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Un’ombra nell’ombra

La giovane Carlotta Rhodes con le sue amiche Elena Merrill, Raffaella e  Agatha decide di avere rapporti sessuali con Lucifero; Elena e Carlotta partoriscono due bambine, Anna e Daria.
Per le donne l’unione con il demone significa la castità assoluta; Lucifero è geloso e non ammette che una delle sue adepte possa diventare la donna di un mortale.
Le due figlie di Lucifero crescono mostrando due caratteri completamente diversi; mentre Anna Merrill, figlia di Elena è una ragazza normalissima e di indole fondamentalmente buona Daria Rhodes impara da subito a capire la forza dei suoi poteri. Al contrario di Anna, Daria è una ragazza cattiva e disumana, che tenta di aumentare i suoi poteri per poter dominare gli altri.

Valentina Cortese e Paola Tedesco (Elena e Anna Merril)

Lara Wendel (Daria Rhodes)

Anna finisce per non accettare i poteri demoniaci che possiede e sceglie di suicidarsi, lasciando nello sconforto Elena; la donna è un’insegnante e fra le sue allieve c’è proprio Daria, che non esita a mostrare alla donna i poteri di cui dispone.
Elena, già duramente provata dalla morte di Anna, non regge alle pressioni psicologiche di Daria e ne segue il triste destino.
A quel punto le tre amiche superstiti decidono di correre ai ripari e riunitesi chiedono l’aiuto di un prete in crisi di vocazione.

Anne Heywood (Carlotta Rhodes)

Il prete tenta un’impossibile esorcismo su Daria, che, aiutata da Lucifero, riesce a sconfiggere il prete; vittoriosa, prende un taxi e si fa accompagnare a piazza San Pietro, decisa a lanciare la sfida al capo della cristianità.
Come si può notare già dal plot, Un’ombra nell’ombra tenta disperatamente di rinverdire i fasti di L’esorcista, mescolando anche parte della storia di The Omen-Il presagio; ma Pier Carpi, regista e sceneggiatore del film indeciso su che binari mantenere la pellicola, ovvero se privilegiare l’horror a scapito della velocità della pellicola finisce per rimanere a mezza strada creando sin dall’inizio un filmaccio a cui ben presto verrà a mancare ogni motivo di interesse, trasformando il film stesso in un pasticcio aggravato anche da una trama inverosimile e arruffata come poche.
Più che un horror, siamo di fronte ad una bizzarria con momenti che inducono al riso più che al tremito; basta seguire la prima fase del film per capire cosa ci attende, con un balletto introduttivo che porta all’orgia in cui Lucifero fa sue le donne che vorrebbero adularlo (ma in cambio di cosa?) in cui senza nessuna logica vediamo le protagoniste dimenarsi discinte e lascive.

Marisa Mell

Il seguito mostra che l’impatto deludente dell’inizio della pellicola purtroppo è solo un prologo ad un film in cui non solo non accade nulla di rilevante, ma in cui ci si annoia mortalmente nel seguire le vicissitudini delle due protagoniste, le demoniache figlie di Lucifero che seguono vite parallele interrotte, nel caso di Anna, da un volontario suicidio per scampare al dominio dell’angelo ribelle.
Il tutto senza alcun approfondimento psicologico del personaggio; mi si obietterà che in fondo, davanti ad un horror demoniaco non è che bisogna formalizzarsi più di tanto.
Il guaio è che mentre in L’esorcista viene sviscerata la vicenda personale di Regan e a margine di quella della madre, in Omen-Il presagio assistiamo alle nefandezze del piccolo Damian e alle indagini del padre che porteranno lo stesso a scoprire l’orribile segreto della nascita dell’anticristo, in Un’ombra nell’ombra tutto sembra andare avanti per forza d’inerzia, con personaggi malamente delineati che sembrano agire per motivi francamente incomprensibili.

Irene Papas

La scena finale dell’esorcismo e la conseguente vittoria della diabolica Daria sono poi quanto di peggio visto in film a sfondo demoniaco; John Philip Law appare così stralunato e fuori parte da suscitare tenerezza e al tempo stesso costernazione.
Una parte consistente del film si svolge in una scuola, precisamente nella classe in cui insegna Elena Merrill e in cui come alunna troviamo la diabolica Daria; la ragazza sfida l’amica di sua madre mostrando di che tempra è fatta, aggredisce senza motivo uno dei ragazzini che vorrebbe essere suo amico, si comporta insomma come la degna figlia di indegno padre.
Il tutto però con un’approssimazione di tempi, di situazioni e se vogliamo con una recitazione così fuori dalle righe da rendere ancor più strampalato il risultato finale.
Pensare che nel cast ci sono attrici di sicuro valore, come Anne Heywood (Carlotta Rhodes) che però appare fuori parte nonchè pesantemente penalizzata da un ruolo poco delineato, come Valentina Cortese (Elena Merrill), l’unica forse a livello di uno standard accettabile, come Lara Wendel (Daria Rhodes) che fa il suo senza infamia e senza lode, anch’essa penalizzata dalle astrusità della trama.

Molto marginali le figure di Marisa Mell (Agatha) e Irene Papas (Raffaella) pesantemente penalizzate dalla mancanza di contorno e di spessore dei loro personaggi.
Bene Paola Tedesco, almeno per le poche sequenze che la vedono protagonista nel ruolo della sfortunata Anna.
In quanto a Lucifero, interpretato da Enzo Miani, non vale la pena spendere una parola, tanto palesemente ridicola risulta sia la caratterizzazione dell’attore che il personaggio in se.
Completa il disastro su tutti i fronti una colonna sonora debole e inadatta composta Stelvio Cipriani; da segnalare in ultimo la presenza in piccolissime parti di alcune buone caratteriste del cinema italiano come Carmen Russo (la protagonista del bizzarro balletto iniziale), di Patricia Webley e di Sofia Dionisio.

In quanto a Carpi, regista di questa bizzarra e bislacca pellicola, c’è poco da dire se non rallegrarsi del fatto che Un’ombra nell’ombra sia stata la seconda e ultima prestazione cinematografica, che fece seguito al suo precedente lavoro Povero Cristo interpretato da un Mino Reitano palesemente inadatto e penalizzato da una sceneggiatura sciagurata, in cui assistiamo alle avventure di un investigatore incaricato di provare l’esistenza nientemeno che del messia.
Di Pier Carpi preferisco ricordare la feconda e brillante attività di fumettista

(sue le sceneggiature di I Naufraghi, Lancillotto, Bob Lance, Zakimort, Teddy Bob, Boy, Brancaleone, l’Agente senza Nome, Kolosso, I Serpenti, Uranella, Jessica) e quella di scrittore (La morte facile (1964),Storia della magia, Il mistero di Sherlock Holmes e Le società segrete (1968), Cagliostro il taumaturgo (1972), I mercanti dell’occulto (1973), Un’Ombra nell’Ombra, Rasputin (1975), Le profezie di Papa Giovanni XXIII (1976), Palazzo d´Estate (1978), La Banda Kennedy (1980), Il caso Gelli (1982), Il diavolo (1988), Il venerabile (1993), Gesù contro Cristo (1997).
Film praticamente inguardabile, con l’unico pregio di aver riproposto sullo schermo le attrici citate su, alcune rispolverate dal malinconico cassetto dei ricordi in
cui erano finite, ovvero Marisa Mell e Anne Heywood.

Un’ombra nell’ombra
Un film di Pier Carpi. Con Irene Papas, Valentina Cortese, Paola Tedesco, Marisa Mell,Anne Heywood, John Philip Law, Frank Finlay, Ian Bannen, Sonia Viviani, Lara Wendel, Carmen Russo
Horror, durata 106 min. – Italia 1979.

Anne Heywood    …     Carlotta Rhodes
Valentina Cortese    …     Elena Merrill
Frank Finlay    …     Paul
John Phillip Law    …     L’esorcista
Marisa Mell    …     Agatha
Irene Papas    …     Raffaella
Paola Tedesco    …     Anna Merrill
Lara Wendel    …     Daria Rhodes
Ian Bannen    …     Il professore
Ezio Miani    …     Lucifero
Carmen Russo        Una ballerina
West Buchanan    …     Peter Rhodes
Marina Daunia    …     Prostituta
Patrizia Webley    …     Prostituta

Regia     Pier Carpi
Soggetto     Pier Carpi
Sceneggiatura     Pier Carpi e Audrey Strinton
Fotografia     Guglielmo Mancori
Montaggio     Manlio Camastro
Musiche     Stelvio Cipriani
Scenografia     Piero Basile
Costumi     Michaela Gisotti

Soundtrack del film

Maggio 22, 2012 Posted by | Horror | , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Nerone

Nerone locandina

L’imperatore Nerone è odiato da tutti: dai cristiani che lo accusano di aver fatto bruciare Roma e di aver addossato loro la colpa, dalla madre Agrippina perchè ha nominato senatore un suo avversario politico e dalla moglie Poppea perchè non le affida la parte di Elena di Toria in una rappresentazione teatrale scritta dallo stesso imperatore.
Così, grazie ad una congiura orchestrata da alcuni senatori e con la complicità dell’infido Tigellino, capo dei pretoriani dello stesso imperatore, Agrippina riesce a far rinchiudere in un manicomio Nerone, che ne viene liberato solo grazie all’amico Petronio e con l’aiuto di una bella cristiana convertitati al paganesimo, Nenè.
Così, il tentativo di mettere sul trono il generale Galba, affetto da fastidiosi problemi fisici come le emorroidi fallisce e Nerone riesce a tornare sul trono, non prima di essersi spacciato per Gesù davanti ad un Pietro molto più vicino ad un allocco che alla figura carismatica del capo della cristianità.
Diretto da Castellacci e Pingitore, alla loro seconda e ultima prova di regia in coppia dopo il discreto successo di Romolo e Remo storia di due figli di una lupa, Nerone è una parodia in stile burlesque o anche in puro stile avanspettacolo, realizzato nel 1977 con l’ausilio di un cast di assoluto livello ma con un risultato finale appena sufficiente.
Se l’idea di base, il cast e la formula della storia riadattata con enormi asincronismi temporali può sembrare azzeccata, il film che pure parte con qualche felice battuta e qualche gag che smuovono il sorriso ben presto si spegne in una lunga sequela di banalità, a cui invano i due registi tentano di porre rimedio affidando ai vari attori canzoncine e battute lampo che però risultano piatte e poco divertenti.
Colpa di una sceneggiatura da avanspettacolo, quindi inadatta ai tempi cinematografici, colpa anche di troppe banalità nelle battute, alcune delle quali appaiono grossolane e sconce.

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 Pippo Franco e Bombolo

E colpa anche di una certa blasfemia che serpeggia nel film, che appare davvero gratuita e poco divertente, tra l’altro.
Il film parte con una sequenza in cui Nerone, interpretato da un romanaccio doc come Pippo Franco scambia due battute con Atte: ” A Nerò, che vuoi la lira?” ” Beh, mejo de gnente” e prosegue sulla stessa falsariga, con scambi di battute surreali, come quella con Bombolo :”certo che l’alloro è una grande invenzione” “specie co’ i fegatelli”
Il livello del film è questo, tuttavia non mancano sprazzi di comicità e di divertimento.

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Paola Borboni

Tra una battuta e una canzoncina, spesso in rima, il film prosegue con vivacità, alternando momenti felici (il bagno di Poppea, la sequenza al manicomio) a momenti di stanca.
Tuttavia, alla fine, non si resta completamente delusi.
Merito sopratutto di un cast che raccoglie attori molto bravi, quelli che con un brutto termine erano definiti “caratteristi”e merito anche delle due bellezze protagoniste del film, la ex soubrette Paola Tedesco che interpreta la cristiana convertita Nenè e Maria Grazia Buccella, deliziosamente svampita nel ruolo dell’imperatrice Poppea.

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Enrico Montesano

Nel film compaiono anche un bravo Enrico Montesano nel ruolo di Petronio Arbitro, con tanto di erre moscia e vestito ovviamente di tutto punto e con un anacronistico cappello, Oreste Lionello nel ruolo di un Seneca filosofo futurista dai dialoghi quasi demenziali, che parla una stranissima lingua un pò burina, un pò romana e tanto british de noantri.

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Due fotogrammi con Paola Tedesco

Troviamo ancora la stella del cinema muto Paola Borboni, che interpreta Agrippina, madre di Nerone e ispiratrice della congiura che porterà l’imperatore stesso in manicomio e che si segnala per un’audace scena a seno nudo, mostrato alla bella età di 77 anni; c’è l’immancabile Gianfranco D’Angelo nel ruolo di Tigellino, stravagante e anche lui caratterizzato da una stoltezza quasi commovente.

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“Non sono più cristiana, sono diventata pagana: ecco la prova”

C’è spazio per Paolo Stoppa, un San Pietro rivoluzionario, quasi comunista e anarcoide che alla fine verrà beffato da Nerone, c’è Aldo Fabrizi nel suo penultimo film, che interpreta il generale Galba affetto da problemi fisici fastidiosissimi come le emorroidi, c’è Marina Marfoglia nel ruolo di Atte (storicamente amante di Nerone).
Ancora, completano il cast in ruoli minori Bombolo (Roscio), aiutante squinternato di Nerone, Massimo Dapporto in una particina e infine la futura soubrette Carmen Russo in una breve sequenza in cui mostra il suo celebre seno.
Un film assolutamente scacciapensieri, probabilmente non riuscito ma in grado di strappare qualche momento di ilarità.

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Paolo Stoppa

Nerone, un film di Castellacci e Pingitore, con Pippo Franco, Maria Grazia Buccella, Paola Tedesco, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Paola Borboni, Gianfranco D’Angelo, Paolo Stoppa, Bombolo, Carmen Russo, Marina Marfoglia, Laura Troschel, Aldo Fabrizi Italia 1977, commedia

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Gianfranco D’Angelo

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Maria Grazia Buccella

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Bombolo, Pippo Franco e Carmen Russo

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Paola Tedesco

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A destra, Aldo Fabrizi

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Pippo Franco: Nerone
Maria Grazia Buccella: Poppea
Paola Tedesco: Licia
Oreste Lionello: Seneca
Enrico Montesano: Petronio Arbitro
Paola Borboni: Agrippina
Gianfranco D’Angelo: Tigellino
Paolo Stoppa: San Pietro
Aldo Fabrizi: Generale Galba
Bombolo: Roscio
Piero Santi: Vinicio
Gio Staiano: Sporo
Marina Marfoglia: Atte
Laura Troschel: Locusta
Massimo Dapporto: Cristiano liberato
Attilio Dottesio: Centurione
Giancarlo Magalli: Presidente del senato
Valentino Simeoni
Bruno Vilar: Centurione

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Regia     Castellacci e Pingitore
Soggetto     Castellacci e Pingitore
Sceneggiatura     Castellacci e Pingitore
Produttore     Mario Cecchi Gori
Casa di produzione     Capital Film
Distribuzione (Italia)     Gold
Fotografia     Sergio Martinelli
Montaggio     Alberto Gallitti
Musiche     Flavio Bocci
Scenografia     Enrico Rufini e Maurizio Tognalini
Costumi     Enrico Rufini e Maurizio Tognalini

marzo 28, 2011 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Patrick vive ancora

Patrick vive ancora locandina

Un gruppo eterogeneo di persone converge nella clinica del professor Herschell; sono stati convocati dallo stesso tramite una lettera arrivata personalmente a ciascuno di essi.
Nella clinica arriva David Davis, un giovane cupo e solitario, scostante, Lindon e Cheryl Kraft, una coppia divisa da una differenza d’età notevole, Peter e Stella Randolph, un’altra coppia con problemi, legati sopratutto all’alcolismo della donna.
Quello che gli ospiti della splendida clinica, che consiste in una villa arredata in maniera faraonica ed immersa nel verde, è che il professor Herschell li ha convocati per vendicare l’incidente che è quasi costato la vita a suo figlio Patrick,colpito alla testa da una bottiglia lanciata da un pulmanino.

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Mariangela Giordano è Stella

Il giovane, rimasto paralizzato nel suo letto, grazie all’aiuto del padre ha sviluppato potentissime facoltà medianiche, che ha utilizzato per rintracciare le persone che quel giorno erano sulla strada dell’incidente.
Ed è grazie a queste che il giovane inizia a far strage tra gli ospiti della villa, non risparmiando nemmeno la domestica della villa.
Le morti si susseguono in maniera brutale;Lindon muore nella piscina bruciato da una formidabile scarica, David morirà appeso ad un uncino, mentre Stella verrà uccisa in maniera orrenda da un lungo tubo di metallo, un vero e proprio spiedo che la trapasserà partendo dalle parti intime.

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Carmen Russo è Cheryl

Anche Meg, la domestica, viene uccisa da un assalto dei cani della villa che la sbranano.
A organizzare il tutto è Herschell, che decide anche la morte di Lidia; ma la ragazza è legata in maniera inspiegabile a Patrick, e quando l’uomo tenterà di ucciderla, Patrick reagirà uccidendo il padre.
Horror stravagante; utilizzo un eufemismo per etichettare un film molto, molto brutto, sceneggiato da cani e con una storia già improbabile in partenza e che diventa man mano che la pellicola prosegue nel suo implacabile svolgimento, aggrovigliata e assurda, tanto da sfociare spesso nel ridicolo.

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Un horror tra l’altro ammantato di sesso, in una misura molto, molto elevata; spesso si sfiora ( o si supera) anche il confine del soft, come nel caso della sequenza in cui Lidia si sdraia sul lettino in camera di Patrick e si masturba per alcuni minuti con voluttà, ripresa in primo piano dal regista.
Patrick vive ancora, che segue il più fortunato film Patrick, girato nel 1978 dal regista Franklin, è opera bislacca e sconclusionata.

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Penalizzato da errori di tutti i generi, oltre che sfortunatamente assistita da un cast deficitario; alcune scene e alcune situazioni sono ai limiti della follia, come la scena della piscina oppure quella estremamente trash della morte di Stella/Mariangela Giordano, trafitta da uno spiedo di un metroa partire dalla vagina, spiedo che arriva poi verso l’alto senza uccidere la malcapitata, il tutto tra rumori che ricordano lo sguazzare dei porci in un letamaio.
Difficile trovare qualcosa per cui giustificare la visione di quest’incubo cinematografico; siamo di fronte al trash più spinto, con una storia che fa acqua da tutte le parti e che si conclude in maniera comica, con la fine scritta sugli occhi di un Patrick immobile.

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Proprio l’interpretazione di Patrick, affidata a Gianni Dei, resta l’unica cosa da salvare; l’attore non fa nulla, ed è la scelta migliore; fra tutte, la sua è un’interpretazione da oscar, vista l’isteria che sembra colpire gli altri attori dello sventurato cast.
Malissimo la pur brava Mariangela Giordano, 43 anni compiuti quando girò il film, costretta a girare nuda quasi sempre; l’attrice ha ancora un fisico apprezzabile, ma si ritrova a dover interpretare un ruolo scadente, che vede tra l’altro la morte del personaggio in maniera bizzarra.

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La povera Giordano si ritrova così a dover morire a gambe aperte, senza mutande e ripresa da vicino da una macchina da presa guardona.
C’è anche la soubrette Carmen Russo, tra le protagoniste; prova da dimenticare, perchè anche lei è travolta dalla pochezza del personaggio.
Naturalmente nudi a profusione anche per lei, così come per la Veneziano, che interpreta la domestica Meg.
La parte più osè è riservata ad Andrea Belfiore, starlette che in seguito ha fatto ben poco; probabilmente la sequenza della scena autoerotica vedeva l’utilizzo di una controfigura, ed è anche l’unica parte del film che qualcuno finisce per ricordare.

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Andrea Belfiore è Lidia

La regia è di Mario Landi, regista anche Tv e di buon livello, che aveva diretto proprio per il piccolo schermo I racconti del maresciallo, la serie di Maigret, la miniserie “Nessuno deve sapere” e che invece al cinema si era distinto, sopratutto prima di questo film, per altre produzioni davvero sconcertanti, come Giallo a Venezia e Le impiegate stradali – Batton Story.
Insomma, trash a tutto spiano; un film che possiamo collocare accanto a pietre miliari come La bestia in calore oppure Incontri molto ravvicinati del quarto tipo.
Siamo nel 1980… e si vede, accidenti se si vede.

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La morte di Meg, Anna Veneziano

Patrick vive ancora,un film di Mario Landi. Con Gianni Dei, Sacha Pitoëff, Carmen Russo, Paolo Giusti, Franco Silva, Maria Angela Giordano, John Benedy, Anna Veneziano
Horror, durata 90 min. – Italia 1980

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Sacha Pitoëff     …     Professor Herschell
Gianni Dei    …     Patrick Herschell
Mariangela Giordano    …     Stella Randolph
Carmen Russo    …     Cheryl Kraft
Paolo Giusti    …     David Davis
Franco Silva    …     Lyndon Kraft
John Benedy    …     Peter Suniak
Anna Veneziano    …     Meg

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Regia     Mario Landi
Sceneggiatura     Piero Regnoli
Produttore     Gabriele Crisanti
Casa di produzione     Stefano Film
Fotografia     Franco Villa
Montaggio     Mario Salvatori
Musiche     Berto Pisano
Scenografia     Giovanni Fratalocchi
Costumi     Itala Giardina
Trucco     Vincenzo Napoli, Rosario Prestopino

“Prodotti come questo meritano l’attenzione di ogni cultore del cinema “bis”. Per la loro sfrontatezza, per la superficialità con la quale trattano questioni profonde (un individuo in stato comatoso, ma che presta molta attenzione alle forme di Carmen Russo) e per come (ingenuamente) mettono in cantiere una serie di efferati (sino al ridicolo) atti di violenza gratuita. Il regista, non a caso, è lo stesso di Giallo a Venezia ed il tenore “artistico” è dello stesso livello. Nel cast anche Mariangela Giordano e Sacha Pitoeff (Inferno).

Pseudo-remake italico di Patrick, che assieme ad altri titoli come Trhauma e La bimba di Satana  vince la palma di peggiore film horror italiano di tutti i tempi: ripugnante per scenografie sciatte, dialoghi insulsi, recitazione inesistente ed effettacci splatter d’infimo gusto che lo accomunano all’altrettanto disastroso Giallo a Venezia, sempre firmato Landi. Come spesso capita in questi casi, l’unica soddisfazione si trae da nudi integrali delle donne del cast: alle già rodate Giordano e Russo non è da meno la bellissima Andrea Belfiore (non accreditata), qui al suo esordio cinematografico.

Terrificante horror italiano che scopiazza senza pudore il già sopravvalutato film austrialiano Patrick  (di cui vorrebbe essere un sequel apocrifo) e che non presenta nessun motivo di interesse se non, ovviamente per i loro fan, le copiose scene di nudo in cui la Russo e la Giordano mostrano generosamente le proprie grazie. Per il resto nulla da segnalare. Pessimo. Una perla del trash italico. Gli appassionati del genere gioiranno.

Della serie “se non lo vedi non ci credi”. Questo spin-off dell’originale Patrick  australiano, ormai assurto a cult-movie da ogni estimatore del cinemabis mondiale, è un prodotto tremendamente amatoriale, che ricorda subito l’altrettanto trash Le notti del terrore  (cifrate cast, produzione, musiche, location e capirete perché). Sceneggiatura precaria, sequenze assurde, omicidi trucissimi ma con SPFX orribili, dialoghi improponibili, nudi gratuiti, lunghe sequenze in cui non accade nulla, musica da film fantascientifico anni ’50. Inimitabile!

In ambito comico, insieme all’irresistibile Le porte dell’inferno, il film trash perfetto. Le mie scene cult: Patrick di fronte alla macchina, gli tirano qualcosa in faccia e lui si abbarbica a terra tutto insanguinato. Dialogo nella villa: “Lyndon Cough, ma che diavolo ci fa qui? Non punta a diventare primo ministro?”, “Mi dispiace ma non mi sono mai interessata di politica…”. Detta così non farà neanche ridere, ma vi assicuro che l’estemporaneità e la gratuità della risposta nel film, è quanto di più comico il cinema non-comico abbia mai offerto.

Mitico! Se preso col piglio giusto questo film diverte tantissimo. Gli attori non sono il massimo, le battute sono orride (“io scopo donne, non bottiglie di whisky”) e gli effetti speciali risibili (gli occhi di Gianni Dei!) ci sono solo donne seminude e scene splatter, eppure, ripeto, questo film ha una sua bellezza.

Che sia l’horror preferito dai nudisti? A parte gli scherzi, nel genere non fa minimamente paura; a vincere è la noia, con queste persone che prima di crepare esplorano ogni stanza accompagnate da suoni tipo theramin portati all’eccesso che fanno venire il mal di testa, ed assurdi occhioni lampeggianti; solo lo splatter è salvabile: poco ma efficace. Il resto è tutto uno squallore imbarazzante: pessime interpretazioni, trama in bilico, odiose musiche e la continua esposizione di nudità. Sconclusionato ed assurdo, è tutto trane che stimolante.

Una bottiglia gettata da una auto colpisce e paralizza il povero Patrick, ma il padre saprà come vendicarsi. Il puro trash italico prende forma in un tipico stracult da vedere a tutti i costi, ma solo nella versione integrale. Infatti le scene madri possono essere orrendamente mutilate dalla censura e qui non si capisce cosa sia successo alla povera Giordano, davvero maltrattata in ogni maniera. Il basso tenore complessivo della pellicola è secondo solo al mitico Il sesso della strega, ove troviamo l’adeguato Gianni Dei, da giovanotto. Il J&B è ovunque.

“Trash” è nuovamente l’urlo di battaglia di quest’altro prodotto della premiata ditta Dei-Giordano. Sarebbe un remake di Patrick, ma gli esiti sono tragicomici, a partire dal cast femminile, buono solo a mostrarsi nudo (ben venga!) e a esprimersi con dialoghi semplicemente osceni. Ridicole le scene splatter (brutti gli SFX) e improponibili la musica di Pisano (che ricorda L’esorcista) e la sceneggiatura. Più che un horror pare un pornazzo sottotono. Basteranno la buona location gotica (!?) ed un’encomiabile fotografia a risollevarlo?

Seguito apocrifo dell’australiano Patrick. Del primo riprende praticamente tutto, riciclando tra l’altro alcune scene (quella della macchina da scrivere, ad esempio). In ogni caso il film è uno spettacolo per gli occhi, non tanto da film horror ma quanto per le risate che provocherà. La recitazione è ai minimi storici e ogni pretesto è buono per mostrare le poppe di Carmen Russo e della Giordano. Questo, insieme ad una discreta dose di splatter, lo rende comunque un classico per una serata in compagnia all’insegna del trash.”

 

“Ti stai comportando da mignotta” (Franco Silva)
“Mi fai schifo, tu non sei che un piccolo uomo…” (Carmen Russo)
“Io di solito scopo donne, non mi piacciono le bottiglie di whisky” (Paolo Giusti)
“Con la droga sei diventato frocio” (Mariangela Giordano)
“Crepa da sola mignotta” (Paolo Giusti)
“Beh… lui è un manichino, lei una vacca” (Mariangela Giordano)

agosto 5, 2010 Posted by | Erotico | , , , , , , | Lascia un commento

Riavanti,marsch….

A vent’anni di distanza dal servizio militare, cinque ex soldati vengono richiamati, per quaranta giorni in caserma, per apprendere l’uso di missili teleguidati.
Ognuno di loro, in vent’anni, ha avuto alterna fortuna.
Giovanni Crippa è stato il più fortunato, perchè è diventato un industriale: anche se per lui i problemi non mancano, afflitto com’è da una moglie che lo cornifica e da un’amante sanguisuga; Alessio invece , nonostante tre lauree, è rimasto un intellettuale di sinistra, che sogna la rivoluzione e vive da precario con una signora russa, Matrioska; poi c’è Francesco Paternò, nobile siciliano, barone per l’esattezza, tormentato dall’incubo che la giovane moglie possa cornificarlo.

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Paola Quattrini e Renzo Montagnani

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Carlo Giuffrè, Alberto Lionello, Stefano Satta Flores

Infine, Otello, che non ha fatto fortuna, vive sul GRA di Roma con un camper che gli viene sequestrato vendendo panini alla porchetta e cocomeri e Pietro, anonimo marito di una parrucchiera, uomo però felicemente sposato.
Le diverse personalità, le diverse vite vengono così riportate assieme dalla naia; per i cinque sarà un po come ritornare ai vent’anni, e l’occasione servirà per riannodare i rapporti fra di loro ma non solo.
Tra scherzi di ogni genere e angherie da parte del solito colonnello dispettoso, che li costringe a scavare un’inutile bunker, i cinque troveranno il modo di stare una svolta alla loro vita.

Riavanti,marsch….9
Alberto Lionello e Sandra Milo

Giovanni ritroverà l’amore e la possibilità di liberarsi di moglie e amante grazie all’incontro con una sua vecchia fiamma, Zaira, ex prostituta che gestisce una pompa di benzina, donna dal cuore grande e dai sentimenti autentici; Francesco, il barone, ritroverà la giovane moglie e quindi la sua tranquillità, Pietro scoprirà di avere avuto durante il periodo militare una figlia, otterrà un lavoro da Giovanni, mentre Alessio, scapolone convinto che tutte le donne siano delle poco di buono, troverà l’amore e un nuovo camper grazie alla generosità di Giovanni.

Riavanti,marsch….14
Carlo Giuffrè e Adriana Russo

Anche Alessio avrà la sua parte di gloria trovando finalmente l’amore.
Riavanti marsch, film di Luciano Salce del 1979, è una commedia amarognola che prende un po qua e un po la temi portanti di altri film: evidente il tributo ad Amici miei, almeno nella parte ironica degli scherzacci e dell’amicizia tra reduci, come è ancora più evidente il tributo a C’eravamo tanto amati nella parte nostalgica degli amici che si ritrovano dopo tanti anni, con un bagaglio di esperienze molte delle quali negative.

Riavanti,marsch….7
Silvia Dionisio

Alla fine il risultato è un ibrido molto modesto; Salce non graffia, forse perchè indeciso sul tono da dare al film.
Amici miei era graffiante, ironico e dissacrante, C’eravamo tanto amati nostalgico e malinconico: Riavanti marsch resta in bilico tra tutte queste caratteristiche, puntando però sullo sberleffo, tentanto anche la via drammatica, come nel caso della storia di Pietro, che troverà una figlia della quale ignorava l’esistenza.
Ma il tono dato al tutto resta leggero, quasi Salce avesse esaurito quella sua carica ironica, dissacrante che ne aveva caratterizzato la produzione precedente: così il film resta nelle intenzioni, limitandosi a far sorridere di volta in volta, sopratutto negli scherzacci da caserma, tralasciando invece le storie personali dei cinque che avrebbero meritato ben altro sviluppo.

Riavanti,marsch….16
Olga Karlatos

Succede quando non si sposa una sceneggiatura originale, ma ci si limita al compitino in classe.
Il che è un vero peccato, tenendo conto anche del cast di buon livello che il regista chiamò a recitare: si va da Renzo Montagnani a Aldo Maccione, da Carlo Giuffrè a Stefano Satta Flores, oltre a Gigi Reder, Alberto Lionello (forse il più convincente di tutti), le bellissime Olga Karlatos e Silvia Dionisio, Paola Quattrini, Sandra Milo e Adriana Russo, Annamaria Rizzoli e Carmen Russo.

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Silvia Dionisio e Renzo Montagnani

Davvero un’occasione sprecata, per mancanza di coraggio o forse, più semplicemente, per necessità di cassetta: l’errore fondamentale resta quello di aver tentato di nobilitare un genere, quello militar/caserma, ormai troppo sfruttato per essere ancora credibile.

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Aldo Maccione e Carmen Russo

Troppo vicino l’esempio dei vari La dottoressa ci sta con il colonnello e affini per dare credibilità ad un film che vuole distaccarsi dal genere ma che finisce per assumerne gli stilemi.
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un film di Luciano Salce. Con Sandra Milo, Olga Karlatos, Stefano Satta Flores, Renzo Montagnani, Silvia Dionisio,Alberto Lionello, Carlo Giuffrè, Adriana Russo, Nello Pazzafini, Gigi Reder, Paola Quattrini, Elisa Mainardi, Venantino Venantini, Roger Browne, Rita Forzano, Aldo Maccione, Carmen Russo, Renato Cecilia, Renzo Rinaldi
Commedia, durata 118 min. – Italia 1979.

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Riavanti,marsch….banner protagonisti

Stefano Satta Flores: Alessio
Adriana Russo: Valeria
Annamaria Rizzoli: Immacolata
Gigi Reder: Colonnello
Paola Quattrini: Sofia
Renzo Montagnani: Pietro Bianchi
Sandra Milo: Zaira
Aldo Maccione: Otello Cesarini
Alberto Lionello: Giovanni Crippa
Olga Karlatos: Elena
Carlo Giuffré: Il Barone Francesco Paternò
Silvia Dionisio: Marina
Venantino Venantini: Sergente Sconocchia

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Regia:     Luciano Salce
Soggetto:     Augusto Caminito, Teodoro Agrimi
Sceneggiatura:     Luciano Salce, Augusto Caminito
Casa di produzione:     Produzioni Atlas Consorziate
Distribuzione (Italia):     PAC
Fotografia:     Sergio Rubini
Montaggio:     Antonio Siciliano
Musiche:     Piero Piccioni

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gennaio 16, 2010 Posted by | Commedia | , , , , , , , , , , , | 2 commenti

L’infermiera nella corsia dei militari

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Grazia, giovane e bella cantante, più che brava, procace, ha una relazione con Johnny, il gestore un tantino losco del night nel quale lavora. L’uomo le chiede di fingersi un’infermiera, per poter recuperare due quadri appartenuti a sua madre, rubati e ora nascosti all’interno della clinica psichiatrica del professor Larussa. Così Grazia entra nella clinica,dove ovviamente abbondano i fuori di testa, inclusi i classici generali e il pittore con qualche dote.

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Lino Banfi è il Professor Larussa

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La modella è Carmen Russo

La donna è costretta anche a difendersi dalle lunghe mani dei pazienti, oltre che a doversi guardare dal professor Larussa, un uomo che ha problemi con la moglie, che crede frigida. Dopo diverse peripezie, Grazia rintraccia i due famosi quadri, proprio nella stanza di peppino, il pittore fuori di testa. scopre però che non si tratta di due quadri della madre di Johnny, ma di due preziosissimi Caravaggio, rubati, ovviamente.

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Alvaro Vitali è il pittore pazzo

Scopre anche che Johnny non ha alcuna intenzione di farla diventare una cantante famoa, ma che intende vendere i quadri e scappare in America con la sua amante. Grazia, così, con l’aiuto dell’assistente di larussa, sventa il piano. Non diventerà una cantante famosa, in compenso troverà l’amore.
Mariano Laurenti, autore di questo L’infermiera nella corsia dei militari, ha diretto, nel corso della sua carriera, una cinquantina di film, quasi tutti appartenenti alla commedia sexy:

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Nelle due foto: Nadia Cassini è Grazia

sono suoi alcuni titoli di culto, come Quel gran pezzo dell’Ubalda, La vedova inconsolabile ringrazia quanti la consolarono e Il vizio di famiglia. Lasciata la Fenech, Laurenti punta sulla Cassini, sicuramente molto meno dotata di capacità artistiche, ma fisicamente splosiva, grazie al corpo perfetto. Inserisce nel cast l’onnipresente e bravo Banfi, lo mescola a Alvaro Vitali, Susan Scott, Karin Schubert e Carmen Russo e tira fuori una gradevole commediola, assolutamente insolita nel desolante panorama di fine anni settanta.

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Siamo infatti nel 1979, e la crisi del cinema è ormai esplosa a livello quasi mondiale; la stessa commedia sexy ha ormai pochi proseliti, tuttavia Laurenti gira un film in cui qualche risata la si fa, anche se ovviamente siamo al livello tipico di questi film. Tuttavia non è un prodotto da bocciare in toto, non fosse, come già detto, per le discrete battute, una trama una volta tanto non basata solo sulle gag, e per il best cast al femminile che il film propone. Certo, chiedere alla Cassini o a Carmen Russo di recitare è davvero troppo, tuttavia in una pellicola di questo tipo si può sorvolare, accontentandosi di ammirare le perfette forme delle due attrici, di ridacchiare con Banfi e Vitali, il che, con i tempi che correvano nel 1979, non era cosa da poco.

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Susan Scott (Nieves Navarro) è Veronica Larussa

L’infermiera nella corsia dei militari , un film di Mariano Laurenti, con Lino Banfi, Nadia Cassini, Paolo Giusti, Enzo Andronico,Elio Zamuto, Karin Schubert,Susan Scott, Gino Pagnani, Alvaro Vitali, Carmen Russo
Commedia, durata 88 min. – Italia 1979.

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Nadia Cassini     …     Grazia Mancini
Lino Banfi    …     Prof. Amedeo La Russa
Paolo Giusti    …     Prof. Santarelli
Karin Schubert    …     Eva
Elio Zamuto    …     John
Renato Cortesi    …     Ugolini
Marcello Martana    Moretti
Gino Pagnani    …     Ottavio
Ermelinda De Felice    …     Suor Fulgenzia
Enzo Andronico    …     Cav. Galeazzo Gedeone
Carmen Russo    …     Modella
Alvaro Vitali …. Peppino, Il pittore pazzo
Jimmy il Fenomeno    …     Il guardiano
Luigi Uzzo    …     Gustavo – male Nurse
Vittoria Di Silverio    L’amante di Johnny
Susan Scott (Nieves Navarro)  Veronica Larussa

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Regia:     Mariano Laurenti
Soggetto:     Mariano Laurenti, Francesco Milizia
Sceneggiatura:     Mariano Laurenti, Francesco Milizia
Fotografia:     Federico Zanni
Montaggio:     Alberto Moriani
Musiche:     Gianni Ferrio

novembre 17, 2009 Posted by | Erotico | , , , , , , , | Lascia un commento