Dove vai tutta nuda?
Una solenne ubriacatura costa cara a Manfredo, disinvolto impiegato di banca;al suo risveglio, nella garconniere che appartiene al suo direttore, uso a servirsene per le sue scappatelle,Manfredo trova accanto a se una splendida e giunonica ragazza,Tonino, che ha sposato sotto l’effetto dell’alcool.
Ben presto Manfredo scoprirà di aver commesso una sciocchezza, perchè la ragazza diventa da quel momento fonte di preoccupazioni e sopratutto di guai a getto continuo.
La donna infatti, oltre ad essere una pasticciona, gira per la casa nuda e in qualche caso finirà in costume semi adamitico in strada.
Ma la simpatia di Tonino finirà per far breccia nel cuore dello scapolone incallito…
Dove vai tutta nuda è un film diretto da Pasquale Festa Campanile nel 1969, con protagonisti due attori di punta di quel periodo, Thomas Milian e Maria Grazia Buccella.
Una commedia a metà strada tra l’ironico e il satirico, che vorrebbe mettere alla frusta, in modo peraltro molto soft la morale ipocrita della classe borghese medio alto unendo il tutto a gag e scenette divertenti costruite attorno al personaggio di Tonino, bella e candida ragazzona capace di portare scompiglio con la sua goffaggine ma anche con la sua prorompente sensualità.
L’intento del regista lucano era questo, ma il film avanza a sprazzi.
Mentre in La matriarca Festa Campanile aveva scelto decisamente la strada dell’ironia e della satira a tutto campo, in Dove vai tutta nuda sceglie la via di mezzo, ovvero attenuare la critica e la satira a favore di un copione più tendnte alla farsa.
E alla fine il film finisce proprio in farsa,non liberandosi dall’equivoco in cui naviga per un’ora e mezza, barcamenandosi tra scenette poco divertenti e l’impianto classico della commedia degli equivoci.
Su tutto giganteggia la figura di Maria Grazia Buccella, fisico prosperoso e monumentale, che mostra quel che è possibile in un periodo in cui la censura vigilava con la massima attenzione alla luce della moda che impazzava sugli schermi di mostrare il massimo possibile di grazie femminili.
Poichè la Buccella possedeva in quantità tali doti, Festa Campanile cerca di mostrare la bella attrice con il minor numero di capi d’indumento addosso, senza per fortuna scadere mai nel volgare.
Ne risulta alla fine una commedia abbastanza piatta che ha l’unico vero motivo di interesse nella presenza nel cast di attori di valore, come Vittorio Gassman, che partecipa al film per motivi puramente economici, Gastone Moschin e il citato Thomas Milian, deciso a mostrare che il suo non è soltanto un volto da western.
Alla fine proprio Milian risulta il più convincente mentre la Buccella si segnala solo per le imponenti doti fisiche.
Festa Campanile farà di molto meglio, per fortuna, a partire dai film successivi, Scacco alla regina e Con quale amore con quanto amore.
Film tutto sommato guardabile, ma oggi pesantemente datato.
Del film esiste in rete una pessima versione ricavata da una registrazione televisiva, mentre lo streaming dello stesso è da tempo scomparso.
La versione sui p2p è purtroppo ai limiti del guardabile
Dove vai tutta nuda?
Un film di Pasquale Festa Campanile. Con Vittorio Gassman, Maria Grazia Buccella, Gastone Moschin, Tomas Milian,Angela Luce, Giancarlo Badessi Commedia, durata 93′ min. – Italia 1969.
Maria Grazia Buccella: Tonino
Tomas Milian: Manfredo
Gastone Moschin: presidente
Angela Luce: prostituta
Giancarlo Badessi: cameriere
Vittorio Gassman: Rufus Conforti
Tito LeDuc: cameriere
Regia Pasquale Festa Campanile
Soggetto Ottavio Jemma
Sceneggiatura Sandro Continenza
Pasquale Festa Campanile
Ottavio Jemma
Luigi Malerba
Produttore Mario Cecchi Gori
Fotografia Roberto Gerardi
Montaggio Marcello Malvestito
Musiche Armando Trovajoli
L’opinione di Undjing dal sito http://www.davinotti.com
Tonino (Maria Grazia Buccella) ha il discutibile vizio di girare per casa come mamma l’ha fatta. Il bancario Luna (Milian) in stato d’ebbrezza si sposa con la bella ragazza e ne pagherà le conseguenze. Ottima pellicola che denuncia certi atteggiamenti della cultura borghese, atti a soffocare istinti naturali (o meglio: naturalisti). Diretto da un regista colto, è sceneggiato dal grande Sandro Continenza e presenta un cast ridotto, ma di elevato spessore. La Buccella è al massimo del suo splendore ed il titolo è malandrino.
L’opinione di emmipi8 dal sito http://www.filmtv.it
Cecchi Gori, sulla spinta del figlio (che ebbe anche un ruolo nel film stesso), cercava di lanciare in tutti i modi la Buccella, che ebbe diverse occasioni in questo periodo anche come attrice protagonista, occasioni spesso bruciate sia da lei, che dalla fretta produttiva con cui sono state fatte, questo film è proprio un esempio lampante di questa fretta. Il film nasceva da un’idea produttiva più grande, e la scelta iniziale di Anthony Perkins, al posto di Tomas Milian, era quello che ci si era proposti, ma dopo le scelte furono ben diverse, forse rendendosi conto che non si aveva per le mani un’attrice della statura giusta. La leggerezza del personaggio femminile deve fare i conti con una sceneggiatura che vola basso e con una regia che non riesce a sfruttare bene l’idea ed attori come Gassman, che fa questo film in partecipazione, per puro dovere contrattuale con Cechi Gori e la resa cinematografica è più che evidente, e diciamolo francamente con quella parrucca ci fa una figura pessima, nel senso: Che si deve fare per mangiare!!
L’opinione di deepred 89 dal sito http://www.davinotti.com
Commedia sciocca, poco divertente e prevedibilissima nella sua moraletta naturalista, in grado di salvarsi dal crollo totale grazie a una confezione dignitosa e a un cast che, seppur completamente sottotono, rimane un cast coi fiocchi: Milian, Maria Grazia Buccella (il suo personaggio fatica a ingranare, ma lei è al top), Gassman (forse al suo peggio assoluto), Moschin. Le risate latitano, a differenza degli sbadigli. Rimane la colonna sonora di Trovajoli, ma nemmeno quella eccelle. Decisamente trascurabile.
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Infanzia vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano
Venezia, prima metà del 1700.
Il piccolo Giacomo Casanova, nato dalla relazione tra due attori, rimane privo del padre.
Sua madre, che non ha la vocazione ne la voglia di crescere un figlio, lo affida ad un nobile che tratta il piccolo Giacomo nel peggiore dei modi.
L’uomo, arrogante e avaro come pochi, vessa Giacomo che così finisce per diventare il pupillo di Don Gozzi. Giacomo prende la strada per Padova dove viene ospitato dal prelato.
Il sacerdote si rende conto immediatamente delle brillanti capacità del bimbo; decide così di farlo studiare.
Poichè nel settecento l’unico modo per diventare qualcuno (sopratutto per un bambino di umili origini come Giacomo) è vestire un abito talare, Giacomo viene avviato alla carriera ecclesiastica.
Anni dopo Casanova ritorna a Venezia, dove stringe amicizia con un nobile.
Grazie a lui, Giacomo può tenere la sua prima predica in chiesa, nel suo fiammante abito da prete.
Alla fine della messa, Giacomo trova, mescolati ai soldi tradizionalmente versati nella questua, molti bigliettini amorosi scritti dalle ragazze presenti in chiesa.
E’ un bell’uomo Giacomo, affascinante e colto.
Tina Aumont e Silvia Dionisio
Così ben presto si ritrova ad essere conteso tra diverse damigelle; lui, confuso, ha il suo primo rapporto sessuale con una prostituta, scoprendo così i piaceri dell’amore.
Sempre più vacillante nella vocazione, Casanova si lega ad una giovane contessa, destinata dalla famiglia al convento.
Dopo aver promesso improvvidamente di scappare con lei, Giacomo si rende conto che la ragazza vuole sposarlo.
Aiutato da due compiacenti amiche della ragazza, Casanova si libera di lei, del suo abito talare e inizia la sua carriera di amatore…
Senta Berger
Infanzia vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano è probabilmente il miglior film dedicato al grande amatore libertino che tanti cuori trafisse nel corso della sua vita.
Diretto da Luigi Comencini nel 1969, il film è un sontuoso ed elegante affresco sia sulla vita di Casanova sia su un’epoca storica affascinante, anche per la splendida cornice di contorno. Una Venezia pigra, lussuriosa ed elegantissima si staglia sullo sfondo di una vicenda storica ben ricostruita, con poco spazio a voli pindarici di fantasia e con molta aderenza alla vera vita dell’avventuriero veneziano.
C’è un’aria di decadenza, nella Venezia in cui si svolge la vicenda umana di Casanova, che avvolge e affascina; i piccoli vizi, le mollezze della vita dei ricchi e dei nobili in netto contrasto con le condizioni miserevoli in cui vivevano i meno fortunati sono splendidamente illustrate da un Comencini attentissimo ai dettagli.
Maria Grazia Buccella
Il grande regista di Salò è bravissimo a mostrare l’evoluzione di un personaggio controverso, passato alla storia per le sue doti di grande amatore, in maniera abbastanza discutibile e riduttiva.
Casanova era un letterato, intelligente e affascinante e nella sua vita passò indifferentemente dalla carriera ecclesiastica (la prima tentata e rapidamente abbandonata) a quella di diplomatico e in seguito di agente segreto. Filosofo e poeta, Casanova è stato anche un ottimo scrittore, come del resto testimoniato dal suo Histoire de ma vie (Storia della mia vita), il libro scritto in francese per motivi puramente tecnici (il francese era la lingua più diffusa in Europa).
E Comencini fa di tutto per mostrare l’evoluzione del ragazzino spaesato e condannato dai suoi natali plebei ad una vita anonima a quella del giovane che, consapevole del suo fascino e della sua intelligenza, saprà prendersi con forza una rivincita sulla vita oltre che vivere una vita stessa a gran velocità e ricca di soddisfazioni.
Sontuoso il cast utilizzato dal regista lombardo: si passa dal bravo Leonard Whiting (Casanova adulto) ad un irresistibile Raoul Grassilli (Don Gozzi).
Ma non solo, ovviamente: ci sono le splendide Senta Berger,Maria Grazia Buccella, Silvia Dionisio e Tina Aumont, un parterre di bellezze davvero notevolissimo.
Da segnalare ovviamente Mario Scaccia, Lionel Stander,Rmberto Raho e Gigi Reder, oltre alla sorellina di Silvia,Sofia e a Clara Colosimo.
Un cast in linea con la raffinatezza del film quindi, impreziosito anche dalla splendida fotografia di Aiace Parolin e costruito su una sceneggiatura di prim’ordine opera di Susi Cecchi d’Amico che collaborò con Comencini stesso.
Per quanto riguarda la reperibilità del film, ebbene la pellicola di Comencini non è affatto facile da trovare, così come è una chimera aspettare un passaggio televisivo della stessa.
Il che ovviamente è un peccato gravissimo, vista la qualità e il valore del film.
Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano
Un film di Luigi Comencini. Con Maria Grazia Buccella, Tina Aumont, Senta Berger,Silvia Dionisio, Raoul Grassilli, Leonard Whiting, Nino Vingelli, Evi Maltagliati, Linda Sini, Gigi Reder, Umberto Raho, Mario Scaccia, Ennio Balbo, Lionel Stander, Sandro Dori, Jacques Herlin, Ida Meda, Isabella Savona, Clara Colosimo, Gino Santercole, Sofia Dionisio, Wilfrid Brambell, Sara Franchetti, Elisabetta Fanti, Loredana Martinez Commedia, durata 104′ min. – Italia 1969.
Leonard Whiting: Giacomo Casanova
Maria Grazia Buccella: Zanetta
Lionel Stander: Don Tosello
Raoul Grassilli: Don Gozzi
Wilfrid Brambell: Malipiero
Tina Aumont: Marcella
Mario Scaccia: Dottor Zambelli
Claudio De Kunert: Giacomo Casanova da bambino
Silvia Dionisio: Mariolina
Sara Franchetti: Suor Lucia
Isabella Savona: Teresa
Cristina Comencini: Angela Rosalba Mocenigo
Clara Colosimo: Nonna di Giacomo Casanova
Ennio Balbo: Mocenigo
Evi Maltagliati: Contessa Serpieri
Gino Segurini: Don Mancia
Elisabetta Fanti: Principessa Contarini
Jacques Herlin: Monsieur Alexandre
Sofia Dionisio: Bettina Gozzi
Umberto Raho: Il vescovo
Linda Sini: Mother Teresa
Gino Santercole: Baffo
Senta Berger: Giulietta Cavamacchia
Patrizia De Clara: Signora Mida
Loredana Martínez: Margherita
Ida Meda: Servetta della signora Mida
Giacomina Palma: La strega
Gigi Reder: Salvatore, servo di Mocenigo
Mario Beron: padre di Casanova
Liana Del Balzo: Nobile alla seconda predica (non accreditata)
Regia Luigi Comencini
Soggetto Giacomo Casanova
Sceneggiatura Suso Cecchi d’Amico e Luigi Comencini
Fotografia Aiace Parolin
Montaggio Nino Baragli
Musiche Fiorenzo Carpi
Scenografia Piero Gherardi
Costumi Maria Baronj
Nerone
L’imperatore Nerone è odiato da tutti: dai cristiani che lo accusano di aver fatto bruciare Roma e di aver addossato loro la colpa, dalla madre Agrippina perchè ha nominato senatore un suo avversario politico e dalla moglie Poppea perchè non le affida la parte di Elena di Toria in una rappresentazione teatrale scritta dallo stesso imperatore.
Così, grazie ad una congiura orchestrata da alcuni senatori e con la complicità dell’infido Tigellino, capo dei pretoriani dello stesso imperatore, Agrippina riesce a far rinchiudere in un manicomio Nerone, che ne viene liberato solo grazie all’amico Petronio e con l’aiuto di una bella cristiana convertitati al paganesimo, Nenè.
Così, il tentativo di mettere sul trono il generale Galba, affetto da fastidiosi problemi fisici come le emorroidi fallisce e Nerone riesce a tornare sul trono, non prima di essersi spacciato per Gesù davanti ad un Pietro molto più vicino ad un allocco che alla figura carismatica del capo della cristianità.
Diretto da Castellacci e Pingitore, alla loro seconda e ultima prova di regia in coppia dopo il discreto successo di Romolo e Remo storia di due figli di una lupa, Nerone è una parodia in stile burlesque o anche in puro stile avanspettacolo, realizzato nel 1977 con l’ausilio di un cast di assoluto livello ma con un risultato finale appena sufficiente.
Se l’idea di base, il cast e la formula della storia riadattata con enormi asincronismi temporali può sembrare azzeccata, il film che pure parte con qualche felice battuta e qualche gag che smuovono il sorriso ben presto si spegne in una lunga sequela di banalità, a cui invano i due registi tentano di porre rimedio affidando ai vari attori canzoncine e battute lampo che però risultano piatte e poco divertenti.
Colpa di una sceneggiatura da avanspettacolo, quindi inadatta ai tempi cinematografici, colpa anche di troppe banalità nelle battute, alcune delle quali appaiono grossolane e sconce.
E colpa anche di una certa blasfemia che serpeggia nel film, che appare davvero gratuita e poco divertente, tra l’altro.
Il film parte con una sequenza in cui Nerone, interpretato da un romanaccio doc come Pippo Franco scambia due battute con Atte: ” A Nerò, che vuoi la lira?” ” Beh, mejo de gnente” e prosegue sulla stessa falsariga, con scambi di battute surreali, come quella con Bombolo :”certo che l’alloro è una grande invenzione” “specie co’ i fegatelli”
Il livello del film è questo, tuttavia non mancano sprazzi di comicità e di divertimento.
Paola Borboni
Tra una battuta e una canzoncina, spesso in rima, il film prosegue con vivacità, alternando momenti felici (il bagno di Poppea, la sequenza al manicomio) a momenti di stanca.
Tuttavia, alla fine, non si resta completamente delusi.
Merito sopratutto di un cast che raccoglie attori molto bravi, quelli che con un brutto termine erano definiti “caratteristi”e merito anche delle due bellezze protagoniste del film, la ex soubrette Paola Tedesco che interpreta la cristiana convertita Nenè e Maria Grazia Buccella, deliziosamente svampita nel ruolo dell’imperatrice Poppea.
Nel film compaiono anche un bravo Enrico Montesano nel ruolo di Petronio Arbitro, con tanto di erre moscia e vestito ovviamente di tutto punto e con un anacronistico cappello, Oreste Lionello nel ruolo di un Seneca filosofo futurista dai dialoghi quasi demenziali, che parla una stranissima lingua un pò burina, un pò romana e tanto british de noantri.
Due fotogrammi con Paola Tedesco
Troviamo ancora la stella del cinema muto Paola Borboni, che interpreta Agrippina, madre di Nerone e ispiratrice della congiura che porterà l’imperatore stesso in manicomio e che si segnala per un’audace scena a seno nudo, mostrato alla bella età di 77 anni; c’è l’immancabile Gianfranco D’Angelo nel ruolo di Tigellino, stravagante e anche lui caratterizzato da una stoltezza quasi commovente.
“Non sono più cristiana, sono diventata pagana: ecco la prova”
C’è spazio per Paolo Stoppa, un San Pietro rivoluzionario, quasi comunista e anarcoide che alla fine verrà beffato da Nerone, c’è Aldo Fabrizi nel suo penultimo film, che interpreta il generale Galba affetto da problemi fisici fastidiosissimi come le emorroidi, c’è Marina Marfoglia nel ruolo di Atte (storicamente amante di Nerone).
Ancora, completano il cast in ruoli minori Bombolo (Roscio), aiutante squinternato di Nerone, Massimo Dapporto in una particina e infine la futura soubrette Carmen Russo in una breve sequenza in cui mostra il suo celebre seno.
Un film assolutamente scacciapensieri, probabilmente non riuscito ma in grado di strappare qualche momento di ilarità.
Nerone, un film di Castellacci e Pingitore, con Pippo Franco, Maria Grazia Buccella, Paola Tedesco, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Paola Borboni, Gianfranco D’Angelo, Paolo Stoppa, Bombolo, Carmen Russo, Marina Marfoglia, Laura Troschel, Aldo Fabrizi Italia 1977, commedia
Bombolo, Pippo Franco e Carmen Russo
A destra, Aldo Fabrizi
Pippo Franco: Nerone
Maria Grazia Buccella: Poppea
Paola Tedesco: Licia
Oreste Lionello: Seneca
Enrico Montesano: Petronio Arbitro
Paola Borboni: Agrippina
Gianfranco D’Angelo: Tigellino
Paolo Stoppa: San Pietro
Aldo Fabrizi: Generale Galba
Bombolo: Roscio
Piero Santi: Vinicio
Gio Staiano: Sporo
Marina Marfoglia: Atte
Laura Troschel: Locusta
Massimo Dapporto: Cristiano liberato
Attilio Dottesio: Centurione
Giancarlo Magalli: Presidente del senato
Valentino Simeoni
Bruno Vilar: Centurione
Regia Castellacci e Pingitore
Soggetto Castellacci e Pingitore
Sceneggiatura Castellacci e Pingitore
Produttore Mario Cecchi Gori
Casa di produzione Capital Film
Distribuzione (Italia) Gold
Fotografia Sergio Martinelli
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Flavio Bocci
Scenografia Enrico Rufini e Maurizio Tognalini
Costumi Enrico Rufini e Maurizio Tognalini
Basta guardarla
Mentre è in campagna a lavorare, la giovane Enrichetta vede arrivare da lontano un’auto che si dirige verso il vicino paese; a bordo c’è Silver Boy, ballerino e comico a capo di una piccola compagnia d’avanspettacolo, specializzata in rappresentazioni dedicate alla provincia. La giovane segue la compagnia in paese, e grazie all’aiuto di un ballerino gay, che ricopre vari ruoli nella compagnia, riesce ad ottenere un’audizione. La ragazza, dopo una seduta dal parrucchiere, ben truccata, si rivela essere una gran bella donna, tra l’altro anche dotata dal punto di vista artistico.
Mariangela Melato
Ribattezzata Erika, la ragazza deve guardarsi dall’invidia della prima donna dello spettacolo, Marisa Del Sol, che vede progressivamente oscurarsi il suo ruolo ma non solo; Silver boy inizia a valutare Enrichetta/Erika anche dal punto di vista personale. Durante un acquazzone estivo, la coppia rimane isolata in un fienile, ed è l’occasione giusta per Silver boy per gustare le grazie di Erika, segretamente attratta, sin dal primo incontro, dalla personalità dell’uomo. “Questo non è amore, ma febbre dei sensi”, mormorerà un po delusa la ragazza durante l’incontro con Silver boy…..
All’interno della compagnia, intanto, Marisa Del Sol trama vendetta, e riesce a far cacciare Erika convincendo Silver boy che la ragazza, destinata a sostituirla nella prima di uno spettacolo, di un suo presunto tradimento. Erika, allontanata dal gruppo, non senza rimpianti della maggior parte degli attori, trova lavoro, e la sua fortuna, entrando nella compagnia di Farfarello e di Pola Prima, un gruppo di ben altra fama e rilevanza di quello di Silver boy.
Pippo Franco
Ben presto Erika Rikk, come è stata ribattezzata diventa la star dello spettacolo, nonostante un tentativo di boicottaggio della solita infida Marisa, che una sera cerca di aizzare contro di lei il pubblico. Nel frattempo Silver boy, che ha capito la vera natura dell’attrazione che provava verso Erika, va a trovare la ragazza, impelagandosi nella rissa scoppiata nel teatro. Quando Erika apprende da Pola che l’uomo è in ospedale, ferito, non esita a lasciare tutto e tutti, abbandonando la sua carriera per amore di Silver Boy.
Enrichetta/Erika è interpretata da Maria Grazia Buccella
Basta guardarla è un film importante; diretto da Luciano Salce nel 1971, è un commosso ritratto di un mondo, quello dell’avanspettacolo che calca i teatrini di provincia, in rapida e definitiva dissoluzione. E’ uno sguardo ironico e tenero rivolto ad un mondo semplice, in cui dominano i sentimenti, sia in positivo che in negativo. Amicizia, amore, ma anche rivalità e gelosie: un microcosmo complesso in cui gravitano esistenze da veri vagabondi, hobos di quella che era la più antica forma di teatro itinerante, che dispensò cultura e divertimento in tutta quella provincia che altrimenti non avrebbe mai conosciuto tante opere minori solo nella fortuna che ebbero.
Franca Valeri interpreta Pola Prima
Il curioso effetto fotoromanzo inserito da Salce nel film
Salce usa un linguaggio visivo e uditivo di facile impatto, caratterizzando i suoi personaggi anche all’eccesso, quasi fossero l’esaltazione di vizi e virtù. C’è il Silver boy cantante melodico e discreto cabarettista che pensa di essere un playboy e che alla fine cederà proprio all’amore, c’è Erika che rappresenta la volontà di affermazione, ma anche la saldezza dei giusti valori, quelli forti. C’è la gelosia e l’invidia, rappresentata dalla perfida Marisa e l’amicizia spontanea, quella del ballerino gay Danilo.
E ci sono molti altri personaggi, tutti con difetti e pregi, portati spesso all’eccesso, in una volontà ironica, quasi sarcastica, di descrivere un mondo così lontano da quello comune. Uno sguardo finalmente ironico al punto giusto su uno spaccato d’umanità per lo più sconosciuto, che si anima e prende forma anche attraverso la scelta, da parte di Salce, di inserire nella pellicola sequenze di stampo fotoromanzesco. Qualche riga sul cast, che è di assoluto livello.
– Bella, brava e svampita al punto giusto Maria Grazia Buccella, che purtroppo mai più in carriera riuscirà ad eguagliare la misura del personaggio Erika, ingenua ma tenace, dai sani principi morali;
-assolutamente perfetto Carlo Giuffrè, un Silver Boy che ad un tratto fa quasi tenerezza nella sua canagliesca, ma simpatica parodia del capo comico, sbruffone e esagerato.
-brava Mariangela Melato, agli esordi sugli schermi, nel ruolo di Marisa Del Sol, la perfida e intrigante rivale di Erika;
– Irresistibile Pippo Franco nel ruolo di Danilo, il ballerino gay dal gran cuore, che prende a benvolere Erika e che involontariamente ne decide il futuro;
– Ottimo Luciano Salce, nel ruolo di Farfarello, capo comico dalla comicità greve, finto donnaiolo;
-Bravissima, la solita sicurezza, Franca Valeri nei panni di Pola Prima, stella al tramonto del varietà, capace però di mettersi da parte al momento giusto, e sopratutto capace di pronunciare le parole giuste al momento giusto nei confronti di Erika.
Luciano Salce
Film davvero bello, che andrebbe riesumato proprio per guardare, anche con un briciolo di malinocnia, ad un mondo oggi completamente scomparso, tra tanti rimpianti.
Basta guardarla, un film di Luciano Salce. Con Maria Grazia Buccella, Umberto D’Orsi, Luciano Salce, Mariangela Melato, Riccardo Garrone, Franca Valeri, Pippo Franco, Spiros Focas, Carlo Giuffrè, Dino Curcio, Pinuccio Ardia, Loredana Berté.Commedia, durata 106 min. – Italia 1971.
Maria Grazia Buccella: Enrichetta
Carlo Giuffré: Silver Boy
Mariangela Melato: Marisa do Sol
Spiros Focás: Fernando
Pippo Franco: Danilo
Franca Valeri: Pola Prima
Luciano Salce: Farfarello
Riccardo Garrone: Impresario Pelliconi
Regia Luciano Salce
Soggetto Jaja Fiastri
Sceneggiatura Steno, Luciano Salce, Jaja Fiastri
Casa di produzione Fair
Distribuzione (Italia) Interfilm
Fotografia Aiace Parolin
Montaggio Marcello Malvestito
Musiche Franco Pisano
Tema musicale Tre rose
Scenografia Luciano Spadoni
Costumi Luca Sabatelli