Nude per l’assassino

Durante una pratica d’aborto, una ragazza muore per arresto cardiaco; il dottore che le praticava l’aborto, sconvolto, chiama un amico per simulare un incidente, immergendo la ragazza in una vasca d’acqua. In qualche modo la ragazza è legata ad una agenzia fotografica, la Albatros,diretta da Gisella, un’ambigua donna con un marito voyeur e impotente .
Edwige Fenech
Da quel momento si vedranno cadere, sotto i colpi di un misterioso killer, molti dei suoi componenti. Il primo ad essere colpito è un fotografo, che viene brutalmente assassinato. E’ poi la volta di Lucia (Femi Benussi), una giovane modella che Carlo (Nino Castelnuovo), un donnaiolo fotografo dello studio, ha conosciuto in uno stabilimento al coperto, e che con lei ha avuto una breve relazione.
La polizia inizia ad indagare, e i sospetti sembrano concentrarsi proprio su carlo. Che, nel frattempo ha intrecciato una relazione con la bellissima Magda (Edwige Fenech),e che sembra essere al centro della vicenda. Tocca poi al marito di Gisella essere ucciso, e in rapida successione tocca alla donna stessa. Ormai la polizia è sulle tracce di Carlo, ritenendolo l’assassino seriale;ma Carlo, che ha seguito Gisella, ricattata da un personaggio misterioso, assiste all’omicidio di quest’ultima, e riesce a scattare, con una pellicola all’infrarosso, dei fotogrammi del misterioso assassino.
Che rapisce Magda, e la trascina a casa di Stefano e Doris, altri due personaggi legati alla Albatros, che vengono uccisi in maniera efferata. L’intervento provvidenziale di Carlo salva Magda , che alla fine scopre la vera identità e il movente dei misteriosi omicidi.
Nonostante i molti buchi della sceneggiatura, Nude per l’assassino è un thriller di discreta fattura, diretto da Andrea Bianchi nel 1975.Il titolo, molto ammiccante, risulta particolarmente adeguato alla pellicola; dalla Benussi con qualche chiletto di troppo, alla splendida Fenech, questa volta con una curiosa capigliatura alla maschiaccio, passando per Erna Schurer e Giuliana Cecchini, è tutto un proliferare di generosi nudi frontali. Che, se vogliamo, è comunque un bel vedere. Le musiche sono di Berto Pisano, che ben si adattano all’atmosfera leggermente dark del film, che per buona parte del secondo tempo è stato girato in penombra.
Forse il neo maggiore è nei dialoghi, spesso infantili. Ma una volta tanto le scene di sangue sono contenute, senza alcuna concessione allo splatter
Nude per l’assassino, un film di Andrea Bianchi. Con Femi Benussi, Nino Castelnuovo, Edwige Fenech, Erna Schurer,Solvi Stubing, Franco Diogene Drammatico, durata 93 min. – Italia 1975
Edwige Fenech -Magda
Nino Castelnuovo -Carlo Gunter
Femi Benussi-Lucia Cereser
Solvi Stubing -Patrizia
Giuliana Cecchini-Gisella Pozzani Mayer
Franco Diogene -Maurizio Pozzani
Erna Schürer -Doris

Regia Andrea Bianchi
Soggetto Andrea Bianchi
Sceneggiatura Massimo Felisatti
Casa di produzione Fral Cin.ca
Fotografia Franco Delli Colli
Montaggio Berto Pisano
Musiche Francesco Bertuccioli
Scenografia Sergio Palmieri
Costumi Adriana Manini, Clary Mirolo
Trucco Marcello Di Paolo

Profondo rosso

Ci sono opere cinematografiche a basso costo nate per caso,diventate per caso cult e per caso tramandate ai posteri come capolavori assoluti.Profondo rosso,diretto da Dario Argento nel 1975,è la sintesi perfetta del caso.Non ci sono molti attori ,nel film, quelli che ci sono all’epoca erano quasi degli sconosciuti,fatta eccezione per Clara Calamai,diva del cinema muto,ma da anni in disparte.La colonna sonora è affidata ad un gruppo assolutamente sconosciuto,i Goblin,capitanati da Claudio Simonetti,famoso all’epoca solo per essere il figlio di Enrico.L’unico a godere di una certa fama è proprio lui,il regista.Che ha esordito come sceneggiatore e aiuto regista,aiutato sicuramente dal fatto che il papà,Salvatore,era un valente critico e produttore cinematografico.Mangia pane e cinema,Dario.
Si fa le ossa come sceneggiatore e grazie all’aiuto del padre,produce e dirige L’uccello dalle piume di cristallo,che diventa il suo primo successo al botteghino,confermato poi da Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio.Nel 1975 nasce,come detto,il progetto Profondo rosso.La trama è universalmente riconosciuta,inutile quindi riproporla.Interessante,viceversa,curiosare tra le varie scene.In una di esse,per esempio,precisamente quella dedicata al primo omicidio,quello della sensitiva Helga Hulmann,interpretata magistralmente da Macha Meril,c’è una location che rappresenta un tributo di Argento ad un grande pittore americano,Hopper.Il bar che si vede nella piazza,ricostruito alla perfezione,altri non è che la trasposizione nella realtà cinematografica di Nighthawk,quadro dalla bellezza eccezionale.La scena dell’omicidio è magistrale.L’assassino colpisce con un’accetta Helga,mentre,dal basso,Mark e Carlo stanno parlando.
La scena è un piccolo gioiellino,perché porta su due piani temporali contemporanei lo spettatore;si assiste al dietro le quinte dell’omicidio,quasi in anticipo su quello che vede il vero protagonista della storia,il musicista Mark.Interpretato da David Hemmings,il pianista americano è un personaggio che ispira da subito simpatia.
Come del resto ispira simpatia Gianna Brezzi,una svagata giornalista qui interpretata dalla musa di Argento,Daria Nicolodi.
La colonna sonora dei Goblin,assolutamente impeccabile,continua a percorrere,con discrezione e in parallelo,le varie scene del film.Il momento successivo,la visita del misterioso assassino a casa di Mark,è scandita dalla nenia infantile che fuoriesce con discrezione dal magnetofono.Il passo successivo,l’assassinio di Amanda Righetti,la scrittrice autore del libro dal quale Mark ha tratto la foto della villa dei misteri ,è la scena più brutale del film.La donna viene selvaggiamente massacrata nel suo villino,sfracellata contro il bordo della vasca da bagno.La trovata geniale è il messaggio sullo specchio,che comparirà in seguito,quando Mark intuirà che con il vapore può far comparire il messaggio della sventurata scrittrice.Il crescendo è rossiniano.La morte del professor Giordani, ucciso con selvaggia ferocia,una morte che oggi definiremmo splatter;la visita di Mark alla misteriosa villa,il dipinto coperto da intonaco sulla parete,mentre l’ossessiva musica dei Goblin scandisce inesorabile gli eventi.
Poi la scuola,con Gianna colpita dalla mano invisibile,Carlo che finisce con la testa sotto le ruote di un camion della spazzatura e …..Il cast risponde appieno al delirio visivo di Argento:Hemmings è svagato quanto basta,la Nicolodi altrettanto;Gabriele Lavia rende bene il personaggio tormentato di Carlo,la Calamai è perfetta nel ruolo della psicotica madre di Carlo;Glauco Mauri è così perfetto nel ruolo di Giordani da essere identificato,negli anni successivi,con il personaggio del film.
Ma qual è il motivo del successo internazionale del film,del suo essere diventato cult?
L’alchimia perfetta della storia,non banale,delle musiche assolutamente straordinarie,della regia attenta,rigorosa di Argento,del cast perfettamente integrato alla storia.Non è mai facile riuscire a integrare le varie componenti,ma in questo caso funziona tutto.Un ricordo personale è legato alla prima del film,che vidi nella primavera del 1975.
Quando uscii dal cinema ero convinto di aver visto un capolavoro.
Solo l’Esorcista di Friedkin,Apocalipse now di Coppola e l’Arancia meccanica di Kubrick mi avevano colpito allo stesso modo.Ed evidentemente il pubblico che affollò le sale la pensava allo stesso modo.Profondo rosso fu il film più visto di quell’anno,e non dimentichiamo che quell’anno uscirono Amici miei,Qualcuno volò sul nido del cuculo,Barry Lindon e film di cassetta come Fantozzi.Un risultato straordinario per Dario Argento.Il punto più alto del suo cinema.Perché,come succede spesso,proprio con Profondo rosso Dario Argento segna la fine della sua parabola ascendente.
Il successivo Suspiria,pur opera di buona levatura,era una rivoluzione copernicana.
Niente giallo,ma incursione nell’horror parapsicologico.
Inferno segnerà una ulteriore caduta di tensione,che proseguirà con il pessimo Tenebre,l’incerto Phenomena fino al punto più basso,quel Il cartaio sconclusionato e brutto in maniera indecorosa.
Profondo rosso può essere definito,in pratica,il canto del cigno di un ottimo regista,che però da 25 anni ha quasi perso smalto e inventiva. Profondo rosso è disponibile su You tube in una versione pressoche perfetta all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=H7V_UjiGciE
Profondo rosso
un film di Dario Argento. Con David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Giuliana Calandra, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Daria Nicolodi, Attilio Dottesio, Furio Meniconi, Glauco Onorato, Mario Scaccia, Piero Vida, Aldo Bonamano, Lorenzo Piani, Vittorio Fanfoni, Piero Mazzinghi, Fulvio Mingozzi, Geraldine Hooper, Salvatore Baccaro, Salvatore Puntillo. Genere Giallo, colore 123 minuti. – Produzione Italia 1975.

David Hemmings: Marc Daly
Daria Nicolodi: Gianna Brezzi
Gabriele Lavia: Carlo
Glauco Mauri: prof. Giordani
Giuliana Calandra: Amanda Righetti
Clara Calamai: madre di Carlo
Macha Méril: Helga Ulmann
Eros Pagni: comm. Calcabrini
Nicoletta Elmi: Olga
Piero Mazzinghi: Bardi
Liana Del Balzo: Elvira
Aldo Bonamano: padre di Carlo
Vittorio Fanfoni: assistente dell’ispettore
Dante Fioretti: fotografo della polizia
Geraldine Hooper: Massimo Ricci
Jacopo Mariani: Carlo da bambino
Furio Meniconi: Rodi
Fulvio Mingozzi: agente Mingozzi
Lorenzo Piani: addetto impronte digitali
Salvatore Puntillo: agente della polizia
Piero Vida: agente grasso
Salvatore Baccaro: fruttivendolo
Bruno Di Luia: uomo preoccupato nel bagno
Attilio Dottesio: fioraio
Tom Felleghy: chirurgo
Mario Scaccia: partecipante alla conferenza
Franco Vaccaro: Pietro Valgoi
Regia Dario Argento
Soggetto Dario Argento, Bernardino Zapponi
Sceneggiatura Dario Argento, Bernardino Zapponi
Produttore Salvatore Argento, Angelo Jacono
Produttore esecutivo Claudio Argento
Casa di produzione Rizzoli Film, Seda Spettacoli
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Franco Fraticelli
Effetti speciali Germano Natali, Carlo Rambaldi
Musiche Goblin, Giorgio Gaslini
Scenografia Giuseppe Bassan
Costumi Elena Mannini
Trucco Giuliano Laurenti, Giovanni Morosi
Luigi La Monica: David Hemmings
Isa Bellini: Clara Calamai
Emanuela Rossi: Nicoletta Elmi
Corrado Gaipa: Furio Meniconi
Wanda Tettoni: Liana Del Balzo
“ Brindo a te, vergine stuprata! ”
“ Quello che credi di vedere, e quello che vedi realmente, si mischiano nella tua memoria come un cocktail. Tu credi di dire la verità, e invece dici soltanto la tua versione della verità ”
“ Tanto non mi sfuggirai. Ti ucciderò lo stesso, una volta o l’altra! ”
M:”Senti Carlo, m’ è successo un fatto strano, tanto strano che non so neanche se è vero! Quando entrai nella casa di quella donna la prima volta mi parve di vedere un quadro, ma dopo qualche minuto quel quadro non c’ era più! Cosa può essermi successo?”
C: “A te niente! Forse il quadro è stato fatto sparire perchè rappresentava qualcosa di importante…”
M: “Come hai detto?”
C: “Rappresentava qualcosa di importante!!!”
M: “No, no, non credo! A quanto mi ricordo, era… era una specie di composizione di volti, una cosa molto strana!”
C: “Guarda, magari hai visto qualcosa di talmente importante che non te ne rendi conto, sai, a volte le cose che vedi realmente e quelle che immagini, si mischiano nella memoria come un cocktail, del quale non riesci più a distinguere i sapori.”
M: “Ma io ti sto dicendo la verità!”
C: “No Mark.Tu credi di dire la verità e invece … dici soltanto la tua versione della verità. A me accade spesso…”
La realtà e la fantasia spesso si confondono come un Cocktail di cui non riesci a distinguere i sapori.
L’assassino è uno schizofrenico paranoico.L’individuo che uccide con quella furia lo fa solamente quando è in preda a un raptus.
Senti perché non molli tutto e sparisci? PERCHÈ STUZZICARE UN PAZZO? Perché è senz’altro un pazzo chi ha commesso un delitto così mostruoso.
“…sono entrata in contatto con una mente perversa. I suoi pensieri sono pensieri di morte via …via! Tu hai già ucciso e sento che ucciderai ancora.”
L’opinione di snaporaz 68 dal sito http://www.filmtv.it
(…) Già l’inizio con la musica incalzante dei Goblin ( e di Giorgio Gaslini) sui titoli di testa inframezzato dal piccolo flashback rivelatore (con annessa filastrocca infantile) fa davvero scorrere i brividi.
Argento fa virare il giallo classico verso il rosso pompeiano, esaltando gli aspetti parapsicologici e soprannaturali, zoomando su dettagli (le armi e i pupazzetti dell’assassino), sottolineando nella decorazione degli ambienti gli aspetti mostruosi e deformi, i colori accesi e le zone oscure.
Argento è talmente padrone del mezzo espressivo da sfidare lo spettatore facendogli vedere l’assassino nella scena del primo omicidio (provate a fare un fermo immagine su uno dei quadri orrorifici che “decorano” il corridoio della casa della parapsicologa, avrete una bella sorpresa) e mescolando abilmente ricordi e realtà in un cocktail di cui non riesci più a distinguere i sapori.
L’attore che incarna magistralmente questa confusione tra la realtà immaginata e quella veramente accaduta non può che essere il David Hemmings di Blow Up, anche qui alle prese con la indecifrabilità del reale (Antonioni docet). La violenza è iperespressa in un delirio estetico che solo un genio visionario può assecondare e incanalare in forma filmica. Argento inquadra in primo piano spartiti di musica, tasti di pianoforte, dischi di vinile, giradischi,registratori, fronti imperlate di sudore, occhi truccati o che spiano da una fessura (Psyco citazione dotta). Piccola chicca per gli amanti dell’arte moderna: dotto omaggio ai “Nottambuli” di Edward Hopper (Argento ne ricostruisce il bar nella piazza in cui Hemmings e Lavia discutono di sogno e realtà) tela dell’Art Institute di Chicago (…)
L’opinione del sito http://www.ilmiovizioèunastanzachiusa.wordpress.com
(…) Unico. Inimitabile. Straordinario. “Profondo rosso” rappresenta senz’altro la summa dell’intero genere giallo/thriller all’italiana, genere cui già aveva dato nuova linfa lo stesso Dario Argento con la sua opera prima “L’uccello dalle piume di cristallo”; qui però vi aggiunge una digressione paranormale e orrorifica che pone le basi per l’ormai prossimo e definitivo tuffo nell’horror e nel fantastico che sarebbe venuto subito dopo con “Suspiria”. Potente e robusto, visivamente affascinante e ricco di immagini inquietanti e malsane, il film mostra un certo gusto per una nuova estetica della violenza e le scene dei delitti, sempre più coreografate con cura e dettagli, sono volutamente disturbanti: mannajate alla schiena, acqua bollente, denti rotti sugli spigoli dei mobili… La cosa è stata spiegata anni fa dal compianto Bernardino Zapponi, co-autore della sceneggiatura: l’idea era proprio quella di creare disagio al pubblico mostrando omicidi efferati e cruenti nei quali però gli spettatori potessero ritrovarsi e in un certo senso identificarsi (tutti noi conosciamo la sensazione di scottarci con l’acqua bollente, ad esempio)… E mentre alcune scene più distensive sembrano concedere una tregua allo spettatore l’ansia e la morbosità fanno di tanto in tanto capolino (biglie luccicanti che rotolano nel buio, disegni infantili che ritraggono feroci delitti, cani che si azzuffano, lucertole infilzate con spilloni) per mantenere costantemente un senso di inquietudine… Merito anche di una regia solidissima, di un montaggio con qualche spunto subliminale e di una colonna sonora semplicemente strepitosa.(…)
L’opinione di undjing dal sito http://www.davinotti.com
Dario Argento firma la regia della sua opera più riuscita, che si distacca dalla triade di gialli precedenti perché presenta un nuovo modo di raccontare la paura, qua contaminato con atmosfere paranormali. Impeccabili sia la sceneggiatura opera di Bernardino Zapponi (e riscritta da Argento stesso), sia la musica di Giorgio Gaslini eseguita dai Goblin. Pur trattandosi di un giallo, Profondo Rosso ha qualcosa di “magnetico” e indefinibile che lo ha reso un vero e proprio capolavoro, mai apparso datato, visto ed apprezzato da diverse generazioni.
L’opinione di ilgobbo dal sito http://www.davinotti.com
Spaventone. Qui si preferisce (di poco) Suspiria, però siamo comunque nell’empireo: la “potenza di fuoco” di questo capolavoro è tale e quale all’epoca. Ottima la scelta di Hemmings (che esplicita il legame con Blow up che caratterizza gran parte del miglior cinema argentiano); il resto del cast (con fior di vedettes del teatro tricolore usate come carne da macello) spiega perchè il cinema italiano degli Anni Sessanta e Settanta è stato quello che è stato, e il cinema italiano odierno è quello che è. Sempre sia lodato
Piazza CLN a Torino
Villa Scott
Il liceo Terenzio Mamiani a Roma

David Hammings
Gabriele Lavia
Daria Nicolodi
Macha Meril
Clara Calamai
Giuliana Calandra
Nicoletta Elmi
Glauco Mauri
Da Wikipedia
La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.[3]
La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all’interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6[4], attualmente riaperto dopo un accurato restauro. Questo teatro verrà in seguito riutilizzato dal regista 25 anni dopo per alcune scene del suo film Non ho sonno .
La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino[3][5].
Il palazzo dove viene uccisa la sensitiva Helga e dove vive anche Marc è sito a Torino in Piazza C.L.N., di fronte al civico 222 ma le riprese interne sono state fatte nei teatri di posa De Paolis a Roma.[3]
La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nella sezione ebraica del Cimitero monumentale.[3]
Il locale Blue Bar dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita in Piazza C.L.N. vicino all’abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper.[3]
La scuola media Leonardo da Vinci, dove Marc e Gianna entrano di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico Terenzio Mamiani che si trova a Roma in Viale delle Milizie 30.[3]
La lugubre Villa del bambino urlante dove Marc rinviene il cadavere ed il disegno sotto l’intonaco, che nella finzione del film si trova nelle campagne intorno a Roma, in realtà è sita nel quartiere Borgo Po di Torino, in Corso Giovanni Lanza 57 ed è nota come Villa Scott; all’epoca in cui fu girato il film era di proprietà dell’ordine delle Suore della Redenzione (che avevano adibito la struttura a collegio femminile, con il nome di Villa Fatima), e per girare le scene la produzione pagò un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore ed a tutte le ragazze allora ospitate nel collegio[6]. All’inizio degli anni 2000 la villa è stata ceduta a privati che l’hanno restaurata.
La sperduta casa di campagna di Amanda Righetti si trova a Roma, in via Della Giustiniana 773.[3]
La casa di Rodi e della piccola Olga si trova a Roma, in via Della Camilluccia 364.
Le mani guantate dell’assassino sono in realtà le mani di Dario Argento[7].
Il mangianastri con il quale l’assassino riproduce la famosa nenia infantile è un «Memocord K70»: realizzato fra gli anni ’50 e ’60, sia in Gran Bretagna che in Germania, veniva presentato agli uomini d’affari dell’epoca come una “banca della memoria” della durata complessiva di 90 minuti, ove poter registrare appunti di lavoro, appuntamenti e anche discorsi.
La settima donna
La vita di un gruppo di ragazze, di una donna di servizio e di una suora, intente a provare la recitazione di un testo di Shakespeare per la recita di fine anno,tranquilla e pacifica, viene brutalmente sconvolta dall’arrivo di tre spietati banditi, schakal, come li chiamerà la versione tedesca del film;
i tre delinquenti, reduci da una sanguinosa rapina in banca, come primo atto di violenza massacrano la donna di servizio con un ferro da stiro. Subito dopo iniziano a torturare sia psicologicamente che fisicamente il gruppo di ragazze.

Florinda Bolkan è Suor Cristina
In due violentano contemporaneamente una di esse, mentre uno dei banditi è truccato vistosamente da donna. La ragazza farà una brutta fine, verrà impalata senza pietà.
Poi tocca a suor Cristina subire l’oltraggio della violenza carnale. Un’altra ragazza viene brutalmente violentata, e il suo carnefice, l’indomani, al rifiuto della ragazza di portargli un fumetto, la colpisce al volto senza pietà con una pedata. Le efferatezze continuano, mentre suor Cristina e le ragazze superstiti, terrorizzate, subiscono.
Ma la violenza subita provoca la reazione della religiosa, che, sciogliendo i suoi voti, dapprima avvelena uno dei banditi, uccide l’altro con la pistola e dopo un drammatico confronto, riesce a far cadere in trappola l’ultimo superstite e lo abbandona alla violenza delle ragazze, che lo uccidono a bastonate.
La settima donna, conosciuto in America come Terror venne girato da Franco Prosperi nel 1978, con una splendida e intensa Florinda Bolkan nel ruolo di suor Cristina. Un film che si discosta dalla produzione horror thriller non solo per la trama, ma per la sobrietà della recitazione e per l’intensità della violenza utilizzata, che però non sfocia mai nell’esagerazione. Belle le musiche e la fotografia, per un film sicuramente da riscoprire.
La settima donna, un film di Franco Prosperi, con Florinda Bolkan, Ray Lovelock, Flavio Andreini, Laura Trotter,Sherry Buchanan
Giallo, durata 93 min. – Italia 1978.
Florinda Bolkan … Suor Cristina
Ray Lovelock … Aldo
Flavio Andreini … Walter
Sherry Buchanan Lisa
Stefano Cedrati … Nino
Laura Tanziani
Laura Trotter
Karina Verlier
Luisa Maneri … Matilde
Regia di : Franco Prosperi
Sceneggiatura: Ettore Sanzò
Screenplay: Romano Migliorini,Gianbattista Mussetto
Produzione: Pino Buricchi .
Musiche: Roberto Pregadio
Film editing: Francesco Malvestito
Costumi: Dario Micheli
Citazioni:
“Meglio una ragazza violentata che una vergine morta“
“Io le conosco quelle come te: moquette, doppi servizi, marito con l’ulcera, figli programmati… Credo che quando tutto questo sarà finito mi rimpiangerai“
La vera storia di Jack lo squartatore
Londra,1888,distretto di Whitechapel.Le esistenze miserabili di Mary e delle sue colleghe prostitute,costrette a vendersi per pochi spiccioli,per potersi pagare un lurido alloggio e per pagare la protezione di spietati delinquenti,diventa ancor più difficile il giorno in cui uno di essi chiede una cifra esosa per la sua protezione.Anne,una ragazza che è uscita dal giro e che ha trovato un ricco amante,Albert,dal quale ha avuto una figlia,affida la piccola a Mary,promettendole di chiedere la somma necessaria ad Albert.
Ma mentre è a letto con l’amante,alcuni uomini armati penetrano nella camera dove i due si incontrano,sequestrano l’uomo e la ragazza e portano costei in un posto segreto.Sottoposta ad interrogatorio,Anne rivela i nomi delle ex colleghe al corrente della sua relazione con Albert.
La sera stessa un brutale delitto sconvolge Whitechapel;una prostituta viene massacrata e squartata da un misterioso assassino;le indagini vengono affidate all’ispettore Abberline (Johnny Depp),un uomo in profonda crisi,dedito all’oppio e all’alcool,ma con una straordinaria dote.E’ infatti dotato di eccezionali poteri mediatici,che gli permettono di vedere,anche se confusamente,brandelli di passato.
E la cosa gli tornerà utilissima nello sviluppo delle indagini.Aiutato dal fido Godley,Abberline scopre che alla prostituta assassinata il misterioso killer ha strappato alcuni organi interni,con perizia tipica di un medico o comunque di uno pratico di anatomia umana.Mentre Abberline fa la macabra scoperta,la povera Anne viene sottoposta ad un procedimento sperimentale per la cura della schizofrenia,una specie di lobotomia che la rende un vegetale.Qualche sera dopo un’altra prostituta viene massacrata,dopo essere stata adescata con un pochino di uva,da un distinto signore in carrozza,del quale non si vede il volto.Le tre prostitute superstiti,su consiglio di Mary,decidono di rivolgersi ad Abberline,raccontando la verità sul rapimento di Anne e della misteriosa scomparsa di Albert;
nel frattempo il capo della polizia diffida Abberline dal continuare le indagini sulla buona società inglese,consigliandolo di rivolgere le sue indagini tra gli ebrei o tra i papponi.Abberline a poco alla volta,grazie alle preziose informazioni di Mary,ricostruisce la vicenda:un uomo dei servizi reali inglesi ha rapito Anne,l’ha fatta lobotomizzare e ha portato la piccola,figlia della donna e del misterioso Albert in un orfanotrofio;il motivo deve restare segreto,perché risulterebbe dannoso in maniera determinante per la corona inglese.Albert,infatti,è il nipote della regina,e ha sposato una donna di chiara inferiorità di classe e lignaggio,cattolica.Se la verità trapelasse,sarebbe uno scandalo terribile.
Ben presto le indagini di Abberline lo portano a intuire l’identità del misterioso Jack;è sir William,medico della regina,che ha ucciso seguendo un rituale massonico.Ma è andato ben oltre quello che i suoi pari e la regina gli avevano chiesto,e mentre Abberline sta per arrestarlo,sir William viene prelevato di nascosto,giudicato dai suoi pari e condannato alla lobotomizzazione.
Ora l’ispettore ha tutte le risposte,ma Mary,che si è salvata per miracolo dall’ultimo omicidio di Jack,è al corrente del pericoloso segreto;la donna fugge in Scozia con la piccola figlia di Anne e all’ispettore non resta da fare che suicidarsi con un’overdose di laudano e oppio.
La vera storia di jack lo squartatore è un ottimo thriller,ben congegnato e ben interpretato;l’ipotesi sulla vera identità di Jack è una di quelle ricorrenti da quando il misterioso killer fece la sua prima comparsa,ma i fratelli Albert e Allan Hughes puntano il dito sulla massoneria e sul complotto aristocratico.A fare da sfondo,una Londra cupa e intrigante,sporca,violenta,quasi gotica nei suoi colori scuri.
La vera storia di Jack lo squartatore (From hell), un film di Albert Hughes, Allen Hughes. Con Johnny Depp, Heather Graham, Robbie Coltrane, Susan Lynch, Ian Holm, Sophia Myles, Jason Flemyng. Genere Horror, colore 137 minuti. – Produzione USA 2001.
Johnny Depp: Ispettore Frederick Abberline
Heather Graham: Mary Kelly
Ian Holm: Sir William Gull
Robbie Coltrane: Sergente Peter Godley
Ian Richardson: Sir Charles Warren
Jason Flemyng: Netley, il cocchiere
Katrin Cartlidge: Dark Annie Chapman
Terence Harvey: Ben Kidney
Susan Lynch: Liz Stride
Paul Rhys: Dr. Ferral
Lesley Sharp: Kate Eddowes
Estelle Skornik: Ada
Nicholas McGaughey: Ufficiale Bolt
Annabelle Apsion: Polly
Joanna Page: Ann Crook
Mark Dexter: Albert Sickert
Regia: Allen e Albert Hughes
Soggetto: Alan Moore, Eddie Campbell (graphic novel)
Sceneggiatura: Terry Hayes, Rafael Yglesias
Produttore: Underworld Pictures
Fotografia: Peter Deming
Montaggio: Dan Lebental
Musiche: Trevor Jones
Scenografia: Martin Childs
Costumi: Kym Barrett
Vestito per uccidere

Kate,una casalinga frustrata sessualmente,è in cura da uno psichiatra,il dott.Robert Elliott che a sua volta ha dei problemi con uno dei suoi pazienti,Bob,in crisi di identità.
Kate un giorno cerca di sedurre Robert,ma,rifiutata,finisce per rimorchiare uno sconosciuto,con il quale va in un albergo e ha un fugace rapporto sessuale.Svegliatasi prima dell’amante,scopre che questo è affetto da una malattia venerea;così scappa,ma mentre è in taxi si rende conto di aver lasciato sul comodino della camera da letto la fede nuziale.
Mentre sta per prendere l’ascensore,è assalita brutalmente da una bionda con un rasoio,che la uccide. All’assassinio assiste involontariamente Liz,una giovane prostituta,che da quel momento diviene un bersaglio per il killer e un sospetto per la polizia.
Nel frattempo il dottor Elliott decide di risolvere una volta per tutte il problema di Bob,il giovane che intende cambiare sesso.Si reca quindi dal nuovo psicologo del giovane,per metterlo in guardia.
Liz che è sempre sospettata dalla polizia,con l’aiuto del figlio di Kate,appassionato di fotografia,mette sotto controllo l’ufficio dello psicologo.E poco tempo dopo farà un’incredibile scoperta….
Vestito per uccidere è un evidente tributo di De Palma al suo maestro Hitchcock;un tributo peraltro mal riuscito,per gli evidenti limiti del film.Confuso all’inizio,il film scivola via senza alcuna sorpresa,incluso quello che dovrebbe essere il colpo di scena finale,che alla fine non colpisce assolutamente nessuno,tanto è scontato.
Un guazzabuglio di situazioni più pruriginose che altro,vista l’abitudine del regista,in questo film,di puntare su scene di nudo,fra le quali c’è quella davvero osè che vede protagonista Angie Dickinson in un atto di autoerotismo che non viene nascosto allo spettatore.Brutto passo falso di De Palma,che veniva dal contestato Fury;un periodo di black out del regista,prima della sua rinascita avvenuta negli anni 80.
Vestito per uccidere, un film di Brian De Palma. Con Michael Caine, Angie Dickinson, Nancy Allen. Genere Thriller, colore 105 minuti. – Produzione USA 1980.Titolo originale: Dressed to kill
Michael Caine: Dr. Robert Elliott
Angie Dickinson: Kate Miller
Keith Gordon: Peter Miller
Nancy Allen: Liz Blake
Dennis Franz: Detective Marino
David Margulies: Dr. Levy
Regia Brian De Palma
Soggetto Brian De Palma
Sceneggiatura Brian De Palma
Produttore George Litto
Fotografia Ralf Bode
Montaggio Jerry Greenberg
Musiche Pino Donaggio
Scenografia Gary Brink
Costumi Gary Jones, Ann Roth
Trucco Joseph Cranzano, Tony Lloyd (per Michael Caine)
Il gatto dagli occhi di giada
Mara,una giovane attrice,si ferma casualmente davanti ad una farmacia dove è stato appena consumato un feroce delitto;è l’inizio di un incubo che la vedrà perseguitata da un misterioso assassino,convinto che lei abbia visto qualcosa.Subito dopo la morte dell’uomo,viene uccisa Smeralda,una signora di mezza età.Mara chiede aiuto e rifugio a Lukas,
un ingegnere tecnico del suono,che viene contattato da un vicino di casa,un usuraio che da tempo riceve,come le altre due vittime,misteriose telefonate che recano incise voci di donne urlanti,di cani e altro.Lukas inizia ad indagare,e le sue indagini lo portano ad un detenuto,da poco evaso,che venne giudicato dal farmacista,da Smeralda e dall’usuraio.
Paola Tedesco
Convinto di essere sulle giuste tracce,Lukas si reca a casa dell’evaso,per convincere la moglie di Ferrante a farlo desistere dai suoi propositi. Lukas si rende conto,dopo aver incontrato l’evaso,che è vittima di una congiura e riprende le indagini,mentre viene ucciso casualmente un dipendente del locale dove lavora Mara,che sempre più terrorizzata,si rifugia a casa di Lukas. Il quale parte per Padova,allertato da una telefonata dell’usuraio che gli dice di volergli rivelare la verità sul movente che sta spingendo l’assassino a eliminare tutta quella gente.
Ma quando arriva a Padova,Lukas trova morto anche l’usuraio.Indaga,e scopre qual’è il vero movente degli efferati omicidi,legati ad una vecchia storia avvenuta durante la seconda guerra mondiale.Colpo di scena finale come nella tradizione di ogni giallo.
Il gatto dagli occhi di giada è un thriller canonico,di buona fattura,con una trama credibile ed attori ben calati nelle rispettive parti,Corrado Pani,nel ruolo di Lukas,improvvisato detective,Paola Tedesco,nei panni di Mara,la cantante di cabaret.Ed infine Bianca Toccafondi,con un cameo nel ruolo di Smeralda,la seconda vittima.
Un film piacevole,con una trama scorrevole,ben supportato da una regia poco incline agli effettacci ed attenta invece ai particolari e alla tensione
Il gatto dagli occhi di giada (1977) un film di Antonio Bido con Franco Citti, Paola Tedesco, Corrado Pani, Bianca Toccafondi.
Corrado Pani … Lukas
Paola Tedesco … Mara
Franco Citti … Pasquale Ferrante
Fernando Cerulli … Giovanni Bozzi
Giuseppe Addobbati Giudice
Gianfranco Bullo … Assistente
Jill Pratt … Signora Dezzan
Bianca Toccafondi Esmeralda Messori
Inna Alexeievna … Signora anziana
Paolo Malco … Carlo
Cristina Piras … Mogile di Pasquale Ferrante
Roberto Antonelli Michele
Gaetano Rampin Dott. Peretti
Giuseppe Pennese Marco
Regia Antonio Bido
Soggetto Vittorio Schiraldi
Sceneggiatura Antonio Bido, Roberto Natale, Vittorio Schiraldi e Aldo Serio
Produttore Gabriella Nardi, Webi di Erwin Wetzl e Antonio Bido
Fotografia Mario Vulpiani
Montaggio Maurizio Tedesco
Musiche Trans Europa Express
Scenografia Gianfranco Ramacci
Costumi Gianfranco Ramacci
Trucco Giannetto De Rossi
Perchè quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?
Jennifer, una giovane e bellissima modella (Edwige Fenech), con un passato molto torbido da dimenticare, sceglie come domicilio un appartamento in un condominio in cui abitano strane persone; una donna lesbica molto ambigua (Annabella Incontrera), una spogliarellista che lavora in un night (Carla Brait), un suonatore di violino sicuramente con il cervello fuori fase.
Assieme alla ragazza va a vivere una sua amica (Paola Quattrini), un po svampita; un giorno la spogliarellista viene uccisa proprio nell’ascensore. Da quel momento qualcuno inizia ad attentare alla vita di Jennifer,che nel frattempo conosce un giovane architetto del quale si innamora (George Hilton).
Carla Brait
Ma nella vita di Jennifer rientra anche il vecchio amante, che la aveva iniziata ai rapporti a tre e alla droga; Jennifer lo respinge,mentre nel frattempo l’assassino misterioso colpisce ancora,uccidendo la sua amica.
La storia prosegue fino al colpo di scena finale, dopo che la ragazza ha rischiato ancora una volta di morire, e dopo aver sospettato anche del suo nuovo amore. Giallo sui generis di Giuliano Carnimeo, regista specializzato in western, che tenta,senza grossi risultati, la strada del giallo non andando oltre un onesto lavoro, nonostante un cast discreto, nel quale figurano,oltre alla Fenech e a Hilton, Oreste Lionello, nel ruolo di un fotografo gay e Paola Quattrini, che compare in una fugace scena di nudo dentro una vasca da bagno.
Perchè quelle gocce di sangue sul corpo di Jennifer,
un film di Giuliano Carnimeo. Con George Hilton, Paola Quattrini, Edwige Fenech, Oreste Lionello, Luciano Pigozzi, Annabella Incontrera, Georges Rigaud, Giampiero Albertini, Carla Brait, Carla Mancini, Franco Agostini. Genere Giallo, colore 97 minuti. – Produzione Italia 1973.

Edwige Fenech … Jennifer Lansbury
George Hilton … Andrea Barto
Annabella Incontrera Sheila Heindricks
Paola Quattrini … Marilyn Ricci
Giampiero Albertini Commissario Enci
Franco Agostini … Redi
Oreste Lionello … Arthur
Ben Carra … Ex-Marito Di Jennifer
Carla Brait … Mizar Harrington
Gianni Pulone … Waiter
George Rigaud … Professor Isaacs, padre di Sheila
Antonio Basile … (uncredited)
Evi Farinelli … Prima vittima (uncredited)
Francesco Narducci Fotografo(uncredited)
Gennarino Pappagalli Guardiano Nightclub (uncredited)
Filippo Perego … Guardiano Nightclub (uncredited)
Luciano Pigozzi … Fanelli
Maria Tedeschi … Signora Moss (uncredited)
Regia: Giuliano Carnimeo
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi
Prodotto da: Luciano Martino
Produttore associato: Marcello Romeo
Muscihe: Bruno Nicolai
Film editing: Eugenio Alabiso
Costumi: Silvio Laurenzi
Production Management: Furio Rocchi, Lamberto Palmieri
Rita Savagnone doppia Edwige Fenech
L’uccello dalle piume di cristallo
L’uccello dalle piume di cristallo è il primo film importante di Dario Argento,e segna contemporaneamente il suo ingresso nel cinema come regista di thriller;un film importante,scorrevole,con una buona trama,che segnò effettivamente una stagione,visto che molti registi usarono nomi di animali per i titoli dei loro film.Una maniera per attirare pubblico sui loro prodotti,un sistema se vogliamo ingenuo,ma efficace.
Il film inizia con un giovane scrittore,Sam Dalmas,che sta per rientrare nel suo paese d’origine,gli Stati Uniti;accade però che la sera antecedente la sua partenza assista ad un omicidio,quello di una donna,Monica.
La donna non muore,e Sam scopre grazie al commissario incaricato del caso,che non è la prima vittima di fatti di sangue.In città c’è un serial killer che ha già accoltellato tre donne.
Sam inizia ad investigare,tallonato dal killer,che per due volte tenta di ucciderlo,lui riesce a scampare agli agguati,ma la prossima vittima è la sua fidanzata Giulia.
Anche Giulia si salva,e grazie alla sua telefonata,registrata,viene identificato un rumore di fondo;un verso emesso da u uccello,l’uccello dalle piume di cristallo,che vive solo ed esclusivamente nello zoo della città
Sam e la polizia si recano sul posto,identificano la finestra e arrivano appena in tempo per fermare il marito di Monica che sta strangolando la moglie.
Sembra tutto finito,ma……..
Un film sicuramente d’effetto,ben girato,con una buona tensione;bella la scena del tentato omicidio di Monica,con Musante che osserva tutto attraverso un grande vetro.
Un film di Dario Argento. Con Enrico Maria Salerno, Tony Musante, Suzy Kendall, Umberto Raho, Werner Peters, Mario Adorf, Eva Renzi, Renato Romano, Fulvio Mingozzi, Rosita Torosh, Carla Mancini. Genere Thriller, colore 96 minuti. – Produzione Italia 1970.

Tony Musante: Sam Dalmas
Suzy Kendall: Giulia
Enrico Maria Salerno: Commissario Morosini
Umberto Raho: Alberto Ranieri
Eva Renzi: Monica Ranieri
Mario Adorf: Berto Consalvi
Raf Valenti:Professor Carlo Dover
Gildo Di Marco: Garullo/Addio
Giuseppe Castellano: Monti
Pino Patti: Faiena
Fulvio Mingozzi: poliziotto
Omar Bonaro: poliziotto
Bruno Erba: poliziotto
Annamaria Spogli: Sandra Roversi, terza vittima
Rosita Torosh: quarta vittima
Karen Valenti: Tina, quinta vittima
Werner Peters: antiquario
Reggie Nalder: inseguitore col giubbetto giallo
Maria Tedeschi: anziana nella nebbia
Carla Mancini: ragazza che guarda la TV
Giovanni Di Benedetto: Professor Rinaldi
Regia Dario Argento
Soggetto Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento
Produttore Salvatore Argento
Casa di produzione Seda Spettacoli, Central Cinema Company Film (CCC)
Distribuzione (Italia) Titanus
Fotografia Vittorio Storaro
Montaggio Franco Fraticelli
Musiche Ennio Morricone
Scenografia Dario Micheli
Costumi Dario Micheli
Trucco Pino Ferrante


Vai in Italia, hai bisogno di pace, di tranquillità, è il paese della poesia. Non succede mai niente in Italia!
Satanik

Satanik,l’anti eroina dei fumetti,creazione della coppia magica del fumetto made in Italy,Magnus e Bunker (Secchi e Raviola) lanciò,agli inizi degli anni sessanta,il primo fumetto proto femminista della storia.La coppia Magnus e Bunker nel 1964 aveva già creato un antieroe,Kriminal.
Il successo di vendite delle gesta dell’uomo vestito con una calzamaglia raffigurante uno scheletro indusse i due editori a creare un omologo al femminile.
Nacque così Satanik,ant ieroina del dark d’autore.
Pietro Vivarelli nel 1966 porta sullo schermo una riduzione delle avventure della rossa eroina,affidando il ruolo di interprete principale a Magda Konopka;la storia racconta le avventure di Marny Bannister,una biologa con il volto deturpato,che si impossessa di un siero che la fa ringiovanire (temporaneamente) e la rende bellissima. fa innamorare di se un malavitoso,che però la scopre mentre l”effetto del siero finisce e muore cadendo dalle scale.
Satanik così fugge ,mentre viene braccata dall’ispettore Trent;alla fine morirà dopo aver rubato un auto con i freni rotti,precipitando in una scarpata.
Un film deludente in maniera eccezionale,girato malissimo,e in cui gli attori sembrano presi di petto dalle recite scolastiche;ridicola la Konopka,che aveva dal suo solo una discreta bellezza,ma nessuna capacità recitativa. Si segnalò,infatti,solo per una scena senza reggiseno,fugace.
Il resto del film,assolutamente noioso e bolso pone Satanik in uno dei primi posti tra le riedizioni su grande schermo dei fumetti,un primo posto tra i film più brutti,naturalmente.
Del personaggio oscuro,ben delineato dei fumetti,di quel personaggio che vive e si muove in una società un po bacchettona e ipocrita,in cui mostra un esempio di donna al negativo,ma con fortissime prerogative di indipendenza e libertà,nella trasposizione cinematografica non resta assolutamente nulla.
Satanik
Un film di Piero Vivarelli. Con Julio Pena, Magda Konopka, Umberto Raho, Luigi Montini, Nerio Bernardi, Armando Calvo, Isarco Ravaioli, Mirella Pamphili, Antonio Pica. Genere Noir, colore 85 minuti. – Produzione Italia, Spagna 1968.
Magda Konopka: Dr. Marnie Bannister
Julio Peña: Ispettore Trent
Umberto Raho: George Van Donan
Luigi Montini: Dodo La Roche
Armando Calvo: Gonzalez
Mimma Ippoliti: Stella Dexter
Isarco Ravaioli: Max Bermuda
Nerio Bernardi: Il professore
Joe Atlanta: Albert
Antonio Pica: Louis
Piero Vivarelli: Commissario Le Duc
Regia Piero Vivarelli
Soggetto Magnus (fumetto), Max Bunker (fumetto), Eduardo Manzanos Brochero
Sceneggiatura Eduardo Manzanos Brochero
Produttore Eduardo Manzanos Brochero
Fotografia Silvano Ippoliti
Montaggio Gianmaria Messeri
Musiche Manuel Parada
Magnus e Bunker nel 1964 avevano già creato un antieroe,Kriminal.
Il successo di vendite delle gesta dell’uomo vestito con una calzamaglia raffigurante uno scheletro
indusse i due editori a creare un omologo al femminile.
Nacque così Satanik,antieroina del dark d’autore.
La legge del male,il primo numero in edicola,parte dalla storia di Marny Bannister,biologa affetta da un orribile angioma sul volto,intelligente si,ma schivata da tutti proprio per il suo repellente aspetto fisico.
La Bannister ha anche altri problemi:una famiglia in cui predominano le sue due sorelle,entrambe bellissime,un padre alcolizzato e una madre assolutamente asservita alle volontà delle due figlie minori.In questo contesto,la pur intelligente Marny è costretta a vivere una vita ai margini,in cui l’unica consolazione viene proprio dal lavoro.
Rielaborando una teoria di Masopust,scienziato alla ricerca del siero della giovinezza,Marny riesce nel suo intento:crea un siero che la rende bellissima e giovane.
Ma l’effetto è solo temporaneo:sarà solo in seguito che grazie alla scoperta dei benefici derivanti dall’esposizione ai raggi provenienti da un rubino che Marny riuscirà a stabilizzare il suo stato fisico,impedendo la regressione all’aspetto iniziale.
La stupenda donna dai capelli rossi,risultato dell’esperimento,decide di vendicarsi di tutti coloro che la hanno mortificata in precedenza.
Uccide il padre ed una delle sorelle,dell’altra si vendica rubandone il fidanzato dapprima,sfregiandola poi.
E’ una creatura amorale e perversa,quella che ha sostituito in tutto la vecchia e orribile biologa.
Dietro di se lascia una scia di sangue e morte.
Sulle sue tracce si mette l’ispettore Trent,che tenterà in vano di catturarla.
Segretamente e ossessivamente attratto da lei,Trent arriva sempre ad un passo,senza però riuscire ad afferrare quella creatura selvaggia e amorale.
Satanik,come è chiamata adesso Marny,usa gli uomini per i suoi scopi:solo una volta il suo cuore sembra battere per Alex Bey,emulo del Dorian Grey di Wilde,un uomo bellissimo e corrotto che nasconde il suo marciume morale su una tela che invecchia al suo posto.
Satanik la troverà,e,tagliandola,restituirà all’uomo le sue vere fattezze,mostruose.
Una vita di vizi comparirà come per magia sulla sua figura,mentre il quadro che lo raffigura ritornerà all’antico splendore.
Il fumetto gode di vasta polarità,negli anni sessanta.
E’ un prototipo femminista,Marny.
Fuma,vive liberamente la propria sessualità,è indipendente dal mondo maschile.
La censura rivolge i suoi strali sulla Magnus e Bunker production,costringendo i due a mettere sulla copertina l’infamante marchio “Solo per adulti”.
Con il passare del tempo il fumetto perde la carica erotica e noir che ne aveva contraddistinto gli esordi;Satanik arriva anche a collaborare con la giustizia.
Le storie cambiano,diventano meno violente e più indirizzate al mondo del sovrannaturale e del fantastico.
Satanik è meno violenta,più positiva.Negli ultimi albi della serie,attorno al 1974,ha anche un fidanzato,Kris Hunter.
Nero,investigatore privato,è il vero amore dell’eroina dai capelli rossi.
Lei stessa,che all’inizio della serie sembrava irresistibilmente attratta dal denaro,dai gioielli,da quel sottile e perverso potere che aveva sugli uomini,si imborghesisce.
Magnus e Bunker ne hanno limato i tratti più selvaggi,rendendo più umano il suo carattere.
Ma i tempi stanno cambiando;nel mondo dei fumetti imperversa l’eros più spinto,e non sembra esserci più posto per la donna che si spoglia si,ma mai in nudi integrali,mai in pose oscene.
Il fumetto che lascia tutto alla fantasia,violento,ma di una violenza tacita e mai estrinsecata fino in fondo,non è al passo con i tempi.
La nostra eroina cessa di esistere,anche se non si saprà mai se la sua fine virtuale,sulle pagine in bianco e nero del fumetto,sia o no avvenuta.
Un fumetto dalla carica dirompente,erotico,ma di un erotismo fatto di sottintesi.
Sensuale,protofemminista.
Il fumetto esce dalla sua dimensione fanciullesca e ingenua per entrare in una dimensione adulta.
E’ al mondo adulto che guarda,ammicca.
In una società un po’ bacchettona e ipocrita,mostra un esempio di donna al negativo,ma con fortissime prerogative di indipendenza e libertà.
Se Diabolik è stato il capostipite del fumetto maschilista,Satanik lo è di quello femminista.
Un femminismo ingenuo e votato al negativo,ma violentemente dirompente.























































































































































































































































































































