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Una lucertola con la pelle di donna

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Il sogno si mescola alla realtà, creando un groviglio inestricabile in cui è praticamente impossibile capire cosa sia veramente accaduto in casa Durer, sopratutto che ruolo abbia avuto Carol Hammond nella vicenda, una donna elegante, bella e sensuale. Lo scenario è una Londra inusuale, così come sono inusuali i personaggi di questo film: atmosfera di sospetto, pazzia, perversione, sembrano avvolgere i personaggi, rendendoli più simili a casi psichiatrici che a persone normali, quelle persone con una vita normale, con una famiglia normale e con un lavoro che li attende la mattina.

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Florinda Bolkan è Carol, Anita Strindberg è Julie

Ma Carol, Julia, Jean e gli altri non sembrano affatto normali: o forse lo sono, ma in una dimensione diversa da quella che noi conosciamo.
Carol Hammond, bella e affascinante, si reca da uno psichiatra, il dottor Kerr e gli racconta delle sue strani visioni; la notte è tormentata da sogni onirici, i cui vede la vicina di casa, la bellissima e disinibita Julie Durer, impegnata con lei in strani giochi erotici, che culminano con un rituale assassinio finale, in cui Carol, armata di coltello, uccide la donna.

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Frammenti di sogno?

Per lo psichiatra la soluzione è nel complesso rapporto di invidia/gelosia che Carol prova verso la donna, e liquida il tutto come un normalissimo e banale gesto liberatorio, in cui Carol sfoga solo virtualmente con la violenza il suo istinto latente.
Ma le cose non sono affatto così semplici, e difatti qualche giorno dopo la bella Julie viene trovata uccisa proprio con le modalità indicate da Carol nel sogno. E’ lei l’assassina?

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Per l’ispettore Corvin non ci sono dubbi: la presenza sullo scenario del delitto di una pelliccia e di un fermacarte che appartengono a Carol sono elementi sufficienti per indicare nella donna l’autrice del delitto. Ma durante le indagini, subito dopo l’incriminazione di Carol,  ecco comparire vari personaggi che in qualche modo potrebbero essere coinvolti nell’omicidio e che potrebbero aver avuto un valido movente per compiere il delitto accusando Carol del crimine.

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Ely Galleani, Joan

C’è suo marito, Frank, che ha una relazione adulterina, c’è Deborah, l’amante di Frank, c’è Joan la figlia di Frank quindi la figliastra di Carol,  che ha uno strano legame con degli hippy che sembrano essere stati testimoni dell’omicidio, c’è il padre di Carol…..
Tutti, in qualche modo, sembrano avere delle motivazioni che potrebbero aver portato uno di loro a compiere l’omicidio.

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Per quanto poco persuaso dal racconto di Carol, l’ispettore Corvin prosegue le sue indagini, non tralasciando alcuna pista.
Pazientemente, Corvin ricostruisce tutti i tasselli della vicenda, e alla fine conferma l’ipotesi iniziale: a uccidere Julie è stata proprio Carol, legata da un morboso e torbido rapporto alla donna.

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La stessa Carol ha costruito abilmente il sogno, le varie combinazioni che si susseguono nel film, anticipando una difesa difficilmente smontabile, non fosse stato per l’arguzia dell’ispettore.
Il film di Fulci, girato nel 1971, mette tanta carne al fuoco, probabilmente troppa.Però va detto subito che l’impianto narrativo è di prim’ordine, anche se si fa fatica a capire il simbolismo di molte scene, in cui la realtà finisce per assomigliare al sogno, in cui verità e menzogna si mescolano in un groviglio in cui appare impossibile orientarsi.

Il fascino del film è sostanzialmente questo: sappiamo come avviene l’omicidio, vediamo Carol commetterlo, ma prendiamo per buono il racconto della donna allo psichiatra e iniziamo a sospettare di tutti.

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Anita Strindberg

Invece, alla fine,la verità è banale, ed era sotto gli occhi di tutti.
Nessun intuito paranormale, nessuna visione premonitrice, ma la banalità assoluta di una mente deviata che organizza diabolicamente un omicidio che ha un solo punto debole, che alla fine farà crollare miseramente tutto il piano
Se il film ha dei punti deboli strutturali, Fulci, con il suo grande mestiere, riesce a mascherarli, unendo alcune situazioni presenti nei nuovi canoni del thriller all’italiana ( sesso morboso, scene splatter come quella dei cani) alla potenza delle immagini sia reali che sognate, rendendo in pratica impossibile il distinguere una strada vera e univoca della storia.

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Scena memorabile quella del laboratorio con i cani squartati e legati, con il cuore in prima vista, scoperti da Carol; un trucco magnifico che costò a Fulci la denuncia per maltrattamenti su animali.
Pubblicità gratuita per l’inventore delle scene, il grande Rambaldi, che iniziò così a diventare famoso come creatore di particolari effetti speciali.
Il cast se la cava con diligenza; bene la Bolkan nel ruolo dell’imperscrutabile Carol, bene Anita Strindberg in quello di Julie.

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Il quadro delle presenze femminili è completato da altre due splendide donne, l’altera Silvia Monti nel ruolo di Deborah e l’esile e acerba Ely Galleani in quello di Joan
Cast maschile di secondo piano, sia rispetto alla storia narrata sia all’effettivo valore della recitazione;asciutto e compassato Stanley Baker nel ruolo dell’ispettore Corvin, inapuuntabile Jean Sorel nel rulo di Frank.

 

Una lucertola con la pelle di donna. Un film di Lucio Fulci. Con Florinda Bolkan, Leo Genn, Jean Sorel, Stanley Baker, Franco Balducci.Georges Rigaud, Gaetano Imbrò, Ezio Marano, Silvia Monti, Anita Strindberg,Ely Galleani
Titolo inglese; Lizard in a woman’s skin Giallo, durata 91 min. – Italia 1971.

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Florinda Bolkan     …     Carol Hammond
Stanley Baker    …     Ispettore Corvin
Jean Sorel    …     Frank Hammond
Silvia Monti    …     Deborah
Alberto de Mendoza    …     Sergente . Brandon
Penny Brown    …     Jenny (ragazza hippy)
Mike Kennedy    …     Hubert (ragazzo hippy)
Ely Galleani    …     Joan Hammond
George Rigaud    …     Dr. Kerr
Ezio Marano    …     Lowell (Uomo della scientifica)
Franco Balducci    …     McKenna
Luigi Antonio Guerra    …     Poliziotto
Erzsi Paál    …     Signora Gordon
Gaetano Imbró    …     Poliziotto
Leo Genn    …     Edmond Brighton

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Regia:     Lucio Fulci
Soggetto:     Lucio Fulci, Roberto Gianviti
Sceneggiatura:     Lucio Fulci, Roberto Gianviti, José Luis Martinez Molla, André Tranché
Produttore:     Edmondo Amati
Produttore esecutivo:     Renato Jaboni
Casa di produzione:     Apollo Films, Atlantida Films, Les Films Corona
Fotografia:     Luigi Kuveiller
Montaggio:     Jorge Serralonga, Vincenzo Tomassi (supervisione)
Effetti speciali:     Carlo Rambaldi, Eugenio Ascani
Musiche:     Ennio Morricone
Scenografia:     Román Calatayud, Nedo Azzini, Maurizio Chiari
Costumi:     Maurizio Chiari
Trucco:     Franco Di Girolamo, Gloria Fava

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novembre 20, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , , , | 2 commenti

La bestia uccide a sangue freddo

Fernando Di Leo si cimenta nell’horror/thriller con questo La bestia uccide a sangue freddo; il risultato finale, aldilà di alcune geniali trovate a livello visivo, è un pasticciato film in cui si mescolano efferati delitti, un pò di sangue e di macabri omicidi, e poco più.
La storia prende corpo con il litigio tra due coniugi, Hans e sua moglie Ruth, in seguito al quale l’uomo decide di far ricoverare la donna nell’istituto psichiatrico del prof.Oesterman. All’interno della clinica si sviluppano i soliti intrecci morbosi, tra una infermiera e la sua paziente di colore, tra un’altra paziente e un giardiniere e una relazione amorosa tra la signora Chaeryl e il medico della clinica, il dottor Clay.

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Klaus Kinski , il Dr. Francis Clay

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Margaret Lee
è Cheryl Hume

L’atmosfera dell’istituto, già di per se avvolta in una cappa insalubre e morbosa, diventa angosciante quando un misterioso assassino incapucciato inizia a mietere vittime tra il personale e le pazienti della struttura.
La prima a subire un attentato è Chaeryl, che però sfugge alla morte; poi, in un crescendo di terrore, vengono uccisi una infermiera, a cui viene mozzata la testa in giardino, la signora Ruth, pugnalata a morte nel suo letto, l’autista della clinica Augusto, l’unico ad aver visto in azione il misterioso killer, e infine Anna

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Rosalba Neri è Anna Palmieri

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(l’insaziabile donna che ha un legame con il giardiniere) e Mara, la bella ragazza di colore che si stava trastullando in un rapporto lesbico con l’infermiera Hilde. Il professor Oesterman e il Dr. Clay dapprima tentano di sbrogliarsela da soli, poi si rivolgono alla polizia; d’accordo con l’ispettore Kore, tendono una trappola con la collaborazione di Chaeryl al misterioso assassino…..

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La bestia uccide a sangue freddo, come già detto, non è un gran film; nonostante l’indubbio mestiere di Di Leo, la sceneggiatura mostra grosse falle. A poco vale il cast messo su dal regista, nel quale spicca un opaco Klaus Kinskj, per una volta in un ruolo non da cattivissimo, la bella Margaret Lee, beniamina del pubblico televisivo italiano nel ruolo di Chaeryl, una affascinante e spogliatissima Rosalba Neri, nel ruolo della ninfomane Anna e Monica Strebel in quello dell’infermiera dalle inclinazioni particolari. I colpi di scena latitano, e ben presto i misteriosi omicidi sembrano essere legati ad un filo conduttore piuttosto esile, ed infatti il finale non smentisce le premesse, con un bagno di sangue assolutamente illogico.

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La versione italiana del film, abbastanza osè per l’epoca in cui venne girato, non include alcune scene molto forti che vennero viceversa aggiunte per il mercato estero: in esse si vedono l’atto di autoerotismo della Neri (forse lei, forse una controfigura, chissà) e lo stesso atto fatto da Monica Strebel, oltre a qualche sforbiciata come quella delle scene del rapporto amoroso tra il giardiniere e la Neri nella serra della clinica.

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In definitiva, un prodotto debole, anche se non inguardabile: la mano di Di Leo salva il tutto da un naufragio annunciato dopo una buona mezzora di film.
Poche scene gore, fa le qual l’omicidio di Mara, avvenuto con l’uso di una balestra che lancia una freccia dal giardino, la decapitazione dell’infermiera e le scene finali, in cui il folle omicida massacra le infermiere con una mazza residuo medioevale, prima di cadere sotto il fuoco dei poliziotti.
Troppo poco per dare una valutazione quantomeno sufficiente ad un prodotto che dovremmo inserire tra i B movie.

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La bestia uccide a sangue freddo ,un film di Fernando Di Leo. Con Klaus Kinski, Margaret Lee, Rosalba Neri, Jane Garret, Gioia Desideri, Fernando Cerulli, John Karlsen, Monica Strebel, Ettore Geri, Carla Mancini
Horror, durata 90 min. – Italia 1971.

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Klaus Kinski     …     Dr. Francis Clay
Margaret Lee    …     Cheryl Hume
Rosalba Neri    …     Anna Palmieri
Jane Garret    …     Mara
John Karlsen    …     Professor Osterman
Gioia Desideri    …     Ruth
John Ely    …     Giardiniere
Fernando Cerulli    …     Augusto, l’autista
Giulio Baraghini    …     Poliziotto
Ettore Geri    …     L’ispettore Kore
Monica Strebel    …     L’infermiera Hilde
Carla Mancini    …     Infermiera
Franco Marletta    …     Infermiere

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Regia:     Fernando Di Leo
Soggetto:     Fernando Di Leo, Nino Latino
Sceneggiatura:     Fernando Di Leo, Nino Latino
Produttore:     Tiziano Longo, Armando Novelli
Fotografia:     Franco Villa
Montaggio:     Amedeo Giomini
Effetti speciali:
Musiche:     Silvano Spadaccino
Scenografia:     Teresa Ferrone, Nicola Tamburo
Costumi:     Marcella Moretti
Trucco:     Antonio Mura

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novembre 13, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , | Lascia un commento

9 ospiti per un delitto

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Su una bellissima isola, disabitata, attracca uno yacht con a bordo Ubaldo, un ricco e anziano signore, padre di tre di loro, presenti con le relative consorti, e sua sorella. Il gruppo è quanto mai disomogeneo: tra i presenti, manca completamente l’armonia, anzi, ben presto ci si rende conto di una torbida atmosfera che regna all’interno della variegata famiglia.

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Michele, Elisabetta (sorella di Ubaldo),  Patrizia, Lorenzo e Walter hanno ognuno dei segreti da nascondere. Ci sono relazioni proibite, fra di loro, e ben presto ci si rende conto che più che ad una famiglia, siamo di fonte ad una tana di serpenti. La stessa giovane moglie di Ubaldo, Giulia, ha una relazione proibita con Michele, figlio di Ubaldo. La moglie di Michele, Carla, una donna con qualche problema psichico, scompare improvvisamente sott’acqua, sotto gli occhi di tutti, preda probabilmente di un malore.

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E’ l’inizio di una catena di sciagure che colpirà la famiglia di Ubaldo; ad uno ad uno verranno uccisi da una misteriosa mano. Elisabetta, sorella di Ubaldo, attribuisce tutto al fantasma di Charlie, un suo amante ucciso molti anni prima proprio da Ubaldo e dai suoi figli, mentre era in intimità con la donna sulla spiaggia. Tutti gli occupanti della villa muoiono tragicamente, e alla fine restano solo Elisabetta e Michele; ma l’assassino è Carla, frutto della relazione segreta tra Elisabetta e il suo defunto amante, che ha deciso, in accordo con la madre, di sparire per vendicare la morte di suo padre. Michele uccide le due donne, ma a sua volta morirà nell’esplosione della barca che stava preparando per fuggire dall’isola maledetta.

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Ripreso da 10 piccoli indiani, capolavoro di Agatha Christie, 9 ospiti per un delitto, diretto da Ferdinando Baldi nel 1977 è una riedizione scolorita e priva di nerbo del classico della giallista inglese. A parte Arthur Kennedy, nel cast non figura nessun attore di rilievo, e la cosa si nota subito, così come a latitare, sin dall’inizio, è l’atmosfera. abbondano invece le nudità femminili e viene privilegiato l’aspetto morboso della storia, con ampio risalto alle relazioni peccaminose tra cognati e in ultimo anche con l’attuale matrigna;

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così John Richardson, Caroline Laurence, Rita Silva, Massimo Foschi, Venantino Venantini, Loretta Persichetti, Dana Ghia e Sofia Dionisio, sorella della più famosa Silvia, fanno quello che possono, ovvero poco, rendendo il giallo/thriller prevedibile in quasi tutti i suoi passaggi. a parte la bellissima location, c’è ben poco ancora da segnalare. Il debito verso il pur mediocre 5 bambole per la luna d’agosto è evidente;ma in quel caso Bava è riuscito a creare quanto meno un’atmosfera claustrofobica, che in questo film manca del tutto.

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Forse l’unica vera attrattiva, per gli amanti dei morti ammazzati, è la lunga teoria degli stessi. Troppo poco per salvare un film dal naufragio.
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un film di Ferdinando Baldi , con Flavia Fabiani, Massimo Foschi, Dana Ghia, Arthur Kennedy, Caroline Laurence, Loretta Persichetti, John Richardson, Venantino Venantini Italia 1977

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Sofia Dionisio     …     Carla ( Flavia Fabiani)
Massimo Foschi    …     Michele
Dana Ghia    …     Elisabetta
Arthur Kennedy    …     Ubaldo – old man
Caroline Laurence    …     Giulia
Loretta Persichetti    …     Patrizia
John Richardson    …     Lorenzo
Rita Silva    …     Greta
Venantino Venantini    …     Walter

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novembre 8, 2009 Pubblicato da: | Erotico, Thriller | , | 3 commenti

Suor omicidi (Killer nun)

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In un ospedale per anziani, in Belgio, lavora suor Gertrude, reduce da un delicato intervento al cervello per la rimozione di un tumore. L’operazione l’ha resa schiava della morfina, che la donna utilizza principalmente come antidolorifico; costretta suo malgrado a dover usare dosi elevate della droga, la donna inizia a rubare i beni dei ricoverati, e poi, vestita in modo civile, quindi tolti gli abiti religiosi, si reca in città dove oltre a vendere quello di cui si è imposessata, si concede avventure erotiche con occasionali personaggi.

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Anita Ekberg è Suor Gertrude

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All’interno del convento però iniziano ad avvenire fatti strani, come la morte di alcuni ricoverati; sono evidentemente morti non accidentali, come quella di una donna uccisa con degli aghi negli occhi. Le indagini della polizia portano ben presto a puntare i sospetti su suor Gertrude, che nel frattempo, come in un incubo, vede avvenire scene violente con protagonisti proprio i suoi degenti.

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Joe D’Alessandro

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Paola Morra è Suor Mathieu

Ben presto però i sospetti su di lei aumentano, e le autorità dell’ospedale, unite  a quelle religiose, decidono, per soffocare lo scandalo, di portare la religiosa in un convento, lontana dal teatro degli omicidi. Qui suor Gertrude muore, assassinata dalle sorelle di fede; ma non cessano gli omicidi, che sono opera di……….

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Thriller ben congegnato, questo Suor omicidi (Killer nun), diretto da Giulio Berruti inserito per errore da molti recensori nell’elenco dei nunexploitation, il filone erotico conventuale che si sostituì al decamerotico; il film è un vero e proprio thriller, con tanto di omicidi e di colpevole una volta tanto non insospettabile. Nel cast figura una matura Anita Ekberg, in una prova appena dignitosa, mentre sicuramente più brava è la giovane Paola Morra, che interpreta sorella Mathieu, compagna di stanza di suor Gertrude, donna libertina e amorale; nel cast figurano anche Joe Dallesandro, il dottor Patrick Roland, che avrà una relazione proprio con sorella Mathieu, Lou Castel, che interpreta Peter, uno dei degenti destinato a finire ucciso e due vecchie glorie del cinema italiano,

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Massimo Serato che interpreta il dottor Poirret e Alida Valli, sacrificata in un ruolo minore, quello della madre superiora.
Film non privo di un certo fascino, reso torbido anche dai nudi integrali della bella Paola Morra, e da qualche scena che però non sconfina mai nello splatter.

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Suor omicidi, un film di Giulio Berruti. Con Anita Ekberg, Massimo Serato, Alida Valli, Paola Morra, Laura Nucci, Nerina Montagnani, Daniele Dublino, Lou Castel
Drammatico, durata 92 min. – Italia 1979.

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Anita Ekberg     …     Suor Gertrude
Paola Morra    …     Suor Mathieu
Alida Valli    …     Madre  Superiora
Massimo Serato    …     Dr. Poirret
Daniele Dublino    …     Direttore dell’ospedale
Lou Castel    …     Peter
Joe Dallesandro    …     Dr. Patrick Roland
Laura Nucci    …     La Baronessa
Alice Gherardi    …     Nurse
Sofia Lusy    …     Janet
Nerina Montagnani    …     Josephine

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Regia: Giulio Berruti
Sceneggiatura:Giulio Berruti,Alberto Tarallo
Produzione: Enzo Gallo
Musiche:Alessandro Alessandroni
Fotografia:Antonio Maccoppi
Montaggio:Mario Giacco
Scenografie:Franco Vanorio

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ottobre 29, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , | 3 commenti

Le foto proibite di una signora per bene

Pierre e Minou sono una coppia all’apparenza perfetta; un equilibrio che però sembra andare in pezzi il giorno in cui un misterioso maniaco inizia a perseguitare la donna minacciando di rivelare che Pierre è un assassino. L’uomo, un industriale, è sull’orlo del fallimento,e Minou, suo malgrado, è costretta ad accettare un incontro con il ricattatore. Della cosa parla con la sua amica Dominique, una affascinante collezionista di immagini erotiche, delle quali è anche il soggetto principale.

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Accettato suo malgrado l’incontro, Minou è costretta a cedere e avere rapporti con il misterioso ricattatore, che le consegna la cassetta contenente le presunte prove dell’omicidio commesso dal marito. Sembrerebbe tutto finito, invece è l’inizio di un incubo; l’uomo ha scattato delle foto intime e inizia un nuovo ricatto. A questo punto Minou rivela tutto a suo marito, nella speranza di risolvere, una volta per tutte, il suo problema. Ma Pierre non le crede, e ben presto Minou ne comprende il perchè.

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E’ proprio suo marito ad aver organizzato tutto, per fare impazzire la moglie, costringerla al suicidio e intascare così la polizza d’assicurazione che lo stesso ha stipulato sulla vita della moglie. In un drammatico confronto, Pierre svela il meccanismo perverso della trappola a Minou, che finirebbe male, non fosse per l’intervento della polizia, chiamata da Dominique, che aveva intuito la verità sulla storia. Un poliziotto spara a Pierre e lo uccide pochi attimi prima che l’uomo porti a compimento le sue intenzioni; Minou è libera e si concede un viaggio con la sua amica Dominique.

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Le foto proibite di una signora per bene, film del 1971 diretto da Luciano Ercoli è un giallo/thriller convenzionale, con una spruzzatina, davvero timida, di erotismo, rappresentato dalle foto scattate dal ricattatore a Minou e quelle che la giovane Dominique colleziona, da qualche fugace nudo, molto castigato, della bella protagonista, Dagmar Lassander, che nei primi anni settanta era specializzata in ruoli torbidi in film come Femina ridens, L’iguana dalla lingua di fuoco, Il rosso segno della follia. Film con una discreta tensione, ma limitato anche dalla presenza di pochi personaggi, per cui le vere motivazioni delle azioni del maniaco diventano ben presto lampanti per lo spettatore, che si trova solo nel dubbio tra la scelta dei due colpevoli, ovvero la bella Dominique, interpretata dalla affascinante Susan Scott e del marito.

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Dagmar Lassander

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Il resto è svolto come un compitino diligente, senza grosse sbavature ne lampi di genio. L’interpretazione di Pierre è affidata a Pier Luigi Capponi, che recita sobriamente il ruolo del diabolico marito di Minou, ma con tale freddezza da risultare, sino dalle prime inquadrature, il possibile sospetto di essere il deus ex machina della storia.

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Una breve disgressione : chiunque sia alla ricerca di altre informazioni su questo film potrebbe imbattersi nella recensione di esso fatta da qualcuno per il più grosso sito di cinema della rete. Non nomino il sito, per ovvi motivi, ma vi lascio la descrizione della trama proposta dallo stesso, ennesima dimostrazione che le recensioni, i sunti dei film si dovrebbero fare vedendoli, e non sulla base dei sunti presentati dai soliti dizionarietti sul cinema:

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Una donna e il suo amico, durante una gita, precipitano in mare con l’auto. Si salva solo lei, che però viene sospettata dal fratello del defunto di averlo ucciso. Non è vero. Infatti il morto ricompare, litiga con la ragazza e stavolta ci lascia le penne davvero, proprio quando il fratello finalmente, convinto dell’innocenza di lei, le stava per dichiarare il suo amore.”

Le foto proibite di una signora per bene, un film di Luciano Ercoli, con Pier Paolo Capponi, Susan Scott, Dagmar Lassander, Simon Andreu, Italia 1971

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Dagmar Lassander: Minou
Pier Paolo Capponi: Peter
Simón Andreu: Il ricattatore
Osvaldo Genazzani: Frank
Salvador Huguet: George
Nieves Navarro: Dominique

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Regia Luciano Ercoli
Soggetto Ernesto Gastaldi, Mahnahén Velasco
Sceneggiatura Ernesto Gastaldi, Mahnahén Velasco
Produttore Luciano Ercoli, José Frade, Alberto Pugliese
Casa di produzione Produzioni Cinematografiche Mediterranee, Trébol Films C.C.
Fotografia Alejandro Ulloa
Montaggio Luciano Ercoli
Musiche Ennio Morricone
Costumi Gloria Cardi

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ottobre 27, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , | 2 commenti

Vacanze per un massacro

Vacanze per un massacro locandina

Joe è un criminale che evade dal carcere in cui è rinchiuso con una sola idea in mente: recuperare il bottino che nascosto in una piccola casa che sorge in un luogo isolato in montagna. In realtà, più che montagna potremmo definirlo un casolare di collina; l’uomo raggiunge agevolmente la zona, e si appresta a recuperare il malloppo, nascosto sotto un camino e ben protetto da una spessa coltre di mattoni. Ma arriva l’imprevisto: il casolare non è affatto disabitato. Infatti arrivano tre persone, Liliana, suo marito Sergio e sua sorella Paola per passare un week end di caccia e riposo. Tra Sergio e Paola, all’insaputa di Liliana, c’è una relazione: lo apprendiamo subito, dal dialogo tra i due.

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Joe D’Alessandro

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Gianni Macchia e Lorraine De Selle, i due cognati amanti

E mentre Liliana va in paese per acquisti, e Sergio va a caccia, Joe sequestra la giovane Paola; tra i due c’è subito una relazione, subita solo parzialmente dalla amorale Paola, che tenta subito di sedurre il suo carceriere. Forse la ragazza lo fa per poter scappare; infatti, subito dopo un amplesso, scappa via dal casolare completamente nuda, ma viene ovviamente ripresa da Joe. Nel frattempo arriva di ritorno dalla sua battuta di caccia Sergio, e subito dopo Liliana; i tre vengono fatti prigionieri, e Joe, dopo aver raccontato a Liliana della tresca esistente tra i due cognati, li obbliga ad avere un rapporto sessuale davanti a Liliana;

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la donna cede a sua volta a Joe, ma mentre i due sono impegnati nelle prime schermaglie amorose, Sergio e Paola si liberano. Joe uccide a colpi di fucile i due amanti e pensa di poter portare con se Liliana nella sua fuga; ma la donna, imbracciato il fucile lasciato imprudentemente da Joe vicino alla porta, lo uccide mentre questi sta per caricare l’auto.
Vacanze per un massacro è un film decisamente minore di Fernando Di Leo; girato in fretta e furia, con pochi soldi e poche idee, si caratterizza per l’assenza di un cast completo,

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lasciando ai 4 protagonisti il dominio della scena. L’ambientazione claustrofobica, venti metri globali di stanze, non giova certo all’economia del film, che alla fine si rivela abbastanza raffazzonato e insipido. L’unico motivo di interesse, se vogliamo definirlo così, è rappresentato dalla figura di Paola, la sorella fedifraga di Liliana, interpretata da Lorraine De Selle, molto maliziosa e null’altro. Praticamente nuda per metà delle scene girate, la De Selle è costretta a reggere un personaggio appena abbozzato, così come abbozzati sono i due personaggi di Liliana, interpretata da Patrizia Behn e quello di Sergio,

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un anonimo Gianni Macchia. Bene Joe D’Alessandro, che riveste con cattiveria i panni del rapinatore Joe, a cui sarà fatale l’unica debolezza mostrata, quella per Liliana. Nel finale, quando il dramma esplode, ecco le splendide note del Concerto grosso dei New Trolls a fare da colonna onora della violenza che si scatena. Che, alla fine, è la cosa migliore del film. Purtroppo anche i registi capaci come Di Leo hanno dovuto far i conti con budget risicati, con risultati appena passabili come Vacanze per un massacro, film pieno di luoghi comuni, in cui però, qua e là, affiora comunque la mano del grande regista.

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In ultimo, segnalazione per la solita, insulsa recensione del famoso sito di critica cinematografica, quello in cui i recensori mostrano sempre di essere impegnati a fare altro mentre guardano ( guardano?) il film:
“Un uomo evade dal carcere e cerca di recuperare il malloppo del suo ultimo colpo. Ma non è facile. Sul terreno dove nascose il grisbì c’è ora una lussuosa villa (lussuosa villa??? ). I proprietari si trovano di fronte il galeotto che non arretra davanti a nulla pur di riprendersi il bottino.”

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Vacanze per un massacro,un film di Fernando Di Leo. Con Gianni Macchia, Joe Dallessandro, Lorraine De Selle,Patrizia Behn Drammatico,  durata 93 min. – Italia  1980.

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Joe Dallesandro: Joe Brezy
Lorraine De Selle: Paula
Patricia Behn: Lillian, sorella di Paula
Gianni Macchia: Marito di Lillian

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Regia Fernando Di Leo
Soggetto Mario Gariazzo
Sceneggiatura Fernando Di Leo
Produttore Mida Cinematografica
Fotografia Enrico Lucidi
Montaggio Amedeo Giomini
Musiche Luis Enríquez Bacalov
Scenografia Francesco Cuppini
Costumi Carolina Ferrara

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ottobre 26, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , , | 1 commento

5 bambole per la luna d’agosto

Nell’isola privata dell’ingegner George Stark convergono alcuni uomini d’affari e un inventore che ha ideato una speciale resina resina sintetica, in grado di rivoluzionare l’industria. Il professor Fritz Farrell, il geniale inventore, è accompagnato da sua moglie Trudy, mentre sono presenti anche i probabili acquirenti della formula, Nick Chaney, accompagnato dalla moglie Marie e Jack Davidscon, anche lui in compagnia della moglie Peggy; sull’isola l’unica altra abitante è una ragazza enigmatica e sfuggente, Isabel. Nonostante le offerte degli industriali raggiungano cifre da capogiro,

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Ira Furstenberg è Trudy

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Edwige Fenech è Marie

Fritz Farrell rifiuta ostinatamente di cedere il brevetto. In un aria di reciproca diffidenza, in cui ogni uomo d’affari guarda con sospetto il rivale, immaginando un’offerta più alta che convinca l’idealista inventore a cedere il brevetto, si arriva al primo colpo di scena: Trudy recatasi sulla spiaggia, rinviene il corpo di Stark,, ucciso. Da quel momento l’atmosfera della villa e tra gli ospiti si riempie di sospetti:

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Ely Galleani è Isabelle

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ognuno guarda l’altro con diffidenza, mentre diventa impossibile andar via dall’isola perchè scompare l’unica imbarcazione esistente. Muore anche Frick, ma il suo cadavere misteriosamente scompare. E’ l’inizio di una serie di omicidi, che coinvolgono Nick, Marie, Peggy, che via via che muoiono ammazzati vengono deposti dai sempre di meno superstiti nella cella frigorifera della villa. Alla fine restano in vita solo Trudy e Jack, che in realtà sono stati i veri organizzatori degli omicidi; ma i conti tra i due non tornano, perchè nessuno di loro è responsabile della morte di Frick.

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Offuscati dalla bramosia di soldi ( gli industriali morti hanno lasciato 3 assegni da un milione di dollari ognuno, al portatore, con i quali volevano comprare la formula) Jack e Trudy si eliminano a vicenda. A quel punto compare dal nulla il vero ispiratore della vicenda, il presunto scomparso Frick, che aveva finto di essere stato ammazzato con la complicità di Isabel. In realtà Frick è semplicemente un impostore, che aveva fatto leva sulla bramosia degli uomini per vendere al miglior offerente la formula. Ma anche Frick non riuscirà godersi i frutti del piano, perchè verrà arrestato e condannato a morte; alla fine l’unica ad aver guadagnato sia i soldi che la formula è la diabolica Isabel.

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Diretto da Mario Bava nel 1970, 5 bambole per la luna di agosto è un discreto thriller, ben studiato anche se lacunoso in alcuni passaggi; lento, ma abbastanza ben congegnato, si avvale di un cast di sicuro interesse, con la presenza di attori come Helmut Berger, Edwige Fenech, Ira Furstemberg,Howard Ross e Maurice Poli. Vera sorpresa del film è la giovane Ely Galleani, volto angelico e animo diabolico, l’unica che uscirà viva ( e ricca) dalla vicenda.

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Non è certamente il miglior Bava, in primis perchè la trama ad un certo punto si avviluppa, poi per la lentezza studiata della regia. Ma non mancano i colpi di genio, come la sequenza delle morti e dei corpi conservati uno alla volta nel congelatore.

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5 bambole per la luna d’agosto, un film di Mario Bava, con Teodoro Agrimi, Maurice Poli, Mauro Bosco, Edy Galleani, Renato Rossini, William Berger, Ira Furstenberg, Edwige Fenech, Edith Meloni, Hélène Ronée , Thriller Italia 1970

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William Berger: professor Fritz Farrel

Ira von Furstenberg: Trudy Farrel

Edwige Fenech: Marie Chaney

Howard Ross: Jack Davidson

Helena Ronee: Peggy Davidson

Teodoro Corrà: George Stark

Ely Galleani: Isabel

Edith Meloni: Jill Stark

Mauro Bosco: Jacques

Maurice Poli: Nick Chaney

Regia Mario Bava
Soggetto Mario Di Nardo
Sceneggiatura Mario Di Nardo
Fotografia Antonio Rinaldi
Montaggio Mario Bava
Musiche Piero Umiliani
Scenografia Giulia Mafai
Costumi Giulia Mafai

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ottobre 22, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , | 6 commenti

Macchie solari

Macchie solari locandina

Simona, giovane e bella dottoressa, lavora in un obitorio; la donna sta scrivendo la sua tesi sui suicidi, che proprio nei giorni in cui è al lavoro per completare la stessa tesi, sembrano aumentare dtrammaticamente, in concomitanza del forte aumento del fenomeno delle macchie solari. Simona, che è figlia dell’antiquario Gianni, un impenitente e incallito donnaiolo, è in preda ad un forte esaurimento nervoso; il suo unico conforto è il boy friend Edgardo, fotografo ed appassionato di corse in auto.

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Il giovane le è vicino nonostante le crisi di nervi della ragazza, che spesso, anche nei momenti d’intimità, è incapace di lasciarsi andare. A sconvolgere ancor più il fragile equilibrio di Simona arriva la strana morte di Betty, una avvenente americana che sarebbe dovuta divenire la moglie di suo padre. Il fratello di Betty,Paul, un ex pilota di rally ora sacerdote, convinto che la morte della sorella non sia accidentale, ma di origine oscura, inizia ad indagare, coinvolgendo anche Simona.

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Le cose si complicano ulteriormente con la caduta di Gianni, il padre di Simona, da una finestra, che porta la ragazza a sospettare anche del sacerdote. In realtà le cose sono molto più complesse di quel che appaiono; in un clima di sospetti, in cui Simona sembra perdere completamente il senno, complici anche le visioni che la perseguitano, il sacerdote riuscirà a trovare il bandolo della matassa, giungendo a scoprire i motivi per cui Betty è stata uccisa, con relativo colpevole, e salvando così la vita anche a Simona.

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Macchie solari, diretto da Armando Crispino nel 1974, pur avendo una trama non sempre limpida, pur essendo pericolosamente in bilico tra horror, thriller e romanzo senza per questo essere nulla dei tre, si fa seguire con piacere, anche se soltanto a tratti. Le scene iniziali, per esempio, destabilizzano lo spettatore, giocate come sono tra la realtà (quella dei suicidi), la visione (i morti che riprendono vita nell’obitorio) e la via di mezzo, gli incubi onirici di Simona.

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Per quasi tutto il film il clima di sospetti che si addensa su tutti i personaggi giova alla tensione narrativa, anche se in alcuni momenti le scene sembrano accavallarsi senza soluzione di continuità. Il finale tutto sommato è in linea con il racconto, anche se il colpevole finisce per essere chiaro molto prima della parola fine. Sicuramente lodevole la prova di Mimsy Farmer, una delle attrici più brave nell’interpretare i ruoli di donna dalla fragile psiche, cosa che ha fatto più volte, come per esempio in Il profumo della signora in nero, in Gatto nero, in Quattro mosche di velluto grigio.

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Bravi anche Ray Lovelock, nel ruolo dell’ambiguo fotografo e amante di Simona, Massimo Serato, perfetto e credibile play boy, mentre molto forzata appare la recitazione di Barry Primus in quella del sacerdote Paul, troppo forzata e sopra le righe. Un thriller discontinuo, che però ha dalla sua un’atmosfera morbosa, quasi malata,con quel suo ondeggiare tra reale e sogno; il tutto è accompagnato dal gradevole tema musicale scritto dal maestro Morricone.

Macchie solari, un film di Armando Crispino. Con Mimsy Farmer, Barry Primus, Ray Lovelock, Massimo Serato, Eleonora Morana, Ernesto Colli, Angela Goodwin
Thriller, durata 100 min. – Italia 1975.

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Mimsy Farmer: Simona Sana
Barry Primus: Father Paul Lenox
Ray Lovelock: Edgar
Carlo Cattaneo: Lello Sana (con il nome Carlo Cataneo)
Angela Goodwin: Daniela
Gaby Wagner: Betty Lenox
Massimo Serato: Gianni Sana
Ernesto Colli: Ivo
Leonardo Severini: Custode
Eleonora Morana: Eleonora
Antonio Casale: Ispettore Silvestri
Giovanni Di Benedetto: Capo Coroner
Maria Pia Attanasio: Aunt Elvira
Pier Giovanni Anchisi: Archivista presso il Museo Criminale (con il nome Piero Anchisi)
Pupino Samona: Medico con la barba (con il nome Pupino Samonà)
Sergio Sinceri:
Bruno Alias: uomo al ristorante(non accreditato)
Antonio Anelli: uomo, nella hall dell’hotel(non accreditato)
Massimo Ciprari: spettatore alla corsa automobilistica (non accreditato)
Cindy Girling: cadavere biondo (non accreditato)
Carla Mancini: Infermiera (non accreditato)
Giulio Massimini: Cameriere (non accreditato)
Alessandra Vazzoler: cadavere grasso (non accreditato)
Luciano Zanussi: Medico all’autopsia (non accreditato)

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Regia Armando Crispino
Sceneggiatura Armando Crispino, Lucio Battistrada
Produttore Leo Pescarolo
Casa di produzione Clodio Cinematografica
Fotografia Carlo Carlini
Montaggio Daniele Alabiso
Musiche Ennio Morricone
Costumi Mario Ambrosino
Trucco Renzo Francioni

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ottobre 13, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , | 3 commenti

Sette orchidee macchiate di rosso

Due delitti misteriosi in apparenza slegati fra di loro; la prima, Ines, è una prostituta siciliana misteriosamente chiamata la toscana. L’altra, Kathy  è una pittrice che vive in una bella casa circondata da gatti. Sembra non esserci un trait d’union, ma l’ispettore Vismara è convinto del contrario. Anche perchè l’assassino ha lasciato una traccia inconfondibile, un misterioso ciondolo a forma di mezzaluna, in argento.

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Gabriella Giorgelli è Ines, la “Toscana”

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Quando poi a rischiare di morire è Giulia, la fresca sposa di uno stilista, Mario, il sospetto diviene certezza. Giulia si salva miracolosamente, e la polizia fa credere che sia invece morta. Mario inizia ad indagare sui misteriosi delitti, e scopre che tutti hanno in comune la frequentazione di un albergo in una località di villeggiatura. Tutto sembra ruotare attorno alla figura di un americano, che Mario riuscirà, dopo lunghe e laboriose indagini, ad identificare in un certo Fred.

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Marina Malfatti è Kathy

Nel frattempo il misterioso killer ha seguitato la sua missione di morte, uccidendo ad una ad una tutte le donne che erano presenti il 29 settembre del 1969 nell’albergo. Tutto ciò nonostante la polizia abbia ormai identificato le possibili vittime e le abbia sottoposte a stretta vigilanza. Sarà Mario a dipanare l’intricata matassa, rischiando a sua volta la vita e giungendo alla scoperta dell’insospettabile colpevole.

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Thriller di stampo classico, girato da Umberto Lenzi nel 1972, Sette orchidee macchiate di rosso ( sette sono le vittime dell’assassino, le orchidee sono i fiori che lo stesso omicida lascerà sulla tomba del misterioso perno della vicenda, Frank), si distingue per il buon impianto e per la sobrietà della storia, con l’unico omicidio veramente efferato effettuato con un trapano elettrico, concessione allo splatter di un film altrimenti abbastanza avaro di sangue e scene scabrose. Lenzi non è Dario Argento e si vede; la tensione latita alquanto, ma la sceneggiatura regge, e il film scorre via tutto sommato abbastanza bene e senza grosse contraddizioni.

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Rossella Falk è Elena Marchi, la nuova vittima

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Il cast, di primo livello, include Marina Malfatti nel ruolo di Kathy, la belloccia Uschi Glass in quello di Giulia, la grande Rossella Falk  nel ruolo della pazza signora Marchi, di Claudio gora, un ambiguo Raffaele Ferri, di Gabriella Giorgelli, la prima vittima, la prostituta Ines e infine dei due protagonisti maschili, ovvero Antonio Sabato, che è Mario, il vero artefice della scoperta dell’assassino e di Pier Paolo Capponi, un tantino incolore nei panni dell’ispettore Vismara. Spazio a caratteristi di ottima fama come Carla Mancini (la cameriere di Anna Sartori), di Renato Romano (il prete), di Bruno Corrazzari (l’amante di Fred) e infine della bella Marisa Mell, nel doppio ruolo delle gemelle Sartori.

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Marisa Mell, una delle gemelle Sartori

Film di buona fattura, quindi, che ha anche il pregio di essere stato girato nelle località più belle di Roma, da Piazza di Spagna  a Piazza Navona, il tutto sorretto dalla sobria colonna sonora di Stelvio Cipriani. Buon thriller, quindi, dall’esito tutt’altro che scontato, anche se il finale poteva essere un tantino più lungo e meno frettoloso.

 Sette orchidee macchiate di sangue, un film di Umberto Lenzi,Antonio Sabato, Uschi Glas, Pier Paolo Capponi, Marisa Mell, Claudio Gora, Marina Malfatti, 1972. Con Renato Romano, Nello Pazzafini, Linda Sini, Carla Mancini, Franco Fantasia, Bruno Corazzari, Fulvio Mingozzi, Tom Felleghy, Luca Sportelli, Lucretia Love, Enzo Tarascio

Antonio Sabato     …     Mario
Uschi Glas    …     Giulia
Pier Paolo Capponi    L’ispettore Vismara
Rossella Falk    …     Elena Marchi
Marina Malfatti    …     Kathy Adams
Renato Romano    …     The Priest
Claudio Gora    …     Raffaele Ferri
Gabriella Giorgelli    Inez Tamborini
Aldo Barberito    …     Lt. Palumbo
Bruno Corazzari    …     Barrett
Franco Fantasia    …     Lt. Renzi
Petra Schürmann    …     Concetta di Rosa
Linda Sini    …     Juanda
Nello Pazzafini    …     Raoul
Carla Mancini    …     Cameriera di Anna
Enzo Andronico    …     Portiere dell’hotel
Fulvio Mingozzi    …     Agente
Marisa Mell     …     Anna Sartori & Maria Sartori

Regia Umberto Lenzi
Soggetto Umberto Lenzi
Sceneggiatura Umberto Lenzi, Roberto Gianviti
Fotografia Angelo Lotti
Montaggio Eugenio Alabiso
Musiche Riz Ortolani
Costumi Giulia Mafai

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settembre 17, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , , , | 1 commento

Concerto per pistola solista

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La morte dell’anziano Conte Carter vede riunita, nella villa di famiglia, o meglio, in quella che è la faraonica residenza del defunto conte, i parenti prossimi allo stesso, per la lettura del testamento. A loro, un gruppo di consanguinei molto simili ai serpenti, si unisce quello che sembra un anonimo e un tantino imbranato sergente di polizia del vicino paese, Thorpe.

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Evelyn Stewart è Isabel, la figlia di Lord Carter

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Beryl Cunningham è Pauline

La lettura del testamento riserva a tutti una sorpresa: l’erede di tutte le cospicue sostanze del conte è la nipote Barbara, l’unica che sia rimasta vicina all’anziano conte. Sono spogliati così dell’eredità la sorella Gladys e suo figlio Georgie, un complessato e tremendo giovinastro, suo fratello Anthony, la figlia Isabelle e un nipote debosciato, Ted, che ha sposato una giovane di colore, Pauline.

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Orchidea De Santis è la cameriera di casa Carter

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Prima che i delusi eredi possano abbandonare la villa, ecco che viene misteriosamente ucciso il maggiordomo della casa. A indagare è il serafico Thorpe, ma non ci sono tracce; nel frattempo nella villa arriva l’ispettore di Scotland Yard Grey, che inizia ad interrogare tutti i parenti, proprio mentre Ted, il nipote del Conte viene trovato morto per un colpo di pistola alla testa. Sembra un suicidio, ma Thorpe, che ad onta del suo aspetto ha un cervello lucidissimo, scopre che si è trattato di un omicidio.

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Nella foto, a destra, Anna Moffo nel ruolo di Barbara

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Il bravissimo Gastone Moschin nel ruolo dell’ineffabile sergente Thorpe

Viene successivamente trovata morta anche la sua giovane moglie di colore, Pauline, in seguito è Isabelle a cadere vittima di un colpo di fucile. L’assassino sembra inafferrabile, ma ci penserà l’ineffabile Thorpe, attraverso le sue indagini, a scoprire l’insospettabile colpevole.

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“ In questo caso sappiamo con certezza che il colpevole non è il maggiordomo”, commenta ironico Anthony, il fratello del Conte davanti al corpo del maggiordomo, ucciso da una pugnalata. E’ uno degli esempi dello humour di stampo britannico che il film presenta.

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Orchidea De Santis

Un film che è un piccolo gioiello, sia per l’ambientazione, prettamente british, sia per la trama e lo svolgimento, sicuramente convenzionali ma assolutamente gradevoli a vedersi. Il film ha uno svolgimento in tutto simile ai film gialli inglesi, tipo quelli di Agatha Christie, per intenderci, con la mossa geniale del regista, Lupo, di parafrasare l’humour britannico ridicolizzandolo con garbo. Gli attori, molto ben assortiti, danno il loro contributo; bene Evelyn Stewart, che regge il ruolo di Isabelle, molto bravo Gastone Moschin, che tratteggia da par suo la figura di Thorpe, sergente goffo ma dalla mente lucidissima, davvero brava e anche bella Anna Moffo, che interpreta il ruolo di Barbara. In ruoli non di primo piano troviamo Giacomo Rossi Stuart, una giovanissima e molto bella Orchidea De Santis, nel ruolo di una cameriera e l’attrice di colore Beryl Cunnigham.

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Il ruolo dello stranito ispettore Grey è assolto con sufficienza da Lance Percival mentre Marisa Fabbri interpreta alla perfezione il ruolo della megera di casa, Lady Gladys.
Un film davvero ben fatto, ironico al punto giusto, a tratti anche divertente, che si fa seguire fino al colpo di scena finale, ben organizzato e ben congegnato.
Da riscoprire.

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Concerto per pistola solista, un film di Michele Lupo. Con Evelyn Stewart, Gastone Moschin, Peter Baldwin,Anna Moffo,Marisa Fabbri, Beryl Cunningham, Quinto Parmeggiani, Lance Percival, Orchidea De Santis, Christopher Chittell,Giacomo Rossi Stuart Poliziesco, durata 101 min. – Italia 1970

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Anna Moffo: Barbara Worth
Gastone Moschin: sergente Aloisius Thorpe
Eveline Stewart: Isabelle
Lance Percival: isp. Grey
Peter Baldwin: Anthony Carter
Christopher Chittell: Georgie Kemple
Quinto Parmeggiani: Lawrence Carter
Giacomo Rossi Stuart: Ted Collins
Beryl Cunningham: Pauline Collins
Marisa Fabbri: Gladys Kemple
Orchidea De Santis: la cameriera
Robert Hundar: il cameriere
Franco Borelli: l’ospite
Ballard Berkeley: maggiordomo Peter
Richard Caldicot: avvocato Caldicot
Harry Hutchinson: giardiniere Harry

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Regia Michele Lupo
Soggetto Sergio Donati
Sceneggiatura Sergio Donati, Massimo Felisatti, Fabio Pittorru
Casa di produzione Jupiter Generale Cinematografica
Fotografia Guglielmo Mancori
Montaggio Vincenzo Tomassi
Musiche Francesco De Masi
Tema musicale Pyotr Ilyich Tchaikovsky (Concerto n.1)
Scenografia Ugo Sterpini
Costumi Walter Patriarca

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agosto 5, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , , , , | 11 commenti