Un’ombra nell’ombra
La giovane Carlotta Rhodes con le sue amiche Elena Merrill, Raffaella e Agatha decide di avere rapporti sessuali con Lucifero; Elena e Carlotta partoriscono due bambine, Anna e Daria.
Per le donne l’unione con il demone significa la castità assoluta; Lucifero è geloso e non ammette che una delle sue adepte possa diventare la donna di un mortale.
Le due figlie di Lucifero crescono mostrando due caratteri completamente diversi; mentre Anna Merrill, figlia di Elena è una ragazza normalissima e di indole fondamentalmente buona Daria Rhodes impara da subito a capire la forza dei suoi poteri. Al contrario di Anna, Daria è una ragazza cattiva e disumana, che tenta di aumentare i suoi poteri per poter dominare gli altri.
Valentina Cortese e Paola Tedesco (Elena e Anna Merril)
Lara Wendel (Daria Rhodes)
Anna finisce per non accettare i poteri demoniaci che possiede e sceglie di suicidarsi, lasciando nello sconforto Elena; la donna è un’insegnante e fra le sue allieve c’è proprio Daria, che non esita a mostrare alla donna i poteri di cui dispone.
Elena, già duramente provata dalla morte di Anna, non regge alle pressioni psicologiche di Daria e ne segue il triste destino.
A quel punto le tre amiche superstiti decidono di correre ai ripari e riunitesi chiedono l’aiuto di un prete in crisi di vocazione.
Anne Heywood (Carlotta Rhodes)
Il prete tenta un’impossibile esorcismo su Daria, che, aiutata da Lucifero, riesce a sconfiggere il prete; vittoriosa, prende un taxi e si fa accompagnare a piazza San Pietro, decisa a lanciare la sfida al capo della cristianità.
Come si può notare già dal plot, Un’ombra nell’ombra tenta disperatamente di rinverdire i fasti di L’esorcista, mescolando anche parte della storia di The Omen-Il presagio; ma Pier Carpi, regista e sceneggiatore del film indeciso su che binari mantenere la pellicola, ovvero se privilegiare l’horror a scapito della velocità della pellicola finisce per rimanere a mezza strada creando sin dall’inizio un filmaccio a cui ben presto verrà a mancare ogni motivo di interesse, trasformando il film stesso in un pasticcio aggravato anche da una trama inverosimile e arruffata come poche.
Più che un horror, siamo di fronte ad una bizzarria con momenti che inducono al riso più che al tremito; basta seguire la prima fase del film per capire cosa ci attende, con un balletto introduttivo che porta all’orgia in cui Lucifero fa sue le donne che vorrebbero adularlo (ma in cambio di cosa?) in cui senza nessuna logica vediamo le protagoniste dimenarsi discinte e lascive.
Marisa Mell
Il seguito mostra che l’impatto deludente dell’inizio della pellicola purtroppo è solo un prologo ad un film in cui non solo non accade nulla di rilevante, ma in cui ci si annoia mortalmente nel seguire le vicissitudini delle due protagoniste, le demoniache figlie di Lucifero che seguono vite parallele interrotte, nel caso di Anna, da un volontario suicidio per scampare al dominio dell’angelo ribelle.
Il tutto senza alcun approfondimento psicologico del personaggio; mi si obietterà che in fondo, davanti ad un horror demoniaco non è che bisogna formalizzarsi più di tanto.
Il guaio è che mentre in L’esorcista viene sviscerata la vicenda personale di Regan e a margine di quella della madre, in Omen-Il presagio assistiamo alle nefandezze del piccolo Damian e alle indagini del padre che porteranno lo stesso a scoprire l’orribile segreto della nascita dell’anticristo, in Un’ombra nell’ombra tutto sembra andare avanti per forza d’inerzia, con personaggi malamente delineati che sembrano agire per motivi francamente incomprensibili.
Irene Papas
La scena finale dell’esorcismo e la conseguente vittoria della diabolica Daria sono poi quanto di peggio visto in film a sfondo demoniaco; John Philip Law appare così stralunato e fuori parte da suscitare tenerezza e al tempo stesso costernazione.
Una parte consistente del film si svolge in una scuola, precisamente nella classe in cui insegna Elena Merrill e in cui come alunna troviamo la diabolica Daria; la ragazza sfida l’amica di sua madre mostrando di che tempra è fatta, aggredisce senza motivo uno dei ragazzini che vorrebbe essere suo amico, si comporta insomma come la degna figlia di indegno padre.
Il tutto però con un’approssimazione di tempi, di situazioni e se vogliamo con una recitazione così fuori dalle righe da rendere ancor più strampalato il risultato finale.
Pensare che nel cast ci sono attrici di sicuro valore, come Anne Heywood (Carlotta Rhodes) che però appare fuori parte nonchè pesantemente penalizzata da un ruolo poco delineato, come Valentina Cortese (Elena Merrill), l’unica forse a livello di uno standard accettabile, come Lara Wendel (Daria Rhodes) che fa il suo senza infamia e senza lode, anch’essa penalizzata dalle astrusità della trama.
Molto marginali le figure di Marisa Mell (Agatha) e Irene Papas (Raffaella) pesantemente penalizzate dalla mancanza di contorno e di spessore dei loro personaggi.
Bene Paola Tedesco, almeno per le poche sequenze che la vedono protagonista nel ruolo della sfortunata Anna.
In quanto a Lucifero, interpretato da Enzo Miani, non vale la pena spendere una parola, tanto palesemente ridicola risulta sia la caratterizzazione dell’attore che il personaggio in se.
Completa il disastro su tutti i fronti una colonna sonora debole e inadatta composta Stelvio Cipriani; da segnalare in ultimo la presenza in piccolissime parti di alcune buone caratteriste del cinema italiano come Carmen Russo (la protagonista del bizzarro balletto iniziale), di Patricia Webley e di Sofia Dionisio.
In quanto a Carpi, regista di questa bizzarra e bislacca pellicola, c’è poco da dire se non rallegrarsi del fatto che Un’ombra nell’ombra sia stata la seconda e ultima prestazione cinematografica, che fece seguito al suo precedente lavoro Povero Cristo interpretato da un Mino Reitano palesemente inadatto e penalizzato da una sceneggiatura sciagurata, in cui assistiamo alle avventure di un investigatore incaricato di provare l’esistenza nientemeno che del messia.
Di Pier Carpi preferisco ricordare la feconda e brillante attività di fumettista
(sue le sceneggiature di I Naufraghi, Lancillotto, Bob Lance, Zakimort, Teddy Bob, Boy, Brancaleone, l’Agente senza Nome, Kolosso, I Serpenti, Uranella, Jessica) e quella di scrittore (La morte facile (1964),Storia della magia, Il mistero di Sherlock Holmes e Le società segrete (1968), Cagliostro il taumaturgo (1972), I mercanti dell’occulto (1973), Un’Ombra nell’Ombra, Rasputin (1975), Le profezie di Papa Giovanni XXIII (1976), Palazzo d´Estate (1978), La Banda Kennedy (1980), Il caso Gelli (1982), Il diavolo (1988), Il venerabile (1993), Gesù contro Cristo (1997).
Film praticamente inguardabile, con l’unico pregio di aver riproposto sullo schermo le attrici citate su, alcune rispolverate dal malinconico cassetto dei ricordi in
cui erano finite, ovvero Marisa Mell e Anne Heywood.
Un’ombra nell’ombra
Un film di Pier Carpi. Con Irene Papas, Valentina Cortese, Paola Tedesco, Marisa Mell,Anne Heywood, John Philip Law, Frank Finlay, Ian Bannen, Sonia Viviani, Lara Wendel, Carmen Russo
Horror, durata 106 min. – Italia 1979.
Anne Heywood … Carlotta Rhodes
Valentina Cortese … Elena Merrill
Frank Finlay … Paul
John Phillip Law … L’esorcista
Marisa Mell … Agatha
Irene Papas … Raffaella
Paola Tedesco … Anna Merrill
Lara Wendel … Daria Rhodes
Ian Bannen … Il professore
Ezio Miani … Lucifero
Carmen Russo Una ballerina
West Buchanan … Peter Rhodes
Marina Daunia … Prostituta
Patrizia Webley … Prostituta
Regia Pier Carpi
Soggetto Pier Carpi
Sceneggiatura Pier Carpi e Audrey Strinton
Fotografia Guglielmo Mancori
Montaggio Manlio Camastro
Musiche Stelvio Cipriani
Scenografia Piero Basile
Costumi Michaela Gisotti
Soundtrack del film
Nerone
L’imperatore Nerone è odiato da tutti: dai cristiani che lo accusano di aver fatto bruciare Roma e di aver addossato loro la colpa, dalla madre Agrippina perchè ha nominato senatore un suo avversario politico e dalla moglie Poppea perchè non le affida la parte di Elena di Toria in una rappresentazione teatrale scritta dallo stesso imperatore.
Così, grazie ad una congiura orchestrata da alcuni senatori e con la complicità dell’infido Tigellino, capo dei pretoriani dello stesso imperatore, Agrippina riesce a far rinchiudere in un manicomio Nerone, che ne viene liberato solo grazie all’amico Petronio e con l’aiuto di una bella cristiana convertitati al paganesimo, Nenè.
Così, il tentativo di mettere sul trono il generale Galba, affetto da fastidiosi problemi fisici come le emorroidi fallisce e Nerone riesce a tornare sul trono, non prima di essersi spacciato per Gesù davanti ad un Pietro molto più vicino ad un allocco che alla figura carismatica del capo della cristianità.
Diretto da Castellacci e Pingitore, alla loro seconda e ultima prova di regia in coppia dopo il discreto successo di Romolo e Remo storia di due figli di una lupa, Nerone è una parodia in stile burlesque o anche in puro stile avanspettacolo, realizzato nel 1977 con l’ausilio di un cast di assoluto livello ma con un risultato finale appena sufficiente.
Se l’idea di base, il cast e la formula della storia riadattata con enormi asincronismi temporali può sembrare azzeccata, il film che pure parte con qualche felice battuta e qualche gag che smuovono il sorriso ben presto si spegne in una lunga sequela di banalità, a cui invano i due registi tentano di porre rimedio affidando ai vari attori canzoncine e battute lampo che però risultano piatte e poco divertenti.
Colpa di una sceneggiatura da avanspettacolo, quindi inadatta ai tempi cinematografici, colpa anche di troppe banalità nelle battute, alcune delle quali appaiono grossolane e sconce.
E colpa anche di una certa blasfemia che serpeggia nel film, che appare davvero gratuita e poco divertente, tra l’altro.
Il film parte con una sequenza in cui Nerone, interpretato da un romanaccio doc come Pippo Franco scambia due battute con Atte: ” A Nerò, che vuoi la lira?” ” Beh, mejo de gnente” e prosegue sulla stessa falsariga, con scambi di battute surreali, come quella con Bombolo :”certo che l’alloro è una grande invenzione” “specie co’ i fegatelli”
Il livello del film è questo, tuttavia non mancano sprazzi di comicità e di divertimento.
Paola Borboni
Tra una battuta e una canzoncina, spesso in rima, il film prosegue con vivacità, alternando momenti felici (il bagno di Poppea, la sequenza al manicomio) a momenti di stanca.
Tuttavia, alla fine, non si resta completamente delusi.
Merito sopratutto di un cast che raccoglie attori molto bravi, quelli che con un brutto termine erano definiti “caratteristi”e merito anche delle due bellezze protagoniste del film, la ex soubrette Paola Tedesco che interpreta la cristiana convertita Nenè e Maria Grazia Buccella, deliziosamente svampita nel ruolo dell’imperatrice Poppea.
Nel film compaiono anche un bravo Enrico Montesano nel ruolo di Petronio Arbitro, con tanto di erre moscia e vestito ovviamente di tutto punto e con un anacronistico cappello, Oreste Lionello nel ruolo di un Seneca filosofo futurista dai dialoghi quasi demenziali, che parla una stranissima lingua un pò burina, un pò romana e tanto british de noantri.
Due fotogrammi con Paola Tedesco
Troviamo ancora la stella del cinema muto Paola Borboni, che interpreta Agrippina, madre di Nerone e ispiratrice della congiura che porterà l’imperatore stesso in manicomio e che si segnala per un’audace scena a seno nudo, mostrato alla bella età di 77 anni; c’è l’immancabile Gianfranco D’Angelo nel ruolo di Tigellino, stravagante e anche lui caratterizzato da una stoltezza quasi commovente.
“Non sono più cristiana, sono diventata pagana: ecco la prova”
C’è spazio per Paolo Stoppa, un San Pietro rivoluzionario, quasi comunista e anarcoide che alla fine verrà beffato da Nerone, c’è Aldo Fabrizi nel suo penultimo film, che interpreta il generale Galba affetto da problemi fisici fastidiosissimi come le emorroidi, c’è Marina Marfoglia nel ruolo di Atte (storicamente amante di Nerone).
Ancora, completano il cast in ruoli minori Bombolo (Roscio), aiutante squinternato di Nerone, Massimo Dapporto in una particina e infine la futura soubrette Carmen Russo in una breve sequenza in cui mostra il suo celebre seno.
Un film assolutamente scacciapensieri, probabilmente non riuscito ma in grado di strappare qualche momento di ilarità.
Nerone, un film di Castellacci e Pingitore, con Pippo Franco, Maria Grazia Buccella, Paola Tedesco, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Paola Borboni, Gianfranco D’Angelo, Paolo Stoppa, Bombolo, Carmen Russo, Marina Marfoglia, Laura Troschel, Aldo Fabrizi Italia 1977, commedia
Bombolo, Pippo Franco e Carmen Russo
A destra, Aldo Fabrizi
Pippo Franco: Nerone
Maria Grazia Buccella: Poppea
Paola Tedesco: Licia
Oreste Lionello: Seneca
Enrico Montesano: Petronio Arbitro
Paola Borboni: Agrippina
Gianfranco D’Angelo: Tigellino
Paolo Stoppa: San Pietro
Aldo Fabrizi: Generale Galba
Bombolo: Roscio
Piero Santi: Vinicio
Gio Staiano: Sporo
Marina Marfoglia: Atte
Laura Troschel: Locusta
Massimo Dapporto: Cristiano liberato
Attilio Dottesio: Centurione
Giancarlo Magalli: Presidente del senato
Valentino Simeoni
Bruno Vilar: Centurione
Regia Castellacci e Pingitore
Soggetto Castellacci e Pingitore
Sceneggiatura Castellacci e Pingitore
Produttore Mario Cecchi Gori
Casa di produzione Capital Film
Distribuzione (Italia) Gold
Fotografia Sergio Martinelli
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Flavio Bocci
Scenografia Enrico Rufini e Maurizio Tognalini
Costumi Enrico Rufini e Maurizio Tognalini
Homo eroticus
Il siciliano Michele è in fuga dal suo paese della Sicilia: il motivo è da ricercarsi nei problemi creati dall’uomo alle donne del posto. Arrivato a Bergamo, si reca dal barbiere Tano con tanto di raccomandazione di un pezzo grosso locale. L’uomo riesce a farlo assumere da un suo cliente, l’ingegner Achille, sposato alla bellissima Coco.
L’ingegnere fa visitare il nuovo assunto, destinato a diventare un cameriere, dal suo amico medico, il dottor Mezzini, che durante la visita di controllo scopre che Michele ha non solo un apparato genitale fuori dal comune, ma è anche affetto da triorchismo, ovvero possiede tre testicoli. Con poco tatto, il medico informa della cosa l’ingegner Achille, che ne parla alla moglie: ben presto la notizia fa il giro della città, divertendo ma anche incuriosendo tutte le donne della buona borghesia. Le stesse signore iniziano a contendersi il giovane, che passa ben presto da un letto all’altro, non disdegnando nemmeno le cameriere delle donne.
Ma tanto super lavoro ha come risultato il nascere della gelosia di Coco, poco disposta a dividere l’uomo con le amiche. Nel frattempo Michele ne combina una delle sue: seduce la giovanissima figlia di Tano, non ancora maggiorenne, suscitando le ire del padre. Licenziato da Coco, Michele passa alle dipendenze di una affascinante ma dura capitano d’industria, Carla, che presto lo scarica per lo stesso motivo di Coco.
Sylva Koscina
Michele viene assunto allora da una nobildonna, Agnese Tresconi, ma fatalmente una sera, durante un amplesso, la donna muore tra le braccia dell’amante.A questo punto Michele, con la coda tra le gambe, torna dall’ingegner Achille, che lo riassume al suo servizio, mettendo a tacere con dei soldi anche Tano, che cercava il siciliano per vendicare l’onore della figlia. Ma è destino che per Michele le cose debbano essere cambiate per sempre: il trauma subito durante l’episodio della morte di Agnese, lo ha reso impotente. Per Michele sembra esserci solo una alternativa: il ritorno in Sicilia.
Luciano Salce
Brigitte Skay
Ma Tano gli offre la soluzione: lui sposa la ragazza che ha sedotto e in cambio i due lavoreranno assieme nella bottega da barbiere di Tano.
Diretto da Marco Vicario nel 1971, Homo eroticus è una discreta commedia; una festa per gli occhi, principalmente, visto il favoloso cast al femminile allestito dal regista. Dalla Koscina alla moglie dello stesso Vicario, la bellissima Podestà, passando per Femi Benussi, Paola Tedesco, Brigitte Skay, Ira Furstemberg,Adriana Asti,Giancaro,Angela Luce. Ottime anche le performance di Lando Buzzanca, Luciano Salce e Bernard Blier. Film godibile, sorretto da una discreta trama e sopratutto privo di volgarità e di nudi fini a se stessi: nel film l’unico topless è della splendida Sylva Koscina.
Il film è disponibile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=2BXOifvpUa4 in una versione passabile.
Homo eroticus,,un film di Marco Vicario. Con Ira Fürstenberg, Femi Benussi, Adriana Asti, Rossana Podestà.Luciano Salce, Sylva Koscina, Lando Buzzanca, Angela Luce, Bernard Blier, Alberto Plebani, Evi Marandi, Sergio Serafini, Sandro Dori, Ugo Fangareggi, Jacques Herlin, Bruno Boschetti, Brigitte Skay, Fulvio Mingozzi, Catherine Diamant, Lino Patruno, Simonetta Stefanelli, Paola Tedesco, Michele Cimarosa, Shirley Corrigan, Nanni Svampa, Piero Chiara
Commedia, durata 111 min. – Italia 1971.
Rossana Podestà Cocò Lampugnani
Lando Buzzanca Michele Cannaritta
Luciano Salce Achille Lampugnani
Adriana Asti Agnese Trescori
Ira von Fürstenberg Moglie del dottor Mezzini
Evi Marandi Giusy
Brigitte Skay Cameriera
Angela Luce Cameriera
Femi Benussi Ersilia
Simonetta Stefanelli Figlia di Tano
Michele Cimarosa Tano Fichera
Paola Tedesco Amica di
Ugo Fangareggi Conducente del Taxi
Jacques Herlin Prof. Godé
Pia Giancaro Amica di Cocò
Federico Pietrabruna
Bernard Blier Dr. Mezzini
Sylva Koscina Carla
Piero Chiara Giudice
Nanni Svampa Bestetti
Lino Patruno Il cantante
Regia Marco Vicario
Soggetto Marco Vicario, Piero Chiara
Sceneggiatura Marco Vicario, Piero Chiara
Casa di produzione Atlantica Cinematografica (Roma) – Productions Roitfeld (Paris) – Optimax Film (Paris)
Distribuzione (Italia) Cidif
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Armando Trovajoli
Scenografia Flavio Mogherini
Costumi Lucia Mirisola
Trucco Grazia De Rossi, Renzo Francioni, Maria Miccinilli, Michele Trimarchi
Il gatto dagli occhi di giada
Mara,una giovane attrice,si ferma casualmente davanti ad una farmacia dove è stato appena consumato un feroce delitto;è l’inizio di un incubo che la vedrà perseguitata da un misterioso assassino,convinto che lei abbia visto qualcosa.Subito dopo la morte dell’uomo,viene uccisa Smeralda,una signora di mezza età.Mara chiede aiuto e rifugio a Lukas,
un ingegnere tecnico del suono,che viene contattato da un vicino di casa,un usuraio che da tempo riceve,come le altre due vittime,misteriose telefonate che recano incise voci di donne urlanti,di cani e altro.Lukas inizia ad indagare,e le sue indagini lo portano ad un detenuto,da poco evaso,che venne giudicato dal farmacista,da Smeralda e dall’usuraio.
Paola Tedesco
Convinto di essere sulle giuste tracce,Lukas si reca a casa dell’evaso,per convincere la moglie di Ferrante a farlo desistere dai suoi propositi. Lukas si rende conto,dopo aver incontrato l’evaso,che è vittima di una congiura e riprende le indagini,mentre viene ucciso casualmente un dipendente del locale dove lavora Mara,che sempre più terrorizzata,si rifugia a casa di Lukas. Il quale parte per Padova,allertato da una telefonata dell’usuraio che gli dice di volergli rivelare la verità sul movente che sta spingendo l’assassino a eliminare tutta quella gente.
Ma quando arriva a Padova,Lukas trova morto anche l’usuraio.Indaga,e scopre qual’è il vero movente degli efferati omicidi,legati ad una vecchia storia avvenuta durante la seconda guerra mondiale.Colpo di scena finale come nella tradizione di ogni giallo.
Il gatto dagli occhi di giada è un thriller canonico,di buona fattura,con una trama credibile ed attori ben calati nelle rispettive parti,Corrado Pani,nel ruolo di Lukas,improvvisato detective,Paola Tedesco,nei panni di Mara,la cantante di cabaret.Ed infine Bianca Toccafondi,con un cameo nel ruolo di Smeralda,la seconda vittima.
Un film piacevole,con una trama scorrevole,ben supportato da una regia poco incline agli effettacci ed attenta invece ai particolari e alla tensione
Il gatto dagli occhi di giada (1977) un film di Antonio Bido con Franco Citti, Paola Tedesco, Corrado Pani, Bianca Toccafondi.
Corrado Pani … Lukas
Paola Tedesco … Mara
Franco Citti … Pasquale Ferrante
Fernando Cerulli … Giovanni Bozzi
Giuseppe Addobbati Giudice
Gianfranco Bullo … Assistente
Jill Pratt … Signora Dezzan
Bianca Toccafondi Esmeralda Messori
Inna Alexeievna … Signora anziana
Paolo Malco … Carlo
Cristina Piras … Mogile di Pasquale Ferrante
Roberto Antonelli Michele
Gaetano Rampin Dott. Peretti
Giuseppe Pennese Marco
Regia Antonio Bido
Soggetto Vittorio Schiraldi
Sceneggiatura Antonio Bido, Roberto Natale, Vittorio Schiraldi e Aldo Serio
Produttore Gabriella Nardi, Webi di Erwin Wetzl e Antonio Bido
Fotografia Mario Vulpiani
Montaggio Maurizio Tedesco
Musiche Trans Europa Express
Scenografia Gianfranco Ramacci
Costumi Gianfranco Ramacci
Trucco Giannetto De Rossi