di femminile.
Non ha sentimenti, tutto le scorre addosso in una frenetica e spasmodica ricerca del sesso; affronta perversioni, incesti, omosessualità senza che questo la sconvolga minimamente dal punto di vista affettivo e sentimentale. Lulù non è una donna, è Bigas Luna con la parrucca,in più, a volerlo prendere solo come un film erotico, è anche brutto.
Poi il regista ci mette il peso da 90 con scene di sesso estremo ai limiti del consentito: ma fare un film erotico non significa fare un porno ‘vorrei ma non posso’, col risultato di azzerare completamente il grado di erotismo.
Dispiace che attori come la Neri (particolarmente inascoltabile) e Bardem (particolarmente indemoniato) si siano prestati in giovinezza ad una vergogna simile.

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novembre 29, 2015 Pubblicato da: | Erotico | , , , , | Lascia un commento

9 settimane e mezzo

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Odio 9 settimane e mezzo, stupido e volgare, odio quel film con Mickey Rourke, l’ho sempre odiato Da quel momento la mia strada e’ stata irta di difficolta’ perche’ Hollywood ha pensato di aver trovato una mansueta pupattola da manipolare come volevano i produttori, il che voleva dire prostituirmi ai loro bisogni, sia personali sia di botteghino.”Non volevo essere un simbolo di donna sexy e desiderata da milioni di maschi sconosciuti, non volevo finire come Marilyn Monroe, suicida a 36 anni.Rivivrei la stessa vita percorrendo gli stessi passi. Cambierei solo due cose: non rifarei la modella e non accetterei piu’ di fare un film cosi’ volgare, stupido e cretino come quello che mi ha lanciata. A costo di rimanere anonima“.
Le parole di Kim Basinger, piene di rancore un po ingenerose verso un film che tutto sommato le ha dato una popolarità internazionale che prima non aveva alla fine danno una definizione perfettamente in linea con questa pellicola assolutamente sopravvalutata e tendenzialmente (anche sostanzialmente) insipida e noiosa.

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Un film patinato,un vero e proprio spot pubblicitario che sta all’amore come una crosta sta alla Gioconda di Leonardo.
La similitudine è meno casuale di quello che si possa credere,visto che la protagonista,Elisabeth, è una gallerista single molto affascinante; che conosce casualmente (ma non tanto) John, un rampante broker finanziario.
Siamo negli anni ottanta,in Italia c’è la Milano da bere, a New York la fortuna economica,il successo sono strettamente legate alla finanza.
Quella finanza creativa che un ventennio dopo avrebbe distrutto l’economia mondiale, con le conseguenze che ancora oggi scontiamo.
Tornando al film, assistiamo alla nascita di una relazione torbida e sensuale fra i due, che ben presto sfocia in rapporti sessuali in bilico fra l’innocente e il peccaminoso spinto.

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I due amanti sperimentano alcune varianti del sesso, Elisabeth ben presto diventa una specie di giochino, un trastullo erotico per John che la trasforma in una bambola senza anima e senza volontà.
Ma Elisabeth, che all’inizio si è fatta trascinare dai sensi incomincia a capire che sta raggiungendo un punto di non ritorno e decide,prima di ritrovarsi annientata dalla volontà di John, di sfuggire alla stretta mortale dell’uomo e lo pianta piangendo.
Lui la lascia andare, senza confessarle che il gioco si è trasformato in qualcosa di terribilmente serio…
9 settimane e mezzo è tutto qua.
Erotismo annacquato, giochini più o meno spinti, un po quelli che un moderno diciottenne ormai non pratica neanche più,immagini e fotografia lussuosi ma niente anima e niente sentimento.
Del resto i due protagonisti giocano, fanno sesso, si rincorrono, rifanno sesso ecc. senza soluzione di continuità;per il resto lasciano i sentimenti quelli veri, accantonati in un angolo senza minimamente tirarli in ballo.

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Una specie di Ultimo tango a Parigi, ma il paragone è sacrilego e offensivo nei riguardi del film di Bertolucci, amaro e cupo apologo dell’incomunicabilità e di mille altre tematiche, che in questo film non vengono nemmeno sfiorate.
Questo film ha per tema quel tipo di passione –spiega il regista – che confina con la pazzia quando due persone si ubriacano l’una dell’altra, escludendo dalla loro vita tutto e tutti“. Passione si, ma null’altro.
Però qualcosa che affascina lo spettatore c’è: una colonna sonora sontuosa,con brani divenuti in seguito dei cult come You Can Leave Your Hat On di Joe Cocker,l’ipnotica This City Never Sleeps degli Eurythmics,che tradotto significa “questa città non dorme mai”,un po come i due protagonisti, impegnati in un tour de force erotico che li priva anche del sonno, o ancora come la bellissima Slave To Love di Bryan Ferry o ancora I Do What I Do… di John Taylor.
A ben vedere 9 settimane e mezzo è diventato un cult principalmente per due motivi:la già citata colonna sonora e la splendida, prorompente sensualità di Kim Basinger, che non si spoglia molto ma che nelle situazioni più erotiche mostra una sensualità che riabilita il film almeno su questo versante.
Alla sua prima uscita il film non ottenne alcuna visibilità;ci volle il nascente mercato dell’Home video per dare al film una visibilità planetaria che venne aumentata a dismisura proprio dalla fama di film peccaminoso che avvolse la pellicola da allora in poi.

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Un film in sostanza molto datato, che però ha un valore per capire lo spirito degli anni ottanta, quelli che sono stati definiti dell’edonismo reganiano;vuoto ed effimero, come buona parte degli anni ottanta.
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Un film di Adrian Lyne. Con Mickey Rourke, Kim Basinger, Kim Chan, Karen Young, Margaret Whitton, Michael Margotta, Christine Baranski, Olek Krupa, Victor Truro, Ellen Barber, Ron Wood, Riccardo Bertoni, Rosanna Carter, Petina Cole, Roderick Cook, William De Acutis, Nell Hause, Justine Johnston, Lise Lebeuf, David Marguiles, Michael P. Moran, Peter Pagan, Sandy Pena, Terri Perri, Luther Rucker, Ray Sheriff, Joey Silvera, Lee Tai Sing, David Tabor, Leonard Termo, Dwight Weist Titolo originale 9½ Weeks. Erotico, durata 121 min. – USA 1986

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Mickey Rourke: John Gray
Kim Basinger: Elizabeth McGraw
Margaret Whitton: Molly
David Margulies: Harvey
Christine Baranski: Thea
Karen Young: Sue
Dwight Weist: Farnsworth
William De Acutis: Ted
Roderick Cook: Sinclair
Justine Johnston: venditrice di letti

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Regia Adrian Lyne
Soggetto Elizabeth McNeill
Sceneggiatura Sarah Kernochan,Zalman King,Patricia Louisianna Knop
Produttore Anthony Rufus Isaacs,Zalman King
Produttore esecutivo Keith Barish,Frank Konigsberg
Fotografia Peter Biziou
Montaggio Caroline Biggerstaff,Ed Hansen,Tom Rolf,Mark Winitsky
Effetti speciali Dan Kirskoff
Musiche Jack Nitzsche
Costumi Bobbie Read

Tonino Accolla: John Gray
Simona Izzo: Elizabeth McGraw
Manuela Andrei: Molly
Roberta Paladini: Sue
Mario Bardella: Farnsworth
Marco Guadagno: Ted
Sergio Fiorentini: Sinclair
Gabriella Genta: venditrice di letti

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1. I Do What I Do… – John Taylor

2. The Best Is Yet To Come – Luba

3. Slave To Love – Bryan Ferry

4. Black On Black – Dalbello

5. Eurasian Eyes – Corey Hart

6. You Can Leave Your Hat On – Joe Cocker

7. Bread And Butter – Devo

8. This City Never Sleeps – Eurythmics

9. Cannes – Stewart Copeland

10. Let It Go – Luba

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Elizabeth:”John non ti interessa sapere se mi piace?”
John:” No…”.

“No,voglio dirti una cosa, io sono stato con tante donne, con tante altre… ma quello che ho provato con te non l’ho provato con nessun altra.. mi piacerebbe… mi piacerebbe tanto stringerti per farti sentire quello che mi sta succedendo dentro…non mi era mai capitato… non avevo mai amato così tanto!”

“Sei così maledettamente affascinante…!”

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L’opinione di Il gobbo dal sito http://www.davinotti.com

Rispetto agli 80’s si è combattuti fra nostalgia e repulsione; qui si propende verso la repulsione – e il dilemma: cosa ci hanno trovato migliaia di persone, al di là del materiale per qualche esercitazione solitaria à la “Onan il barbaro”? Incomprensibile. Come manuale del regista di spot, opera esemplare. Come manufatto cinematografico, una cagata pazzesca. Si conoscono personalmente almeno un paio di imbecilli che si sono cimentati con cartoni di latte (devastando la cucina di mammà) e coi cubetti di ghiaccio, rimediando ceffoni.

L’opinione di Cotola dal sito http://www.davinotti.com

All’epoca film scandalo, oggi ha perso tutta la sua forza anticonformista che già alla sua uscita era davvero ben poca cosa per non dire assolutamente fasulla. Lo stile è quello da spot pubblicitario tanto caro al regista (uno dei più sopravvalutati degli ultimi 25 anni). Non si capisce quindi come un filmetto del genere abbia potuto avere tanto successo. Per fortuna ci ha pensato il tempo a mostrarne gli enormi limiti, primo fra tutti la furbizia dell’insieme, e a farlo cadere nel dimenticatoio.

L’opinione di Gianni sv66 dal sito http://www.filmtv.it

In questo film c’è tutto il vuoto desolante della mentalità yuppies, il lato oscuro di un gran decennio quali sono stati gli anni ’80.. E Kim Basinger in quelle immagini era una f… da urlo. Insomma, si pur involontariamente visto che il regista aveva ben altri obiettivi, un piccolo trattato su una certa società e una certa fascia sociale di quel periodo.

L’opinione di Scantia dal sitto http://www.filmscoop.it

Concentrato di estetica anni 80, risente notevolmente della diffusione che ebbe il videoclip come mezzo privilegiato di promozione musicale in quegli anni.
Preceduto da un lancio pubblicitario volto ad alimentare lo scandalo per i contenuti erotici, in realtà fece molto meno scalpore di quanto oggi si tenda a ricordare (specialmente qui in Italia con le varie dottoresse, infermiere e insegnati della commedia sexy eravamo abbondantemente svezzati in termini di nudità sul grande schermo) e la banalità della storia certo non aiuta a mantenere alta la tensione erotica in un film che promette più di quello che mantiene.
Fintamente trasgressivo, in realtà molto conformista nel celebrare di fatto lo stile di vita di due yuppies annoiati che si destreggiano tra loft, gallerie d’arte, ristoranti e vestiti alla moda, accompagnati da musiche di tendenza (il lancio della colonna sonora fu pubblicizzato come e più del film stesso).
Fu iniziatore di una strategia promozionale (“il film erotico più trasgressivo dell’anno!!!”) che accompagnò successive ciofeche del calibro di Showgirl e Striptease, finchè il pubblico, capita l’antifona, si rivolse alle nascenti videochange per assicurarsi materiale valido a fini autoerotici.

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aprile 6, 2015 Pubblicato da: | Erotico | , , | 7 commenti

Andrée l’esasperazione del desiderio nell’amore femminile

Andrée - l'esasperazione del desiderio nell'amore femminile locandina 2

Del film Andrée – l’esasperazione del desiderio nell’amore femminile non sono importanti ne la pellicola stessa ne la sua trama, in verità abbastanza semplice e dalle non eccelse virtù sceniche, quanto le vicissitudini censorie che portarono alla condanna al rogo della pellicola stessa e alla condanna a quattro mesi di reclusione di Pilippo Miozzi,amministratore della CID,la compagnia cinematografica distributrice della pellicola,pena poi sospesa con la condizionale.
Era il settembre del 1968, un’epoca storica caratterizzata dalla massiccia presenza della censura e dei censori in particolare pronti a sequestrare le pellicole che,a loro giudizio, presentassero caratteristiche di oscenità.
Cosa che puntualmente avvenne per questo film, giudicato osceno sia per la presenza cospicua di nudi femminili (roba da educande,comunque) sia per la trama, che trattava un argomento ostico, quello di una donna affetta da ninfomania.

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Fa una certa sensazione leggere il nome del magistrato deputato all’accusa, quello di Vittorio Occorsio,ucciso poi nel 1976 da terroristi dell’estrema destra;la cosa dimostra quanto fosse importante il concetto di morale per la società nel suo assieme e quanto i tutori della legge tenessero alla moralità stessa.
Ignoro cosa sia accaduto in seguito, ovvero se la pellicola fosse o no stata davvero bruciata;l’ho vista da poco, in una versione da restauro digitale con sottotitoli in italiano, il che ha reso se possibile ancor più noiosa la visione della pellicola stessa,caratterizzata principalmente dalla verbosità e dalla staticità impressa dal regista.
In origine il film venne distribuito come Andrea – Wie ein Blatt auf nackter Haut,che più o meno può essere tradotto come Andrea – come una foglia sulla pelle nuda, con chiaro riferimento alla scena in cui la bellissima Andrea viene coperta da alcune foglie cadute da un albero mentre è completamente nuda e sdraiata.

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Veniamo alla trama:
la bella è giovane Andrè soffre di un terribile bisogno d’amore.
Non tanto di amore inteso come sentimento,quanto di sesso;del resto sua madre aveva lo stesso problema, era sempre alla ricerca di uomini con cui appagare i suoi sensi e Andrè sembra aver ereditato la stessa inquietudine dei sensi.
Così la ragazza colleziona deludenti avventure con un mucchio di gente, incluso un amico di famiglia, riportandone però sempre la sensazione di insoddisfazione.
Uno stalliere e molti mariti infedeli delle sue amiche,il marito di sua sorella e alla fine un piccolo delinquente sono le prede dell’insaziabile ragazza.
Riuscirà Andrè a venir fuori dalla trappola mortale dell’insoddisfazione e a trovare un equilibrio che le impedisca di scendere sempre più giù nella scala della degradazione fisica?

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A parte una giovane e bella Dagmar Lassander,venticinquenne all’epoca dell’interpretazione del film, spesso nuda (ma mai in modo volgare) e alla sua prima,vera esperienza da protagonista il film ha ben poco da segnalare.
Si tratta di un film con alcune velleità ma alla fine smaccatamente erotico e nulla più.
Non c’è alcuna voglia di scavare nella psiche della ragazza:Hanns-Schott Schöbinger,regista della pellicola,rimane ampiamente in superficie, svolgendo il compitino della pellicola pruriginosa senza alcuno scatto di fantasia rendendola alla fine piatta e banale.
Ora, se all’epoca della prima presentazione del film sia l’argomento del film sia alcuni nudi potevano turbare gli spettatori, oggi un film così lo si potrebbe tranquillamente visionare in parrocchia.
Tutto noioso e tutto senza attrattiva, quindi.

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Solo la Lassander merita una citazione,mentre il resto del cast si guadagna la pagnotta senza alcun merito.
In quanto a Hanns-Schott Schöbinger,dirigerà ancora la Lassander nel 1969 in Pelle su pelle e avrà una certa notorietà nel nostro paese con I peccati di Madame Bovary non tanto per la qualità del film quanto per la presenza della splendida Edwige Fenech.
Posso a cuor leggero quindi sconsigliarvi la visione del film;ci fosse una versione italiana ne varrebbe la pena quanto meno vederlo nell’ottica del documentario d’epoca, ma con i sottotitoli, credetemi, è impresa titanica.

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Andrée – L’esasperazione del desiderio nell’amore femminile
Un film di Hans Schott-Schobinger. Con Dagmar Lassander, Gita Rena, Ann Famoss, Ingrid Simon, Ralph Clemente Drammatico, durata 87 min. – Germania 1967

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Dagmar Lassander: Andrea
Joachim Hansen: Peter
Hans von Borsody: Frederick Jansen
Herbert Fux: Felix Klarsen
Ralph Clemente: Thomas
Art Brauss: Joschi lo stalliere
Anne Famos: Mila
Gita Rena: Clarisse
Fred Bernhoff: Dr. Wagner
Helmut Alimonta: Schorsch
Ingrid Simon: Luisa
Karl-Heinz Peters: L’antiquario

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Regia Hanns Schott-Schöbinger
Soggetto Hanns Schott-Schöbinger
Produzione Harald A. Hoeller für Metrostar / Hifi Stereo 70
Musiche Hans Hammerschmid
Fotografia Hanns Matula

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febbraio 22, 2015 Pubblicato da: | Drammatico, Erotico | , | Lascia un commento