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Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete

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Il conte Dracula ha un problema molto grosso; nel suo paese le vergini sono ormai qualcosa di introvabile, per cui è ormai allo stremo delle forze, necessitando, per vivere, di doversi alimentare proprio di sangue di fanciulle illibate. Su consiglio del suo domestico, Dracula si mette in viaggio per l’Italia, dove pensano di trovare quello che cercano; nel bel paese, infatti, c’è la chiesa cattolica, con la sua influenza moralizzatrice sui costumi delle giovin donzelle.I due, dopo un lunghissimo viaggio, in cui il conte mostra ormai i segni del decadimento fisico, arrivano in un paese, e alloggiano in una locanda.

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Silvia Dionisio interpreta Rubinia

Il maggiordomo, con discrezione, si informa sulla presenza di famiglie nobili con figlie da accasare, arrivando cosi a conoscere il Marchese De Fiore, un nobile ormai decaduto, che vive in una villa che conserva ancora qualche traccia dell’antico splendore.

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Udo Klier è il Conte Dracula

Della famiglia fanno parte, oltre al Marchese che si illude ancora di essere un nobile potente e che vive perso nei suoi sogni, la moglie e le quattro figlie dello stesso, ovvero Perla, Saphiria, Rubinia e Esmeralda.
Le quattro ragazze sono molto diverse tra loro: Perla e Saphiria, per esempio, lungi dall’essere un modello di castità, hanno rapporti entrambe con il factotum della villa, il giovane e aitante Mario.
Esmeralda, la più grande, è una zitella ormai appassita mentre Rubinia, la più giovane, è l’unica ad essere davvero illibata.

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Stefania Casini è Perla

Dracula, con le lusinghe, riesce ad entrare nelle grazie del Marchese, proponendo il matrimonio con una delle figlie; ma ben presto il conte, che tenta le armi della seduzione verso Perla e Saphiria, si rende conto che le ragazze non sono quello che sembrano.

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Dominique Darel è Saphiria

Così, dopo aver tentato inutilmente di vampirizzare le due sorelle, rivolge i suoi sguardi su Rubinia; ma Mario, che ha capito che il conte è un vampiro, priva la ragazza della verginità e dopo una breve lotta riesce ad uccidere definitivamente il conte Dracula, che morirà assieme a Esmeralda, la quale era l’unica ad essersi veramente innamorata del conte.

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Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete, diretto nel 1974 da Paul Morrissey, in collaborazione con Antonio Margheriti è una curiosa contaminazione di generi, visto che spazia dall’ horror al noir con una componente erotica lussuosa e raffinata. Predomina l’aspetto humor ammantato di macabro, con qualche scena splatter davvero ben girata, legata sopratutto alla verve di Udo Klier, così improbabile e stralunato nei panni del re dei vampiri da riuscire credibile.

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Morissey mette in mostra la sua sapiente regia, fatta di tocco noir e umorismo americano, che però risulta gradevole sopratutto nelle caratterizzazioni dei personaggi, aiutato in questo dall’ottimo cast utilizzato.
Vittorio De Sica, alla sua ultima apparizione da attore, da un tocco di spessore al personaggio del Marchese spiantato rivestendolo di una dignità che nella realtà il personaggio non ha, visto che accetta di “vendere”
una delle sue figlie ad un illustre sconosciuto.

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Brava anche Maxime McKendry, la Marchesa, che si renderà conto della situazione reale troppo tardi, ovvero solo quando Mario, un altrettanto bravissimo Joe D’Alessandro la metterà di fronte all’evidenza; le quattro sorelle sono tutte molto attente alle loro parti e le colorano e arricchiscono grazie alla loro bravura e bellezza.
Così troviamo una convincente Silvia Dionisio, nel ruolo della virginale Rubinia, che accetterà di perdere la sua purezza pur di non farsi vampirizzare dal conte, una brava Stefania Casini, forse la meno irreprensibile delle sorelle,Saphiria, una splendida Dominique darel nel ruolo di Perla e infine Milena Vukotic, sobria ed elegante nel ruolo della sorella che si innamorerà del conte, Esmeralda.

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Milena Vukotic è Esmeralda

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Joe D’Alessandro è Mario

Il film scivola senza grossi problemi verso un finale macabro, ma assolutamente in linea con la trama, con momenti gustosi di humor macabro e qualche nudo molto apprezzato ma in linea con il film, quindi nè morboso nè sguaiato.
Un film divertente al punto giusto, che ebbe un buon riscontro di pubblico; in ultimo segnalo una breve apparizione nel film di Roman Polanski, nei panni di un contadino avventore della taverna dove si ferma il Conte Dracula.

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Vittorio De Sica è Il Marchese De Fiore

Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete, un film di Antonio Margheriti, Paul Morrissey. Con Vittorio De Sica, Joe Dallessandro, Udo Kier, Arno Jverging, Milena Vukotic,Silvia Dionisio, Roman Polanski, Stefania Casini, Dominique Darel
Commedia, durata 100 min. – Italia 1974.

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Joe Dallesandro     …     Mario Balato
Udo Kier    …     Conte Dracula
Vittorio De Sica    …     Il Marchese Di Fiore
Maxime McKendry    …     La Marchesa Di Fiore
Arno Juerging    …     Anton,il maggiordomo del conte
Milena Vukotic    …     Esmeralda
Dominique Darel    …     Saphiria
Stefania Casini    …     Perla
Silvia Dionisio    …     Rubinia

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Regia Paul Morrissey, in collaborazione con Antonio Margheriti
Soggetto Bram Stoker (romanzo Dracula)
Sceneggiatura Paul Morrissey, Pat Hackett (non accreditato)
Produttore Andy Warhol, Andrew Braunsberg, Jean Yanne
Fotografia Luigi Kuveiller
Montaggio Jed Johnson, Franca Silvi
Effetti speciali Carlo Rambaldi
Musiche Claudio Gizzi
Scenografia Enrico Job
Trucco Mario Di Salvio, Paolo Franceschi

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Dracula cerca sangue di vergine…e morì di sete locandina

“Dracula, in crisi di astinenza per carenza di sangue in corpi di fanciulle vergini, decide di abbandonare la Transilvania per recarsi in Italia, convinto di trovare (ahilui!) la sostanza necessaria alla sopravvivenza. Ospite del Marchese Di Fiore (Vittorio De Sica) approccia così le sue quattro figlie con la scusa del matrimonio. Molto migliore dell’altro tassello (Il mostro è in tavola…), questo film può contare su un raffinato cast e su una storia ironica (mai comica) diretta con malinconico taglio (grazie al grande Udo Kier). Significativo pure il comunista Dallesandro.”

“Simpatica parodia dell’horror, a cura di uno dei registi di punta della “Wharol’s factory”. Nonostante il ritmo sia piuttosto lento, a tratti il film è quasi irresistibile: non mancano alcune belle trovate che risultano davvero divertenti. Gustose e ben fatte le scene grandguignolesche. Coloratissime le scenografie e la discreta fotografia. Musiche azzeccatissime. Bravo Kier. Un po’ esornativa la presenza, breve, di Vittorio De Sica, qui alle prese con la sua ultima interpretazione.”

“Dracula in Italia a cercar sangue di vergini: seconda incursione camp di Morrissey nell’horror, migliore della prima. La storia più compatta e la miglior padronanza narrativa e tecnica del film sono determinanti (così come il bravo Kier), ma funziona bene anche la complessità di senso del racconto: fa ironicamente capolino infatti un discorso sulla lotta di classe, curiosamente congegnato. E, anche grazie alla struggente musica di Claudio Gizzi, si insinua un sapore romantico e malinconico sulla crescente debilitazione del potente vampiro.”

“Ironico e con un finale inaspettatamente tragico. Un cast da urlo: il bravissimo Udo Kier doppiato da Massimo Turci e un cast femminile impressionante: Casini, Dionisio, Vukotic e la Darel. Divertente il cameo di De Sica (ma ascoltate De Sica doppiarsi nell’edizione americana, c’è da morire dal ridere!!!). Malinconiche e affascinanti le musiche, eccessivi e gustosi gli effettacci nel finale, decadenti le scenografie. Superiore a Frankenstein, a mio avviso.”

“Bizzarro horror Anni Settanta, strettamente legato al precedente (e migliore) Il mostro è in tavola barone Frankenstein (è girato quasi dalla stessa troupe). Rispetto all’altro film c’è meno sangue (qui è concentrato quasi tutto nel finale) e un po’ più di sesso (anche se qui le scene sono un po’ meno spinte). Come nel Mostro è in tavola c’è una buona atmosfera, ma il ritmo è piuttosto lento. Ottimo invece il cast, con uno strordinario Udo Kier e un ottimo Vittorio de Sica alla sua ultima apparizione. Niente male anche le musiche.”

“Divertente parodia dei bisogni fisici del conte Dracula che, oltre ad un cast interessante con le comparsate di Polanski (gustosa) e De Sica (abbastanza inutile), può vantare una regia capace, dialoghi e musiche appropriate. Tra gli attori spicca Udo Kier ottimamente truccato e abile nel rendere i tormenti del protagonista fino alle estreme scene di rigetto: un’interpretazione, non esagero, da premio Oscar. La qualità del film è testimoniata anche dal fatto che sono proprio le scene di sesso le più noiose.”

marzo 3, 2010 Pubblicato da: | Horror | , , , , , , , , , | 3 commenti

Riavanti,marsch….

A vent’anni di distanza dal servizio militare, cinque ex soldati vengono richiamati, per quaranta giorni in caserma, per apprendere l’uso di missili teleguidati.
Ognuno di loro, in vent’anni, ha avuto alterna fortuna.
Giovanni Crippa è stato il più fortunato, perchè è diventato un industriale: anche se per lui i problemi non mancano, afflitto com’è da una moglie che lo cornifica e da un’amante sanguisuga; Alessio invece , nonostante tre lauree, è rimasto un intellettuale di sinistra, che sogna la rivoluzione e vive da precario con una signora russa, Matrioska; poi c’è Francesco Paternò, nobile siciliano, barone per l’esattezza, tormentato dall’incubo che la giovane moglie possa cornificarlo.

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Paola Quattrini e Renzo Montagnani

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Carlo Giuffrè, Alberto Lionello, Stefano Satta Flores

Infine, Otello, che non ha fatto fortuna, vive sul GRA di Roma con un camper che gli viene sequestrato vendendo panini alla porchetta e cocomeri e Pietro, anonimo marito di una parrucchiera, uomo però felicemente sposato.
Le diverse personalità, le diverse vite vengono così riportate assieme dalla naia; per i cinque sarà un po come ritornare ai vent’anni, e l’occasione servirà per riannodare i rapporti fra di loro ma non solo.
Tra scherzi di ogni genere e angherie da parte del solito colonnello dispettoso, che li costringe a scavare un’inutile bunker, i cinque troveranno il modo di stare una svolta alla loro vita.

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Alberto Lionello e Sandra Milo

Giovanni ritroverà l’amore e la possibilità di liberarsi di moglie e amante grazie all’incontro con una sua vecchia fiamma, Zaira, ex prostituta che gestisce una pompa di benzina, donna dal cuore grande e dai sentimenti autentici; Francesco, il barone, ritroverà la giovane moglie e quindi la sua tranquillità, Pietro scoprirà di avere avuto durante il periodo militare una figlia, otterrà un lavoro da Giovanni, mentre Alessio, scapolone convinto che tutte le donne siano delle poco di buono, troverà l’amore e un nuovo camper grazie alla generosità di Giovanni.

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Carlo Giuffrè e Adriana Russo

Anche Alessio avrà la sua parte di gloria trovando finalmente l’amore.
Riavanti marsch, film di Luciano Salce del 1979, è una commedia amarognola che prende un po qua e un po la temi portanti di altri film: evidente il tributo ad Amici miei, almeno nella parte ironica degli scherzacci e dell’amicizia tra reduci, come è ancora più evidente il tributo a C’eravamo tanto amati nella parte nostalgica degli amici che si ritrovano dopo tanti anni, con un bagaglio di esperienze molte delle quali negative.

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Silvia Dionisio

Alla fine il risultato è un ibrido molto modesto; Salce non graffia, forse perchè indeciso sul tono da dare al film.
Amici miei era graffiante, ironico e dissacrante, C’eravamo tanto amati nostalgico e malinconico: Riavanti marsch resta in bilico tra tutte queste caratteristiche, puntando però sullo sberleffo, tentanto anche la via drammatica, come nel caso della storia di Pietro, che troverà una figlia della quale ignorava l’esistenza.
Ma il tono dato al tutto resta leggero, quasi Salce avesse esaurito quella sua carica ironica, dissacrante che ne aveva caratterizzato la produzione precedente: così il film resta nelle intenzioni, limitandosi a far sorridere di volta in volta, sopratutto negli scherzacci da caserma, tralasciando invece le storie personali dei cinque che avrebbero meritato ben altro sviluppo.

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Olga Karlatos

Succede quando non si sposa una sceneggiatura originale, ma ci si limita al compitino in classe.
Il che è un vero peccato, tenendo conto anche del cast di buon livello che il regista chiamò a recitare: si va da Renzo Montagnani a Aldo Maccione, da Carlo Giuffrè a Stefano Satta Flores, oltre a Gigi Reder, Alberto Lionello (forse il più convincente di tutti), le bellissime Olga Karlatos e Silvia Dionisio, Paola Quattrini, Sandra Milo e Adriana Russo, Annamaria Rizzoli e Carmen Russo.

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Silvia Dionisio e Renzo Montagnani

Davvero un’occasione sprecata, per mancanza di coraggio o forse, più semplicemente, per necessità di cassetta: l’errore fondamentale resta quello di aver tentato di nobilitare un genere, quello militar/caserma, ormai troppo sfruttato per essere ancora credibile.

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Aldo Maccione e Carmen Russo

Troppo vicino l’esempio dei vari La dottoressa ci sta con il colonnello e affini per dare credibilità ad un film che vuole distaccarsi dal genere ma che finisce per assumerne gli stilemi.
Riavanti, marsch…

un film di Luciano Salce. Con Sandra Milo, Olga Karlatos, Stefano Satta Flores, Renzo Montagnani, Silvia Dionisio,Alberto Lionello, Carlo Giuffrè, Adriana Russo, Nello Pazzafini, Gigi Reder, Paola Quattrini, Elisa Mainardi, Venantino Venantini, Roger Browne, Rita Forzano, Aldo Maccione, Carmen Russo, Renato Cecilia, Renzo Rinaldi
Commedia, durata 118 min. – Italia 1979.

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Stefano Satta Flores: Alessio
Adriana Russo: Valeria
Annamaria Rizzoli: Immacolata
Gigi Reder: Colonnello
Paola Quattrini: Sofia
Renzo Montagnani: Pietro Bianchi
Sandra Milo: Zaira
Aldo Maccione: Otello Cesarini
Alberto Lionello: Giovanni Crippa
Olga Karlatos: Elena
Carlo Giuffré: Il Barone Francesco Paternò
Silvia Dionisio: Marina
Venantino Venantini: Sergente Sconocchia

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Regia:     Luciano Salce
Soggetto:     Augusto Caminito, Teodoro Agrimi
Sceneggiatura:     Luciano Salce, Augusto Caminito
Casa di produzione:     Produzioni Atlas Consorziate
Distribuzione (Italia):     PAC
Fotografia:     Sergio Rubini
Montaggio:     Antonio Siciliano
Musiche:     Piero Piccioni

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gennaio 16, 2010 Pubblicato da: | Commedia | , , , , , , , , , , , | 2 commenti

Il belpaese

Il belpaese locandina

Guido, stanco del lavoro su una piattaforma per l’estrazione del greggio nel golfo Persico, decide di rientrare in Italia con i soldi che è riuscito a risparmiare.
Ma già nel momento stesso in cui scende dall’aereo che è atterrato a Milano, l’uomo si rende conto che il belpaese non è più assolutamente quello che ha lasciato nel 1970.
Siamo infatti nel 1977, e il primo approccio con il belpaese è tra il tragico e il surreale; una banda di palestinesi stermina tutti i passeggeri del volo, e Guido si salva solo perchè si è chinato per baciare il suolo.
E’ l’inizio di un incubo per Guido, che dovrà fare i conti con delinquenti di ogni risma, terroristi e indiani metropolitani, femministe e volgari banditi.

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Paolo Villaggio

Nonostante tutto Guido apre un’orologeria, che ben presto viene assalita da banditi e da giovani estremisti che “espropriano” la merce. Durante una delle tante disavventure, Guido si imbatte in “Mia”, una femminista che in realtà non ha nome, ma che Guido chiamerà Mia perchè durante la manifestazione lei ha scandito il famoso “Io sono Mia”.
Le cose non vanno bene per Guido, che passa di disgrazia in disgrazia, fino a subire un devastante attacco al negozio; Mia, della quale è innamorato, decide di avere un figlio con lui, ma poi lo abbandona.

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Silvia Dionisio

Dopo l’ennesimo colpo subito, Guido su consiglio dei parenti, decide di tornare nel golfo Persico.
Ma durante il tragitto verso l’aeroporto, in lui scatta qualcosa: torna sui suoi passi, e decide di non arrendersi, coinvolgendo i vicini del negozio e altra gente, che sembra in attesa solo di qualcuno che faccia il primo passo.
Poi l’happy end, con Mia che lo bacia.
Luciano Salce, a due anni dalla presentazione del campione d’incassi Fantozzi gioca la carta della satira estrema, usando come suo solito le gag già proposte nel mitico Fantozzi e ripresentando anche parte del cast, come la Mazzamauro e Gigi Reder.

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Paolo Villaggio e Pino Caruso

Ma il risultato è quantomai deludente; a parte le gag a getto continuo, che vedono il solito Paolo Villaggio interpretare da par suo l’imbranato anche se fondamentalmente onesto Guido, non si va oltre qualche risata, peraltro nemmeno amara vista l’estrema goliardia delle situazioni proposte.
Tutto è esagerato nel film; più che l’Italia degli anni di piombo, sembra di vedere un regime del SudAmerica in preda alla più totale anarchia.
Il risultato è un film debole sin dalle prime battute, che mostra abbondantemente limiti di sceneggiatura a tutto vantaggio di situazioni farsesche o estreme.

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Tutto, nel film, è volutamente esagerato, come del resto accade nei film con protagonista Villaggio/Fantozzi, ovvero il personaggio sfigato sul quale si abbattono situazioni paradossali ad ogni secondo; e questo alla fine diventa un grande limite del flm stesso, perchè la satira viene accantonata e si assiste ad una serie di situazioni volutamente oltre il limite, con il risulato destabilizzante di privilegiare la farsa in luogo della denuncia.
Qualche sprazzo felice c’è, comunque: belli i dialoghi tra il maturo Guido e Mia, in cui fa capolino l’affetto e l’amore da una parte, dall’altra la contestazione al sistema e la voglia di riappropriarsi di un’identità femminile che non sia solo uno stereotipo o un luogo comune.
Ma è davvero troppo poco.

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Non giova nemmeno la presenza di personaggi surreali e stravaganti, come Carletto, interpretato da un giovane Massimo Boldi, commesso dell’orologeria occupato a spararsi canne mostruose o a bucarsi con eroina, così come appaiono deboli i personaggi di Alfredo/Gigi Reder e l’imprenditrice Gruber, una mal sfruttata Anna Mazzamauro.
L’unico personaggio ben delineato, con una psicologia ben definita resta Mia, interpretata dalla bellissima Silvia Dionisio; Villaggio è bravo, ma troppo simile a Fantozzi, anche se la sua figura è meno macchiettistica e più dolente.
Qualche nota sulla location: a farla da padrone è Milano, con scene girate in strade riconoscibilissime per i milanesi doc come via XX settembre, la Darsena; ma c’è anche buona parte del film ambientata a Roma, con la famosa Villa Giovanelli, abitata dalla Gruber/Mazzamauro e l’Eur, con le sue grandi strade.

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Il belpaese, un film di Luciano Salce, con Paolo Villaggio, Silvia Dionisio, Gigi Reder, Anna Mazzamauro, Ugo Bologna, Massimo Boldi, Pino Caruso Italia 1977 Commedia

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Il belpaese 1

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Paolo Villaggio     …     Guido Belardinelli
Silvia Dionisio    …     Mia
Anna Mazzamauro    …     Signora Gruber
Pino Caruso    …     Ovidio Camorrà
Gigi Reder    …     Alfredo
Massimo Boldi    …     Carletto
Giuliana Calandra    …     Elena
Raffaele Curi    …     Spadozza
Ugo Bologna    …     Direttore della banca
Leo Gavero    …     Il venditore di orologi
Carla Mancini    …     Lisetta
Saviana Scalfi    …     La moglie del venditore di orologi
Bruno Alias     …     Ospite all’apertura del negozio (uncredited)
Ennio Antonelli    …     Scagnozzo di Spadozza (uncredited)
Fortunato Arena    …      Restauratore (uncredited)
Renato Bassobondini    …     Uomo in sciopero della fame (uncredited)
Nestore Cavaricci    …     Poliziotto (uncredited)
Tom Felleghy    …     Andrea – l’uomo che viene rapito mentre dà indicazioni (uncredited)
Lina Franchi    …     Ospite all’apertura del negozio (uncredited)
Enrico Marciani    …     Signore che inveisce contro le femministe (uncredited)
Giuseppe Marrocco     …     Uomo in fila in banca (uncredited)
Ettore Martini    …     Uomo in banca (uncredited)
Simone Santo    …     Parcheggiatore (uncredited)
Antonio Spinnato    …     Mario (uncredited)
Maria Tedeschi    …     Donna al funerale (uncredited)
Pietro Zardini    …     Impiegato della banca (uncredited)

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Regia:     Luciano Salce
Soggetto:     Castellano e Pipolo
Sceneggiatura:     Castellano e Pipolo, Luciano Salce, Paolo Villaggio
Produttore:     Fulvio Lucisano
Scritto da : Franco Castellano, Giuseppe Moccia, Luciano Salce, Paolo Villaggio
Musiche: Gianni Boncompagni, Piergiorgio Farina    , Paolo Ormi
Fotografia :Ennio Guarnieri
Montaggio: Antonio Siciliano
Trucco: Ennio Cascioli, Gianfranco Mecacci,Mario Michisanti
Direttore di produzione: Raimondo Castelli, general organization
Eros Lanfranconi    ….     direttore di produzione
Lamberto Palmieri    ….     direttore di produzione
Egidio Valentini    ….     direttore di produzione

Curiosa pellicola, che affianca trovate “basse” (il quiz d’ingresso, alla Mike Bongiorno) a una denuncia condotta in modo che può apparire qualunquista, ma che fotografa una certa Italia sul finire degli Anni Settanta. Il meccanismo iperbolico, purtroppo, viene presto a noia, per cui il motivo di culto resta, per me, la clamorosa e vistosa presenza di Carla Mancini nel ruolo di Lisetta.

Troppa carne al fuoco (terrorismo, varia criminalità, movimenti studenteschi, femministe, droga, figli dei fiori…). E quando, al fuoco filmico, la carne è troppa, si rischia di rovinarla. Qui Villaggio, una sorta di Fracchiozzi (Fracchia-Fantozzi), si barcamena tra un’esagerazione e l’altra, facendo quel che può, negli evidenti limiti del suo personaggio. Inoltre, la pellicola è penalizzata da un’eccessiva lunghezza, che finisce per appesantirla. Boldi così così. Pur non sollevandosi quasi mai da una generale mediocrità, si può anche vedere, ma perderlo non costituisce reato.

Eccessivo ed estenuante. La sfiga all’ennesima potenza concentrata nel repertorio fantozziano più deprimente, abusato e tedioso (la bomba nel vestito, la masticazione di nascosto, etc.). Una delle peggiori prove di Salce-Villaggio. Finale con pretese sociologiche, invitante all’amicizia e all’ottimismo. La Mazzamauro replica il ruolo della Silvani; la Mancini appare in uno dei suoi ruoli più consistenti.

Pessimo film di Salce, che scade fin da subito in un tremendo qualunquismo e non strappa mai una risata che sia una. Passi per il soggetto, anche se mi è sembrato più un film da Pingitore che non da Salce, ma la sceneggiatura è più un collage di episodi accumulati che altro, con personaggi che entrano ed escono in modo piuttosto casuale (Pino Caruso, ad esempio). Un film invecchiato decisamente male, purtroppo.

Tipico prodotto del cinema di quegli anni, il film (è del mitico ’77 nientemeno) propone un confronto facilone tra le pigre tradizioni degli Anni Sessanta idealizzate da uno spaesato Villaggio, che rientra in Italia dopo anni passati all’estero e la situazione di bailamme paraterroristico, con le violenze di piazza e il crimine diffuso. Se c’erano ambizioni di satira sociale, sono andate a vuoto. Ovviamente non c’è analisi, ma allora sarebbe stato meglio buttarla in farsa. Parlare di ambiguità morale vorrebbe dire sopravvalutare il film. Sbagliato.

gennaio 5, 2010 Pubblicato da: | Commedia | , , , , , , , , | 6 commenti

Il comune senso del pudore

Il comune senso del pudore locandina

Il comune senso del pudore è un film del 1975, diretto da Alberto Sordi,  strutturato in 4 episodi.

Nel 1° episodio, protagonista lo stesso Sordi, Giacinto, un operaio, decide di andare a cinema con sua moglie; attirato da un titolo ambiguo, finisce per capitare su una pellicola a luci rosse, con grosso imbarazzo della moglie. Nonostante vaghi con la stessa alla ricerca di un film decente, si imbatterà solo in pellicole sexy se non hard; tuttavia, in qualche modo, la moglie di Giacinto ne subirà il perverso fascino.

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Philippe Noiret

Il 2° episodio un giovane intellettuale idealista viene assunto in qualità di direttore di una rivista pornografica; la cosa gli porterà indubbi vantaggi, ma anche un mandato di cattura per una serie di reati contro la morale. Tutto sommato la cosa non gli dispiacerà, essendo fortemente convinto di svolgere un ruolo di paladino della libertà di costume.

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La sequenza divertente della fuga dal set di Dagmar Lassander

Nel 3° episodio la moglie di un feroce nemico della stampa porno, un pretore tutto d’un pezzo, ma fondamentalmente ipocrita, scoprirà proprio nelle letture porno qualcosa che le servirà per riattivare il rapporto con il marito.

Il 4° episodio vede protagonista un’attrice, pluri premiata, che sul set di un film rifiuta categoricamente una scena ardita, mettendo in crisi sia la produzione, sia il produttore stesso, che nel film ha puntato anche soldi che non aveva. L’intervento di una serie di persone, un sacerdote, uno psicologo e altri, riporterà il tutto a posto.

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Alberto Sordi e Rossana Di Lorenzo

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Florinda Bolkan e Cochi Ponzoni

I quattro episodi, tutti legati al tema sesso, al comune senso del pudore, come cita il titolo, vorrebbero essere nelle intenzioni dell’attore romano una messa alla berlina di situazioni e morale predominanti nella società; il tutto commentato e illustrato con ironia e a volte con sarcasmo. In realtà alla fine vien fuori un prodotto molto modesto, illuminato solo a tratti dalla presenza dei volenterosi attori presenti, Philippe Noiret, Claudia Cardinale, Silvia Dionisio, Dagmar Lassander. Troppo fragili gli episodi, troppo poco approfondita la parte di denuncia, a tutto scapito della profondità del film, che appare più un assieme di macchiette e di gag che una fustigazione del costume.

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Gli episodi non sono nemmeno male; gradevole per esempio quello con protagonista Sordi e l’inseparabile moglie cinematografica, Rossana Di Lorenzo, alle prese con una serie di pellicole dal chiaro sapore osceno. Divertente, per esempio, la parte ambientata in un cinema durante la visione di una pellicola in cui la protagonista sta per esibirsi in uno spettacolo osceno con un cavallo. Gradevole anche l’episodio con protagonista la Lassander e Noiret, mentre gli altri due soffrono delle incertezze della sceneggiatura. Sordi è sicuramente stato un grandissimo attore, spesso a disagio però nelle vesti di regista, per una certa tendenza alla superficialità, per l’innato senso del satirico veloce, poco approfondito.

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Silvia Dionisio

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Claudia Cardinale

Il comune senso del pudore, un film di Alberto Sordi. Con Claudia Cardinale, Alberto Sordi, Florinda Bolkan, Philippe Noiret, Cochi Ponzoni,Michele Malaspina, Giacomo Furia, Renzo Marignano, Gisela Hahn, Ugo Gregoretti, Dagmar Lassander, Silvia Dionisio, David Warbeck
durata 130 (123) min. – Italia 1976.

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Il comune senso del pudore 1

Il comune senso del pudore banner protagonisti

Alberto Sordi: Giacinto Colonna
Cochi Ponzoni: Ottavio Caramessa
Florinda Bolkan: Loredana Davoli
Claudia Cardinale: Armida Ballarin
Philippe Noiret: Giuseppe Costanzo
Rossana Di Lorenzo: Erminia Colonna
Silvia Dionisio: Orchidea
Giò Stajano: fotografo di moda
Renzo Marignano: regista del film Lady Chatterley
Giacomo Furia: direttore di produzione del film Lady Chatterley
Dagmar Lassander: Ingrid Streissberg
Pino Colizzi: Tiziano Ballarin
Ugo Gregoretti: primo critico
Giulio Cesare Castello: secondo critico
Marina Cicogna: una consulente
Gisela Hahn: Ursula Kerr
Horst Weinert: direttore dell’hotel
Manfred Freyberger: marito di Ingrid
David Warbeck: Mellors (nel film Lady Chatterley)
Franca Scagnetti: cameriera trattoria
Jimmy il Fenomeno: sé stesso
Enrico Marciani: direttore cinema Jolly
Macha Magall: la contessa

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Regia Alberto Sordi
Soggetto Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Sceneggiatura Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Produttore Fausto Saraceni
Fotografia Luigi Kuveiller, Giuseppe Ruzzolini
Montaggio Tatiana Casini Morigi
Musiche Piero Piccioni
Scenografia Francesco Bronzi, Piero Poletto, Luciano Puccini
Costumi Bruna Parmesan

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L’opinione di B.Legnani dal sito http://www.davinotti.com

Filmetto senza picchi, un po’ tirato via, qua e là prolisso. La cosa più sorprendente sono le scene piuttosto spinte che Sordi e la moglie vedono nei vari cinema. La ragazza che (qualcosa si vede, qualcosa si intuisce) è protagonista dell’ippofilo film “La cavalcata” (che non esiste) è Macha Magall, che ha fatto il vero La Bestia in calore, con Salvatore Bàccaro. Resta il dubbio se lo stesso Sordi abbia diretto questa scena (e pure quella dell’altro ipotetico film, “Il romanzo di una novizia”).

L’opinione di Ryo dal sito http://www.filmtv.it

Purtroppo in questo film, come in molti altri di Sordi regista, c’è tutta la mediocrità di un attore che è stato un importante strumento d’indagine della società dei suoi tempi in mano a registi di grande calibro e che ha avuto la presunzione di proseguire questa grandiosa opera di satira e di analisi da solo. Ma quale abisso tra il prima e il dopo. L’ampiezza di respiro di certi suoi film come “Il Medico della Mutua”, dove attraverso Sordi venivano analizzate le viscere della società post-industriale e come i cambiamenti politici, economici e tecnologici interagissero con le pulsioni profonde del popolo italiano, è soppiantata da una banalizzazione di fenomeni che avevano una ragione d’essere (in questo caso, la liberazione sessuale, i mutamenti post ’68, etc) e che li rende grotteschi. In questo modo, come con Sordi regista accadrà in seguito, Il film, specie il primo episodio, è peggiore degli aspetti peggiori della società che critica, perchè non riesce a trovare una ragione d’essere, perchè tutto sembra avvolto in una nube di irrazionalità e inspiegabilità, perchè critica svolte ragionevoli e sembra accettare (forse nel tentativo di bilanciare) autentici errori epocali, perchè l’analisi si ferma talmente in superficie che i grandi quadri d’insieme, le visioni macroscopiche dei suoi film da attore, appaiono nostalgicamente lontani. Peccato.

L’opinione Il Dandy dal sito http://www.davinotti.com

Forse è l’ultimo film in cui il Sordi regista ha ancora veramente qualcosa da dire e il suo “qualunquismo” (deboluccio l’episodio del Cochi Ponzoni scrittore) non è ancora squalificato dallo scarto generazionale che lo relegherà nella nostalgia: qui è contemporaneo e ancora graffiante (spassosissimo l’episodio con Philippe Noiret produttore, mentre quello con la Cardinale moglie di un giudice censore vale soprattutto come documento d’epoca). Il meglio è ovviamente l’episodio con Sordi attore: “Allora noi ve salutamo, annamo ar cinema”…

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Maggio 28, 2009 Pubblicato da: | Erotico | , , , , , , | 3 commenti

Il commissario Pepe

Il commissario Pepe locandina

Siamo nella provincia veneta, a Bassano del Grappa, paese che non viene menzionato mai nel film, ma riconoscibile dalle immagini. Il commissario Pepe, arguto e tranquillo funzionario di polizia, si è adattato in qualche modo ai ritmi della vita di provincia, anche sul lavoro. Routine di ordinaria amministrazione, la sua, in una cittadina in cui sembra non accadere mai nulla, e in cui il massimo della turbativa dell’ordine pubblico sembra essere rappresentato da qualche ubriaco e dalla figura ambigua di un reduce di guerra, privo delle gambe, che sembra essere a conoscenza dei segreti intimi degli abitanti.

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Un giorno al commissario arriva l’ordine di indagare su alcuni fatti che hanno a che fare con la morale pubblica; a malincuore Antonio Pepe inizia le indagini, scoprendo che sotto la quiete della cittadina si agitano turpi vizi, storie boccaccesche, prostituzione e persino atti di pedofilia e omosessualità.

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Lo sconcertato commissario, che ha una relazione segretissima con Matilde, una bella ragazza del posto, si imbatte in Silvia, una studentessa minorenne legata ad uno squallido personaggio che si prostituisce un pò per noia e un pò per amore, in una suora che ha atteggiamenti lesbici nei confronti di una sua allieva, in una nobildonna che organizza strani festini, nella sorella di un collega della polizia che fa una vita mondana,

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industriali che frequentano minorenni e dulcis in fundo, scopre che Matilde, la sua donna, in realtà durante le assenze per lavoro, a Milano, posa per delle foto pornografiche con il soprannome di Yolanda. L’amareggiato commissario, che ha raccolto un sostanzioso dossier sui vizi della cittadina, parla con il suo superiore, che lo invita a fare piazza pulita solo dei pesci piccoli, risparmiando notabili e persone in vista, per non turbare l’ordine sociale e sopratutto per evitare, in campagna elettorale, un grosso scandalo.

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Una mattina Pepe, recatosi davanti alla locale chiesa, vede entrare tutti i personaggi coinvolti nello scandalo per partecipare alla messa; appare chiaro che i potenti hanno una vita regolamentata dall’ipocrisia. Commettono i peggiori peccati, salvo poi confessarsi e riprendere tutto come prima. Pepe, che dovrebbe a questo punto mandare sotto processo i piccoli, probabilmente i meno colpevoli, sceglie di non scegliere; brucia il dossier raccolto faticosamente, rassegna le dimissioni e si reca a prendere Matilde dalla stazione.

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Ma quando arriva il treno, lui non aspetta la donna: si incammina triste e solitario sul viale della stazione, rivlge un’occhiata alla camera e con sguardo triste e malinconico dice ” E voi? Siete tutti leoni? ”

Il commissario Pepe, film del 1969 diretto da Ettore Scola è uno splendido affresco della vita di provincia, quella provincia italiana laboriosa ma anche viziosa sotto il suo manto di perbenismo; è una denuncia, amara e malinconica, del sistema di potere che garantisce ai forti l’impunità su qualsiasi cosa, che sia un reato morale o più grave.

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Antonio Pepe, che ha una dignità, una moralità adattabile si, ma scevra da compromessi, alla fine sceglie la via più difficile, quella di non scegliere, lasciando al suo sostituto il compito di riaprire le indagini o far finta di nulla. Dovrà essere lui, il suo successore a decidere, commenta amaro nel finale:  se sarà peggiore di lui dovrà accettare quello che lui non ha voluto subire , incriminerà i pesci piccoli salvando i potenti;  se sarà migliore di lui farà quello che lui non ha avuto il coraggio di fare, cioè incriminare tutti senza favoritismi.

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Antonio Pepe è interpretato in maniera ineguagliabile da Ugo Tognazzi, che presta il suo volto, la sua recitazione, al malinconico personaggio di Scola; malinconico si, ma anche arguto, ironico ,a tratti sarcastico. Interpretazione tra le migliori in assoluto di un grande attore, capace di cogliere le minime sfaccettature dei personaggi. Altrettanto brava è Silvia Dionisio, giovanissima, che interpreta la equivoca studentessa Silvia,  così come brava è Marianne Comtell, che interpreta Matilde, fidanzata all’apparenza perbenista del commissario.

Cameo per Rita Calderoni, la giovane circuita dalla sua superiora, e per Elsa Vazzoler, nel ruolo di una simpaticissima mondana in pensione. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Ugo Facco de La Garda, e a distanza di 40 anni è godibile come quando uscì.

Il commissario Pepe,un film di Ettore Scola. Con Ugo Tognazzi, Giuseppe Maffioli, Silvia Dionisio, Marianne Comtell, Elsa Vazzoler,Pippo Starnazza, Gino Santercole, Dana Ghia, Elena Persiani, Rita Calderoni
Commedia, durata 107 min. – Italia 1969.

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Il commissario Pepe banner protagonisti

Ugo Tognazzi: Antonio Pepe
Giuseppe Maffioli: Nicola Parigi
Silvia Dionisio: Silvia
Tano Cimarosa: agente Cariddi
Marianne Comtell: Matilde Carroni
Dana Ghia: Suor Clementina
Elsa Vazzoler: vecchia prostituta
Véronique Vendell: Maristella Diotallevi
Rita Calderoni: Clara Cerveteri
Elena Persiani: Marchesa Norma Zaccarin
Pippo Starnazza: ubriacone
Gino Santercole: Oreste
Nogara Gervasio: Barista dell’hotel

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Regia Ettore Scola
Soggetto Ugo Facco De La Garda, Ruggero Maccari, Ettore Scola
Sceneggiatura Ruggero Maccari, Ettore Scola
Produttore Pio Angeletti, Adriano De Micheli
Fotografia Claudio Cirillo
Montaggio Tatiana Casini Morigi
Musiche Armando Trovajoli
Costumi Gianni Polidori

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Il commissario Pepe locandina sound

Il commissario Pepe locandina 1

Maggio 26, 2009 Pubblicato da: | Capolavori | , , , | 5 commenti

Una ondata di piacere

Una ondata di piacere locandina 1

Giorgio e Silvia, Irem e Barbara; i primi due formano una coppia legata da un rapporto di sudditanza della donna verso l’uomo, un ricchissimo, cinico e amorale industriale, con tendenze sadiche. Gli altri due sono dei giramondo, vagabondi legati da un rapporto non esclusivo, una coppia aperta in definitiva. Un giorno Giorgio invita Barbara, e di riflesso anche Irem, a fare una mini crociera sul suo lussuoso yacht, portandosi dietro ovviamente Silvia.

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Elizabeth Turner è Silvia

E’ l’inizio di uno strano gioco delle coppie, in cui si mescolano le differenti psicologie dei personaggi, e in cui si intravedono, da subito, le enormi diversità legate alle convenzioni dei rispettivi mondi di appartenenza. Lui, Giorgio, industriale con il pelo sullo stomaco, non esiterà a mettere in cassa integrazione 600 dipendenti, pur di guadagnare qualche lira in più; lei, Silvia, la sua donna, accetterà di farsi schiavizzare psicologicamente da Giorgio, incapace com’è di intraprendere qualsiasi cosa senza l’autorizzazione di quello che appare più un padrone che un amante.

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Silvia Dionisio è Barbara, John Steiner è Giorgio

Barbara accetterà, con cinismo misto a divertimento, i goffi tentativi di Giorgio di sedurla, tentativi legati più all’impossibilità da parte dell’uomo di dominare la ragazza che da vero desiderio . Così il viaggio sullo yacht si trasforma ben presto in un incubo; le differenti personalità vengono in conflitto. Irem, provetto marinaio, trova in Silvia una donna fragile, e ben presto inizia con lei una relazione, mentre mantiene viva quella libera con Barbara. Giorgio, frustrato e sempre più dipendente dall’alcool, si lascia andare a gesti di violenza gratuita, come quando massacra ferocemente una povera murena.

Ondata di piacere 1

E a niente vale la discesa su un’isolotto, dove i quattro provano, con il cambio di coppia, a trovare un senso al loro esperimento di vita in comune. Infatti troppe sono le differenze tra i personaggi, e troppo instabile è il carattere di Giorgio. Così le tensioni sullo yacht aumentano, fino all’uccisione di Silvia da parte dell’allucinato industriale, che morirà anch’esso, vittima della sua follia. Sopravvivono Barbara e Irem, che riprendono il viaggio, da veri vagabondi, verso il mare aperto.

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Al Cliver è Irem,John Steiner è Giorgio

Diretto da Ruggero Deodato nel 1975, il film è un tentativo, a volte riuscito, di coniugare un cinema di denuncia, impersonato dalle differenti estrazioni sociali dei protagonisti, il thriller canonico, che a volte affiora attraverso la tensione palpabile dei protagonisti e, buon ultimo, il pruriginoso cinema erotico, per evidenti ragioni di cassetta. E alla fine è proprio l’erotismo la maggior componente del film; Elizabeth Turner, e sopratutto Silvia Dionisio, splendida moglie del regista, passano più tempo a mostrare le loro grazie che con gli indumenti addosso.

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A scusante di Deodato, va dato credito di essere stato il primo a girare un film ambientato su uno yacht, antesignano di molti film successivi . Altra difficoltà, superata parzialmente, quella di reggere un film con soli quattro attori; che comunque svolgono egregiamente le loro parti. Pare che Silvia Dionisio, durante le riprese del film, avesse grossi problemi a girare le scene di eros sotto la direzione del marito. Se andò così, il risultato mostra che se la cavò brillantemente.

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Una nota a margine: mi chiedo quanti recensori cinematografici abbiano visto in realtà il film. Quasi tutti chiamano Irem l’industriale e Giorgio il giovane marinaio; errore marchiano, perchè i nomi sono esattamente da invertire. Evidentemente c’è la pessima usanza di fare critica senza aver visto le pellicole.

Una ondata di piacere, un  film di Ruggero Deodato. Con Elizabeth Turner, Al Cliver, Silvia Dionisio, John Steiner
Erotico, durata 88 min. – Italia 1975.

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Al Cliver … Irem
Silvia Dionisio … Barbara
John Steiner … George
Elizabeth Turner … Silvia

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Regia: Ruggero Deodato
Sceneggiatura:Gianlorenzo Battaglia,Lamberto Bava,Franco Bottari,Fabio Pittorru
Produzione:Alberto Marras,Vincenzo Salviani
Musiche:Marcello Giombini
Fotografia:Mario Capriotti
Montaggio:Mario Gargiulo
Costumi:Giovanna Deodato

marzo 20, 2009 Pubblicato da: | Erotico | , , , | 9 commenti

Nude si muore

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Un titolo che ammicca a chissà quali nudità proibite, e che in realtà è solo un ottimo thriller diretto da Antonio Margheriti, che si firma Anthony Dawson, nel 1968, è che diverrà uno degli apripista dei thriller all’italiana, che tanta fortuna avranno poi nel decennio successivo. L’inizio del film vede un misterioso omicidio di una donna che viene strangolata mentre sta facendo il bagno;

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Il primo misterioso omicidio….

il suo corpo viene riposto in un cassone, che successivamente vediamo diretto al Saint Hilda College, un esclusivo e raffinato college femminile per rampolle ricche. Nel bus che trasporta il baule ci sono anche Richard, un giovane istruttore di equitazione,Di Brazzi, istruttore di nuoto,la signora Clay, nuova insegnante dall’aspetto altero, vestita di nero e poco loquace. All’arrivo nel college il baule viene trasportato in una cantina, e subito dopo ecco che inizia a colpire un misterioso assassino, che chiaramente è lo stesso che ha ucciso la donna nella vasca da bagno;

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Betty Ann, una delle ragazze del college, viene infatti uccisa perchè imprudentemente è scesa nella cantina nella quale giace la cassa. E’ Lucille a vedere il corpo della ragazza, ma quando avvisa la direttrice del college dell’accaduto, al ritorno nella cantina il corpo è misteriosamente sparito.

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Da quel momento le cose prendono una piega inaspettata; Lucille, che è infatuata di Richard, scampa alla morte perchè il misterioso assassino uccide per errore, in una doccia, un’altra studentessa del college. L’obiettivo del killer è chiaramente Lucille, della quale apprendiamo che è sola al mondo, che è erede di un cospicuo patrimonio, gestito da un misterioso cugino.

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Sul posto arriva l’ispettore Durand con i suoi uomini, ma l’assassino colpisce ancora, uccidendo il giardiniere voyeur dell’istituto, che aveva assistito al secondo omicidio mentre guadava la giovane che faceva la doccia. Lucille scampa ancora ad un altro tentativo di assassinio, nel corso del quale si salva miracolosamente una sua amica, che si era recata ad un appuntamento al posto di Lucille. Ma la soluzione del caso è ormai vicina……

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Discreta trama e buone interpretazioni per un film che vede, tra i protagonisti, un solo attore di fama, Michael Rennie,( che molti ricorderanno nei panni dell’alieno in un classico della fantascienza, Ultimatum alla terra),nel ruolo del saggio e perspicace ispettore Durand. per il resto il film è una parata di giovanissime ragazze, spesso in bikini molto castigati, in un film che di pruriginoso, come già detto, non ha assolutamente nulla. Va segnalata la prova di Ludmilla Lvova, in un ruolo chiave, quello della signora Clay, attrice poi misteriosamente scomparsa dagli schermi. Nel cast ci sono anche tre giovani promesse del cinema, Lorenza Guerrieri,Malisa Longo e Silvia Dionisio, acerba e bellissima.

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Da segnalare anche la prova di Eleonora Brown nei panni di Lucille, oltre alla splendida fotografia di fausto Zuccoli e alla location, incantevole, nella quale è ambientato il film. Non manca un po di suspence, con il classico colpo di scena finale, in un flm datato ma sicuramente godibile anche oggi. Niente splatter, solo tensione e qualche bellezza rigorosamente casta mostrata a piene mani. Una curiosità; oltre a Margheriti, molti altri attori scelsero nomi d’arte di ispirazione anglosassone, per dare l’illusione di un film di marca hollywoodiana.

Il film è disponibile su Youtube, in un’ottima versione all’indirizzo : http://www.youtube.com/watch?v=bW3ssy7KLb

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Nude si muore,un film di Antonio Margheriti. Con Mark Damon, Eleonora Brown, Sally Smith, Patrizia Valturri.Michael Rennie, Valentino Macchi, Lorenza Guerrieri, Malisa Longo,Silvia Dionisio
Thriller, durata 91 min. – Italia 1968

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La sequenza della doccia

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Mark Damon: Richard Barrett
Eleonora Brown: Lucille
Michael Rennie: Ispettore Durand
Sally Smith: Jill
Patrizia Valturri: Denise
Ludmilla Lvova: Signora Clay
Luciano Pigozzi: La Floret
Franco De Rosa: Detective Gabon
Umberto Papiri: Simone
Vivian Stapleton: Signorina Transfield
Ester Masing: Signorina Martin
Aldo De Carellis: Professor Andre
Giovanni Di Benedetto: Di Brazzi
Caterina Trentini: Betty Ann
Malisa Longo: Cynthia
Silvia Dionisio: Margaret

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Regia Antonio Margheriti
Soggetto Mario Bava, Giovanni Simonelli
Sceneggiatura Franco Bottari, Antonio Margheriti
Fotografia Fausto Zuccoli
Montaggio Otello Colangeli
Musiche Carlo Savina
Scenografia Antonio Visone

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Nude si muore foto 1

marzo 2, 2009 Pubblicato da: | Thriller | , , | 3 commenti

Silvia Dionisio

Silvia Dionisio foto

Una bellezza fine, quasi aristocratica, quella di Silvia Dionisio, attrice nata a Roma nel 1951, e che ha interpretato, nel corso della sua carriera, peraltro limitata a una 15 di anni, 50 film, alcuni dei quali di ottimo spessore.

Nel ruolo di Titti in Amici miei

Aveva solo 14 anni, quando interpretò il film Darling, nel 1965, sotto la regia di John Schlesinger; una particina, ma accanto ad attori del calibro di Dirk Bogarde e Julie Christie. ottiene un ruolo anche nel film del filone musicarelli, quelli con protagonisti i pù celebrati cantanti del momento, nel film Rita la zanzara, nel quale è Collettina; il film, diretto da Lina Wertmuller, la vede al fianco della Pavone, star della musica leggera, di Giancarlo Giannini e di Peppino De Filippo.

Con Paolo Villaggio in Il belpaese

E’ giovanissima, una bellezza acerba, ma ha talento; così lavora in diversi film, come Pronto, c’è una certa Giuliana per te,Mangiala e Nude si muore; dopo Vacanze sulla costa Smeralda, interpreta ancora un musicarello, Lisa dagli occhi blu, che sfruttava il tormentone dell’estate 1968, la canzone di Mario Tessuto omonima.

 

Una scena dal film La ragazza di nome Giulio

La prima grande occasione arriva nel 1968; Silvia ha solo 17 anni, ed entra nel cast di Infanzia vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova,veneziano, nel quale interpreta Mariolina, una delle tante avventure galanti dell’avventuriero veneziano.

Silvia Dionisio Una ondata di piacere
Due fotogrammi da Una ondata di piacere

Il film di Comencini le apre le porte al lavoro successivo, Il commissario Pepe, un grosso succcesso di cassetta ed anche di critica,al fianco del grande Tognazzi, che interpreta il ruolo di un commissario non violento, perbene,tradito anche dall’amante. Nello stesso anno gira un altro musicarello, Pensiero d’amore, al fianco di Mal, che cantava la canzone hit dell’anno; Silvia è Paola, sogno segreto del protagonista.

Con Mal nel film musicale Pensiero d’amore

Silvia Dionisio Milano violenta
Milano violenta

Nel 1970 è Jules nel film di Guerra La ragazza di nome Giulio, altro grosso successo, sia di pubblico che di critica; film scabroso, in cui la Dionisio è una ragazza che porta il nome del padre,Giulio, e che da ragazza ha avuto esperienze omosessuali. Il ruolo di donna che sessualmente insoddisfatta cerca con occasionali compagni una sua identità la rivela finalmente al grande pubblico. Eppure,per uno di quei paradossi di cui è pieno il cinema, proprio nel momento in cui potrebbe diventare una star, sceglie film decisamente di livello scadente; forse a influire è il suo matrimonio con il regista Deodato, a soli 20 anni, che la frena. Gira pellicole come Il prete sposato, Sgarro alla camorra, L’erotomane, Il bacio di una morta, Amore mio spogliati che poi ti spiego.

Riavanti Marsch

Sotto la regia del marito gira un film erotico, esplicito: si tratta di Ondata di piacere, del 1975; ma quell’anno le offrono il ruolo di Titti nel capolavoro della commedia all’italiana, quell’ Amici miei di Monicelli che resterà uno dei capolavori del cinema italiano di sempre.

Paura in città

Bellissima, compare come amante del conte Mascetti; in una celebre scena è impegnata in un amplesso saffico con una ragazza proprio nel momento in cui arriva il suo maturo amante. Si getta a capofitto nel lavoro, girando Poliziotti violenti, Milano violenta, I prosseneti, Il marito in collegio

Una rara immagine della Dionisio nel suo lavoro televisivo nei panni di Ligeia:I racconti di A.Poe

Nel 1977 è al fianco di Villaggio in Il belpaese, amara satira sull’Italia diretta da Salce; nel frattempo ha anche esordito in campo musicale, nel gruppo Albatros di Toto Cotugno, con il quale canta Volo Az407 a Sanremo; è una breve parentesi, e torna al cinema con opere commerciali, Il comune senso del pudore, L’inquilino del piano di sopra.

Noi siam come le lucciole

Silvia Dionisio La ragazza del vagone letto
La ragazza del vagone letto

Silvia Dionisio Aragosta a colazione
Aragosta a colazione

Nel 1979 accetta una parte in Aragosta a colazione, al fianco di Montesano e la Agren; ma è l’ultima interpretazione di rilievo; è successo qualcosa. Le sue parole “Voglio sentirmi una donna come tutte le altre, in assoluto. Una donna con la sua famiglia, problemi annessi e connessi. Il cinema ha un’importanza, se vogliamo, relativa nella mia vita. Per me contano soprattutto i veri affetti, i veri interessi. Quel mio essere moglie, madre, donna nella mia.famiglia. Giorno dopo giorno” sembrano indicare priorità principali nella vita, aldilà della carriera cinematografica.

Silvia Dionisio Il comune senso del pudore
Il comune senso del pudore

Silvia Dionisio Il commissario pepe
Il commissario Pepe

In pratica la sua carriera finisce quà , anche se comparirà in film decisamente squallidi, come La ragazza del vagone letto, Ciao marziano al fianco di Pippo Franco, e in Crema cioccolato e paprika.

In soli tre anni Silvia passa da girare film di livello a film che definire B movie è sicuramente poco; probabilmente le sue priorità nella vita diventano altre, forse i 15 anni passati sotto i riflettori, uniti all’impegno di dover girare comunque film per restare sulla cresta dell’onda le è pesato troppo. Lei è rimasta sempre un personaggio particolare,in quegli anni; scevra da interviste e presenzialismo, ha scelto un basso profilo, che evidentemente meglio si adattava alla sua personalità. Da allora, dall’ultimo film Murder obession del 1981, la Dionisio non ha più calcato le scene, preferendo ritirarsi a vita privata con il suo nuovo marito e con la figlia nata dal secondo matrimonio. Una scelta di vita che ha privato lo schermo di una affascinante protagonista, bella e sensuale.

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Silvia Dionisio- Vacanze sulla costa Smeralda

Vacanze sulla costa Smeralda

Silvia Dionisio- Lisa dagli occhi blu

Lisa dagli occhi blu

Silvia Dionisio- Ligeia forever

Ligeia forever

Silvia Dionisio- L'ebreo fascista

L’ebreo fascista

Silvia Dionisio- Lacrime d'amore

Lacrime d’amore

Murder obsession

Silvia Dionisio Lisa dagli occhi blu
Lisa dagli occhi blu

Silvia Dionisio Italiani è severamente proibito
Italiani! È severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate

Silvia Dionisio Nude si muore
Nude si muore

Silvia Dionisio Natale in casa d'appuntamento Natale in casa d’appuntamento


Amici miei

Silvia Dionisio Il bacio di una morta
Il bacio di una morta

Silvia Dionisio Infanzia vocazioneInfanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano

Il marito in collegio

Silvia Dionisio Poliziotti violenti

Polizotti violenti

Silvia Dionisio Trasplante de un cerebro

Trasplante de un cerebro

Silvia Dionisio Racconti fantastici

Racconti fantastici

Silvia Dionisio- Crema cioccolato e pa…prika

Crema,cioccolato e pa…prika

Silvia Dionisio Amore mio spogliati

Amore mio spogliati…che poi ti spiego

Silvia Dionisio Ciao marziano

Ciao marziano

Silvia Dionisio Dracula cerca sangue
Dracula cerca sangue di vergine

Silvia Dionisio I prosseneti

I prosseneti

Silvia Dionisio I soliti ignoti colpiscono ancora - e una banca rapinammo per fatale combinazione

I soliti ignoti colpiscono ancora

Silvia Dionisio L'arciere di fuoco

L’arciere di fuoco

Silvia Dionisio Tranquille donne di campagna

Tranquille donne di campagna

Silvia Dionisio Il bacio di una morta

Il bacio di una morta

Silvia Dionisio Il prete sposato

Il prete sposato

Silvia Dionisio L'erotomane

L’erotomane

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Cristalbrain

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Eat-it

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La sconosciuta

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La violenza:quinto potere

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Le eccitanti guerre di Adeline

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Quattro sotto l’ombrello

La sconosciuta (Tv)

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Darling (1965)
Rita la zanzara (1966)
Pronto… c’è una certa Giuliana per te (1967)
Les grandes vacances (1967)
Mangiala 1968
Nude… si muore 1968
Vacanze sulla Costa Smeralda 1968
Lisa dagli occhi blu 1968
Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano 1968
Italiani! È severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate (1969)
Un detective (1969)
Il commissario Pepe (1969)
Pensiero d’amore (1969)
L’arciere di Sherwood (1970)
La ragazza di nome Giulio (1970)
Trasplante de un cerebro (1970)
Il prete sposato (1971)
La violenza: quinto potere (1971)
À la guerre comme à la guerre (1972)
Sgarro alla camorra (1973)
L’erotomane (1974)
Il bacio di una morta (1974)
Blood for Dracula (1974)
Amore mio spogliati… che poi ti spiego! (1975)
Una ondata di piacere (1975)
Amici miei (1975)
Poliziotti violenti (1976)
Paura in città (1976)
Noi siam come le lucciole (1976)
Milano violenta (1976)
Il comune senso del pudore (1976)
Uomini si nasce poliziotti si muore (1976)
I soliti ignoti colpiscono ancora – e una banca rapinammo per fatale combinazione (1976)
I prosseneti (1976)
Il marito in collegio (1977)
Il… Belpaese (1977)
L’inquilina del piano di sopra 1978
Riavanti… Marsch! (1979)
Aragosta a colazione (1979)
La ragazza del vagone letto (1979)
Tranquille donne di compagna (1980)
L’ebreo fascista (1980)
Ciao marziano (1980)
Crema cioccolato e pa…prika (1981)
Murder obsession (1981)

Silvia Dionisio- Banner foto book

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Silvia Dionisio- Spot bitter Campari

Silvia nello spot del bitter Campari

Silvia Dionisio pubblicità amaro CoraNello spot dell’amaro Cora

Silvia Dionisio Volo Az 504

Con Toto Cotugno in un video televisivo della canzone Volo Az504

agosto 12, 2008 Pubblicato da: | Biografie | | 24 commenti